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Full text of "Descrizione storica e artistica di Pisa e de' suoi contorni con 22. tavole in rame per cura dell'incisore Ranieri Grassi, pisano Parte artistica. Sezione seconda"

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DESCRIZIONE 

STORICA E 
ARTISTICA DI 
PISA E DE' SUOI 
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DESCRIZIONE 



STORICA E ARTISTICA 



DI PISA 



E DE SUOI CONTORNI 



CON XXII TAVOLE IN EUME 



CV*k DELL* JKC1SORE 



♦ RANIERI GRASSI 



PISANO 



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DESCRIZIONE 



STORICA E ARTISTICA 



DI PISA 



E DE' SUOI CONTORNI 



COK XXII TAVOLE IN RAME 



RANIERI 



GRASSI 



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PISANO 

I 




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P^T^ ARTISTICA 



SEZIONE SECONDA 





IN PISA 



PRESSO RANIERI PROSPERI 

' I. r K. UNIVERSITÀ 

1838. 



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AVVERTIMENTO 



Rendendosi di pubblico diritto questa ultima 
Parte del nostro lavoro* ci crediamo in debito di 
porgere ai cortesi Lettori un breve ragguaglio 
intorno al modo da noi seguito nel darvi com- 
pimento. 

Premesso che non ci pareva opportuno il 
sistema d* altri autori, di obbligar l J osserva- 
tore a correr prima di chiesa in chiesa onde 
vedervi le cose più interessanti , per poi con-* 
durlo ad altri edifizii o luoghi senza un piano 
determinato e ragionevole , noi riputammo ben 
fatto di attenerci per lo più all' ordine dell' in- 
dicazione numerica segnata nella pianta della 
città, ed alla divisione in terzieri che vien 
dopo i cenni topografici, statistici e meteoro- 
logici posti in principio del V ol. IL o Sezio- 
ne /> della presente seconda Parte . Da ciò 
ci venne offerto un mezzo naturale di variare 
la materia del nostro discorso, dando anche luogo 
a qualche nozione storica risguardante V origine 
o i progressi cf uno o d'altro degli stabilimenti 
scientifici odi beneficenza, onde la patria nostra 
si gnora, ovvero tendente ad illustrare alcun 



* 



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fatto, che nel compendio della Storia o non tro- 
vava conveniente sito , o ci è stato forza toc* 
care soltanto di volo . Così facendo, ci avven- 
ne di riempiere una od altra lacuna , che a 
malgrado e per la natura stessa del nostro 
téma avevam dovuto lasciare nella Parte pri- 
ma . Ciò , a dir vero , contribuì a farci sem- 
brar men grave la continuazione dell'assuntoci 
impegno ; e ci giova altresì nutrir lusinga, che 
men nojosa sia per riuscire altrui la lettura 
del nostro libro . 

Parecchie cognizioni ci fu dato di racco- 
gliere e pubblicare per la prima volta , come 
pure diversi schiarimenti o rettificazioni di non 
esatte notizie per V addietro invalse: il che , 
speriamo, ci sarà messo in conto di benemerenza^ 
a compenso di qualche abbaglio od omissione 
in cui fossimo non volontariamente incorsi , ad 
onta dello studio che ponemmo di schivare pos- 
sibilmente le imperfezioni . 

JVeir essersi tratto tratto riportati de 9 passi 
di chi ci ha preceduto nel descrivere qualche 
luogo o monumento, di cui dovevasi per noi trat- 
tare^ abbiam voluto con ciò tributar un omaggio 
alla loro autorità* ben lungi dalla vana presun- 
zione di dir meglio con altre parole ciò che trova- 
vasi convenevolmente dettato', e solo camminammo 



V 

da noi stessi ove non c J erano tracce, ed ove il 
seguire forme altrui non rendevaci sodisfatti. 

Le benevole persone che liberalmente riforni- 
rono lumi, di cui potemmo profittare a vantag- 
gio nostro e del pubblico , furono già ricordate 
dove V opportunità il richiese; ma non tralasce- 
remo nondimeno di qui ripetere i sentimenti dtlla 
molta gratitudine , di che ci tenghiamo in ob- 
bligo verso di loro . 

Nella Introduzione del primo volume pro- 
mettemmo di aggiungere in fine il Catalogo cro- 
nologico degli uomini più illustri di Pisa in ogni 
maniera di utili discipline; e nella compilazione 
di questo ci siamo occupati per forma , che 
senza rammentare i molti che pur vi farebbero 
onorevol comparsa , e starebbervi ad attestare 
le patrie nostre ricchezze d'ingegno e valore 
né* tempi precorsi , non vi fosse però desiderato 
verun nome di coloro eh 9 eminentemente si se- 
gnalarono in questa o in quella delle varie 
categorie , in cui pensammo di dividere il ca- 
talogo , cioè in personaggi esimii i ,• nella re- 
ligione, a.* nelle scienze o nelle lettere, Zanella 
guerra o nella politica , e 4-° per ultimo nelle 
belle arti . Ognuna di tali classi fu disposta 
cronologicamente ; e quando ci accadde far pa- 
rola (t individui che hanno parte nel corso dell 
• 



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VI 

opera , non si mancò di citare il volume e il 
luogo , onde compiere il cenno biografico a cui 
dovevamo ristringerci nel catalogo. Non tace- 
remo per altro , che nel procedere alla cassa- 
zione sonosi incontrate non lievi difficoltà; 
perocché diversi soggetti erano reclamati ad un 
tempo dall' una o dall' altra delle quattro ca- 
tegorìe , per le differenti doti in cui si distin- 
se ro ; tuttavia portiam fiducia di non avere a 
gran pezza errato , nel collocarli dove giudicam- 
mo che avessero prevalenza di diritti. 

A questo catalogo segue l'Indice delle ma- 
terie e dei nomi nei tre volumi contenuti; nella 
formazione del quale si è adottato il metodo 
analitico, affine di presentare lo specchio delle 
cose principali narrate in cadaun volume; nel che 
il lettore ha il vantaggio di trovare in ristretto 
un ordinata successione degli oggetti che gli 
furono schierati dinanzi, per poterseli agevol- 
mente richiamare alla memoria. 

E ponendo termine coli' Elenco alfabetico degli 
Associati, rendiamo ad essi un doveroso tributo 
di sentita riconoscenza pel favorevole appoggio di 
che degnarono la nostra persona e l'opera nostra, 
la quale mercè di loro potè giungere con coraggio 
alla meta prefissa. 

Rais ieri Grassi , 



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PARTE ARTISTICA 

SEZIONE SECONDA 



lompiuta nel l 'antecedente volume ( Parte II, Sez. /) 
la dettagliata descrizione delle quattro principali fab- 
briche di Pisa, dopo quello che fu detto nel primo sul* 
V istoria generale della città, comprenderemo in questo 
terzo ed ultimo volume le memorie relative agli altri 
luoghi degni d' osservazione , come chiese , stabilimen- 
ti d' istruzione e di beneGcenza , palazzi , passeggi , 
monumenti ec. 

La visita da farsi agli accennati luoghi sarà secondo il 
prospetto di divisione della citta in temer i (Sezione /, 
pag. 8 a 12 ) ; e pel giusto riflesso di avvicinare possi- 
bilmente quegli edifizj o stabilimenti che hanno qualche 
rapporto fra loro, incominceremo colle fabbriche adia- 
centi a quelle già descritte nella prima sezione . 

• . . ■ : . » 

PARTE SETTENTRIONALE 

TERZIERE DI SANTA MARIA ^ 



In linea colla facciata meridionale del Campo-santo 
urbano verso levante presentasi il palazzo addetto al- 
l'Opera della Primaziale, che per la struttura delle G- 
nestre si giudica del secolo decimoterzo . Una iscrizione 
in marmo , infissa nella facciata sotto ad una 

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pittura di Domenico del Gh Irlanda jo , c' indica che il 
restauratore della pisana libertà Carlo Vili re di Fran- 
cia nel 15 Novembre 1495 si trattenne qui a pranzare, 
e non (come qualcuno ha erroneamente supposto) ad 
abitarvi ; mentre, siccome abbiamo pur anche osservato 
nella Parte storica pag. 9.9-6 , dimorò nel palazzo Me- 
dici in Lungarno per tutto il tempo che fermossi io Pisa. 

Neil 1 interno del palazzo al piano terreno è da osser- 
varsi la volta di un loggiato , chiuso oggi da ogni lato, 
tutta leggiadramente dipinta sul fare detto raffaellesco 
da Giov. Stefano Ma ruscelli . 

Al di sopra in una cappella àvvi un quadro io picco- 
le figure rappresentante l'incoronazione della Madonna, 
d' ignoto ma valente autore . Sono infatti da lodarsi le 
teste , il panneggiamento e il colorito di alcune figure 
d' Angeli nella linea di mezzo , ed altre di santi in bas- 
so del quadro . 

Nelle stanze contigue presentansi altre opere in pit- 
tura di rinomati artisti , fra le qualr un s. Torpò in 
abito guerriero e coli' insegna in mano della città dì 
Pisa , di Salvator Rosa ; una Madonna in piè dritta 
col Bambino in braccio di gran disegno e gusto raffael- 
lesco , del beu noto Perin del F aga ; altra Madonna 
col Bambino della scuola d' Andrea del Sarto , e forse 
del Pontormo ; un s. Niccolò di Bari , che dicesi del 
cav. Curradi fiorentino; le immagini dei due santi apo- 
stoli Andrea e Jacopo del Sogliono ; un s. Antonio da 
Padova , ed un s. Filippo Neri ( due quadri alterati da 
infelici ritocchi), di Pietro da Cortona; e quattro ovali 
con putti e mezze figure della scuola d'Andrea del Sarto. 
Tutte queste pitture > fornite di ricchi dorati intagli , 
ornavano un tempo due de 9 grandi pilastri della cupola 
ncll' interno del Duomo . 




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E ARCHIVIO DEL CAPITOLO 



CANONICALE DEL DUOMO . 

Questo locale, posto dietro la tribuna maggiore del 
Duomo di fianco al Campanile , è stato recentemente 
eretto in sostituzione all' antico di Santo Spirito , di 
cui si è fatto cenno nella Sezione I pag. Sai num. 11. 
Il disegno è del valente architetto pisano Alessandro 
Gherardesca, che imitò lo stile gotico per uniformarsi 
ai circostanti edifizit . 

Due buoni quadri in tela di artefici pisani , che esi- 
stevano nella detta chiesa di Santo Spirito , furono qui 
trasferiti ; uno di mano di Baccio Lami , pittore del 
secolo XVI , rappresenta V incoronazione della Vergine* 
l'altro, eseguito da Giov. Battista Tempesti sul finire 
del secolo XVIII , raffigura V apparizione dello Spirito 
Santo agli Apostoli . 

È qui parimente collocalo un altro quadro in tavola 
con caratteri indicanti Y autore Duccio di Boninsegna 
senese, e Y anno 1557 : sono ivi espresse in campo d'oro 
tre figure, un angelo e due siati» quasi al naturale : qua- 
dro assai ben conservato e interessante per l'epoca in cui 
fu eseguito . Esso è dono fatto al Capitolo dal fu ca- 
nonico Ranieri Zucchelli pisano . . 

L' archivio è ricco di molti ragguardevoli documenti 
concernenti l' immunità , esenzioni e privilegii concessi 
al predetto Capitolo da varj pontefici e imperatori (1)> 

A 

(i) Cade in acconcio il riferire, che il Clero della Primazia* 
le è composto di un Capitolo rispettabile di ventisette ca- 
nonici, comprese le tre dignità primarie, i quali fra gli 
altri privilegi hanno quello di funzionare con la cappa ma- 
gna colore scarlatto a somiglianza dei Cardinali ; di un corpo 
di sessantacinque cappellani ( 58 cappelle e 7 commende ) , 



4 

CHIESA DEI SS. RANIERI C LEONARDO . 

In linea all' anzidétto locale , ma nel lato opposto 
della piazza siili' angolo della via dell' Arcivescovato , 
esiste la piccola chiesa dei Santi surriferiti sussidiaria 
alla Primaziale . 

Nell'altare conservasi un dipinto della miglior ma- 
niera di Aurelio Lomi pisano , ov' è la Vergine con 
vnrj santi , cioè s. Leonardo , s. Ranieri , s. Torpè e s. 
Gregorio ; quadro degno d'osservazione pei molti pregii 
che in sò raduna . 

In un tabernacolo appeso alla parete è collocata una 
vecchia dipintura sulla tela, ingessata e distesa sull'asse, 
del prototipo pittore Giunta Pisano , rappresentante 
un Crocifisso con tre mezze figure ai lati estremi della 
croce . Nella parte inferiore è il nome dell'autore cosi 
espresso : Juncta Pisanus me fecit ; cosicché il riscon- 
tro della maniera ci somministra un argomento di più 
per ritenere di Giunta le altre due tavole da noi già in- 
dicate sotto i Nudi. 1 , e 8 nella cappella maggiore del 
Campo-santo urbano (P. //, Sez. I, pag. 226 e seg }. 
Questo prezioso monumento per la storia dell'arti fu 
rinvenuto nell'alto di una parete affumicata del mona- 
stero di s. Anna di questa città , e qui collocato dal 
benemerito Alessandro da Morrona . 

Altra tavola di antica scuola , parimente appesa alla 
parete , ci rappresenta Maria Vergine incoronata dal di- 
vin suo Figlio, con varj Angeli che van suonando mu- 
sicali strumenti . 

In ultimo è da osservarsi un disegno acquarellato di 

che hanno un'Università sottoposta direttamente all'Arci- 
vescovo; di nn gran numero di cherici , e di tutti gli alunni 
del Seminario arcivescovile. 



». 



Co 



$ 

Orazio Riminoteli , ove primeggia il santo Protettore 

di Pisa . 

11 disegno della porta d' ingresso viene ascritto dalla 
tradizione a Michelangelo Buonarroti . La memoria in 
essa scolpita ci avverte, essere stata dedicata ai sopran- 
nominati Santi nel 1577 sotto Toperajo Lorenzo Raù. 

Di fronte alla descritta chiesa trovasi una fontana ad 
uso pubblico, appartenente all' Opera del Duomo, della 
quale soltanto indicheremo la bene intagliata base di 
marmo con -doppia vasca per le acque, tralasciando i 
tre putti di goffo lavoro , i quali sostengono lo stemma 
della città di Pisa . 

Num. l8 PALAZZO ARCIVESCOVILE (2). 

« * * » ' * 

Questo si vuole che fosse costrutto poco dopo V innal- 
zamento della Primaziale , e compiuto nel 1116, per 
notizia attinta da una carta esistente nello stesso archivio 
archiepiscopale . Fu però riediGcato sul finire del seco- 
lo XVI a spese del zelantissimo arcivescovo Carlo An- 
tonio del Pozzo, da noi più volte rammentato nell' an- 
tecedente Sezione . Quindi di bel nuovo accresciuto ed 
abbellito per la generosità dell'arcivescovo Angiolo 
Franceschi pisano, morto nei primi anni del secolo 
presente 

Piel mezzo dell'ampio cortile si eleva una statua in 

(a) Il numero posto in principio alla descrizione dei 
luoghi ec. , è corrispondente a quello segnato nella pianta 
della citta, ed al prospetto di divisione della medesima . 

(3) La facciata del palazzo è tuttora mancante dell' ala 
destra , che si era prefìsso di fare eseguire il ricordato ar- 
civescovo Franceschi , se la morte non interrompeva il suo 
progetto j e sarebbe per verità desiderabile di vederlo una 
volta mandato ad esecuzione . 



marmo sul suo. piedestallo figurata per Mose , opera 
non troppo felice del Vaccà scultore di Carrara . 

In una delle «ale a terreno , ove si conferiscono le 
lauree dottorali ai giovani dell' I. e R. Università , è de- 
gno d'osservazione un quadro a buon fresco del più 
volte ricordato Gio. Battista Tempesti, il cui sogget- 
to riferisce alla sapienza che il divin Putto a guisa di 
vivo raggio tramanda a Pisa supplichevole dinanzi alla 
sua protettrice , la gran Madre di Dio . Qui pure si 
trovano in giro 29- ritratti ad olio di uomini sonimi in 
ogni genere di scienze ed arti, che nella pisana Univer- 
sità dettarono gli utili loro ammaestramenti; fra i quali 
distinguonsi il Galileo, il Noris , il Bartolo , il Cesalpi- 
no , il Grandi , il Borelli , il Pagni , il Bargèo , il Grò- 
novio , il Mercuriale, il Perelli , I Averani ec. : e fu 
ottimo divisamento il mettere innanzi agli occhi della 
gioventù l' immagine di questi professori iosigni , onde 
eccitarla a seguirne i precetti e le orme onorate . 

Al piano superiore è una magnifica cappella fatta co- 
struire dall'arcivescovo Francesco de' conti Guidi verso 
la metà del secolo trascorso . I due rinomati fratelli 
cav. Giuseppe e cav. Francesco Meloni ne dipinsero 
magistralmente le pareti e la volta nel 1744. 

In altra piccola cappella di più recente costruzione 
presentasi altra opera a fresco del ricordato cav Giusep- 
pe nel quadro d' altare trasferitovi con savio pensiero da 
una vecchia parete dello stesso edifìzio ; come in uno 
dei saloni vedesi il cartone ancora della gran tela esi- 
stente in Duomo dello stesso autore , la quale rappre- 
senta la morte di s. Ranieri . 

Nell'anzidetta cappella, ed in alcune stanze del mede- 
simo appartamento , sonovi pitture a fresco del prelo- 
dato Tempesti . In altre stanze o corridori avvi una 



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7 

serie di busti in marmo degli uomini più illustri antichi 
e moderni d' ogni nazione , fattivi collocare dal bene- 
merito arcivescovo Franceschi . 

Una elegantissima iscrizione latina del chi n ri. s. prof. 
Schiassi di Bologna , infìssa alla parete sul ripiano della 
scala , ricorda V epoca in cui sua Santità Pio VII , di 
sempre gloriosa ricordanza , prese qui il suo alloggio 
per quattro giorni, dal 28 Marzo al 1 Aprile 1815 , 
allorché da Genova si restituiva a Roma • 

L' archivio arcivescovile f ricco di pregevoli antichi 
documenti , è situato nelle stanze terrene di questo 
magnifico palazzo • 

jVu/71. i3 SPEDALE, CON ANNESSO TEATRO ANATOMICO, 

GABINETTO FISIO-P ATOLO GIC O , E CHIESA DI 8. CHIARA . 

Ritornando per la strada dell' Arcivescovato sulla 
piazza del Duomo, osserveremo lungo il lato che guar- 
da il settentrione lo Spedale detto un tempo della 
Misericordia , ed ora di santa Chiara , fondato dai Pi- 
sani nel 1258 ( anno comune ) ad espiazione dell'inter- 
detto incorso sedici anni avanti , secondo che narrammo 
nella Parte storica pag. 107. Fu esso ultimalo nel 
giro di ottant' anni da che fu gettata la prima pietra ; 
quindi beneficato da legati di generosi individui , larga- 
mente favorito da varj pontefici , ed ampliato più e più 
volte per la munificenza dei sovrani di Toscana . 

In seguito, sotto gli auspici i di Ferdinando III, fu 
regolata e migliorata l'economia di questo pio stabili- 
mento 5 e recentemente poi , per la generosità del re- 
gnante Leopoldo II , fu provveduto alla maggior salu- 
brità del medesimo, ampliando la grande infermeria 
dei maschi (separata per un lungo cortile da quella 
delle femmine ) , aprendo ventilazioni da ogni parte , 

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rifacendo il pavimento ec; coli' aggiunta di altro locale 
per le preparazioni di Anotomia , di un' apposita sala 
per le puerpere, di altra per le affette di malattie ver- 
gognose , di nuovi bagni di marmo, e di un sontuoso 
teatro anotomico . E tutto questo per cura e zelo del 
cav. Commissario Francesco Sassetti nel' 1835 , co- 
me è pur anche ricordato da due moderne iscrizioni la- 
tine poste nella muraglia in fondo alla grande inferme- 
ria dei maschi, egregiamente dettate dal chiar. cav. prof. 
Giuseppe Cantini (4) . 

11 teatro surriferito, oltre al pregio dell' ampiezza e 
della comodità per le operazioni ed osservazioni anoto- 
miche ad uso dei giovani studenti le facoltà mediche e 
chirurgiche , è adornato delle tavole della grande Ano- 
tomia del celebre professore Paolo Mascagni, che tanto 
illustrò la scienza $ opera la più vasta e magnifica che in 
Europa sia mai stata immaginata ed eseguita in questo 
genere , ammirabile per Ja sua precisione , e degna di 
adornare tutte le sale destinate a tali esercizii. A tutto 
ciò alludono due iscrizioni latine , una delle quali in 
marmo del prelodato prof. Cantini ; l'altra in quadro 
simile alle stampe ec. del fu prof. Quartieri . 

Ivi contiguo è il gabinetto fisio-patologico sorto per 
le cure dei sigg. cav. Beniamino Sproni , provveditore 
generale dell'I. R. Università pisana, e del fu professore 
Biancini , che per la sua lunga ed ultima malattia do- 
vette abbandonarlo ne'suoi primordii . L' incremento 
però e il progresso di questo stabilimento è giustamen- 

• 

(4) Altra iscrizione è collocala sotto un portico del cor- 
tile per tramandare ai posteri la memoria di due pii bene- 
fattori , la contessa Giovanna Cataldi nc'del Testa, e il dottor 
Ferdinando Lapini di Castagneto . 



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• • • 

9 

te dovuto alla premurosa e diligente direzione dell' at- 
tuai professore d' Anotomia Filippo Civinini , subentra- 
to al Biancini nel 1833 - 54. Esso infatti coli* ordinare 
gli articoli lasciati dal suo antecessore in numero di cir- 
ca 60 , coll'aggiungerne dei proprj , col prepararne 
de* nuovi , col raccoglierne da varj amici e corrispon- 
denti ( i nomi dei quali , unitamente agli scritti rela- 
tivi ai pezzi donati , si trovano nello stesso gabinetto), 
giunse a renderlo utilissimo ed importantissimo sotto il 
doppio rapporto dèlia istruzione che possono riceverne 
gli studiosi, e del decoro che può derivarne alla insigne 
nostra Università . Infatti è raro che i professori di 
Anotomia , Fisiologia , Chirurgia teorica e pratica , e 
Ostetricia , non corredino gli apparati di loro lezioni con 
pezzi di gabinetto ; e molte persone dell' arte , che lo 
hanno visitato, vi trovarono alcuni pezzi rarissimi e non 
veduti nei più grandi ed adulti gabinetti : 

Il gran-duca Leopoldo II , protettore munifi cernissi- 
mo di ogni maniera di buoni studii, onorò fino dall'anno 
passato di una sua lunga visita il nascente stabilimento, 
lo munì di un sussidio straordinario onde prontamente 
e decorosamente accrescerlo, ne aumentò quindi la do- 
te, e ne assegnò un custode ed inserviente. 

Gli articoli in esso contenuti , escendenti ora al nu- 
mero di circa 700, sono divisi in due classi primarie , la 
fisiologica e la patologica, secondo che fu accennato in un 
articolo dell' Indicatore Pisano, nam. 8 , anno 1836. 

Le cose di maggior conto e pregio , per cui il gabi- 
netto distmguesi , sono in genere = i.° Un' assai ricca 
collezione di teste notabili o per particolarità di confor- 
mazione , o per varietà di struttura , o per effetti di 
malattie = 2.° Quasi tutti gli esempii di anomalie e 
varietà degli ossi ss 3.° Una stupenda collezione di cal- 



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*0 

coli orinarj , comprendente le varie specie quasi tutte 
«otto i rapporti di volume , di figura e forma , di com- 
posizione e natura chimica , di modo di struttura , di 
natura del nucleo, di consistenza ec. ss 4.* Quasi tutti 
i tipi delle forme morbose del sistema osseo = 5.° Mo- 
struosità umane e d' animali singolari , ed anche ra- 
rissime . . 

I pezzi poi più notabili in specie sono sa Un feto 
idrocefalico con rudimento d'altro feto proveniente dal- 
la bocca ss Mancanza dell' aorta tutta descendente , 
supplita affatto dall'arteria polmonare = Ossificazione 
dei testicoli = Ossificazione degli orecchi = Ganglio 
nervoso alla pianta del piede = Un quarto gluteo sa II 
cosi detto aneurisma dell' osso = Un feto di vacca im- 
pietrito ( come dicesi volgarmente ) nel ventre mater- 
no = OssiGcazioni vere delle pareti venose = Volumi- 
nosissimi fuoghi ed osteo-sarcomi specialmente della 
faccia estirpati dal chiarissimo professor Regnoli : fra 
questi un fungo dell'occhio e melanosi del uervo ottico 
asportato con pieno successo d' operazione , susseguita 
da completa guarigione, dal suddetto professore = Testa 
con denti nel setto delle narici ec. ec. 

Delle quali notizie protestiamo la nostra gratitudine 
alla gentilezza del sig. prof. Civiuini, che graziosamente 
compiacque alle nostre richieste . 

Presso all' infermeria delle donne è la chiesa di $. 
Chiara , della quale nuli' altro noteremo che una bella 
tavola d'antica scuola, cioè di Taddeo Bartoli senese, 
esistente in una piccola cappella. Rappresenta la Vergi- 
ne in seggio col Putto, e due santi ai lati , cioè s. Ago- 
stino e s. Giovanni * s. Tommaso e s. Teresa , e sopra 
in due lunette gli Evangelisti s. Luca e s. Marco . 

Nel convento di detto nome è tui certo numero di 



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li 

monache, le quali si vanito indefessamente occupando 
nell'assistenza delle inferme alla loro cura affidate. 

A questo pio stabilimento presiedeva un tempo una 
società di regolari Agostiniani ; ne passò poi ad una 
Deputazione secolare l'amministrazione , e per la parte 
spirituale ai religiosi Cappuccini. . 

Dipendenti dall' amministrazione dell' Ospedale sono 
gli stabilimeuti seguenti : !<• - » •» * 

Num. ì 4 — caia de' trovatelli e casa di refugio 

PEI POVERI DEI DUE SEMI. 

Il locale di questi due benefìci istituti è corrispon- 
dente alle \ie dell'Arcivescovato e di s. Maria, formando 
angolo sulla piazza del Duomo. Qui era un tempo lo 
spedale detto ideila Pace , e V oratorio di s. Giorgio 
de' Tedeschi , la fondazione dei quali si narra essere 
stata decretata nel 1317 dopo la battaglia di Monteca- 
tini, nell'occasione della pace conclusa dai Pisani (sotto 
la signoria del conte Gaddo della Gherardesca ) con 
Roberto re di Napoli ; e ciò non tanto per la memoria 
del fatto , quanto per suffragare all'anime dei Tedeschi 
morti al servigio dei Pisani Dell' indicata battaglia . 

Per quanto abbiamo dal Tronci e dal Morrooa, due 
erano anticamente i luoghi pii degli esposti .in Pisa : 
uno fondato dal B. Domenico Vernagalli nel 1218 , co- 
me abbiamo riscontrato da documenti che esistono nel- 
lo spedale di $. Chiara, trovavasi primitivamente in 
vicinanza del monastero di s. Michele in Borgo , e poi 
in via Calcesana (5) ; l'altro, detto di s. Spirito, epa 

(5) Esiste in Duomo una tela del Oandotfi , rappresentan- 
te la fondazione di questo pio stabilimento , come abbiamo 
indicato a pag. 76 della prima Sezione . 



1* 

presso la porta di s. Marco . Questi nel 1421 furono 
concentrati nel locale di cui si tratta . In seguito , pei 
bisogni ognora crescenti , fu necessario di riunire V am- 
ministrazione dei medesimi a quella dello Spedale di s. 
Chiara , e ciò fu nel 1784, aggregando ancora le ruote 
subaherue di Barga , Rosignano e Terricciola . 

La piccola eli iosa i\i annessa non ha che alcuni qua- 
dri di un dilettante pisano , il cav. Domenico Ceuli . 

La fondazione della casa di Refugio devesi alle bene- 
fiche e paterne cure del gran-duca Pietro Leopoldo • 
Dalla via della Uosa , ove dapprima esisteva , fu trasfe- 
rita nel soppresso monastero delle Convertite , e quindi 
nel luogo ora indicato . 

NlWl. l5 — COLLEGIO FERDINANDO . 

Contiguo alla chiesa dei Trovatelli ci si offre il colle- 
gio instituilo da Ferdinando 1 de' Modici nel 1595 , a 
vantaggi di un certo numero di giovani , che a spese di 
diverse citta e comuni della Toscana traggono a com- 
piere i loro studi i nella pisana Università. Fu esso in- 
nalzato colla direzione del Fasori sulle case abitate una 
\olta dal celebre giureconsulto Bartolo Aifani da Sas- 
soferrato, ove in addietro era l'abitazione della nobil 
famiglia pisana dei Familiati cnstodita da due alte torri. 
Col promuovere la fondazione di tale stabilimento volle 
il prelodato Gran-duca conservare ed onorare la memo- 
ria di sì grand 5 uomo, come appare dalla seguente iscri- 
zione sovrapposta al busto del principe, che vede si sulla 
porta d'ingresso architettata dallo stesso Vasari = Fer* 
dinandus Medicei Magnus Dux Etrurice HI has 
mdes y quas olim Bartolus juris interpres celeberr. 
in coIul t, ti une renava Las et instructas adolescenlibus, 
yw* ad Philosophorum et Jurisconsultorum scholas 



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13 

missi pubtico Urbium atque Oppidorum suorum 
sumptu separativi alebantur , publica? Militati con' 
sidens addixit , legesque quibus in uictu , vestitu > 
vitàq. simul (legenda uterentur , lulit anno salii- 
tis 1 595. 

Quaranta in circa sono gli alunni ammessi a questo 
collegio , il quale è presieduto da un rettore scelto 
per lo più fra i professori della Università (6) . 

■ 

Num. 19 S. EUrRASIA . 

Questa chiesa, un tempo parrocchiale, dicesi fondata 
nel 1124 dal cardinale Crisogono Mal condì me nobile 
pisano . Ne passò quindi il padronato all'antica famiglia 
dei Griffi , e poi a quella dei Sancasciani . Nel 1691 fu 
addetta alla conventuale dei cavalieri di santo Stefano; 
e nel 1729, avendo cessato d'esser parrocchia, fu con- 
cessa ai PP. Carmelitani scalzi , che la rimodernarono 
come oggi si vede . Dimessi quei PP. nel 181Ò, il pos- 
sesso della chiesa fu dato in ultimo ai fratelli della 
Compagnia delle sacre Stimate di s. Francesco , che 

tuttora lo conservano (7) . 

• . . . . 

(6) Le città e comuni che hanno il diritto di conferire 
la nomina agli alunni , avendo contribuito alla spesa Ile) la 
^istituzione del collegio , e pei quali pagano una determi- 
nata pensione annua , sono le seguenti : Arezzo per 4 posti ; 
Borgo s. Sepolcro per a ; Castiglion fiorentino per 2 ; Cor- 
tona per a ; Cutigliano dì s> Marcello per 2 j Dicomano con 
a. Gaudenzio per 2 ; Empoli per *2 ; Fojano per 2; Galeata 
per 2 ; Montevarchi per 2 ; Pisloja per 5 ; Prato per 4 j 
Bocca s. Gasciano per 2 ; san Miniato per 2 ; Volterra per 2. 

(7) Nel 1820, in occasione dei restauri eseguiti Bella chie- 
sa conventuale di s. Stefano , il clero tutto di quella reli- 
gione passò ad ufEziare temporarieinente «in questa chiesa . 



14 

L'altare a destra entrando ha un quadro rappresen- 
tante il transito di a. Giuseppe, incominciato da France- 
sco Conti Goreotino, e terminato da Ignazio Hugford* k 

L'altare di rincontro ha il transito di 8. Teresa , la- 
voro .attribuito a Mauro Soderini bolognese. 

11 Cristo in Croce all' aliar maggiore è una bella 
•cultura in legno del Giaco bòi pisano . 

Nel tabernacolo situato nel mezzo della tribuna tro- 
vasi un' antichissima pittura in tavola di mauiera greca, 
o greco- pisana t rappresentante la Vergine col Putto (8). 

Quattro lapidi sepolcrali nel suolo ci fanno sapere, 
che in questa chiesa riposano le ceneri di altrettanti be- 
nemeriti dello studio pisano , cioè Francesco Niccoìa 
Bandiera di Siena, professore di Diritto delle genti per 
anni 27 , avendo anche xistaurato e retto il Collegio 
Ferdinando 9.2 anni ; Edoardo Corsini di Modena , 
professore di Filosofa per 30 anni, poscia di Belle Let- 
tere $ Cristoforo Pieracchi di Barga , professore di 
Medicina pel corso di 48 anni 5 e Pier Jacopo Bacci 
d'Arezzo, professore di Legge per anni 19: morti lutti 
nella prima metà circa del secolo decorso . 

(8) Seguendo quello che dice il M orrona , questa pittura 
più specialmente si uniforma alla Madonna detta di sotto gli 
Organi della Priiuaziale , tanto cara ai Pisani . Ma superiore 
alle anzidette e per la esecuzione , e per la perfetta conser- 
▼azioue senza ritocchi,, è un' opera in tavola da noi posse- 
duta , la quale riscontrasi di un' età più rimota , o per Io 
meno contemporanea . Essa è alta braccia 2 in circa toscane» 
larga br. 1 e un quinto j ed offre l' immagine di N. Signora 
in seggio , e del sacro Infante nel suo sinistro braccio , con 
più quattro istorie» in figurine di circa un palmo, relative 
ai fatti della passione . Di questo monumento interessantis- 
simo per la storia delle arti ne sarà data una più acconcia 
descrizione in un articolo a parie. 



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15 

L* annesso convento , rinnovato dalla nobil famiglia 
del Vigna nel 1616 , ed alla quale appartiene lo steraf- 
ma gentilizio posto nella facciata , serve adesso all' 

m *a 

ISTITUTO DE* SORDO MUTI . 

L' utilissima istituzione de' Sordo-Muti fu stabilita 
dal gran-duca Ferdinando III con Motuproprio del SL8 
Novembre 1817. Da un locale addetto al convento di s. 
Francesco, ov'ebbe il suo principio, fu poi trasportata 
nell'anzidetto convento dei Teresiani , avendone in pri- 
ma occupata soltanto una parte , ed ora estendendosi a 
tutto intiero Io stabile , in grazia d'uno dei .varj mi- 
glioramenti introdottivi sotto i benefici auspica del 
sovrano attuale Leopoldo 11. 

Presiede a questo istituto una Commissione compo- 
sta di S. E. il Governatore della città e giurisdizione 
di Pisa , di due professori dell' 1. B. Università propo- 
sti dai Collegii riuuiti della medesima , e di due depu- 
tati civici stabiliti dal detto Governatore , ed approvati 
dal Sovrano . 

La cura della istruzione e della educazione si per lo 
sviluppo delle facoltà intellettuali , che per V esercizio 
delle belle arti e delle arti meccaniche , è affidata a 
varj funzionarii , che formano il personale dell' istituto, 
come appresso : = Direttore ed Istitutore , Ajuro del 
Direttore , Prefetto per gli alunni , due Maestre per lé 
aiutine , un Maestro di disegno e d' incisione , e varii 
altri Maestri d'arti meccaniche che vi concorrono se- 
condo fe circostanze . 

Gli oggetti dello studio sono principalmente i se- 
guenti: = La Religione, la Grammatica, la Storia civile 
ed ecclesiastica f la Morale; gli elementi della Ideologia, 
della Storia naturale, della Fisica, della Geografia, del* 
l'Aritmetica , della Geometria e dell' Algebra. 



1 



16 

Con esercisti settimanali, mensuali, semestrali ed an 
liliali , tanto gli alunni quanto le alunne offrono alla 
Deputazione ed al pubblico il resulta mento del loro 
profitto in tutte o parte delle citate materie, secondo i 
respettivi avanzamenti . In queste circostanze , e più so- 
lennemente nell'occasione dell' esperimento annuale, ha 
luogo una esposizione d'oggetti di belle arti in figura, 
ornato , paesaggio ed incisione , e d' oggetti d'arti mec- 
caniche, con distribuzione di premii d' incoraggiamento. 

Oltre a quegl* individui , cui son destinati otto posti 
gratuiti ( cinque per maschi e tre per femmine ) , altri 
ne sono ammessi sì esteri che nazionali solventi la pen- 
sione dal regolamento prescritta . 

Per ultimo noteremo a vantaggio di si pio stabili- 
mento , che la bontà dei suoi metodi è manifesta per 
alcuni alunni che uscendone divennero maestri in altri 
simili istituti; e che, liberato dal vincolo della legge di 
manomorta, è stato pur anche favorito di varj legati, 
fra' quali splendidissimo è qdeìlo ultimamente destina- 
togli dalla sempre fresca memoria dell'arcivescovo Ra- 
nieri Àlliata , in aumento di pesti gratuiti da conferirsi 
esclusivamente a poveri individui pisani (9) . 

Num. 5 — ». bxsto . . 

Per la fortunata combinazione di avere i Pisani ripor- 
tate diverse vittorie sempre nel sesto giorno del mese 
d' Agosto , giorno in cui dalla Chiesa onorasi la memo- 
ria del santo pontefice Sisto II, fu statuito l'innalza- 
mento di questo tempio ad esso consacrato . La fonda- 



ci Egli è giusto avvertire , che dì tutte queste notizie 
dobbiamo la nostra gratitudine al mentissimo Direttore del- 
l' istituto medesimo sig. Dottor Gaspero Pecchioli . 



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17 

Tione ebbe luogo nel 1089, cioè dopo il glorioso trion- 
fo ottenuto in unione dei Genovesi sopra i Saraceni 
d' Affrica , secondochè narrammo nella Parte storica, 
pag. 32, 33. 

La Comunità ba avuto sempre il dominio di questa 
chiesa prioria, ed ha pensato a restaurarla in varie epo- 
che . Dicesi che anticamente vi si adunava il Consiglio 
generale , e ch'era collegiata con i suoi canonici , e le 
canouichesse ancora . 

L' interno è diviso in tre navi per due ordini di co- 
lonne , alcune delle quali di graniti greci e nostrali, ed 
altre di cipollino; e sui capitelli di antico lavoro volta- 
no archi tondi , che appellano a quel secolo ed alla 
scuola di Buschetto . 

Poco è a dirsi delle opere di pittura che qui si tro- 
vano alle pareti ed agli altari . Nella nave a destra di 
chi entra, sul primo quadro rappresentante la Madonna 
e varj santi leggesi il nome di Giov. Battista Paggi 
■ genovese, e l'anno 1590. Di questo autore avremo 
j occasione di parlare più orrevol mente io altro luogo . 
11 secondo all' altare contiguo esprime s. Ignazio e il 
Redentore colla croce , ed ò del Piastrini pistojese . 11 
tento al mura appeso contiene un fatto di s. Giuliano , 
e credesi di scuola senese . 

L' aitar maggiore, decoro un tempo della chiesa di 
s. Rocco , è tutto di marmi di Carrara . 

Nel presbiterio, fra le altre lapidi sepolcrali , trovasi 
quella di Giov. Battista Bonaparte nobile miniatese, 
di patria fiorentino , dottore di Medicina e Filosofia , 
abilissimo nell' arte di curare le malattie , e di singola- 
re prudenza nelle dottrine mediche saviamente insegna- 
te pel corso di anni 19 nel Liceo pisano, morto il 5 
Marzo nel 1744. 11 monumento gli fu posto dal fratello 



18 

Filippo canonico della chiesa miniatense . È noto per 
la storia , che consanguineo a questa famiglia tenevasi 
il grand'uomo, il quale (come enfaticamente disse il 
Manzoni ) s* assise arbitro fra due secoli, che 
« JJ un contro f altro armato > 
« Sommessi a lui si volsero , 
ce Come aspettando il fato ■» • 

NelP al tra minor nave, l'altare di fronte ha un qua- 
dro attribuito a Domenico Muratori , di cui abbiam 
veduto nel Duomo altro suo lavoro esprimente la Con- 
cezione , s. Leonardo, e s. Francesco di Sales. 11 qua- 
dro alla parete , dimostrante l'Assunta con s. Bartolom- 
meo e s. Felice, è assegnato al Salvi pisano. Il transito 
del s. Francesco Saverio Dell' Indie , all' ultimo altare , 
vien detto di un pittore francese ebe dimorava in questa 
città, chiamato Giacomo Perry. E finalmente il suc- 
cessivo quadro alla parete , rappresentante s. Giovanni 
che predica alle turbe , è opera di qualche pregio di 
H ut ilio Man et ti senese • 

Son degni d' osservazione per la bontà del lavoro tre 
bassirilievi di scuola pisana , due infissi alla parete in- 
terna , ed uno all'esterno nel sopra ornato della porta . 

Poco distante dalla piazzetta di s. Sisto si trova 

Num. 20 LA PIA CASA DI CARITÀ . 

Questo conservatorio , destinato a benefizio delle 
femmine orfane , fu instituito unitamente a quello pei 
maschi, di cui parleremo più innanzi , nell'anno 1686 
da una pia società di persone dell'uno e dell'altro sesso. 
Da 11 ospedale di s. Antonio , prossimo all' altro del- 
l' Eternità, ove primitivamente si eressero i due orfano- 
trofj , fu quello delle femmine per ristrettezza di spa- 
.zio trasferito in questa fabbrica comoda e sana sotto il 



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19 

regime del gran-duca Leopoldo 1 fino dal 1781. L'an- 
tico locale rimase e serve tuttora a solo uso dei maschi . 
11 numero delle alunne, che vi si alimentano ed insani- 
scono nelle buone pratiche di religione e nei femminili la- 
vori, arriva adesso a 96 per le pie elargizioni di beneme- 
riti nostri concittadini , olire ad una quantità di sussidiate 
fuori del luogo . L' eia per esservi ammesse non deve 
essere minore di anni sette , nè maggiore di dieci: qui* 
vi possono rimanere loro vita durante, qualora non pre- 
feriscano di uscirne . In caso di matrimonio l' ospizio 
somministra una dote di lire 4*20, alle quali si aggiun- 
gono altre lire 70 che pass.*» un pio benefattore vivente, 
il dottor Angiolo Miuelti di Pisa (10) . 

Num. 4° — piazza de' cavalieri . 

Da un antico disegno , di cui riportammo la stampa 
nella Parte storica pag. 148 , fu con esaltezza tolta la 
veduta, che ci rappresenta la sopraccitata piazza qua)' era 
nel 1561 quando Cosimo I la donò all'Ordine militare 
de' cavalieri di s. Stefano da lui instituìto ; ed in con- 
seguenza prima dei considerevoli abbellimenti in essa 
eseguiti sotto gli auspicii dello stesso regimate e del 
suo successore Ferdinando 1 , dimostrali neil' annessa 
veduta moderna ; e prima ancora della demolizione 
della celebre torre detta della Fame, che ricorda il 
tragico lagrimevole fine del conte Ugolino della Ghe- 
rardesca e cle'suoi figli , e da cui trasse l'Allighieri ar- 
gomento ad uno de'più bei passi del suo divino Poema. 

Era questa piazza, detta già degli Anziani o de'Gua- 
landi , l'antico foro repubblicano . Prendendo ora noi a 

(10) Per l'acquisto di terreno, il locale sarà io breve 
ampliato . 



£0 

descrivere paratamente gli ediGzii che la decorano , in- 
cominceremo dalla 

Nlim. 4 CHIESA CONVENTUALE DELLA RELIGIONE 

DE* CAVALIERI DI SANTO STEFANO . 

Sulle rovine di una vetusta chiesa, denominata s. Se- 
bastiano delle fabbriche maggiori, fu innalzato il ma- 
gnifico tempio che ora presentasi in nobil foggia deco- 
rato e disposto , dedicato alla memoria di s. Stefano 
papa e martire , protettore del sacro Ordine sopraccen- 
nato (il). 

(11) Di questo istituto, cotanto celebre e benemerito del- 
l' umanità e della cristiana religione , sembraci necessario 
qualche altro ragguaglio , oltre quello riferito nella Parte 
storica pag. ai^i. Fu esso concepito e posto in essere nel i56i 
dalla provvida mente di Cosimo de' Medici , primo gran- 
duca dì Toscana, modellandolo presso a poco sopra quello di 
Gerusalemme , il quale già da lungo tempo esisteva . Per 
renderne più stabili le fondamenta , stimò bene di associare 
alla sua la suprema autorità della chiesa ; ed in questa guisa 
acquistò il doppio titolo d'ordine militare e sacro. Fu isti- 
tuito sotto la regola Benedettina o Eremitana , dietro V ap- 
provazione del pontefice Pio IV , e posto sotto gli auspicii 
dell'inclito papa e martire Stefano I, per la memoria di 
due vittorie riportate da Cosimo nel a di Agosto , giorno 
consacrato alla gloria di detto Sauto . Il corpo morale de- 
gl' individui che doveano comporlo fu distinto io tre classi,, 
cioè in cavalieri nobili militi , obbligati alla milizia maritti- 
ma ; in cavalieri cappellani , che formano il clero della 
chiesa ; e in cavalieri serventi d' arme , e tau destinati al 
servizio militare , e alla custodia e pulizia del convento . 
Pisa fu eletta in sede stabile dell'istituto, come città più 
confacente di qualunque altra per 1' opportunità del fiume , 
e per la capacità di comodi arsenali ; con ehe si dava luogo 
alla fabbricazione dei legni marittimi pel servizio della nuova 
milizia , e al loro facile trasporto ed immissione nel mare , 



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21 

L'architetto Giorgio Vasari condusse ad una sola 
grandiosa navata il detto tempio nel 1565 , lasciando- 
ne imperfetta la facciata , la quale fu posteriormente 
compiuta sul disegno di Don Giovanni de* Medici , 
principe di grande ingegno e valore . Questa infatti 
pel corso di quasi trenta anni stette sempre rozza e 
deforme tal quale mostrasi nell' antica veduta surrife- 
rita , giacché non fu che sotto il governo del gran-duca 
Ferdinando l nel 1594-96 eh' essa ebbe il suo compi- 
mento (12). , 

Quattro grandi colonne isolate , ed altrettanti pilastri 

Tutto ciò abbiam desunto dalle notizie con somma accura- 
tezza raccolte dall' archivio spettante alla cancelleria di tale 
Ordine dal cav. cappellano Giov- Santi Barca nelle lodatis- 
sime sue Illustrazioni delle pitture esistenti nella detta chie- 
sa conventuale , con opportune tavole in rame , disegnate e 
incise da Gaetano Cinti pisano. (Pisa , i8a8 in fol. ) 

(i-i) Dai documenti riportati dal sig. Barca nell'anzidetta 
pregevole sua opera pag. VII rileva&i , che per ordine del 
medesimo Don Giovanni de Medici fu fatto fare un modello 
in leguo della facciata della chiesa ec, secondo il suo dise- 
gno , a Orazio di Zanobi Migliorini fiorentino ; e che a 
norma di questo Giovanni Gar gioiti e Francesco Balsinelli 
da Settignano si miserò ad iocrostar di marmi la greggia 
facciata data loro in impresa . « Da tutto questo adunque 
« ( con< hj .ì(ìe il prelodato scrittore) risulta essere stata corn- 
ee pita P opera secondo il nominato disegno . Per coriseguen- 
« za chiaramente si conosce quanto si siano ingannati il 
« Baldinuccì e il Milizia nell' asserire, che la facciata della 
ce chiesa dei cavalieri di s. Stefano di Pisa è disegno e opera 
ce di Bernardo Buoni a Ieri ti . Fa poi maggior maraviglia che il 
ce Morrona , toni. Ili , cap. I , $ H della sua Pisa Illustrata , 
ce seguendo costoro , abbia preteso di avvalorare questa opi- 
ce nione coll'aggiungere di aver veduto dei codici che la 
ce comprovano . Se questi endici realmente esistono , non 
ce possono esser che erronei e di niuna autorità » . 



98 

a bassorilievo nel muro, con capitelli perfettamente co- 

rintii, e ben intesi profili di modanature convenevoli e 
liscie , costituiscono il bello del primo ordine architet- 
tonico , al quale soltanto disdicono alcune formelle 
d' ornamento . L' ordine italico superiore , benché si 
agguagli Dell' euritmìa dell' insieme , discorda nella de- 
corazione; per la qual cosa va soggetto a qualche cen- 
sura, come alcun altro ha osservato: nella totalità peral- 
tro sono ambedue magnifici, ed incrostati di lucentissimi 
marmi delle vicine cave di Luni . Nel fregio della cor- 
nice superiore è un'epigrafe in caratteri di bronzo, che 
dice : Cosmus Medicei Magnus Dux Etrur. 1 a f an- 
damenti s erexil an. sai. CÌD . D . LXFI; eolla 
quale il Gran- duca figlio volle conservare la memoria 
dell' opera del padre, mentre che coll'altra apposta nel 
fregio della cornice inferiore piacquegli denotare la per- 
fezione che egli stesso le aggiunse in simil guisa : Fer- 
dinandus Afed.fil. AI. Dux Etrur. Ili parietem se~ 
cto mar more operuit an. sai. CID . D . XCVl . 

Questo tempio già atto al culto fino del 1569, man- 
cava però sempre interiormente di un decoroso soffitto ; 
quindi per la munificenza dello stesso principe vi si ese- 
guì nel 1604, come indica l'iscrizione — Ferdinandus 
Mag. Dux III fac jussit an. D.M.D . C . //// — 
dipinta in un piccol vacuo laterale di esso , presso alla 
porta maggiore a destra di colui che entra . E siccome 
a tal' epoca le gesta della novella milizia erano già me- 
morabili ; cosi fu desiderio del principe , che il soffitto, 
oltre ai dorati intagli eseguiti sul disegno dell'architetto 
fiorentino Alessandro Peroni, contenesse in sei com- 
partimenti altrettante opere pittoriche rappresentanti 
le glorie maggiori dell'Ordine. Prescelti i più valenti 
artefici di quel torno, come il Cigoli, il Ligozzi, VAI- 



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lori , e T Empoli , si determinarono i soggetti che an- 
diamo adesso a dimostrare . 

4L* Il primo , che dovea rappresentare V origine a 

V istituzione dell' Ordine surriferito , fu assegnato a 
Lodovico Cardi, detto volgarmente il Cigoli dal nome 
del castello ove nacque, il quale ritraendo Cosimo nel- 

V atto di assumere le magistrali divise , ossia l'abito di 
Gran-Maestro , mostrò sagacemente ritenere quell'azio- 
ne come la prima che poneva in essere questo nobile 
istituto . Ma per la più dettagliata spiegazione del fatto 
riporteremo adesso ciò che ne disse il sig. Barca nella 
riferita sua opera, pag. 2: « Cosimo , come soggetto 
ce principale , vedesi genuflesso in atto di baciar la gran 
<« Croce e vestire la cappa magistrale di ermesino bian- 
co co , conforme al colore della regola Benedettina , la 
ce quale aveva prescelto nella fondazione del nuovo isti- 
ce tuto . Il prelato mitrato è monsignor Corna ro , che 
« rappresentando la persona del Papa , era incaricato 
ce di eseguire la religiosa ceremonìa , e presentare al 
« Duca i donativi del suo Sovrano . I Diaconi assistenti 
ce al Nunzio , sono due canonici della Primaziale pisana \ 
ce e quel prelato in mantelletta con breve io mano è 
ce monsignor Castiglione , che prima di cominciare il 
ce vestimento offrì al Cornaro la bolla pontificia di ap- 
ce provazioue ed elezione di Cosimo in Gran-Maestro , 
ce e de* successori di lui nel principato ; ed il Nunzio , 
ce ricevutala con molta venerazione , dette a leggere 
ce pubblicamente di essa una versione italiana , risgUar- 
ce dante V atto della dazione dell' abito . Tutti poi 
ce que' personaggi , che si osservano in posti distinti in 
ce minore o maggiore distanza , sono , oltre il Capitolo 
ce pisano , la duchessa moglie di Cosimo col suo cor- 
ee teggio , il resto della famiglia Medicea , e diversi 



24 

ce altri princìpi e signori che intervennero a questa so- 
ee lennità . Per mezzo della inclinata torre pisana , e 
« della cupola del s. Giovanni , che seppe il sagace ar- 
se tefice far vedere da un interno spaccato del quadro , 
ce volle in ultimo indicare la citta e il tempio ( che fu 
ce il Duomo ) , ove successe V azione » . 

ce Questa tavola adunque lavorata superbamente , la 
« quale mostra felice invenzione , corretto disegno , 
ce Vago colorito, ed aggiustata distribuzione e gradazio- 
« ne di parti , fu compita dal Cigoli nel 1605 ; e in 
<* queir anno medesimo (15) fu collocata nel primo 
« vano dell' antidetta soffitta , prossimo all' aitar mag- 
ce gtore , con la seguente epigrafe laterale indicante il 
ce fatto e 1' epoca precisa : Cosrnus Magmxs Dux 1 9 
ce D. Stephani equìtum religione instituta , magni 
« magi stri capii in sigma A. Di M . D . LXl . 

ce È però da notarsi che il titolo di gran-duca , che 
« quivi leggesi dato à Cosimo , non competeva lui al 
ce tempo dell' istituzioni dell'Ordine, giacché non fu 
ce decorato di esso che nel 1569 dal pontefice Pio V ; 
ce lo che dimostra essere stati fatti il quadro e l'iscri* 
ce zione posteriormente a quello che rappresentano » . 

2.° Prima della descrizione del secondo soggetto della 
nostra soffitta premetteremo a schiarimento maggiore , 
che i cavalieri dell'Ordine con dodici galere, sotto il 
comando d' Alfonso d' Appiano, intervenuti al terribile 
conflitto accaduto nel 1571 presso le isole Curzolarì fra 
le truppe confederate di alcune delle potenze europee 

(t3) Libro maestro di amministrazione di lettera Q Del- 
l' archivio dell' Ordine . Da ciò evidentemente deducesi 
quanto siano lontani dal vero il Titi nella sua Guida di Pi- 
sa , e il Morrona nella sua Pisa illustrata pari. Ili, cap. t, 
$ 3, nel giudicare quest' opera di Cristoforo Allori . 



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25 

contro Selimo II, vi sì distinsero assaissimo ; e che il 
loro ritorno colla preda corrispondente fu festeggiato 
nell'intera Toscana con tutto V entusiasmo dell'amor 
patrio . 11 bello spettacolo adunque di una flotta che ri- 
mettesi al lido nativo colma di gloria , ossia il ritorno 
vittorioso delle galere dell 3 Ordine di s. Stefano 
dalla famosa battaglia di Lepanto , fu il tema asse- 
gnato a Jacopo Ligozzi veronese , e non al Cigoli , 
come erroneamente asserirono il Titi , il Morrona e il 
Serri. Il uome dell' autore = Jacobus Ligotius f. = ri- 
scontrasi al piè dello schei mo della prima barchetta 
del quadro, ce Egli infatti inerendo alla sovrana commis- 
cc sione , dipinse in tavola nel 1604 questo glorioso ri- 
c< torno, come accenna la seguente iscrizione , posta la- 
cc teral mente alla medesima : Trireme s duodecim in 
« auxilio sacri feeder is mittit(Cosmus Magnus dux), 
ce unde cum Victoria rediére A. D. M . D . LXXl , 

ce La posizione delle navi , lo sparo di esse e della 
ce fortezza , lo sbarco degli schiavi colle braccia legate 
ce al tergo , le spoglie nemiche in modo di trofeo, cou- 
cc fermano e spiegano la giudiziosa esecuzione del pen- 
ce siero . In quel cavai ier gran -croce sopra a destriere 
ce viene raffigurato il gran-contestabile dell' Ordine Pie- 
ce tro Borbone di città di Castello , marchese di s. Ma- 
ce ria , che andato a ricever gli schiavi , comanda loro 
ce sbarcare e prender porto . Dalla diversa disposizione 
ce di alcuna delle galere ha voluto l'accorto pittore far 
ce conoscere in parte la loro forma e la manovra delle 
ce medesime , come egualmente ha lasciato vedere a 
ce traverso di esse il nascente porto di Livorno » . 

ce Non può negarsi a questa bella tavola , ripiena di 
ce tanti oggetti diversi, quella ricchezza d' immaginazio- 
cc ne , quel corretto disegno , quella naturalezza e viva- 
P. III. 2 



56 

« cità di espressione , e quella forza dì colorito io cui 
« distingueva**! il suo egregio autore » {Barca, op. cit., 
« pag. 8 ) . 

3.° L' imbarco a Livorno di Maria de Medici , 6glia 
di Francesco I , e nipote del granduca Ferdinando allo- 
ra dominante , già sposata per procura io Firenze ad 
Enrico IV re di Francia , è il soggetto della terza tavo- 
la eseguita da Cristoforo Allori 6oreotino , e non da 
Jacopo da Empoli , come crederono i tre sopra nomi- 
nati scrittori . L* epigrafe dice = Ferdìnàndas 3f. 
dux III Henrico IV Francorum regi Mariam fra- 
tris filiam in matrimonium collocat. An. D. M.D.C» 

Fra le numerose galere che servir doveano per 1' ac- 
compagnamento e scoria della principessa in Francia , 
fi oprattutte distinguevasi « la reale toscana, detta la ca- 
ee pitana di s. Stefano , destinata a portare la regina ; 
ce la quale era stata fabbricala di nuovo , e di cosi ele- 
« ganti e preziosi ornamenti arricchita , che faceva l'og- 
cc getto dello stupor di ciascuno . Il guscio esteriore , 
c« con bel disegno tutto intagliato di figure, di masche- 
re re e di arpìe , di animali e fogliami , per molti qua- 
ce dri spartiti di bassi e intieri rilievi, era superbamente 
ee dorato. Al di dentro le camere parate si vedevano di 
ce finissimo broccato ; e i letti comparivano cogli arredi 
ce e paramenti in oro e fornimenti preziosissimi . Ma 
ce pregio maggiore di sua magnificenza spiccava sulla 
ce poppa . Essa presentava una graziosa volta a guisa di 
ce pergola , lavorata con gran maestria $ sulla testa al 
ce di fuori dominava una bell'arme della regina, lo 
ec pareti erano con molto gusto addobbate , e il pavi- 
ce mento intarsiato di legni più rari . L* argento , V oro 
ce e le gemme vi eran profuse senza risparmio , e gli 
ce emblemi che ne formavano , vedevansi talmente or- 



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27 

« dinari e disposti , die lasciavano indeciso lo spettato- 
te re se più dovesse ammirarsi V opera o la materia . In 
ce poche parole tale era il lavoro , la ricchezza , la ma- 
te gniBcenza e il lusso di questo naviglio , che appena si 
•e concepisce come la potenza del gran-duca fosse tanto 
« considerevole , da fornire senza disastro un legno di 
ce un prezzo immenso. Non contando le gemme, di cui 
ce era arricchito si al di dentro che al di fuori , si sti- 
cc mavano lire 210 mila le sole armi del re e di Fer- 
cc dinando , che eran poste davanti alla sedia della ra- 
ce gina » . 

In questa tavola , conforme al vero, dipinse V Allo- 
ri « la nota galera , facendo solo vedere la parte più 
ce bella-, cioè tutti ì lavori d' intiero e basso rilievo , e 
ce la vaga loggia che abbiamo descritta . Vi dipinse il 
« bel ponte artificiale per cui salir doveasi , e V imbar- 
ca co della regina . Dessa perciò scorgesi la prima sul 
ce ripiano del ponte, alla quale serve di braccio il 
ce Gran-duca con gran croce magistrale al collo, avendo 
ce da lato la Gran-duchessa. Quel personaggio prossimo 
ce col cappello in testa è Don Giovanni , che rivolto 
ce alquanto mostra parlare con Don Antonio. Gli altri 
«c sono : la duchessa di Mantova , il duca di Bracciano 
ce con le dame della regina , oltre diversi Fiorentini e 
ce Francesi che vedonsi sulla loggia , i quali tutti for- 
ce mavano il nobil corteggio . Quei barcajoli poi co' lo- 
ce ro schiB contenenti alcuni personaggi osservatori , 
ce che T avveduto arteBce vi ha introdotti , sono il mez- 
ce zo di cui si è servito , per far comprendere 1' effetto 
«e singolare della ammirazione e dello stupore, che de- 
ce star doveva quel preziosissimo naviglio . Difatti ciò 
« con molta naturalezza riscontrasi in quei medesimi 
c< osservatori, i quali pieni di maraviglia pendono dalla 



48 

ce bocca dell' instruttorc , mentre va loro additando la 
<* perfezione del lavoro e la ricchezza della materia». 

« Quest'opera finalmente cosi immaginata e condot- 
cc ta mostra gran verità di espressione , eccellente di- 
ce segno specialmente nelle teste e nel panneggiamento , 
« buon impasto di tinte ed un vivace colorito , qualità 
c< che danno all' Allori il pregio di. bravissimo dipin- 
cc tore » ( Op. cit.y pag. 10 , 11 ) . 

4.° La quarta tavola , rappresentante il fatto navale 
accaduto fra le galere dell'Ordine e diversi legni turche- 
schi nell'Arcipelago l'anno 1602 , ossia la conquista di 
quattro navi turche , come dimostra la seguente epigra- 
fe == Magni Ferdinandi triremes sex ab ipso mari 
aegaeo quatuor tur carata captivas ducunt, An. D. 
M..D . CIl~, fu commessa contemporaneamente alle 
tre descritte a Jacopo da Empoli , pittore assai ri- 
nomato • 

ce Egli ( dicesi ) invece di scegliere , coerentemente 
ce alla verità del fatto , il tema della vittoria , scelse 
c< piuttosto quello della pugna. Con forte immagina- 
te zione e fantasia adunque vi dipinse per soggetto prin- 
« cipale la capitana d'Alessandria, e V arrembaggio fra 
ce essa e la capitana dell' Ordine con altra galera , ove 
ce mostra di comandare il prode ammiraglio Inghirami. 

ce II calore dell' azione è vivamente rappresentato : 
ce grande è la resistenza de' Turchi, ma superiore è l'im- 
ce peto e V intrepidezza de' Cristiani , da cui si conosce 
ce che la vittoria sta per piegare a favor di questi . Co- 
ce mandanti , cavalieri e militari , tutti dimostrano un 
ce vivo interesse . Bene espressi son quei nemici , che 
ce vedonsi galleggianti per 1' onde cercare scampo alla 
* loro rovina ; ed è singolare la testa e P azione di 
ce quello che nuota . Singolare e naturale è ancora 



* 



C 



29 

« r azione dell' altro nella barchetta , il quale remigan- 
« do pare che accorra co' suoi compagni d' arme ver- 
ce so la capitana. In distanza vedonsi pure le altre ga- 
re lere toscane, che coraggiosamente inseguono le nemi- 
cc che . In generale non può negarsi all' insieme di 
« quest' opera gran fantasia , verità d* espressione , ed 
« una maniera robusta di disegnare tutta propria del- 
ce T Empoli . La pastosità del colorito , che le apporta 
« vivacità di carattere e grazia ; la franchezza del pen- 
ce nello , che le dà anima , ad onta che priva sembri di 
« un delicato finimento , la ripongono tra le migliori 
« di questo autore » . 

Narrasi ancora che ce nello scaricar che fu fatto al 
ce porto di Livorno la preda e gli schiavi , fu ritrovato 
ce fra questi un padre e tre figli , che erano sulla capi- 
cc tana d' Alessandria, di una straordinaria grandezza-, e 
«e di forme proporzionate . In memoria di tale azione 
ce venne allora in capo al Gran-duca di far erigere 
ce co* cannoni predati una superba mole nella darsena 
ce di Livorno in faccia alle sue galere ; e comandò che 
ec sul modello della grandezza , robustezza e figura na- 
ce turale di costoro si conformasse. Furon mandati colà 
ce bravissimi artefici; cominciò a disegnarsi l'opera; ma 
ce non ebbe in questo tempo veruno effetto per causa 
ce di lor grave malattia . Restò per tanto sospesa ; e a 
ce seconda dell' idea concepita non fu ultimata se non 
ce dopo la morte di Ferdinando sotto Cosimo II suo fi- 
ce glio da Pietro Tacca , celebre scultore di quella 
ee età » ( Op. eie. , pag. 14 , 15 ) . 

5.* Un breve cenno isterico sul fatto rappresentato 
nella quinta tavola , di cui ora si tratta , ce ne faciliterà 
l' intelligenza . 

La fama delle vittorie dei cavalieri di s. Stefano , 



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30 

riportate nelle pugne navali già si spandeva per ogni 
dove , e i nemici del nome cristiano erano non poco at- 
territi dal loro valore : per lo che assai diminuite vede- 
vansi le piraterie nel Mediterraneo 5 e quei ladroni, una 
•volta cotanto audaci nel corseggiarvi , erano ridotti a 
stare appiattati in certi posti marittimi fortificati dal 
sito e dall' arte , aspettando quivi che capitasse V occa- 
sion della preda . Contro questi luoghi adunque fissaro- 
no le mire i nostri prodi cavalieri , e segnatamente 
sulla Prevesa , 1' antica e famosa Nicopoli , posta sui 
confini dell' Albania , all' imboccatura del séno Ambra- 
ciò, o golfo dell' Arta . 

Cinque galere montate da risoluti combattenti , ed 
agli ordini del prode ammiraglio lnghirami , vi giun- 
sero la notte del 2 Maggio 1605 ; nè volendo perdere 
il propizio vantaggio della sorpresa, sbarcarono in si- 
lenzio ad un miglio e mezzo dalla citta . Primamente 
assaliti , rovesciati e fatti prigionieri gli abitanti di un 
borgo che frapponevasi , forzarono quindi ed atterraro- 
no col petardo la porta della piazza , e vi penetrarono 
colla rapidità di chi vuol tutto abbattere , ad onta di 
una grande opposizione ♦ 

Quest' impresa adunque, cotanto gloriosa pe'eavalieri 
di s. Stefano , fu il nuovo soggetto stabilito dal consi- 
glio dell'Ordine, ed assegnato al prelodato Jacopo Li- 
gozzi da Verona . 

L'epigrafe dice: Nicopolis deliaca. Tur canini mu- 
nii 'issi nium oppidum , a D. Slephani c quii uni f 
triremibus Magni Ferdinandi auspiciis fortiler ex- 
pugnalar diripUurq. An, D. CIO . IO . CK . 

Rappresentasi qui « con gran verità la Prevesa , cir- 
ce condata da forti mura smerlate co' suoi torrioni , e 
« l' arrivo delle galere toscane a quei lidi . Quindi la 



31 

et prima azione de' nostri cogli abitanti del borgo vici- 
« no , i quali e grandi e piccoli , sebbene dimostrino 
ce tutta la bravura nel difendersi ed opporsi agli aggres- 
cc «ori , non ostante son posti in istato da dover ceder 
« terreno . Primeggiano iù tale incontro diversi cavalle- 
c< ri , e fra questi il capitano Giosuè Berlinghici* svizze- 
re ro , Giovanni Gori fiorentino , e Lorenzo Ambrogi 
« pistoiese. Con molta espressione vi si rappresenta poi 
« l'azione seconda, cioè l'assalto della piazza, e l'aper- 
te tura della porta di essa col petardo e col fuoco, e il 
ce movimento de' nostri , che coraggiosi sembra veder 
w correre alla difficile impresa . Vi si rappresenta in6ne 
ce la terza , vale a dire la vittoriosa conquista , indicata 
ce dalla bandiera toscana , che sventola dominante sopra 
ce una delle alte rocche 3 dagli schiavi uomini e donne, 
ce grandi e piccoli tutti riuniti in un sol luogo al di 
et fuori della cittàj e dalle spoglie turchesche, che ani- 
ce massate rimiransi sul suolo insieme coi cannoni , già 
ce tutto disposto all' imbarco » • 

ce Bellissima è la composizione di quest' opera per la 
ce vivacità, coraggio e valore che mostra ne'combatte&ti; 
ce per le mosse e scorci naturali de'diversi soggetti ; e per 
ce una certa aria malinconica , che trovasi negli schiavi , 
ce specialmente nelle donne , la quale spiega il carattere 
ce della loro situazione. Inoltre la bontà del disegno , e il 
ce forte colorito che vi si ammira, indicano la gran peri- 
cc zia nell' arte del suo autore » (Op. cit. f pag. 19). 

6.° La sesta ed ultima pittura del soffitto ci manifesta 
l'espugnazione di Bona sulla costa d'Affrica, opera del ri- 
cordato Jacopo da Empoli, e non del Ligozzi, come per 
abbaglio indicarono i suaccennati illustratori di Pisa (14). 

(t/j) Oltre allo stile» ne fanno testimonianza le autentiche 
memorie dell' archivio ueU' Ordine . 



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33 

Questa impresa , una delle più singolari della Stefa- 
niana milizia , avvenne negli ultimi anni del regno del 
gran-duca Ferdinando I, a nome del suo figlio Cosimo 
principe ereditario , conforme accenna l' iscrizione late- 
rale : Cosmi principis auspiciis , Ferdinando patte 
annuente , Bona , olim Hippo-regius , expugnatur 
An. D. M. D.C. FU. 

Narrasi che quella città, « favorita dal sito e fortifica- 
te ta dall'arte , serviva d' asilo alla piraterìa barberesca, 
« che spesso infestava il mare mediterraneo . Di più le 
ce crudeltà quivi usale a diversi cavalieri dell' Ordine , 
« caduti in addietro negli artigli di lei per fortuna di 
ce mare , che furono empiamente scannati ; la perfida 
«e baldanza, con la quale i loro teschi conficcali nell'aste 
» stavano ancora esposti come in trionfo su quell' alte 
ce rocche , indussero il gran-duca Ferdinando e la sacra 
ec milizia a tentare quest' impresa per reprimere il fe- 
ce roce ardire , e prendersi le giuste vendette di quella 
ce barbara masnada . Laonde fu detcrminato di allestire 
•e un' armata poderosa , carica di ca\alieri e di fanti, e 
ce quietamente inviarsi all' espugnazione » . 

ce A mezza estate dell'anno 1607 furono preparate e 
ce provviste nove galere con sei galeoni , equipaggiate 
« di 2000 soldati scelti , e 500 e più fra cavalieri e 
c< volontarj , sotio la direzione del celebre ammiraglio 
ce Inghirami , e del comandante generale di terra , il 
ce contestabile dell' Ordine Silvio de' Piccolomini *> . 

Partita la flotta da Livorno, ed arrivata in 15 giorni 
ai lidi affrica ni , dopo sei ore di Gero combattimento , 
giunsero i militi crocesignati a superare -valorosamente 
la piazza con molta strage di quei barbari ladroni : 
quindi , conoscendo di non potervisi mantenere per la 
vicinanza di Tunisi e Costantinopoli , rovinati i forti * 



33 

dato fuoco , e imbarcato il ricco bottino, ripartirono 
per Livorno, ove pervennero nel corso di 12 giorni con 
tutti i segni della vittoria . 

« La preda di questa conquista fu una grande quan- 
« tilà di scelti arnesi e masserizie domestiche , grossi 
« cannoni di bronzo , un copioso numero di arme da 
« taglio, picche e moschetti , con 12 bandiere e 1500 
« schiavi » . 

Venendo ora alla pittura, diremo che il valente arti- 
sta, « avendo in mira di far trionfare nella sua opera il 
« coraggio e valore eroico di questa generosa milizia , 
« scelse con molta avvedutezza il primo momento di 
ti queir azione , colF attacco della piazza . Infatti , coe- 
« rentemente al vero , quel sol torrione e quella parte 
<t delle mura di Bona , che esso ha fatto vedere cotanto 
« munita di guarnigione, tutta intenta alla difesa, quan- 
te te difficoltà non presentano ? E quante non ne lascia 
«r concepire l'espugnazione degli altri forti , il resto 
M della muraglia , e la città intiera ? Per verità questa 
« situazione è tale, che fa immaginare una intrepidezza 
ce ed un ardire senza pari . Perciò con gran spirito vi ha 
ce dipinto quest' aggressione , cioè l'accanito combatti- 
cc mento alla porta , la scalata de"* coraggiosi guerrieri , 
« la resistenza nemica tanto con V aste che con le pie- 
ce tre , e le truppe cristiane che proteggono a colpi di 
ce fucile l'azione intrapresa. Singolare è 1' espressio- 
ce ne di quel Turco, che mortalmente ferito è stato 
« gettato giù dal torrione da' suoi commilitoni . Ma 
« qual' espressione maggiore può vedersi di quella del 
ce gran contestabile , che 

et .... . col senno e con la mano 
« L'oste combatte, e i suoi guerrieri affida? 
L' aspetto imperterrito di lui , V atto del comando 

o* 



54 

« verso le truppe che sopravvengono a bandiere spie- 
v gate , e la sua impostatura guerresca, sono veramente 
« significanti . Ben inteso è 1' altro personaggio al suo 
« fianco , il cavalier priore Fabbrizio Colloredo , co* 
« mandante il corpo de* cavalieri , che dimostra gran 
« vivacità , coraggio e valore, come difatto usò in tutta 
« T azione . Vedonsi ancora in distanza le galere del- 
« Y Ordine , e specialmente la capitana , ove comandava 
« il bravo ammiraglio Inghirami , pronto a soccorrere 
« le nostre truppe , e ad abbattere la resistenza ne- 
« mica ». 

ce Tutto è rappresentato in quest' opera con gran ve- 
« ri ia ed espressione: e se degna di ammirazione è la 
« tavola antecedente dell' Empoli , per quelle bellezze 
«< che vi abbiamo riscontrate $ egualmeute degna , per 
m vero dire , è ancora questa pei medesimi pregi di cui 
« è adorna * (Op* cit., pag. 22 e seg* ) . 

Dopo la illustrazione delle tavole del soffitto concerr 
nenti all' Ordine surriferito , e che può riguardarsi co- 
me un squarcio di storia pisana nei tempi Medicei , 
passeremo alle pitture degli altari, incominciando dalla 
prima a destra di chi si porta ad osservare . 

È questa un' opera dell' architetto e pittore Giorgio 
y asari , per la quale dicesi avere sperimentato larga- 
mente le beneficenze sovrane, ricevendo in dono tanti 
fondi di suolo del valore di scudi 2550 , che egli tene- 
va in affitto dalla Religione; e di più la grazia della li- 
berazione dal pagamento di scudi 235 da lui dovutile , 
addossandosi Cosimo I il carico di corrisponderli al te- 
soro della medesima . 

Rappresenta la lapidazione del diacono s. Stefano , 
detto il Protomartire, su di che « primieramente si ri- 
« scontra verità storica in tutto il fatto , perciocché 



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55 

« bene scorgesi l'azione fuori della città , dove la con- 
« citata plebe impetuosa mente cacciò il buon levita ; i 
« falsi testimoni che lo lapidano , in atto egli dì racco- 
« mandare il suo spirito , e pregare pe' suoi persecutc- 
« ri ; il giovane Saulo con altro compagno , che con- 
« senziente alla morte , custodisce a' suoi piedi le vesti 
« di costoro. Vi si vedono quindi alcuni degli scribi e 
« dei seniori , che il pittore vi ha posti come accorsi 
« insieme con la plebe , e come spettatori di questa 
« scena crudele . Bene immaginata è la gloria , dove ve- 
« desi attorniata dagli Angeli la Divinità , cioè l'Eterno 
« Padre, caratterizzalo dalle lettere greche A . 12 $ Ge- 
« sii Cristo , detto il figlio dell' uomo, alla destra , e 
« la colomba al di sopra , simbolo del s. Spirito » . 

<c Secondariamente buon disegno delle teste ed espres- 
« sion naturale nelle mosse di alcune figure , ed una 
« certa attitudine significante nella positura del levita , 
« che avvalorato dalla fede e dalla grazia divina di- 
« mostra ilarità e costanza nel terribile cimento di 
«t morte . Singolare poi è stata V idea del pittore, con 
« averlo rivestito della dalmatica diaconale, alla foggia 
« che vedesi costumare al presente nella chiesa j la 
« quale al tempo di s. Stefano non usavano i diaconi , 
« e forse non era anche introdotta nella liturgìa. Per- 
« tanto ad onta di alcun difetto, che quest' opera pre- 
te senti ( come sarebbe una secca maniera , e un lau- 
te guido colorito), non cesserà mai di essere stimata 
« dagli osservatori intelligenti e per tutte le bellezze 
« che contiene , e perchè lavoro di un dotto e instan- 
te cabile artista, qual fu il V asari » ( Op. cìt.,pag, 32). 

Neil' altare che segue è collocato un Crocifisso d y ar- 
gento scolpito in Roma da Giovacchino Belli sul dise- 
gno dello scultore Tener ani . Mancato per furto altro 

y 

é 



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> 



36 

Crocifìsso dell' istesso metallo , molto pregevole per 
T arte , attribuito ad Alessandro Algardi bolognese , fu 
questo sostituito per la generosità del gran-duca Ferdi- 
nando III. • 

Del maestoso aitar maggiore , che ora per ordine ci 
si presenta , avvertiremo soltanto che per commissione 
del Consiglio dell' Ordine ne fu formato il disegno e il 
modello nel 1682 da Pier Francesco Silvani fioren- 
tino ; attenendoci pel resto a tutto quello che fu giudi- 
ziosameute riportato nell'Opera citata , pag. 35 e seg. 

« Il serenissimo Cosimo III per adornare viepiù , 

« come narra il Baldinucci , ed accrescere insieme la 

- 

« bella fabbrica della chiesa dei Cavalieri , aveale 
« già fatto innalzare le due aggiunte laterali ( di cui fa- 
« remo in seguito parola) ; e per renderla assai più de- 
« corosa, si determinò ad erigere questo nobile ed i tìzio 
« in porfido orientale , eh' egli per la maggior parte 
et generosamente donò . Alle richieste di quel sovrano 
« anche 1' Opera del Duomo di Pisa somministrò a tale 
« uopo una colonna pregevole dell' istessa materia, che 
<e collocata vedevasi nel tempio prima ziale (15) . Per- 
ei tanto nel 1700 Giovan Battista Foggini, egual- 
« mente fiorentino , che allora godeva stima di bravo 
« architetto e scultore , fu incaricato della esecuzione 
u di quest' opera sul modello del Silvani , che egli in 
« in parte variò, acciò divenisse più maestosa. Nove 
m anni furono impiegati nel diffidi lavoro della dura 

(ij) In cambio di questa colonna dal gran-duca ne fu 
mandata dipoi un' altra in due pezzi dell' istesso porfido , 
con capitello di marmo statuario di non ordinaria bellezza , 
perchè con esso fosse riposta nel medesimo tempio al luogo 
dove stava la prima, onde formar simmetria con quella delia 
parte opposta . 



37 

« pietra ; e la spesa totale, comprese le statue, i bronzi 
« e le loro dorature, ascese a scudi 19,477 « 6 « 6 ce 8 , 
« a carico del tesoro dell' Ordine . 

« La materia porfirea di questa macchina è , genc- 
« ralmente parlando , della più bella qualità . Essa ha 
<c per lo più un bel fondo rosso-bruno, con minutisi - 
« me macchiette bianche. I diaspri di Sicilia é di Barga 
« con rilegature di tarso o quarzo , che disposti rirai- 
ce ransi in diverse parti, le aggiungono pregio e decoro . 
« E \ero che non tutti i pezzi del porfido in quest' al- 
« tare impiegati sono affatto simili per la grandezza 
« delle macchiuzze biauche , e pel colore rosso dei 
u fondo , non in tutti della medesima intensità ; ma ta- 
« li modificazioni si fanno così insensibilmente , che 
« non resta tolta »1? uniformità del colore a tutta la 
c< massa , ne diminuito il suo bello per queste piccole 
« differenze » . 

« Alla ricca materia non è poi inferiore 1' artifizio $ 
« e il Foggini ha dimostrato nelle due arti una gran 
« perizia, ed ha eretto, dirò cosi, un monumento 
" durevole anche alla sua memoria . Di ordine eompo- 
« sito è T architettura di questa mole , di maschia so- 
« dezza , e di bella proporzióne in tutte le sue parti . 
« L' ara , sorgendo dal suolo , ed elevandosi al disopra 
< ( di due scalini a giusta proporzione resta alquanto 
« isolata . Ne' quadri della fronte, nella mensa , e nelle 
« formelle de' sovrapposti gradini , vi risplendono con 
n beli' ordine spartiti i varj accennati diaspri , e il cal- 
ce cedonio volterrano . Due pilastri scannellati , e quat- 
te tro colonne striate dell' altezza di quattro braccia e 
« mezzo , non compresa la base e il capitello , sosten- 
ti gono Tornato superiore , decorato di diversi emblemi 
« militari . Queste isolate sono disposte in modo , che 



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38 

« due corrispondono ai pilastri , e le altre sporgono in 
« fuori con simmetrico intervallo . I diaspri delle re- 
« spetti ve basi , i loro corniciami e i capitelli maestre- 
« volmente eseguiti , tutti di bronzo dorato , servono a 
« renderla sempre più vaga • 

« Bene immaginato è lo scompartimento delle figure 
u di finissimo marmo lunense , lavoro anch' esso del ri- 
« nomato Foggiai . Sui frontespizj della bella urna di 
« porfido , ove sono collocate le ossa e le ceneri vene- 
« rabili del pontefice e protettore s. Stefano I (16) , 
« posano genuflesse due statue di forma angelica j delle 
« quali una con scudo crociato e spada , emblemi del- 
« 1' Ordine militare , invita ad abbracciare questa sacra 
« milizia , accennando essere ella sotto gli auspicj d' ili- 
ce tercessore sì potente ; e Y altra supplichevole cou 
« bandiera raccolta , simbolo della vittoria , sta im pio- 
te rando il continuo patrocinio di lui . Questi in gloria 
« nel luogo più eminente della nicchia , sorretto da due 
«< putti, con lo stemma dell' Ordine nella sinistra , e 
« col motto nella fronte dell'ara = Nomini meo 
« adscribatur Victoria ss , dimostrane la valevole pro- 
« lezione ; e con la destra alzata in atto di benedi- 
« re , spiega la sua annuente perseverauza . Pregevole 
«* pe' suoi bassirilievi , rappresentanti il natale illustre 

(16) Questo pontefice, di famiglia nobilissima romana, go- 
vernò la chiesa per poco più di tre anni, con molto zelo, fer- 
mezza e dottrina ; visse, e ricevè generosamente il martirio 
dopo la metà del secolo III dell'era cristiana. Il suo corpo, 
con la be le aspersa di sangue , fu sepolto nel cimitero di 
Callisto; e nel 1160 fu trasportato nella chiesa di s. Maria di 
Colonna de' PP. Francescani minori osservanti presso Trani 
nel regno di Napoli , dai quali con molta difficoltà 1' ottenne 
il Gran-duca nel 1682 per essere qui trasferito % 




«59 

et dì quest' eroe , è la gran sedia di lucido metallo 
« che racchiude la cattedra , ove sedè pontefice som- 
cc mo , giudice infallibile , e martire invitto , donata a 
« Cosimo III dal papa Innocenzo XII. Due altri putti 
et angelici dell' istesso marmo statuario , posti sull'aper- 
« to frontone , coronano quest* opera magnifica , che 
ci per la sua generale euritmìa sommamente piace e 
« diletta » . 

ee La parte posteriore poi della medesima tutta fa- 
ce sciata e scompartita di mischi di Seravezza , e incro- 
•e stata di marmo bianco , contiene in spaziosa tavola 
ce una lapidaria iscrizione , che addita e consena la 
ce memoria delle impetrate reliquie dell'inclito Protet- 
«e tore e della loro collocazione , e quella di sì sontuo- 
ce so monumento * degno veramente di religione e di 
ce pietà sovrana ». « 

Proseguendo l'osservazione giusta Y ordine intrapre- 
so , nel primo altare a sinistra , detto del Sacramento , 
ci si offre una bella tela di Lodovico Buti fiorentino r 
rappresentante il prodigio della moltiplicazione de' pani 
operato dal Redentore nel de serto (17). 

ce Essa ha un' invenzione tale , che riscontrata colla 
ce verità della storia i non può essere più naturale . 
ce Bellissimo è il gruppo delle figure sul colle, ove il 

(17) Il Buti la dipinse per la cappella dello spedale di s. 
Paolo , detto de'convalescenti, situato in Firenze sulla piazza 
di s. Maria Novella , e quindi dopo un lunghissimo corso di 
anni passò nella pubblica galleria fiorentina allorché fu chiu- 
so quello spedale , e destinato dipoi ad altro uso. Nel 182:1, 
in occasione del riattameoto ed abbellimento della chiesa 
conventuale, fu mandata dal gran-duca e gran-maestro Ferdi- 
nando III per aver luogo in detta chiesa , invece di un' al- 
tra piò piccola , lavoro pregevole del bresciano Lattanzio 
Gainbara , che passò alla I. R. Galleria . 



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40 

« Salvatore sedente in compagnia degli Apostoli ese- 
« guisce ¥ azione portentosa . Egualmente bello è ¥ al- 
te tro gruppo delle turbe alle falde, che gli apostoli 
« Filippo e Andrea fanno coricar sul terreno ; come 
« pure è ben espresso il resto della moltitudine assai 
« più distante, che ha lasciato vedere nella valle. Scor- 
« gesi ancora con molta naturalezza il mare di Tiberia- 
« de , e il naviglio in alto con cui lo tragittò Gesù Cri- 
« sto , venendo al deserto di Betsaida . Bello è final- 
« mente il gruppo di quei personaggi in prima linea , 
« che il pittore vi ha introdotto , guidati da uno delle 
o turbe per fare osservare il grandissimo numero di co- 
« storo , ed ammirare il mistico fatto . Vaga poi è sta- 
« ta ¥ immaginazione dell' artista nel vestimento loro , 
« specialmente delle donne, col quale ha dimostrato in 
u questa foggia il costume de' tempi suoi . 

« A confessione del medesimo Baldinucci fu il Buti 
ce bravissimo disegnatore , e quivi se ne ha una lumino- 
« sa riprova per la bellezza delle teste e delle altre 
« membra, del panneggiamento e delle frappe. Le at- 
w titudini di tante figure sì varie e difficili sono intese 
« con tanto giudizio e facilità disposte, che danno alla 
« vista un gran diletto. Vi si osserva inoltre buona 
« composizione e buon impasto d i l Scolorito , per cui 
« tutto ¥ insieme di questo lavoro richiamerà sempre 
« T attenzione degli amatori della beli' arte pittorica » 
( Op. cit.y pag. 28 ) . 

Nel seguente ed ultimo altare fa luminosa comparsa 
una tavola di Alessandro Allori , detto il Bronzino 9 
fiorentino , da lui eseguita nel 1564 , un anno prima 
della fabbricazione della nominata chiesa . È figurata in 
essa la Nati\ilà del Signore, con tanta arte (dice il 
Yasari diligenza, disegno , invenzione e vaghezza 



41 

di colorito 9 che non può farsi di pih; e se questa 
pittura godesse nella sua composizione di conveniente 
prospettiva , non vi sarebbe opera di questo maestro 
che potesse starle a confronto . 

» La Madonna genuflessa , a mani giunte in atto di 
« adorazione verso il partorito Figlio, ha una bellezza, 
te una delicatezza , ed un' espressione sì tenera , che 
« sembra di sovrumana forma . Il pargoletto Ge?>ù è 
« mirabilmente condotto , ed ha mosse naturalissime e 
« amorosissime. Egli è nella luce di se stesso , ed in 
« lui la saggezza del pittore ha fatto rivolgere tutti gli 
« sguardi e le dolci cure delle genti che vi accorrono . 
« Assai bello è quell' Angelo con giglio in mano , il 
« quale simboleggia l'intemerata verginità di Maria ; e 
« belle ed espressive sono le altre figure per le teste e 
« per la dolcezza dell' arie , e fra queste le più singo* 
« lari compariscono quel pastore e quella donna , che 
ce in ginocchio e vòlti in schiena con poveri donativi 
« fanno ala al nato Bambino . A seconda della storica 
« verità , molto bene immaginalo è V Angelo annunzia- 
te tore , che V artista ha fatto apparire in lontananza ai 
« pastori sul monte , involto in tal globo di luce , che 
« non solo gli colpisce mirabilmente , ma di più gli ri- 
« chiama all' attenzione e alla ricerca del grande avve- 
« nimento . Stupenda infine è la gloria pel suo lume , 
ce e per la moltitudine della celeste milizia che con 
< c gran verità vi ha saputo ritrarre , la quale manifesta 
« le maraviglie del Signore al cielo e alla terra » . 

« Questa tavola adunque, per tutte le descritte bel- 
ce lezze , pel suo dotto e Michelangiolesco disegno, pel 
ce buon impasto e vaghezza di colorito, merita di essere 
« annoverata tra le opere più celebri del Bronzino . E 
n tanto fu 1' accrescimento della stima , che per essa. 



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4S 

ce provennegli , che il duca Cosimo, grande apprezzato- 
« re dei meriti di lui, volle copiosamente rimunerarlo 
<c in possessioni e denaro » ( Op. cit., pag, 30) • 

Collocate nelle pareti fra un altare e l'altro si vedo- 
no alcune tele a chiaroscuro , rappresentanti var] fatti 
del pontefice s. Stefano; opere del frasari, del Li gozzi, 
dell' Empoli e dell' Allori . 

Le vecchie bandiere ed altri oggetti appesi all'intor- 
no delle alte pareti , sono trofei e monumenti di vitto- 
rie riportate in diversi incontri dai cavalieri sopra i Bar- 
bereschi . 

Dei due grandi organi che si mostrano ai lati dell'ai- 
tar maggiore , noi faremo menzione di quello situato 
dalla parte del vangelo , comecché tenuto pel passa- 
to , ed anche al presente , per uno dei migliori dell'Ita- 
lia • Fu questo costruito coli' ajuto de' più rinomati ar- 
tisti del suo tempo , e donato all' Ordine dei cavalieri 
di s. Stefano nel 1733 dal cav. Azzolino Bernardino 
della Ciaja senese, come apparisce da memorie a ciò 
relative . Da una lettera scritta dal sig. Filippo Gherar- 
deschi , già maestro di cappella della descritta chiesa , 
al^sig. Morroua, e da esso riportata nella sua Pisa Illu- 
strata, tom. IH , pag. 43 , può chiaramente desumersi 
la singolarità del commendato strumento . Noi pure , 
per nulla trascurare , crediamo opportuno di riportarla 
nella seguente nota (18) . 

(18) « Consiste la struttura di questo famoso istrumento 
« io quattro sommieri , o banconi reali , con altri dodici 
« minori , situati sul pavimento , in mezzo , ed in allo , i 
« quali sostengono i varj castelli di cui è formata la gran 
ce mostra , e 1' interno di esso . E cosa veramente ingegnosa 
ce la maniera tenuta nel distribuire il vento , e la comuni- 
ca canone di esso per mezzo di eanali di latta con i diversi 



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45 

Per compimento della descrizione di questo tempio 
dobbiamo ora accennare, che 1' aggiunta delle due ali 
che lo fiancheggiano , fu determinata sotto il governo 
di Cosimo III , non tauto per somministrare maggior 
comodità al clero, e al corpo de cavalieri in occasione 
di adunanze ecclesiastiche, quanto per costituire un edi- 
te banconi ; il tutto condotto e distribuito in maniera , che 
ce non venga a indebolirsi 1' armonìa a fronte di tanti regi- 
« stri , che contemporaneamente possono farsi suonare ; poi- 
« che il solo gran pieno è composto in modo, che per ciascun 
« tasto suonano più di quaranta canne , indipendentemente 
« dai gran contrabbassi di cipresso , o di castagno , di varie 
ce grandezze, aperti , tappati , a lingua , a bombarda , secon- 
cc do 1' uso che deve farsi di essi . Le combinazioni che pos- 
c< sono formarsi con una quantità così grande di registri con- 
ce tenuti in questo grand' organo ridur si possono a qualche 
ce centinajo . Quattro sono le tastiere necessarie per suonare 
ce quest' istrumento , poste in degradazione immediatamente 
ce una all' altra , colle quali si può dare notizia della quan- 
te Cita e qualità dei registri. 

ce La prima contiene 8 registri di pieno , un flauto tappa- 
<c to di abelo , un nazardo , un cornetto , un fagotto , un 
ce oboè , una tromba chiarina (comunemente clarone), un 
ce registro completo di trombe , bassi, contrabbassi , ed un 
ce tamburo . ^ 

ec La seconda suona il gran pieno composto di 22 registri 
ce di pieno , un traversiere , altro simile di castagno in ot- 
ce tava , fagotti , oboè , clarone , voci umane , uua dodicesi- 
ec ma a bocca raddoppiata , un registro completo di trombe, 
ce bombarde , bassi di bombarde , bassetti , contrabbassi di 
ce 16 piedi di cipresso (stupendi ), tamburi e canarie . 

ce La terza comprende due principali , una voce languen- 
cc te , un flauto di quattro piedi a fuso , un nazardone , un 
te coruettone , corni di caccia , trombe , flautino ( comune- 
ce mente flagioletto) , una voce umana , ed il tremolo . 

ce La quarta contiene 7 registri di pieno , un nazardo , un 
ce regale eoo i suoi bassi n . 



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44 

fìzio assai più dignitoso per l' Ordine coli' aumento di 
di\erse cappelle . Si diè priucipio all'opera nel 1682 
con disegno e direzione del menzionato architetto Pier 
Francesco Silvani , e nel giro di nove anni fu con- 
dotta al punto in cui attualmente si vede; restando sem- 
pre mancante del suo finimento esteriore (19). « Chi sa 
u che a quest' ora , senza le vicende calamitose , che 
« per molti anni tante volte hanno afflitto la Toscana , 
« non si fosse veduto ultimato questo incominciato e 
c< ben ideato lavoro ! Non solo però queste calamità fu- 
« ron tali, da impedire la perfezione di un' opera fatta 
« con gran dispeudio; ma di più trassero all' estinzione 
«t l'intiero istituto; lo che accadde nel 1809 sotto il 
ce governo francese , come incompatibile con le leggi 
« di quell' Impero . Questa fatale estinzione non fu 
« peraltro di una durata lunghissima $ perciocché rido- 
cc nato all' avito regno dalle vittoriose armi alleate l'an- 
ce tico signore , il gran-duca Ferdinando III di felice 
n memoria , fu sua cura primiera di ridar vita allo 
« stesso (c/oè il suddetto istituto) ; e qual nuovo fon- 
cé datore gli donò nel 1817 quella forma in cui avealo 
« lasciato nel 1799, allorché, cedendo alle imperiose 
ce circostanze , dovette abbandonare la Toscana » . 

ce Ripristinato adunque così , sebbene non col patri- 
ce monio che all' epoca della soppressione possedeva , 

■ 

(ig) Merita osservazione la tavola d' altare nella cappella 
che è in te&ta all' ala deatra dell' edifìzio , comecché una 
delle migliori opere del piii volte ricordato Aurelio Lomi 
pisano . Rappresenta la Vergine con s. Giuseppe da un lato, 
e ilProteltor dell'Ordine dall'altro , genuflesso in atto di 
baciar la mano al Bambino , che siede nel grembo di Lei . 

Altra cappella più grandiosa della sopra indicata è stata 
recentemente costruita ia testa dell' ala sinistra del tempio. 



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48 

« ma con sufficiente dotazione , convenne pensare a] re- 
w stauro degli oggetti , che tornavano ad appartenerli . 
« Fra questi eravi senza dubbio la chiesa , la quale da 
« gran tempo aveva bisogno di acconciamento . Perciò 
« nel 1819 fu determinato di eseguire questo lavoro, 
« che non solo restò compito con decorosa pulitezza , 
« ma di più si adornò la medesima di quattro grandio- 
<c si altari e di altrettanti confessionali , tutti di bel 
et marmo lunense, che furono sostituiti agli antichi di 
« legno. Tali moderni abbellimenti peraltro, e lo stato 
c< immutabile che è andata con essi ricevendo, hanno 
« reso interamente ineseguibile il disegno del Silvani , 
" che aveale adattato nella edificazione delle due ag- 
cc giunte laterali ; dal cui total compimento ne sarebbe 
« sorto un tempio singolare fra noi per la sua struttura» 
( Barca , op. cit., pag. V IH, IX ) . 

Num. 21 — PALAZZO CONVENTUALE DEI CAVALIERI 
CARO VANISTI DI SANTO STEFANO . 

Alla destra della descritta chiesa scorgesi il grandioso 
palazzo , che fu anticamente la sede degli Anziani della 
pisana repubblica , architettato da Niccola Pisano, ed 
in appresso riformato ed abbellito col disegno del ricor- 
dato Vasari ; e non sono molti anni che serviva ai gio- 
vani cavalieri per farvi la loro carovana (20) . 

(so) Per chi ama conoscere più particolarmente le cose , 
possiamo qui soggiugnere -^r che i delti carovatiisti doveva- 
no servire tre anni sopra alle galere in servizio della Reli- 
gione prima d' essere ammessi nel ruolo degli anziani , i 
quali a priorità premiavansi colle commende destinate a ta- 
le effetto . Godevano essi per tutto questo tempo di un con- 
gruo stipendio ; e terminate le carovane , se volevano con- 
tinuare nel servizio come anziani , oltre agli stessi comodi 

I 



46 

Nel mezzo della facciata del palazzo sopra la porta 
principale, a- cui si ascende per una comoda scala a due 
rami esterna , vedesi la grand'arme Medicia messa in 
mezzo a due statue di tondo rilievo , la Religione e la 
Giustizia , condotte maestrevolmente da Stoldo di Gi- 
no Lorenzi da Settignano . Sei pregevoli busti di mar- 
mo statuario lunense , rappresentanti i primi sei Gran- 
Maestri dell' Ordine , adornano del pari e simmetri- 
camente la stessa facciata . Il primo dal lato destro del- 
l' arme ci raffigura il fondatore dell' Ordine Cosimo I 5 
e quello corrispondente dal lato sinistro il di lui tìglio 
Francesco. Il secondo a destra ci mostra Ferdinando I ; 

m 

m » 

r 

di quartiere ed altro , si accordava loro on aumento di prov- 
visione . Il gran Priore ancora , come capo dei medesimi , 
abitava, in questo stesso palazzo, e da esso dipendeva V ag- 
giustamento delle differenze o dispute che potevano insor- 
gere fra cavaliere e cavaliere , come fra cavalieri ed indivi- 
dui estranei . 

In un gran salone della medesima fabbrica si conservava- 
no , e forse tuttora conservansi , le armi gentilizie di quelle 
famiglie che erano state ammesse o per grazia , o per giu- 
stizia, o per commenda, a poter vestire l'abito di cavalier mi- 
lite di questa sacra istituzione . Quelli che ricevevano tale 
onore per grazia del Gran Maestro e Sovrano dell' Ordine , 
erano esenti dal fare le loro prove di nobiltà , perchè la 
grazia conferita al merito toglieva qualunque impedimento. 
Quelli che lo prendevano per giustizia , erano tenuti alle 
più rigorose dimostranze di nobiltà per cinque generazioni 
avanti ad essi , cioè di padre, avo , bisavo , abavo ed atavo. 
Quelli poi che fondavano la commenda di padronato , non 
erano tenuti a far le prove cosi rigorose , perchè rendevan- 
si benemeriti dell* Ordine colla fondazione della commenda; 
la quale, estinta la linea di discendenza diretta, e quella 
cY un'altra famiglia da essi nominata in mancanza della pro- 
pria , ricadeva tutta a vantaggio della stessa Religione. 



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47 

e il suo corri spondente a sinistra, Cosimo II; del quale 
abbiamo , essere stato lavorato dal celebre scolare di 
Giovan Bologna Pietro Tacca . Il terzo ed ultimo a 
destra, Ferdinando II ; e il terzo ed ultimo a sinistra sul 
canto verso la chiesa , Cosimo III. Il dipinto poi della 
facciata in quel modo che dieesi a graffito , fu condot- 
to da Alessandro Forzori , dietro V indicazione del 
Vasari . 

Sopra un conveniente imbasamento a poca distanza 
dal riferito palazzo, e presso la metà del medesimo, sor- 
ge una grande statua rappresentante Cosimo I, che dal 
gran-duca Ferdinando I fu fatta erigere , per rendere 
omaggio alle virtù del genitore. È dessa maestosamente 
atteggiata , ha cinte le membra di usbergo , e preme 
col piè destro lo squammoso dorso di un delfino , em- 
blema delle imprese marittime dell' Ordine . Dap- 
presso a questa è un' altra opera di scultura, che una 
fontana costituisce . Dall'orlo di una gran vasca di bar- 
diglio , sorretta da un mostro marino con cosce e gam- 
be umane , con ale di pesce e testa di granchio , si vede 
sorgere una mezza figura grotesca sostenente con ambe 
le mani una conchiglia di marmo, onde ricever le acque 
che getta dalla bocca . Autor felice degl* indicati lavori 
fu il fiammingo Pietro Francavilla , con V indirizzo 
del celebre suo maestro Giovan Bologna . 

N'Unì. 11 LUOGO DOVE GIÀ ESISTEVA Uk TORRE 

DETTA DELLA FAME . 

Il palazzo contiguo con orologio , la cui parte infe- 
riore vien divisa dalla volta o arco , che attualmente 
apre V accesso alle vie de' Martiri e dfdla Faggiola , fu 
costruito sulle rovine della riferita torre de'Gualaudi o 



48 

della Fame , come ben si distingue dall' antica veduta 
surriferita, secondochè si accennò a pag. 19 (21). 

La facciata del medesimo e le due parti laterali era- 
no abbellite da pitture indicanti cedute di paese e pro- 
spettive , come di varie figure esprimenti le virtù, le arti 
liberali e meccaniche , gli avanzi delle quali dimostra- 
no tuttora i segni della dotta mano che le condusse . 
Tre furouo i pittori , Bernardino Poccettì , Stefano 
Mar usce Ili e Filippo Paladini. Anco la volta, che di- 
vide 1' inferior parte dall'edilizio , mostrasi adornata di 
quel genere di lavori, che oggi diconsi alla Raffaellesca. 

s. HOCCO . 

Seguitando il giro della piazza s' incontra la piccola 
chiesa di s. Rocco uffiziata da una confraternita laicale. 
Il quadretto rappresentante santa Bona pisana, entro un 
ovato incastrato in una tavola di bardiglio, che serve di 
ornamento all'altare a destra di chi entra , è opera di 
Tommaso Tommasi da Pietrasanta . Neil' altare di- 
contro evvi una tela , in cui da maestra mano fu effi- 
giato s. Rocco . Lo sfondo della volta , esprimente lo 
stesso santo che guarisce gli appestati , fu eseguito dal 
F enturi pisano . 

Num. a 3 — ' COLLEGIO PUTEANO . 

Questo collegio si trova a contatto della chiesetta 
surriferita. Fu fondato nel 1605 dall'arcivescovo dio- 
cesano Carlo Antonio del Pozzo, dei Signori della Ci- 
sterna di Biella in Piemonte, ad uso esclusivo dei suoi 

(ai) Serviva un tempo di abitazione ai cavalieri anziani , 
che si obbligavano al servizio delle galere dopo fatta la loro 
carovana , come abbiamo di sopra avvertito . Ora è dive* 
nula di proprietà privata. 



nazionali . Sette erano i posti istituiti in principio col- 
l'annua rendita eerta di lire fiorentine 4888 ; ma dietro 
gli avanzi fatti nel corso di tanti anni, si dà oggi luogo 
ad otto collegiali . Questi sono mantenuti per quattro 
Anni consecutivi , onde fare i loro studii nella pisana 
Università , e riportarne la laurea dottorale . Secondo 
la mente dell'istitutore eleggevasi un tempo il prefetto 
fra gli stessi alunni, dipendente sempre dall'arcivescovo 
pisano, e che aveva V incarico d' invigilare sui condisce- 
poli per l'osservanza delle prescritte costituzioni ; ma, 
per gravi cause interessanti il migliore ordinamento del 
collegio , air antico prefetto fu surrogato da qualche 
tempo un probo ecclesiastico col titolo di rettore . 

La facciata ancora di questa fabbrica era vagamente 
dipinta dal prelodato Maruscelli . Ora è quasi affatto 
scolorita . 

Nurtl. % 4 RESIDENZA DE' TRIBUNALI CIVILI . 

L' abitazione in, linea al collegio servi un tempo al- 
l' Opera ed all'archivio dell'Ordine. AI presente serve 
alla residenza dei Tribunali civili di prima istanza e di 
appello . 

Num. Sl5 PALAZZO DEL CONSIGLIO DELL' ORDINE 

DE' CAVALIERI DI «. STEFANO. 

Il palazzo rivolto a settentrione col motto scolpito a 
grandi caratteri nel sopra ornato della porta , Equestri 
Juridicundo , fu rinnovato e condotto in marmi dal 
Francatala nel Ì603 , come indica la seguente iscri- 
zione infissa nel cornicione del medesimo: Magno Duce 
Etruriae III S. P. Q. P. pub. aedes magni/, instau- 
randas curavit A. Sai. MUCHI. Pertenne un tem- 
po alle magistrature della repubblica pisana , quindi ai 

3 



50 

priori della citta che vi risedettero fino al marzo del 
1689 , tramutando in quel tempo la loro abitazione al 
palazzo dei consoli , oggi detto del Comune $ e d' allora 
in poi fu destinato per archivio e cancelleria dell' Or- 
dine , e per residenza dei cavalieri di Consiglio . Sop- 
presso F Ordine nel 1809 , come abbiamo superior- 
mente avvertito , furono quivi trasferiti i tribunali civi- 
li ; ma poi ripristinato nell'epoca designata, vi si rista- 
bilirono gli uffizj relativi . 

NdF interno vi ha una sala ornata di pitture a fresco 
alle pareti dei fratelli Melarli, indicanti architettoniche 
ordinanze con ornamenti e fiorami , e le figure dell'Ar- 
no e del Serchio : e nel soffitto sono quattro lodevoli 
pitture a olio del rinomato Fentura Salimbeni, espri- 
menti le virtù cardinali, cioè la Prudenza, la Giustizia , 
la Temperanza e la Fortezza . 

Il quadro di fronte all' ingresso, dell'abilissimo prof. 
Bezzuoli di Firenze , rappresenta in abito di Gran- 
Maestro l' attuale regnante Leopoldo-Il (22) . 

NlUH. 26 PALAZZO , DETTO Z.A CANONICA . 

Questa ben ordinata fabbrica chiude il giro di si ma- 
gnifica piazza. Serve di abitazione ai cappellani addetti 
all'Ordine già menzionato, e a monsignor Priore della 
Religione , che fa le funzioni di chiesa pontificalmente . 

Num. 7 — Ì. FREDIANO . 

Prendendo ora la via di s. Frediano , giungeremo 

alla chiesa dedicata a detto Santo , la fondazione della 

- > *■ • 

(22) In unsi sala contigua sono altri quattro ritratti in pit- 
tura dei Gran-Maestri deli' Ordine , e precisamente di Cosi- 
mo III , Francesco II, Lodovico I e Ferdinando III. 



51 

male viene assegnata alla nobil famiglia pisana Buzzac- 
cherini-Sigismondi sul cominciar del secolo XI. Per 
notizie autorevoli (dice il Morrona ) servi d'ospizio ai 
poveri ed ai pellegrini prima del 1077 , tempo in cui 
vi si stabilirono i monaci camaldolesi, i quali vi stettero 
fino al 1521. Passò quindi in commenda , e poi in do- 
minio della Religione di s. Stefano per concessione del 
suo fondatore Cosimo L In appresso, nel 1595, fu con- 
cessa dal gran-duca Ferdinando I, ad istanza dell' arci- 
vescovo del Pozzo, ai PP. Barnabiti, che v'istituiro- 
no scuole di pubblica istruzione , e vi rimasero fino 
alla misura di soppressione adottata dal gran-duca Leo- 
poldo I. Al presente ò semplice prioria . 

Dopo osservato un avanzo d'antico epistilio costituen- 
te l'architrave della porta maggiore, passeremo nell'iu- 
lerno del tempio , diviso in tre navi per due Gle di co- 
lonne di granito orientale , e tutto da volte ricoperto . 
Le sei cappelle laterali , e il sovrabbondaute lavoro de- 
gli stucchi , si dicono e si credono eseguiti dopo l' in- 
cendio avvenuto in questa chiesa nel 1675 , ma non coi 
soccorsi dell' arcivescovo del Pozzo , secondochè fu da 
altri asserito , mentr' egli da 68 anni non era più fra i 
viventi . 

Nella prima cappella a destra dell' ingresso s'affaccia 
una beli' opera , e forse la migliore che il già lodato 
Aurelio Lomi facesse in vita sua, rappresentante l'ado- 
razione dei Magi . Infatti la buona disposizione , 1' ac- 
curato disegno, lo sfoggio degli abiti e degli ornamenti, 
la morbidezza che regna in ogni parte , sorprendono 
qualunque ammiratore . 

Passata la seconda cappella, che manca d'oggetti in' 
teressanti, osserveremo nella terza un quadro di molto 
merito , ma in i stato poco felice , del ben noto Venta- 



u 

pittura in tavola dell* altare , che resta sempre coperta, 
e che dicesi d'antica scuola pisana. Un quadro dimo- 
stra P invenzione della Croce nel miracolo del cadave- 
re resuscitato alla presenza della imperatrice Elena; e 
l'altro , la traslazione della croce sul Calvario dall' im- 
peratore Eraclio . Si devono allo stesso pennello i freschi 
della volta . 

NlMl. 8 — ORATORIO VER LA COMPAGNIA 
DELLA MISERICORDIA , 

Contiguo alla chiesa di s. Frediano , e incorporato 
alla prioria della medesima (24) , trovasi a sinistra , 
uscendo, l'oratorio uffiziato dalla venerabile arciconfra- 
t ern ita di s. Orsola , detta della Misericordia , il 
cui filantropico oggetto è quello di prestarsi con zelo 
ai più sacri ufficj dell' uomo nelle casuali disgrazie 
del suo simile . L' istituzione di questa utilissima com- 
pagnia risale ad un tempo assai remoto. Noi brevemen- 
te indicheremo , che da un locale unito al soppresso 
couvento di s. Marta fu trasferita in s. Luca, ove stette 
fino al 1489 , e quindi in s. Orsola ; le quali due ulti- 
me chiese più non esistono : che nel 1575 adottò il 
titolo della Morte , per essere stata addetta a quella di 
Roma , ove i fratelli si portarono processionalmente pel 
giubbileo di detto anno : e che in ultimo nel 1791 , 
dopo essere stata per qualche tempo disciolta , risorse 
con maggior lustro e decoro , riunendosi nell' indicata 
chiesetta dedicata a s. Gregorio • 

Neil' interno della medesima trovasi fra le altre una 

(□4) ^a v°l ta della scala di detta prioria è abbellita da 
un lavoro a fresco di Giuseppe Melarti , eh* esprime coq 
molto gusto e in beli' accordo di tinte uo riposo della Ver- 
gine col Bambino e s. Giuseppe 



tela del pisano Giov. Battista Tempesti , rappreseti* 
tante la Concezione • 

Continuando il cammino per la detta via di s. Fre* 
diano , si troverà il locale addetto alla 

Nlim. 3 2 SAPIENZA E BIBLIOTECA . 

Monsignor Fabroni , ultimo e più accurato fra gli 
storici dell'Accademia pisana (25) , dopo aver riferito 
e confutato le opinioni di coloro che ascrivono al seco- 
lo XI , o posticipano fino al secolo XIV la sua fonda- 
zione ( Hist. Acad. Pis. P. J, cap. II et III ), passa 
a stabilire nel cap. IV con prove irrefragrabili, che fu 
instituita positivamente dopo la meta del secolo XII , 
allegando un pubblico documento del 1194 , rimasto 
sconosciuto a tutti gli scrittori , rei quale si fa menzio- 
ne dello Studio di Giurisprudenza e degli Scuoiare 
pisani ; il che di certo non potea farsi , se negli anni 
precedenti non avesse incominciato a fiorire in Pisa 
Y Accademia . 

Risulta in sostanza da questo documento , che certo 
Riccardo canonico della chiesa maggiore , già laureato 
in Giurisprudenza o in Teologia , e perciò chiamato 
maestro , aveva consegnato per vendersi il suo libro 
del Digesto nuovo, di cui si era innanzi servito, ad 
un certo Viviano , il quale era Nunzio al servizio degli 
Scuolari pisani , o come oggi si direbbe Bidello. Lo 
stesso Viviano poi , qual mezzano della vendita , o Jo- 
sette- da Verona qual compratore del libro , interpose 

(a5) Molti e rinomatissimi autori trattarono estesamente 
di quest' Accademia , fra i quali il Brencmanno , il Grandi, il 
Tanucci , il Fabrucci , il Dal Borgo , il Tiraboschi ec. , ma 
con diverso parere assegnarono epoche differenti al nascimen- 
to della medesima . 



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1' autorità di Bonalbergo giudice , acciocché ratificasse 
1 assenso del venditore , e la somma del prezzo pagato, 
( lire sedici di denari bolognesi ) . 

Pertanto se vi sono ricordati gli Scuolari pisani ed 
il loro Bidello , chi chiaramente non vede che di 
que' tempi doveva in Pisa insegnarsi, esservi uditori , e 
però maestri o professori, e quindi fiorirvi un pubblico 
Ginnasio? 

E senza fermarsi ad altri dati , che rendono inconte- 
stabile la sincerità di quella carta , basterà osservare 
che in essa è notata V indizione XII -, che le indizioni 
in Pisa si segnavano dal 24 Settembre, e perciò dal 
giorno VI precedente le calende d'Ottobre dell'anno 
comune 1193, ossia 1194 dello stile pisano. L'indizio- 
ne adunque , che altrimenti avrebbe dovuto designarsi 
per XI , è giustamente chiamata XII il che imprime 
un carattere d' autenticità alla carta medesima . 

Dimostrando poi coli' appoggio di fatti e testimonian- 
ze , che alcuni anni prima e dopo quell'epoca lo Studio 
di Pisa erasi già fatto assai celebre ; sebbene nel silenzio 
degli antichi scrittori non possa accuratamente definirsi 
il tempo preciso in cui avesse origine; tuttavia reputa il 
Fabroni poterglisi assegnare all' incirca l'anno 1160. 
Difatti Borgondio in un certo documento del 1173 
non solo è detto maestro Borgondio , ma altresì Bor- 
gondio peritissimo in Diritto . Imperocché , allor- 
quando nel 1160 tradusse in latino il libro di Gregorio 
Nisseno e parecchie altre opere dei Padri greci , dicesi 
aver egli del pari traslatato i passi greci delle Pandette. 
Laonde, siccome nel suo epitaffio sepolcrale , esistente 
nella chiesa di s. Paolo a ripa d'Arno , è chiamato dot- 
tore de 3 dottori e gemma de' maestri laudabile ed 
eterna ; uè avendo egli sicuramente insegnalo altrove j 



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57 

rendesi verisimile , che sia vivuto sempre in patria sino 
all' auno 1194 , in cui avvenne la sua morte ( 28 Otto- 
bre ) , ed abbia ivi insegnato ai proprj concittadini , in- 
terpretando particolarmente i Digesti . Quindi è che a 
que' tempi trovasi di questi frequente menzione nei mo- 
numenti pisani , e cominciò a valere nel foro la loro 
autorità , forse perchè la cognizione dei medesimi era 
comune ed a tutti i giureconsulti familiare. In una 
certa sentenza proferita dai giudici pisani nel 1174 , e 
dal Muratori riferita ( toni. Ili, jéntiquit.), sono ram- 
mentate sei leggi dei Digesti , e col loro appoggio è 
convalidata la sentenza dei giudici ; ciocché in più anti- 
che decisioni non si rinviene . Cosi quel giudizio , già 
edito prima dal eh. Grandi, contiene parecchi luoghi 
delle Pandette; e da ciò traesi argomento, che nell'an- 
no 1174 gli stessi Digesti facevano autorità nel foro di 
Pisa , e che quindi le leggi dei Digesti erano allora a 
chiunque note , ed avean cominciato ad essere inter- 
pretate . 

Parlando poi lo stesso Fabroni (cap. Vili) dei varj 
siti, in cui le scuole del Ginnasio furono ne' diversi tem- 
pi aperte agli studenti , espone che dapprima 1' erario 
civico corrispondeva un'annua somma ai professori a 
titolo di pigione dei locali in cui davano pubblicamente 
le loro lezioni ; che risulta da autentici documenti, che 
vi furono pubbliche scuole presso a s. Pietro ad Ischia, 
poi nel convento di s. Caterina , quindi a s. Simone al 
Parlascio , e poscia nelle case dei nobili Familiati (26). 
In appresso quel medesimo Fazio conte di Donoratico, 

(26) Queste furono più tardi sotto il gran-duca Ferdinan- 
do I convertite nel collegio che tuttora conserva il di lai 
nome, come più sopra si è avvertito a pag. la. 

3* 



58 

il quale nel 1399 ristaurò lo Studio, chiamandovi i piò 
insigni soggetti a leggervi, come avvertimmo nella Par- 
te storica (pag. 181 e seg.), atea pensato di erigere uno 
splendido edilìzio in cui riunire insieme tutte le scuole; 
il che poi non avvenne , attesa la di lui morte indi a 
poco seguita , cioè nel 1340; sicché continuossi lo 
stesso sistema di prender a pigione a spose del Comune 
le case che servir doveano per le lezioni dei professori, 
finche lo Studio per le vicende dei tempi restò affatto 
illanguidito e quasi onninamente negletto. Risorto que- 
sto nel 1472, mercè le cure e i soccorsi del magnifico 
Lorenzo De Medici ( loc. cit. pog, 226 ) , divisarono 
quindi i Fiorentini il fabbricato in cui fossero adunate 
le Facoltà . E mentre questo stavasi nobilmente ornan- 
do , e preparavano ivi i sedili e le cattedre , si ottenne 
dai monaci camaldolesi di s. Michele in Borgo , che in- 
tanto si stabilissero nel loro convento le pubbliche 
scuole . 

Quindi è che nel 1493 ai 12 d'Ottobre fu pregata 
Y abate , onde permettesse che continuassero nel suo 
monastero le scuole di Legge , finché fossero compiute 
le stanze bastevoli a tutti i professori nella Sapienza , 
che in fatti sul finire di quell'anno venne aperta al 
pubblico . Questo nuovo edilìzio essendo stato eretto 
sull'area che prima serviva ad uso di piazza del grano 
fino dal 1346, come risulta dall' iscrizione in caratteri 
gotici tuttora esistente sulla porta dell'antica vicina 
chiesa di S. M. Vergine , adesso ridotta ad uso profa- 
no (27) , fu per ordine della Signoria di Firenze in- 

- 

(a 7) Questa Ecclesia chiamata Sa net a Maria Per g ine fue 
he di l penata per lo Comune , e per lo Populo di Pisa in del- 
l' anno della Incarnatone del nostro Signore Jesu Xfa 



» 



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t 



* « 59 
giunto nel suddetto anno 1495 all' Opera della Prima- 
zìale di Pisa di rifare altrove la piazza del grano (28) . 
Ma tale piazza non fu eseguita , per le ulteriori sciagu- 
re della città , che dopo il lasso di anni sessanta sotto 
il regime di Cosimo \\ e venne stabilita nel luogo dove 
ora si trova a poca distanza da s. Michele nel 1555 , 
. come appare dalla iscrizione posta coir arme Medicea 
■H^ suir arco che guarda a mattina (29). 

La ristaurazione del patrio Ateneo per le magnanime 
cure del gran Cosimo , noigià ricordammo nella Parte 
storica, pag. 240 e segf <^0J . Fu questo il maggior 

MCCCXLVl del mese di Agosto stante , essendo Domenico 
Raineri Novello Conte di Donoratico Capitano generale dì 
Pisa e di Luccha e del loro contado . * CeCcho di Lemmo 
capo maestro di ditto lavoro e della Piassa * Giovanni 
Bucchia cittadino di Pisa fue Operajo della soprascripta 
Ecclesia e della Piassa della Biada in del ditto tempo • 

(28) V anno per li magnifici et excelsi Signori Fio- 

rentini et opportuni consigli della ciptà di Firenze fu or- 
dinato , che per V Opera et Operajo del Comune di Pisa si 
rifacesse la Piassa del grano , la quale Piassa succedesse 
efusse in luogo della Piassa vecchia, che èra di ditta 
Opera e del Pubblico, presa per farvi la Sapientia ( Archi v. 
dell' Opera ) . 

(39) Cosmo Medie. Fior. Due. Mdilis Pis. Bccl. Forum 
hoc frument perfei curavit MDLIÌI. 

(3o) Fu dotato d'accordo col Pontefice di decime eccle- 
siastiche, come accenna il Morrona 5 fu accreditato, ferman- 
dovi con grandiosi stipendj i più distinti professori di quel 
secolo j fu provveduto di un collegio pel mantenimento di 
quaranta giovani poveri dello Stato . Successivamente a que- 
sto collegio fu riunito quello , che per testamento di Vittorio 
de Rossi di Civita ducale doveva essere eretto in Pisa con 
appositi* fondi ; i quali però non essendo sufficienti , furono 
per ordine del gran-duca Leopoldo I devoluti all' altro gih 



■* 



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60 

dei beneGzii che sperar potessero i Pisani dal loro nuovo 
signore . D* allora in poi , favoreggiato lo Studio dai 
successori Medicei , e quindi dalla regnante dinastia , 
non è più andato soggetto a contrarie vicende , o ad 
alcuna alterazione . 

Parlando ora dell' edilìzio , avvertiremo essere di 
forma rettangolare , con ampio cortile nel mezzo , cui 
ricorre io giro un gran portico a volte sostenute da co- 
lonne d'ordine ionico , che formano un vago peristilio. 
Lungo il medesimo si trovano le stanze con cattedre 
per uso delle pubbliche lezioni . Superiormente eranvi 
un tempo le stanze d'abitazione pei giovani del collegio 
insti t ulto da Cosimo ; ma questi ora abitano in case 
particolari , provvisti di pensione coi fondi del collegio 
medesimo. Il locale , acconciato opportunamente, serve 
al presente di Cancelleria , e di residenza pel Provvedi- 
tore dell' Università ; come anche per la Biblioteca 
della medesima (51) . 

(3i) Non vuoisi qui omettere il racconto di una sontuosa 
festa data nel i 7 S 3 in questo locale dal gran-duca Leopoldo I 
ai coniugi reali di Napoli , in occasione del loro arrivo in 
Pisa nel Maggio di quell' anno . « La festa di cui vuol farsi 
«e menzione , si è il gran ballo datosi replicatamele nella 
« fabbrica così detta della Sapienza , non essendosi reputato 
«< di recar contumelia e profanazione a quel celebre santua- 
tc rio delle Muse con sacrificarsi pur una volta alla sola Ter- 
ce sicore . Eraue stato ridotto il cortile ad uua vastissima 
« sala , coperta da un tetto sopra essa espressamente co- 
te strutto con eguale solidità ed ingegno , onde ripararsi 
« contro ogni evento di pioggia, o altra intemperie dell'aria. 
« Presentava il tetto nella sua interior cavità 1' aspetto di 
m una magnifica volta , parata di tela bianca con fregi d'ara- 
ci beschi e di frange d' oro , dalla quale sostenute da lunghe 
« e vaghe trecce di fiori pendevano bellissime e fitte lumie» 



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Gì 

* 

La Biblioteca instimi la primitivamente nello stabile 
della Specola , ora laboratorio chimico , di cui favelle- 
remo in seguito, fu qui trasferita nel 1824, dopo aver- 
ne adattate a tale uso quattordici camere, oltre un' am- 
plissima sala. I volumi che la compongono, si accostano 
ormai ai cinquanta mila impressi e mss. in ogni scienza , 
in varie lingue, ed alcuni in splendidissime edizioni, parte 
acquistati in diversi tempi , parte raccolti dalle biblio- 
teche di collegj o corporazioni , e parte donati da bene- 
meriti individui . lufatti nel 1783 vi si riunirono quelli 
destinali a pubblica comodità nel soppresso monastero 
di s. Michele in Borgo dal celebre P. Grandi; nel 1787 
i quattromila volumi lasciati in dono dal canonico 
Francesco Albizzi ; poi quelli donali da monsignor Fa- 
broni , e dal prof. Malanima; ed infine la ragguardevo- 
le raccolta di presso a nove mila volumi sceltissimi in 
Ogni ramo di letteratura e di scienze, che il prof, bibliot. 
Giuseppe Piazzini legò in testamento , oltre ad un co- 
spicuo annuo reddito destinato ad accrescerne il nume- 

« re di cristallo destinate ad illuminar la gr;m sala . Tutte 
« le stanze che attorniano V indicato cortile , e che servi- 
ci vano prima alle lezioui dei diversi professori dell' Univer» 
<c sita , trasformate erano in ridenti salotti da giuoco , adorni 
ce di pitture e dì specchi , e comunicanti l'uno con l'altro; 
<c Io che formava per ogni lato alterno alla sala maggiore 
« un vasto giro di comode e ridenti camere . Se in un si f- 
« fatto locale , con tanti oggetti ad ogni passo eccitanti cu- 
ti riosità e stupore , riuscirono i due festini da ballo som- 
« inamente leggiadri e dilettevoli , non è da dirsi ; tanto piti 
« che poterono in qualche parte esser goduti anche dai più 
ce infimi , i quali esclusi dall' interno della sala , erano am- 
cc messi liberamente nell' ampia superior galleria , che per 
ce ogni parte la circonda e la domina » ( Anguillesi, Notizie 
storielle dei regii palazzi e ville di Toscana, Pisa i8i5 ) » 



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6S 

ro : la memoria del qua! benefizio è conservata in una 
iscrizione posta nel vestibolo della Biblioteca medesima* 

COLLEGIO RICCI . 

Oltre i collegj di cui si è fatto menzione a pag. 12, 
48, 59, 60 del presente volume , un altro ancora se ne 
trova a poca distanza dal locale sopradescritto , e preci- 
samente sulla piccola piazza che confina colla strada del- 
l' Arancio , instituito nel 1568 dal cardinale Giovanni 
Ricci di Montepulciano, arcivescovo di Pisa, a vantaggio 
di otto giovani della sua patria. La seguente iscrizione è 
scolpita nella facciata del medesimo : Collegi um Eie 
cium Politianum Joannis Ricci Card. Pohtiani, Pa- 
triceq. patris , pietate ac in cives suos liberalitate 
institutum an. D. MDLXVlll. 

Passando ora nella prossima via di s. Maria potranno 
osservarsi gli stabilimenti qui appresso, addetti anch'essi 
alla già descritta Accademia dello Studio . 

Nulli, 17 ORTO BOTANICO. 

La bellissima idea di stabilire un giardino botanico 
nel centro dell' insegnamento medico, cioè nell' Univer- 
sità di Pisa, dice il chiaris. prof. cav. Gaetano Savi (32), 
fu del gran-duca Cosimo I nel 1544 , il quale destinò 
a quest* oggetto un sufficiente spazio di terreno nell' e- 
stremita occidentale della città , presso al luogo ove 
poi fu eretto V arsenale inserviente all' Ordine militare 
di s. Stefano , chiamandovi a professore quello che al- 
lora godeva in Italia la reputazione de) più dotto nella 
cognizione delle piante , cioè Luca Ghini d* Imola, che 

(3 2) Notizie per servire alla storia del Giardino e Mu- 
seo ec. Pisa i8uS. 




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63 

cominciò le sue lezioni col commentare Dioscoride . 
Quest' orto botanico accademico è certamente il primo 
che sia esistito , potendo vantare anteriorità d' istituzio- 
ne di due anni sopra quello di Padova , e di anni ven- 
tiquattro sopra quello di Bologna , che sono i più anti- 
chi degli altri. INel 1565 , volendo il nominato principe 
ingrandire Y arsenale già da tre anni incominciato, fu 
stabilito di riformare il giardino , allora sotto la dire- 
zione del celebre Andrea Cesai pino d' Arezzo , nella 
parte orientale di Pisa sopra un terreno , che poi rima- 
se incorporato nell'ora soppresso convento di s. Marta. 
Colà sussistè tino al 1595 , tempo in cui piacque al 
gran-duca Ferdinando , emulo delle glorie del genitore, 
di trasferirlo nel luogo ove attualmente si trova , per 
più comoditi» degli studenti, e dello stesso prefetto già 
preposto ai lavori , il quale fu Giuseppe Benincasa o 
Casabuona , detto con giustizia dal Targioni il padre 
delle belle ed utili piante dei semplici . Infatti , ol- 
tre una comoda abitazione pel direttore , che è quella 
rispondente in via s. Maria col busto in marmo del 
fondatore Ferdinando I, e con iscrizione del 1595 a 
questa allusiva, non che all'uso cui è destinato il scien- 
tifico istituto , vi si procurarono tutti quei mezzi che 
sono opportuni all' utile manutenzione del medesimo . 

Senza parlare adesso delle fatiche e sollecitudini di 
tanti altri professori di botanica, che di mano in mano vi 
presiedettero, ond' arricchirlo delle più singolari piante 
esotiche e nostrali , proseguiremo a narrare, sulle indi- 
cazioni del prelodato cav. Savi , che sotto il regime del- 
l' imperator Francesco, al quale era passata in retaggio 
la Toscana , ne fu mutato 1' ingresso , chiuso essendo 
quello che metteva nell'angusta via della Cereria, e un 
nuovo apertone nella più spaziosa via del Chiodo , e 




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64 

Diunico di magnifico cancello di ferro ; che sotto il 
gran-duca Pietro Leopoldo ricevè il giardino un notabi- 
le accrescimento, coli' acquisto ed unione dell'orto 
confinante del soppresso convento di s. Teresa ; e che 
finalmente , per le provvide cure dell' attuai regnante 
Leopoldo II, è stato provvisto di tutti gli accessori ne- 
cessari alla sua destinazione , di sufficienti frigidarii e 
tepidarii, e di una grande e comoda stufa costruita nel 
1826 in un appezzamento di terra una volta inservien- 
te a uso di strada e confinante al giardino , ed acqui- 
stato per compra a tale oggetto fino dal 1814. 

Conchiudendo ora, che all'utile dell'istruzione va 
qui congiunto il piacere e il diletto , e che pochi simili 
giardini possono vantare eguale amenità ed abbondanza 
di rari vegetabili , dobbiamo e vogliamo con ciò ren- 
dere i dovuti eucomj a ' sommo Botanico che da varj 
anni onorificamente vi presiede (33). 

► 

MUSEO DI STORIA MATURALE. 

11 primo piano della fabbrica annessa al giardino è 
tutto destinato pel Museo di storia naturale , la cui 
fondazione deesi alla generosità del gran-duca Ferdi- 
nando I , ed alle cure del minore osservante fra Fran- 
cesco Malocchi fiorentino, passato nel 1596 al posto 
di prefetto dell' orto sopra descritto . E benché un tal 
locale , nel principio della sua destinazione , non fosse 
punto felice , perchè composto di quattro grandi stan- 
ze, due sole delle quali sufficientemente illuminate, & 
le altre alquanto oscure ; pure il museo , o gallerìa , 
come allora dicevasi , ebbe un incremento assai rapi- 
do , osservandosi che nel 1597 era già considerato 

(33) Iotendesi del cay. prof. Gaetano Savi • 



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come degno di attenzione per le tanto variate e singo- 
lari cose in esso conteuute , da trattenere ed esercitare 
lungo tempo qualunque erudito ingegno . Infatti dallo 
stesso Gran-duca si volle immediatamente arricchito di 
grande quautità di prodotti naturali scelti dalla sua real 
galleria di Firenze ; e fra le cose rarissime e costosissi- 
me vennero notate le seguenti , secondo che rilevasi 
dalle Notizie soprallegate: =11 cranio con tutta la ma- 
scella superiore dell' uccello detto semenda , animale 
dell' Indie orientali, ed in quei tempi tenuto come cosa 
meravigliosa ; V uccello di Paradiso uccello indiano 
allora molto raro 5 un bellissimo pezzo di legno aloè 
lungo sei braccia , e grosso alla base quanto la gamba 
di un uomo; il tanto famoso teschio umano col corallo 
natovi sopra , pescato nel mare prossimo ali isola di 
Sardegna . Oltre a ciò , molti coralli e altri zoofiti rac- 
colti dallo stesso Padre Malocchi iu un suo viaggio lun- 
go la riviera di Genova $ molte conchiglie ; varie sorti 
di cristallizzazioni , di marmi , diaspri , porfidi e gra- 
niti pelli di animali esotici \ animali secchi o impa- 
gliati ; scheletri completi , teschi , corna , gambe ec.j e 
diversi oggetti manufatturati , come vesti , calzari , armi 
asiatiche e americane, lavori in majolica, in porcellana , 
in avorio ed in legno. È però da dirsi , che molti di 
questi oggetti furon poi trasportati a Firenze, allorché 
il cardinal Leopoldo de Medici attendeva a quelle insi- 
gni collezioni che furono la prima base dell' attuale 
magnifico e ricchissimo Museo di quella città . 

D' allora in poi rimase per lungo tempo stazionario 
il nostro museo , cioè fio sotto il regime dell' im- 
perator Francesco I ; il quale , conosciuta V insuffi- 
cienza dell' antico locale scarso di luce , pensò di ag- 
giungere altre stanze fabbricate per la maggior parte 



66 

sulla piazza che stava dinanzi all'ingresso del giardino, ové 
gli oggetti , notabilmente da esso accresciuti , vi furono 
assai meglio collocati. Una collezione ancora di minerali 
vesuviani , e tutti quelli raccolti per la Toscana dal 
professor Giorgio Santi di Pienza , vi furoo deposti 
regnando il gran-duca Leopoldo I. 

Ma è qui da avvertirsi, che essendo sempre dipendu- 
to 1' accrescimento degli oggetti nel museo dai piccoli 
avanzi della dote destinata pel giardino, non poteva 
questo che progredire con lentezza , e conseguentemen- 
te non trovarsi mai a livello cogli avanzamenti delle 
scienze. Di più, un altro ostacolo a tale progredimento 
nasceva dalla pluralità degl' impieghi in un solo indivi- 
duo, essendoché al professore di botanica erasi da molti 
anni ingiunto T obbligo delle lezioni ancora di storia 
naturale, ed altro ec. ; lo che mettevalo nell'assoluta 
impossibilità di potere a tutto accudire . Quindi la nuo- 
va disposizione delle cose del 1814 , tempo in cui fu 
stabilito un professore di botanica direttore del giardi- 
no , e un professore di storia naturale direttore del 
museo, fu giovevolissima all' uno e all'altro stabili- 
mento , perchè i respettivi direttori vi si poterono di 
proposito occupare , secoudati dalla bontà del principe 
che allora governava . 

Ripieno il museo di minerali , di fossili, di conchi- 
glie , di zoofiti , era affatto mancante di quadrupedi , 
d' uccelli , di pesci , insetti e vermi , e non vi era luogo 
ove collocarli . « Decretò dunque il Granduca ( oltre 
« una dote sufficiente ), che se ne accrescesse il locale, 
ce aggiungendoci un' ala in uno spazio preso nel giar- 
« dino dal lato meridionale del museo , e nel 1823 fu 
ce eseguito questo lavoro consistente in tre stanze ; la 
« prima lunga braccia sedici e quattro soldi , larga 



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67 

ce braccia otto e mezzo ; la seconda lunga braccia 
« quarantatrè e mezzo , larga braccia otto e mezzo 5 
« la terza lunga braccia nove e mezzo , larga brac- 
cc eia otto e mezzo : e furon fornite di grandi e co- 
cc modissimi armadi e banchi : ed una quarta stanza 
ce simile, ed eguale alia prima , c'è stata Aggiunta dalla 
ce parte settentrionale nel corrente anno 1827. II suc- 

v cessore del Santi , prof. Paolo Savi , ha finora 
ce collocati in queste stanze più di cinquemila indi vi- 
ce dui animali , cioè Mammiferi 170, fra i quali non 
ce pochi de' rari come V orso , la zebra , la scimmia 
ce urlona , Y ornitorinco , il castoro^ 1' jena , lo sco- 
ce jattoJo volante, la renna ec ; Uccelli 1274 dei quali 
ce 1160 europei , più 87 nidi colle respetti ve coppie 
ee d* uccelli e uova ; e fra gli uccelli esotici rari ci si 
ec contano 1' albatross, diversi tucani , uccelli mosche , 
ce lo struzzo , il fenicottero , V uccello lira , il fa- 
ce giano dorato , e il fagiano periato della China , 
ec l'uccello reale ec; Pesci 175 ; Mettili ili 5 Insetti 
ce 5150$ Fermi intestinali 50 (Notizie ec* pag. 35). 

Ora per compimento della storia del museo dal- 
l' epoca della pubblicazione di tali Notizie , che fu 
del 1828 , ad oggi , che vuol dire pel corso di un de- 
cennio , ci serviremo dei riscontri gentilmente sommi- 
nistratici dal chiaris. prof. Paolo Savi che attualmente 

vi presiede • 

Per la regia munificenza , egli dice , del regnante 
Leopoldo II, nel decorso anno 1856 fu accordata la 
somma necessaria per unire insieme le due divise por- 
zioni del museo , e per fabbricare un* ampia e ben 
intesa sala ad anfiteatro , ove debbono farsi le lezioni 
di botanica e di storia naturale . Con questo lavoro , 
che già ha avuto luogo , si è aumentato il locale dì 



68 

sei stanze, e vi si sono disposte le collezioni relative al- 
l' anotomia comparata , agli animali invertebrati , e 
«He collezioni mineralogiche . Fra queste collezioni ve 
iì' è una certamente di molto interesse , vale a dire di 
tutte le rocce ed altri materiali che costituiscono la To- 
scaua ; i quali trovansi disposti in modo da mostrarne 
la giacitura ed i rapporti , e per conseguenza da far 
conoscere quale è la fìsica costituzione del nostro paese, 
e quali interessanti fatti in esso si presentano, capaci di 
svelare il meccanismo della sua costituzione . La qual 
collezione , aggiungeremo noi , è stala formata a meri- 
to dello stesso prof. Paolo Savi , e da lui raccolta 
ne' diversi viaggi che ha potuto eseguire , grazie alla 
munificenza del Gran-duca nostro , ed alla protezione 
che egli accorda alle scienze . & 
11 numero degl' individui resi ostensibili dopoché 
si pubblicarono le surriferite Notizie ec. dal prof. Gae- 
tano Savi , può dirsi raddoppiato . 1 più considerevoli 
da aggiungersi alla nota dei mammiferi sono : = il ta- 
piro , i kangarù , il leopardo , V ocellotto , V antilo- 
pe gobba ec. j a quella degli uccelli, il fagiano argo 
dell'isola della Sonda, lo struzzo d'America, il falco 
segretario , la fregata , l'uccello delle tempeste , quel- 
lo de' tropici ec. La collezione degli uccelli europei vi 
è quasi completa : è notabile quella de' nidi e delle 
uova , unite in gruppi con gli uccelli a cui apparten- 
gono . Per conoscer poi la perfezione a cui è portata 
1' arte di preparare gli animali , o la tassidermia , sono 
da ammirarsi i gruppi di varj animali destinati a dipin- 
gere i loro costumi ; come quello del cinghiale ferma- 
to dai cani , del lupo alle prese col cane da pastore , 
della leonessa che riposa con la gazzella a' suoi piedi , 
degli storni che si pascolano sopra una testa di capra iu 
macerazione , delle rane eh' escon dall'acqua ec. 



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69 

N'unì. 16 — Luogo ove esisteva la specola , 
attualmente destinato a laboratorio della 
cattedra di chimica ; ed annesso teatro di 

FISICA SPERIMENTALE . 

Di rincontro al locale già descritto era V Osservatorio 
astronomico, o Specola, erotto nel 1734 sotto l'ulti- 
mo de' sovrani Medicei , il gran-duca Giovan Gastone , 
col disegno di Giulio Foggini, e dietro le misurazio- 
ni di quello di Bologna . Sorgeva questo nel mezzo 
della decorosa e bene architettata fabbrica ( finita 
nel 1746 ) già destinata alla Biblioteca e Cancelleria 
dell'Università, ed ora a Laboratorio della cattedra di 
Chimica. Ricco d'istrumenti lavorati da insigni maestri, 
venne anche molto accreditato dalla celebrità del nome 
di uno de' suoi primi direttori , Tommaso Perelli, mor- 
to nel 1783. Ma questo Osservatorio, con dispiacere 
quasi che universale delia città , fu demolito nel 189.9 
per dubbio di rovina . 

Il merito poi dello stabilimento di un laboratorio 
chimico- accademico , che fu la pietra fondamentale 
della Chimica in Toscana , è dovuto allo stesso P. Ma- 
locchi di sopra menzionato \ benché è da notarsi che fu 
sempre piccola cosa fino al 1757 , tempo in cui fu sta- 
bilita la cattedra di Chimica . Una iscrizione in marmo 
infissa nell' interno del laboratorio ci manifesta , che 
questa scuola fu instituita da Francesco II 5 e dapprinci- 
pio confidata alle cure e al magistero di Antonio Nic- 
colò Branchi, fu quindi consolidata dalla munificenza di 
Leopoldo I , che studiosissimo egli pure della scienza 9 
affidò al medesimo 1' istruzione de' suoi figli Ferdinan- 
do , Carlo e Leopoldo . In seguito dal gran-duca Leo- 
poldo li fu dotata di officina più comoda , di più spa- 



70 

fcìoso teatro , fabbricatevi più ampie sale, ed aggiuntevi 
macchine ed apparati chimici più recenti e perfetti, cor- 
rendo Y anno nono del suo regno . Tale memoria fu 
posta nel 1833 , in attestato d' animo riconoscente al- 
l' ottimo principe, degli studii e di sé oltremodo bene- 
merito, da Giuseppe Branchi, figlio di Antonio Niccolò, 
secondo de' professori della scienza chimica dalla fon* 
dazione della scuola (34) . 

Quivi annesso è il teatro di Fisica sperimentale , for- 
nito esso pure di numerosi istrumenti ; cosicché può 
con ogni verità accertarsi , come qualcun altro ha os- 
servato , che nooMtnancano in Pisa stabilimenti confa- 
centi all' aumento e decoro delle scienze , ed utili a 
qualunque si voglia perfezionare nelle medesime . 

Sul Gnire della via s. Maria , presso al Lungarno , 
trovasi la chiesa dì 

JVum. 6 — NICCOLA . 

Questa chiesa è di antica fondazione : ebbe la sua 
orìgine da Ugo marchese di Toscana intorno al 1000 , 
per comodo , dicesi , dei monaci Benedettini di s. Mi- 
chele della Verruca , una delle sette abazie da esso fon- 
date . Nel 1295 n' entrarono al possesso i PP. Agosti- 
niani , conforme accerta una iscrizione antica incastrata 
nel muro di contro alla porta del claustro . La chiesa 
in principio era assai piccola, e rivolta ad una loggia 
detta de'Gatani; ma i frati l'accrebbero in varj tempi, 
unitamente all' annesso convento . La bella volta che la 
ricopre , e le otto cappelle scompartite con ordine , so- 

(34) Questo distintissimo professore possiede in proprio 
una raccolta di produzioni naturali , ed una copiosa colle- 
zione di preparazioni chimiche . 



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oc 



71 

no miglioramenti eseguiti nell'anno 1572. I più mo- 
derni abbellimenti debbonsi nella maggior parte alla 
uobile e religiosa idea di un pio benefattore , il Padre 
Francesco Lagomarsini . 

Imprendendone il giro regolare , ci rifaremo dai due 
grandi depositi che fiancheggiano la porta d* ingresso , 
eretto uno ad Ernesto di Russati generale al servizio 
di S. M. C. , morto nel 1757 ; e V altro alla memoria 
del P. Giov, Lorenzo Berti agostiniano , professore 
di Storia Ecclesiastica nelP Archiginnasio pisano , e teo- 
logo Cesareo, morto nel 1766. 

Passando alle cappelle, osserveremo la prima sulla 
destra di chi entra , da non molto ricostrutta e consa- 
crata alla Madonna delle Grazie; la seconda , che ha 
un quadro al muro del Bilàert 9 rappresentante s. Car- 
lo Borromeo a piè della Croce , il quale era all' altare 
dedicato adesso a s. Lucia , decorato di bei marmi e 
di due coloune di spato calcareo , detto comunemente 
alabastro cotognino . In questa stessa cappella trovasi 
un funebre monumento eretto al figlio del generale 
Uberto Stampa milanese, vicario imperiale in Italia , 
morto nel 1748. La terza cappella contiene soltanto uu 
Crocifisso al naturale. La quarta ha una pittura di scar- 
so pregio, esprimente s. Niccola da Tolentino, con varie 
piccole storie alP intorno , risguardanti ai miracoli di 
detto Santo . 

Passata la porta laterale , presentasi altra cappella an- 
nessa al coro, tutta adorna di ricchi e variati marmi . 
11 disegno fu di Matteo Nigetti fiorentino; P esecuzio- 
ne di Felice Palma da Massa di Carrara , di cui sono 
ancora i due Angeli che posano sul frontespizio dell'al- 
tare . Qui ebbe la tomba il già rammentato Giovanni 
d' Austria {Parte storica , pag. 159), nipote del- 



72 . ' 

V imperatore Alberto da lui ucciso nel 1508. Dices! die 

V uccisore, pentito poi del fallo, se ne accusasse al Papa 
e all' imperatore Arrigo , e che questi in ammenda 
gì' ingiungesse di deporre le spoglie militari , e quelle 
vestire di frate agostiniano , siccome fece con esemplare 
ubbidienza . 

L'aitar maggiore è pur disegno del Nigetti } le moda- 
nature e le statue sono del ricordalo Palma da Carrara ; 
il quadro a olio è di mano di Agostino Ver acini pit- 
tore del secolo passato; e il quadretto in tavola addos- 
sato al pilnstro sulla dritta dell' altare , che dimostra la 
Madonna col Putto e s. Giovanni, proviene dalla scuola 
d' Andrea del Sarto • 

Nulla presentasi attualmente nell' altra cappella fian- 
cheggiarne la destra del coro , forse per la ragione che 
qui presso è la sagrestia riordinata con somma proprietà 
e pulitezza a spese dell' indicato benefattore. 

Tornando in giù verso la porta , nella cappella della 
Madonna della Cintola evvi una tela di Aurelio Lorni 
fatta nella sua gioventù , che un tal mistero rappresen- 
ta . Nella seguente contengonsi tre opere di pittura , 
ma due sole meritevoli d' osservazione $ quella all'altare 
di Stefano Maruscelli esprimente un fatto di s. Cate- 
rina ; e l'altra a destra dell' osservatore di Domenico 
Bangi da Pietrasanta , eseguita lodevolmente nel 1582 
secondo lo stile di Pierin del Vaga : questa ci offre la 
Vergine in trono, con var} Santi all' intorno , in atto di 
essere incoronata da due Angeli . Nella terza cappella , 
dedicata all'Annunziata, è una graziosa dipintura all'al- 
tare del prelodato Bilivert, che vi scrisse il suo nome e 

V anno 1611. E nella quarta infine è un quadretto at- 
tribuito a Giacomo Perry francese , rappresentante 
fi. Tommaso da Villanuova. 



> 





Avvertendo per ultimo , che questa chiesa serve per 
le pratiche religiose dell' I. R. Corte nella sua dimora 
in Pisa , passeremo a trattare paratamente del suo cele- 
brato campanile , da noi prodotto a stampa nell' opera 
intitolata « Fabbriche principali di Pisa ec. » 

CAMPANILE DELLA CHIESA DI 8. NICCOLA , 

Fra le opere più luminose e singolari di Niccola Pi- 
sano , insigne restauratore delle Belle Arti in Italia , 
annoverare certamente si deve il campanile di questa 
chiesa, a detta pur anche del Vasari e di altri insigni 
scrittori della storia delle arti . 

In forma ottangolare si distacca questo dal suolo , 
scompartito all' esterno in quattro soli ordini d' archi- 
tettura , due de' quali della forma surriferita con pila- 
stri addossati agli angoli si presentano eleganti e gran- 
diosi • In sedici lati dividesi il terzo ordine con altret- 
tante colonnette isolate di marmo bianco, formanti una 
loggia o peristilio di bastevole spazio per lasciar luogo 
al quarto giro , il quale in forma esagona vi posa sopra 
da piramidal cupola racchiuso . 

L' interna parte del medesimo merita più d' ogni al- 
tra la considerazione dell'attento osservatore, per l'arte 
somma con cui è costrutta la scala di salde ben lavorate 
pietre , e per la nobil comparsa di 24 colonne di varj 
marmi e graniti che alla medesima servono di sostegno. 
Sì raggira questa con decoroso scompartimento nell' in- 
terno perfetto circolar vuoto, conducendo fino all'alta 
cima del secondo ordine, chiuso da volta, per gradini 
ben comodi e da ripiani interrotti . Potrà ciascuno con 
facilità comprendere ed ammirare V effetto dilettevole 
che dagl'intercolunnii resulta, prodotto dagli archi zop- 
pi circolari reggenti la salita delle volte ; e nel tempo 

P. ///. 4 




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, 74 

stesso l'ordine, la semplicità , e la nobiltà dell' ornato 
che chiaramente risplende . 

Servì questa d'esempio, come accerta il Vasari poc'an- 
zi ricordato , al valente architetto Bramante per la co- 
struzione della scala con più ornamento edificata a Ro- 
ma in Belvedere per il pontefice Giulio IL 

Non lieve predio aggiunge all' insieme dell' ediGzio la 
notevole sua divergenza dalla perpendicolare , secondo- 
chè visìbilmente apparisce dalle fabbriche posteriormen- 
te addossategli : la quale pendenza può credersi , come 
quella della torre del Duomo , fatta ad arte espressa- 
mente ; osservandosi che 1* linea di congiunzione delle 
pietre ond' è costruito , giace orizzontale al piano , inve- 
ce d'essere inclinata come tutto il resto verso la strada, 
e non verso ì' Arno , come fu erroneamente asserito. 
Non v' ha dubbio che assai più vaga mostra farebbe di 
sè, se sorger si vedesse libero ed isolato, come ben si 
desume eh' esser doveva in origine • 

Neil' uscire dalla porta dei convento (35), e andando 
in fondo della piazza di s. Niccola , si trova 



Num. 34 —L'i* *. TEATRO DETTO De' RAVVIVATI . 

Fu questo eretto l'anno 1770 ov'era l'orto della 
Dispensa vecchia , gratuitamente concesso dal gran-duca 
Leopoldo I , nella veduta di migliorare la sorte del 
paese, perchè il vecchio teatro di attinenza del Comune 
non era più adattato per diverse ragioni ai bisogni dei 
cittadini . Il capo maestro muratore Orazio Cecconi 
ne fu il promotore e V architetto . Graziato della regia 

(35) TSel corridore del chiostro che guarda il mezzogiorno 
trovasi mia meridiana formata circa quarant* anni indietro 
dal P. Gif». Battista Venturi , la quale serve per mesi otto, 
cioè da Settembre ad Aprile , non giungendovi negli altri 
quattro i raggi del sole, per la sua troppa elevazione * 



♦ 



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75 

privativa , piacquesi non solo di associare per metà alla 
roslruzione del detto teatro il nob. sig. Giuliano Fran- 
cesco Prini , ma ben anche di trasfondere in seguito 
nel medesimo 1' universalità de' suoi diritti , con tutti 
gli oneri che vi erano rcspettivamente annessi. Ne passò 
poi la proprietà , e segnatamente nel 1798 , ad una so- 
cietà di cittadini , che assunse il titolo di ccademia 
de' Costanti , pel prezzo di lire Gorentine 77,000. E 
finalmente nel 1822, sciolta l'anzidetta Società , fu au- 
torizzata la formazione dell' attuale de' Ravvivati , che 
ne andò al possesso nel 1824 , mediante lo sborso di 
lire 8400. 

L' interno del medesimo è assai elegante ed armonico 
por diversi miglioramenti eseguitivi da questi nuovi Ac- 
cademici . La sua forma è detta volgarmente a ferro 
di cavallo; ed ha quattro ordini di palchetti o logge 
che sono iu numero di 81 , compreso il palco grande 
per la Corte (56) . 

(36) A questo luogo non vogliamo tacere di un progetto , 
che non può esserci indifferente , comecché risguardaote il 
decoro ed abbellimento maggiore della nostra patria . Una 
società di zelantissimi cittadini ha divisato di erigere in luo- 
go centrale alla città un ampio teatro ad uso di rappresen- 
tanze diurne e notturne , coli* unione di stanze ben disposte 
a giornaliere conversazioni , e d'altri opporturiissimi annessi 
per vantaggiosa speculazione , per utili allettamenti , per 
istruttive ricreazioni . I disegni di tutte le parti del futuro 
edifìcio si debbono all' abilissimo architetto sig. Alessandro 
Gherardesca , parte de' quali furono già esposti al pubblico 
nell'Accademia delle Belle Arti, nella circostanza dell'ulti- 
ma triennale illuminazione per la festa di s. Ranieri , ed ot- 
tennero il premio del generale aggradimento . Noi facciamo 
voti perchè un sì bel pensiero venga efficacemente seconda- 
to da chiunque sente amore per quanto può tornare ad uti- 
lità e lustro del proprio paese . 



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76 

Qui presso è la piccola chiesa di 



Di questa chiesuola nuli' altro è a dire, se non che fu 
per l'addietro parrocchia, e dipoi ridotta a benefìzio sem- 
plice : che nel secolo XVI fu conceduta alla nazione 
genovese per fondarvi una congregazione, o fraternità, 
«otto F invocazione del medesimo Santo , come viene 
indicato dall'iscrizione che vedesi tuttora sopra la por- 
ta : e che adesso è di proprietà della nob. famiglia Pri- 
ni , la quale compiacquesi di cederla per ufiziare alla 
confraternita addetta alle funzioni del ss. Sacramento 
nella Primazia] e . 

Il Padre Giuseppe Maria Sanminiatelli nelle note alla 
vita di s. Ranieri ( Pisa 1755 , pag. S12) ci avverte , 
che in alcune antiche cronache manoscritte del canoni- 
co Murcio si legge , che ne' tempi più felici della re- 
pubblica pisana si solevano in questa chiesa di s. Gior- 
gio fare le cerimonie di porgere lo stendardo ed il ba- 



stone ai generali , che erano destinati per comandare 
Y armata e l'esercito de* Pisani. # 

Ritornando sulla piazza sY Niccola , ci condurremo 
per questa ad ossecrare la più attraente e dilettevol 
parte della città , che è ' ** 



r 

Di questa bella contrada , come delle principali fab- 
briche che la decorano , daremo adesso un cenno gene- 
rale , per poi tornare a discorrere partitamente nei re- 
spettivi terzieri di quegli edifizj che richiederanno più 
ampia descrizione o per V epoca della loro costruzio- 
ne, o per lo scopo a cui furono destinati, o per gli 
oggetti d'arte in essi contenuti . 



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V 



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77 

L'anzidetta contrada , di cui facemmo parola nel qua- 
dro topograGco , statistico ec, inserito in principio del- 
l' antecedente volume , e della quale ci riservammo di 
ragionare espressamente , è formata da due quasi paral- 
lele e ben ampie strade seguenti il corso incurvato dei 
fiume , che maestosamente la divide nel suo correre al 
mare; ed offre all'occhio dell'attento osservatore, per 
qualunque parte ei la riguardi , un grazioso spettacolo, 
ed un colpo di vista teatrale che lo sorprende . Varie 
sarebbero le vedute dilettevoli e pittoresche , che delja 
medesima dar si potrebbero , per le ragguardevoli chie- 
se di vario tempo e struttura che lungh' essa figurano ; 
per V ordine de' nobili edifìzj che la fiancheggiano da 
una parte e dall'altra; per la corona de' monti che da 
levante a tramontana V accerchiano: ma il numero 
tavole prefisso nell' opera presente non permettendoci 
di oltrepassarne il limite , ci ha indotti a prescegliere 
due soli principali punti , che oltre al pregio della no- 
vità , riunisser pur quello di dimostrarla pressoché intie- 
ramente. Siamo ora nella lusinga di aver dato nel segno 
colle due riportate vedute ^ la prima delle quali indica- 
ta in prossimità del ponte alla Fortezza dalla parte me- 
ridionale , ci porta a scorgere al di là di un gran tratto 
del ponte di mezzo la parte settentrionale fino al pa- 
lazzo di marmo, un tempo Lanfreducci, ed oggi della 
nobil famiglia Upezzinghi. Quasi di faccia al medesimo 
dalla stessa parte meridionale , e sulla riva del fiume , 
abbiam tratto la seconda , che oltre la parte posteriore 
del tempietto della Spina , ci presenta in lontananza 
1' antica Cittadella con torre annessa , l'Arsenale Medi- 
ceo , ed altra gran porzione del Lungarno . 

Per le singolari ed antichissime cinese di s. Paolo e 
di s. Maria della Spina essendo occorse due separate ve- 



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78 

dute , le quali produrremo a suo luogo con opportuna 
descrizione, ci fu porta l'occasione di dimostrar per 
accessorio altre due parti del Lungarno , in vista affatto 
opposta alle due qui riportate . 

Oltre le due testé ricordate chiese % merita particolar 
menzione quella di s. Matteo , non tanto per le prege- 
voli pitture sì a fresco che a olio in essa contenute , 
quanto perchè conserva tuttora dalla parte dell' Arno 
porzione della primitiva sua architettonica ordinanza . 
Molteplici altri ediGzii, parte dei quali decorano in verj 
punti le due anzidette vedute , denotano anche al pre- 
sente lo stile dei tempi tn cui furono eretti . Fra questi 
è da considerarsi quello occupato dall' Uffizio della Do- 
gana, che fu l'aulico palazzo de' Gambacorti già signori 
della città ; e di contro 1' altro di proprietà del conte 
Agostini , ora ad uso delle Stanze Civiche ; la ben in- 
tesa fabbrica detta la Loggia di Banchi dirimpetto al 
ponte di mezzo , ideata per ordine di Ferdinando I dal 
Buontalentì nel 1605 per comodo dei mercanti , ed 
ora destinata al mercato delle granaglie ; il palazzo 
Pretorio , ossia del Governo , ridotto da poco tempo 
all'odierna splendidissima foggia colla riunione di due 
antichi palazzi di nessun ornamento ; la bella torre 
dell'orologio, che indica l'ora da tre parti, sull'angolo 
boreale del detto palazzo , costruita su nobile antico 
imbasaraento nel 1785 con la direzione del cav. Dona- 
to Sanminiatelli , Provveditore in allora dell'Uffizio dei 
Fossi. Fra i palazzi ancora meglio architettati distin- 
guesi quello dei Lanfranchi , oggi Toscanelli (37) , di 

(37) Quivi accanto è il palazzo della famiglia Roncioni , il 
cui nome va illustre non tanto per antica ereditaria nobiltà , 
quanto per annoverare fra i personaggi distinti della sua stir- 
pe il canonico Raffaele , che lasciò preziose memorie io torna 




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79 

cui si attribuisce il disegno a Michel angiolo Buomrrotij 
e T altro dei Lanfreducci , ora Upezzinghi , di sopra 
rammentato (38). Esiste altresì in vicinanza del palazzo 
granducale, eretto colla direzione di Baccio Bandi- 
nelii circa il 1550 sulle rovine dell'antica Curia del 
Potestà (39) , un pregiato lavoro di scultura del riuo- 

alia storia ed alle antichità patrie : ed il vivente cav. Fran- 
cesco non degenere discendente , che con molta cara serba 
gli autografi di lui m ss. nel domestico archivio ricco di al- 
tri ragguardevoli codici , volle farsi egli pure benemerito 
verso il proprio paese , cedendo generosamente all' urbano 
insigne Campo-santo nel i83i parecchi monumenti d' inesti- 
mabil valore, che ornavano l'atrio della sua abitazione già da 
noi descritti nella Sezione I sotto il N. XXXI , e le leti. 
CC , DD , GG , HH , LL , KN , a pag. 180 , 189 , ai5 , 
220 e 221 , conservando soltanto presso di sé la rara iscrizio- 
ne all' edile pisano Q. Lar genio Severo onorato del Bisellio, 
intorno a cui dotta opera scrisse il prof. Valerio Chimentelli , 
come si è già ivi notato a pag. 241- Olire i suddetti pre- 
ziosi mss , il prelodato cavaliere possiede una magnifica e scel- 
ta collezione di stampe , cominciando dalle più rare dei pri- 
mordii della incisione fino a quelle dei migliori artisti de' 
nostri tempi . 

(38) Fu costruito di candidi marmi lunensi , se non in 
buonissimo stile, in modo però soddisfacente, da Cosimo Pa- 
gliari . La catena di ferro, che vedesi appesa sulla porta 
d' ingresso, dicesi indicare che il detto palazzo venne eretto 
sulle rovine della chiesa di s. Biagio alla catena di proprie- 
tà della famiglia Lanfreducci ; e V iscrizione alla Giornata 
vuoisi riferire all' uso del tempo, in cui le famiglie signoriali 
solevano scolpire un qualche motto sulla porta delle pro- 
prie abitazioni . Fra i quadri in esso contenuti ve n' ba uno 
bellissimo di Guido Reni , rappresentante l'Amor divino che 
saetta 1" Amor profano ; la cui originalità consta pel carteg- 
gio dell' autore cogli antichi proprietarj . 

(3q) Vero è che in origine questa fabbrica dovette essere 



80 

mato Francavilla , monumento consacrato dal popolo 
pisano al benefico suo monarca Ferdinando I, che come 
avvenimmo nella Parte storica (pag* 242) rappresen- 
ta quel principe in atto di sollevar da terra la città di 
Pisa, figurata in una donna che allatta due piccoli bam- 
bini , emblema della fecondità doviziosa del territorio 
adiacente alla città medesima , o forse più veramente 
del pascolo scientifico da lei somministrato alla gioventù 
per mezzo della sua celebre Università . D' appresso al 
ponte a mare trovasi l'Arsenale Mediceo architettato e 
diretto circa il 1560 dal menzionato Bunntalenti per 
la costruzione delle galere inservienti all'Ordine de'ca- 
valieri di s. Stefano (40) . Al presente è stato ridotto 
ad uso di regie scuderie . 

Tre grandiosi ponti aprono la comunicazione alle 
due rive, due de' quali chiudono l'estremità di tale 
estesissima contrada (41) . Il primo verso levante fu 
costruito poco dopo il mille , e fu detto della Spina , 
perchè così nominata quella parte di città eh' era com- 
presa fra s. Matteo e le mura urbane . Fu in appresso 
appellato della Fortezza, allorché questa si edificò nel 

di non troppo grande estensione, poiché per divenire ciò 
che è di presente , benché nulla abbia tuttavia di rimarche- 
vole pel lato della magnificenza e della vastità , bisognò che 
Francesco I nel 1 583 , e posteriormente Pietro Leopoldo I , 
vi facessero dei notabili accrescimenti . 

(4o) Sui pilastri, dai quali si staccano le arcate, si leggo- 
no tuttora le memorie di alcuni gloriosi fatti di quella sacra 
milizia . 

(40 E qui da commendarsi la lodevol premura , che già 
da varj anni han dimostrata non pochi cittadini per 1' ulte- 
riore abbellimento di questo luogo pel lato degli edifizj ; • 
per la parte del fiume, coli* allargamento degl'imponenti 
passeggi , fatto eseguire dalle autorità locali « 



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SI 

1515 alla scesa sinistra del ponte per opera di Gii 
da s. Gallo , che poi ebbe in dono , per generosità del* 
l' immortai Pietro Leopoldo , la nobil famiglia Chiesa. 
Passata essa posteriormente in proprietà del sig. Dome- 
nico Scotto con quanto di fabbricato erale annesso , ne 
formò questi il suo palazzo , che arricchito di giardino, 
passeggi ed altri deliziosi accessorii , è divenuto uno 
de' più comodi ed ameni della città . 

Il ponte di mezzo in principio era di legno , ma 
dopo T impresa di Lipari i Pisani lo costruirono di pie- 
tra, e in miglior forma lo ridussero nel 1382 sotto Pie- 
tro Gambacorti . Rovinò nel 1637 per sovrabbondanza 
di acque nel fiume (42); e nel 1639 fu ricostruito con 
un solo arco ; ma stette in piedi poco più di otto gior- 
ni (45) . Finalmente fu rifabbricato col disegno e dire- 

(42) Ciò seguì a*9 di Geonajo verso le ore 24 , e dicesi che 
V acqua arrivò spruzzando fino alle sette colonne di Borgo , 
senza che alcuna persona vi perisse . Non così fa nel giorno 
appresso; chè molte persone imprudentemente andando e ve- 
nendo soprà una parte d' arco attaccata alla sponda verso il 
Borgo , questa spiccatasi ad un tratto al pari del muro , tras- 
se nel precipizio da sopra trenta individui, cinque, soli dei 
quali giunsero a salvarsi. Il detto ponte avea già dato segnali 
di rovina , ed a malgrado delle rimostranze di qualche per- 
sona d* arte , non vi fu provveduto . In tale occasione fu rin- 
venuto, che le acque aveano roso sotto la pigna dalla parte 
del Borgo , ove non arrivavasi a toccare il fondo con una 
stanga di braccia dieci . 

(43) Per rifare questo ponte si demolirono varie case e 
torri da una parte e dall'altra del fiume ; si fecero i fonda- 
menti a molta profondità, venendo fino alla metà della piazza 
a settentrione, e congiungendoli a quelli della Loggia di Ban- 
chi a mezzogiorno. L' ingegnere fu un certo Alessandro Bar- 
tolotti fiorentino, il quale non curando gli avvisi d' intelli- 
jjenti persone , proseguì nella san troppo arrischiata impresa, 

4* 



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82 

zione di Francesco Nave , che Io adornò di marmi 
come oggi si vede . Le quattro iscrizioni scolpite nelle 
guglie accennano alla marmorea ristaurazione fatta al 
tempo del gran-duca Ferdinando II. Servi questo al fa- 
moso giuoco detto del Ponte instituito dai Pisani fino 
da' più remoti tempi, che per V addietro ogni triennio 
si eseguiva con straordinario richiamo di forestieri , e 
del quale si è estesamente parlato nella Parte storica f 
pag. 110 e segg. (44) . 

e ne avvenne ben presto fa pronosticata rovina . La spesa 
occorsa al Comune di Pisa per la compra delle case da de- 
molirsi, e per la costruzione, del ponte , ascese a scudi 200 
mila ; danno considerabilissimo, e che suscitò 1* indignazio- 
ne dei cittadini contro il prosontuoso architetto > il quale 
dovè salvarsi colla fuga . 

(44) Crediamo non dover sembrare qui affatto inopportuno 
nè increscevole il ragguaglio di una festa straordinaria, che- 
io fatta precedere di due giorni al giuoco del Ponte esegui- 
to nel 1785 per festeggiare l'arrivo in Pisa dei Sovrani di 
IVapoli % come abbiamo superiormente indicato a pag. 60. 

« Servì di teatro la gran piazza del Duomo , alla quale st 
« era fatto prender È* aspetto di un bel campo attendato . 
ce Inalzavasi in mezzo un magnifico ed ampio padiglione mi- 
te litare destinato per tutti gli ufficiali del giuoco del ponte, 
<c dai due lati del qoale prolungavansi in linea quasi semi- 
te circolare altri dodici padiglioni più piccoli , sei con le di- 
te vise di Mezzogiorno , sei con quelle di Tramontana , per 
te le sei squadre diverse in cui dividesi ciascheduna delle 
t< dne parti . Venuto il giorno e 1* ora determinata , entra- 
te rono in beli' ordinanza per due diverse porte dello stec- 
« cato le due piccole armate preparate ad azzuffarsi due 
te giorni dopo sul ponte . Delle solite loro gravi armature di 
te ferro altro non aveano allora i giostratori, che il solo elmo 
«e in testa con visiera alzata , vestiti tutti all' antica foggia 
te militare romana, con sopravveste di teletta d' oro quelli dà 
« Mezzogiorno , e d' argento quelli di Tramontana, tatti 



83 

Il terzo ponte prende il nome dalla vicina porta detta 
a mare , che in antico appellava» com' esso alla Le- 
gazia . Riedificato nel 1551 sotto Bonifazio della Ghe- 
rardcsca , il Brunellesco ne tolse in appresso il ponte 

« distinti dai colori delle respettive squadre , condotti dai 
« proprj uffiziali , e preceduti dalle loro bande militari , 
<c tamburi , bandiere ec- Dopo aver fatto mostra di sè ai 
« principi ivi presenti sopra un gran palco praticato lungo 
« la facciata dello Spedale , non meno che alla immensa 
« moltitudine da tutte le parti spettatrice , procedendo in 
« regolala marcia intorno all' area spaziosa rinchiusa dallo 
<« steccato , si recò ciascuna squadra alla tenda assegnatale , 
« e quivi assisi tutti a tante mense preparate sul davanti di 
« ogui tenda , si posero lietamente a mangiare di tutto ciò 
« che venia loro imbandito, interrompendo bene spesso il 
« loro banchettare con clamorosi evviva , ai quali faceeno 
« eco le militari sinfonìe, il batter dei tamburi , e le accla- 
« mazioni delle turbe circostanti . R'on può esprimersi V ef- 
« fetto portentoso di un simile spettacolo , che eccitò 1' uni- 
ci versale entusiasmo , e che non venne funestato dal più 
« picco! disordine . L' esito felicissimo di questa festa dovet- 
c< te esser di ben dolce soddisfazioue al cuore di Leopoldo, 
« il quale potè ravvisar in esso il progresso gigantesco della 
« maggior cultura nel popolo toscano , e 1* edotto della sa- 
« vissima sua legislazione , che tanto avea contribuito a 
« viepiù raddolcirne i costumi . Il riunire com' egli fece in 
« un solo locale i combattenti delle due parti del giuoco del 
« ponte , mostrò certo la giusta fidanza che avea quel prin- 
« cipe nella docilità de' suoi popoli. In questa guisa fec'ei 
« ben vedere di conoscer 1* indole attuai dei Pisani meglio 
« assai di coltro , ai quali non essendo ignoto 1* ardore 
« straordinario che invade quel popolo in occasione del in en- 
ee tovato giuoco , e la gara incredibile che ferve tra V uno e 
ce 1' altro partito , parve soverchiamente rischioso un cimen- 
ti lo , che venticinque anni prima non sarebbesi per avven- 
ne lura terminato senza gravissimi inconvenienti » ( jinguillesi, 
iVof. stoi . ec. pag. 187 , 188 ) . 



84 

a levatojo, cbe apriva il passo a 9 grossi navigli. Alla 
scesa destra del medesimo è posta la Cittadella che in sè 
contiene le vestigia dell'antico Arsenale repubblicano, 
di ctii si è fatto parola a pag. 93 della Parte storica . 
Era questo difeso da tre torri, due delle quali ancora 
esistenti ; e quella Guelfa un tempo appellata , serve 
oggi di ricovero a* forzati; l'altra che resta a non mol- 
ta distanza, fu detta Ghibellina in quei tempi; e poi di 
sant'Agnese , per una chiesa che lì prossima esisteva 
alla detta Santa intitolata . 

Non tralasceremo di notar per ultimo l'effetto sor- 
prendente che questa contrada presenta in ogni sua 
parte alla vista de' riguardanti , in occasione della sua 
triennale decorosa illuminazione consacrata a s. Ranieri 
patrono della città. Di tale singolare spettacolo, detto 
la Luminar a, da non potersi imitare altrove, non pu6 
concepirsi una giusta ed adequata idea, senza avere sul 
posto veduto e goduto del suo mirabile incanto. E per- 
chè non possa attribuirsi a troppo sentimento di amor 
patrio ciò che potremmo dire su questo particolare, ab- 
biamo preferito di far parlare uno straniero , il sig. 
Gio Bat.Perotti di Milano, che vi fu presente due vol- 
te , riportando alcuni tratti di una lettera diretta ad un 

suo amico, già resa pubblica in quella città nel 1836. 

- 

LA LUMINAR A SI PI3A (45). 

A. C. Milano, 25 Maggio i836. 

ce Che Pannunzio veduto nella nostra Gazzetta del 
et 28 scorso Aprile della triennale illuminazione, che 
« ripeterassi in quest'anno a Pisa per la festa di s. Ra- 

(45) L' anno, in cui si fece la prima volta, fu già indicata 
in nota a pag. 74 dell'antecedente volume, ove pure si ac - 
cenna il motivo da cui ebbe origine . 



""• -Oigifeoéijy QpogI 



85 

ce nieri, e quant' io già ti dissi del bel cielo , della salu- 
te brità del clima e delle tante delizie che godonsi nella 
« Toscana, t'abbiano invogliato di cogliere questa oc- 
« casione per andarla a vedere , molto me ne compiac- 
cc ciò; ma l'espressomi desiderio ch'io ti descriva in 
« prevenzione codesta Luminara , per verità mi pone in 
« troppo arduo impegno: avvegnaché ella è tal mera- 
cc viglia, cui l'immaginazione non può raggiungere ; e 
« 1 umile e disadorno mio dire è troppo al disotto del- 
cc l'altezza del soggetto, perchè io possa mai lusingarmi 
ce di degnamente parlarne . 

ce Pur tuttavia ra' ingegnerò alla meglio di compia- 
ce certi , prevenendoti che qualunque cosa io sia per 
ce dirtene , la quale sembrar ti potesse enfatica ed esa- 
ce gerata , saia sempre minor del vero; e tu stesso dopo 
« die l'avrai veduta ne sarai persuaso. Perchè sebbene 
ce la troppa prevenzione scemi d ? ordinario V enetto di 
ce qualunque meraviglioso spettacolo , la Luininnra di 
ce Pisa è tale che per quant' io ne fossi altissimamente 
ce prevenuto quando la vidi la prima volta nel luglio 
ce 1819, che fu fatta straordinariamente per festeggiar- 
ce vi 1' arrivo dell' imperatore Francesco I di cara e 
« gloriosa- memoria , con numerosissimo seguito di 
ee principi e cospicui personaggi , superò di molto ogni 
ee mia espetlazione: abbenchè in quell' anno a cagione 
ce d'una brezza umida e piovigginosa sia stata l' illumi- 
ce nazione in qualche parte interrotta e sciupata . Ma 
ce quando poi la rividdi il 16 giugno 1853 nella dupli- 
ce cernente fausta circostanza della ricorrenza della fe- 
ce sta del Santo , e dell' arrivo di S. A. I. il gran-duca 
ce Leopoldo 11 colla sua novella sposa la gran-duchessa 
ce Maria Antonietta delle due Sicilie, che fu favorita 
c< da placidissimo e limpidissimo cielo, ne rimasi uia- 



uig 



86 

ce ravigliato a segno , che vi passai più di sei ore corni- 
ce nue, parte passeggiando per la città , e parte scor- 
cc rendo l'Arno nella bene addobbala barca della Co- 
cc munita , sempre rapito in estasi deliziosa , come se 
« fossi stato nel centro delle celesti regioni . 

« Ciò premesso , eccomi a farti , come meglio mi sarà 
e< possibile , e col solo sussidio delle reminiscenze delle 
ce accennate epoche, la da te desiderata descrizione. 

ce La divozione degli abitanti per s. Ranieri patrono 
ce e protettore della citta è tale, che anche i più mise- 
e< rabili risparmierebbero in quel giorno il pane , sof- 
ee frendo la fame, anziché lasciar d'accendere una doz- 
cc zina di lumini almeno alla loro finestra . Cosicché 
ce non vi è angolo, o vicolo anche il più remolo, in 
ee cui siavi porta o finestra non ornata da una ghirlanda 
ec di lumi . Le persone agiate poi ed i signori fanno a 
ce gara a chi fa più ricca e più splendida ed elegante il- 
cc luminazione . Il municipio vi concorre con particolar 
ce cura e senza risparmio di spesa. Sui Lung* Amo 
ce specialmente , ove i fabbricati sono di bella e bene 
ce ornata architettura, i lumini fitti fitti, a migliaja, 
*c anzi a milioni segnano le linee, le modanature, i 
ec fregi e gli ornati architettonici : e dove sono i luoghi 
ec più disadorni, si supplisce con finte fabbriche d' ele- 
ec gante stile a portici, colonnati ec, che si erigono ap* 
ce positamente con alti pini , pali e tavole ritagliate e 
ce tinte in bianco, in modo da illudere e far credere che 
<c tutto il corso di Lungarno da ambe le parli sia fron- 
ee teggiato da maestosi fabbricati. Ciò si fa dai proprie- 
« tarj con lodevolissima gara ; e quelli che sono man- 
ce canti di mezzi a ciò fare , vengono dal municipio ge- 
«< nerosamente sussidiati . 

ec I ponti vagamente ornati; td i mui icciuoli nell'ia- 



t 



87 

« terno verso il fiume, vengono essi pure illuminati 
« con interminabili file di fitti lumini disposti a variati 
ce ed eleganti disegni , che riflettendo } in un col resto 
« dell'illuminazione de' fabbricati , i tremoli lor raggi 
ce nell' onde fanno un mirabilissimo effetto . La città 
ce tutta è uno splendore, e produce alla distanza di al- 
ce cune miglia nel cuor della notte 1' effetto di un oriz- 
ce zonte raggiante alla levata del sole : chi vi giungesse 
ce ignaro della Luminara, la crederebbe tutta in fiamme. 

ce È sorprendente la prestezza con cui codesto infini- 
ce to numero di lumini si accende ; Tutti , uomini e 
ce donne , padroni e servi, vecchi e fanciulli, se ne oc- 
cc stipano dalle porte, dalle finestre, dai terrazzini, co* 
ce pali, canne, scale, artifizj di stoppini preparati 4on 
ce materie infiammabili , e poste in comunicazione coi 
« lumini per lunghi tratti ed in ogni verso : cosicché in 
ce meno di mezz'ora dal suono della campana delle 
ce 25 la città è tutta illuminata , nè si ha tempo di 
ce accorgersi del passaggio dal giorno alla notte, che 
ce sembra voglia contendergliene la luce . 

« Io osservai attentamente l'effetto di questa iJJumi- 
te nazione la sera del 16 Giugno 1835 , entrando in 
ce città verso le 24 di ritorno da una gita alle Casci- 
ce ne (46) per la Porta nuova , di dove presentansi ad 

« (46) Chiamasi le Cascine la fattoria posta in mezzo ad 
ce una macchia poco lungi dalla spiaggia del mare, a tre mi- 
« glia circa da Pisa, ove sonvi le mandre delle giovenche sviz- 
cc zere di ragion della Corte , delle quali vi son pur razze ili- 
ce digene , unitamente a quelle de'cammelli e de'daìni. Vi è 
ce pur buon numero di vacche, e vi si fabbrica buon burro e 
« formaggio imitante il lodigiauo per servizio della Corte me- 
cc desima, la quale ha quivi un palazzo per suo diporto, «vV 
<« rasi recata in quel giorno per godere d'una specie dì caccia 



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88 

« u:i tratto sopra vastissima piazza il magnifico Duoma, 
« il Battistero , il Campo-santo , la Torre pendente , 
ce ed i grandiosi fabbricati dell'Ospitale e dell' Arcive- 
cc scovato ed altri , tutti ricchissimamente illuminati . 
ce Estatico mi soffermai alquanto ad ammirare un sì 
ce magnifico ed indescrivibile spettacolo -, e poscia a 
ce passo lento m'inoltrai fra la sempre crescente folla 
ce verso la lunga e spaziosa via di s. Maria , quasi di 
ce fronte alla torre; indi rivoltomi a manca verso la 
ce piazza detta de' Cavalieri, mi si andava quasi per pro- 
cc digio crescendo davanti agli occhi l'abbagliante splen- 
cc dorè. La bella e riera facciata della chiesa di s. Ste- 
cc fano su questa piazza , la colossale marmorea statua 
ce di Cosimo I de' Medici presso una fontana, il colle- 
ce gio de' cavalieri di questo titolo , il palazzo de' tri- 
ec banali, ed altri tutti di bella architettura, erano con 
ce tal ricchezza e buon gusto illuminali, che io non po- 
cc teva saziarmi d' ammirarli . Vollomi finalmente di 
c« nuovo a destra ripresi via per la strada dell' Uni ver- 
ce sità , e sboccai sul Lungarno dal vicolo della Sapien- 
te za , di dove vedesi in prospetto sull'opposta sponda 
ce dell Arno vagamente illuminata una chiesina detta 
ce la Spina di architettura gotica, e di capriccioso dise- 
« gno e gugliette frastagliate con molte stamine, sicché 
«e rassembra il nostro Duomo in piccola miniatura. 

ce Da questo punto tutta in un colpo d' occhio pre- 
ce sentasi l' estensione dei LungArno dai due punti 

« del toro, e delle corse delle indicate bestie in istalo ancor 
« selvaggio riunite in gran numero e spinte di fuga su) lun- 
ic ghissiroo e larghissimo viale di fronte al palazzo slesso. Vi fu 
« pure una specie di palio di dromedarj bardati all' indiana 
ce con valdrappa di scarlatto, e moDtati da caccini e mandria- 
te ni pur vestili in graziosa ed elegantissima foggia indiana.. 



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89 

ce estremi della citta . La illuminazione era già tutta 
« compita. Grande Iddio! Che splendore! Quali parole 
« atte esser ponno a descriverlo ? Se s. Ranieri dalla 
« celeste sua sede ( qualora ne fosse lecita Y espressio- 
cc ne ) fosse sceso in terra a vedere in qual modo la 
ce sua patria riconoscente anche sette secoli dopo la sua 
ce morte onora la sua memoria , ah ! non sarebbesi per 
ce avventura accorto di essere uscito dal Paradiso. 

« Le grandiose fabbriche artificiali di prospetto ai 
ce due punti contermini, quella del ponte al mare in 
ce ispecie , gli obelischi , e le piramidi al ponte di mez- 
ec zo, colle adiacenti piazze, a manca verso la maestosa 
ce loggia delta de' Mercanti e de' Banchi, con archi se- 
cc micircolari sostenuti da pilastri d'ordine dorico di bel- 
ce la forma, e sorreggenti l'altissimo palazzo della carae- 
cc ra delle Comunità, e lì presso il nuovo elegante palazzo 
ce del Pretorio e dell'Accademia di Belle Arti , e quello 
ce della Dogana ; ed a destra verso il principio de* log- 
te giati di Borgo il Casino de' Nobili , e dall' un lato 
ce e dall'altro l'interminabil fila di alti e magnifici fab- 
ce bricati , o reali , od artificiali, lutti sfarzosamente il- 
ce luminati , fin al convento di s. Matteo a levante , ed 
ce al palazzo reale a ponente, son di tal magico effetto, 
ce che è impossibile a descriversi con parole , non che 
ce ad immaginarsi (47) . 

ce Gli eleganti e ricchi equipaggi della Corte , del 
ce suo seguito, di molli priucipi e signori forestieri (che 
ce molti si partono espressamente perfin da Parigi e da 

(4 7) « Ad eccezione dei palazzi Upezzinghi e Toscanelli 
a sul Lungarno a destra, le di cui facciate tutte di marmo 
et di bellissima architettura sono riccamente illuminate a 
<c cera , tutti gli altri fabbricati sono illuminati ad olio , ma 
c< con ispert lestissima profusione » . 



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90 

•e Londra per venire a goder questa festa ), ed il con- 
ce corso di tutte le più agiate persone della Toscana , 
« formano un corso di oltre a mille carrozze , che in 
« buon ordine e con ben regolata fila percorrono in gi- 
« ro il Lungarno, lasciando libero il ponte di mezzo . 
ce Un infinito numero di barche provenienti anche da 
ce Livorno e da Firenze , la maggior parte bene addob- 
« bate con setini , festoni , ghirlande e bandiere, moti* 
« tate da festevoli brigate , che siedono a liete cene fra 
ce suoni e canti, vogano su e giù per l'Arno tutte in 
ce variata foggia illuminate , ed accrescou vivacità alla 
ce festa . 

ce 11 tocco delle il ore dà l'avviso aJle carrozze di 
ce ritirarsi : e la Corte è la prima a darne 1' esempio . 
ce Iq men di mezz' ora non ve n' è più una in giro; ed 
ce il rimaner libero lo spazio che da queste era occu- 
cc pato, non fa sì che si diradi la folla ; perchè scendon 
ce di barca le migliaja di persone che erano in Arno per 
ce godere del pedestre passeggio ; mentre in altre ele- 
cc gan rissime e ricchissime barche , con molte bande 
ce musicali e ben disposti baronetti, siedono a mensa in 
ce mezzo all' universale tripudio tutti i privilegiati e 
ce prediletti figli della fortuna . 

ce Le gondole di Corte, tutte splendenti di fregi d'bro, 
ce di rasi e di velluti, son precedute da due barconi mon- 
te tati a foggia di trionfi , ove siedono le bande civiche 
ce e militari , rimorchiati da due altri barconi coperti in 
« modo che fingono quattro colossali cavalli marini 
et bianchi , i quali sembra che maestosamente percor- 
ce rano il fiume con effetto magico e veramente mira- 
cc bile . Così si prolunga la festa , ed il corso sempre 
ce affollato fino a giorno chiaro ; mentre continuando 
ce sempre lo splendore dell' illuminazione, pare gareg- 



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et giar voglia con quello del sole che pur lo vince , e 
« dimostra che ogni luce artiGciale ceder deve a quella 
« che diffondono sulla terra i raggi del Ministro mag- 
« gior della natura , 

« È mirabile , ed a tutta lode di quel savissimo Go- 
« verno e di quella felicissima popolazione , il perfetto 
« buon ordine conservato in tanta frequenza di popolo 
« ed in mezzo all' universale tripudio . Non vi accade 
« mai il menomo alterco , il più piccolo inconveniente. 
« Tutti sono occupati della comune allegria , tutti con- 
« tribuiscono a renderla più fratellevole ed armonica . 
«< Pare una sola famiglia in festa ; e la Corte non per 
« altro distinguesi che per la ricchezza degli equipaggi. 
« Del resto si confonde nella folla , e prende parte ai 
« divertimenti con tutta confidenza e famigliarità . 

« Per provvida ed ottima misura di Polizia chiuden- 
te si in temporario arresto tutti i così detti monelli , i 
« discoli , i giovani turbolenti e di mala fama , i pre- 
« cenati , tutti quelli in somma che potrebbero recar 
« disturbo e nuocere al buon ordine . Venni però assi- 
« curato che sono ben pochi , perchè la popolazione in 
« generale è buona e bene accostumata : ed è il mag- 
« giore de' disonori ed il più penoso gastigo , quello 
« d' esser riuchiuso nel tempo della Luminara . Cosuc- 
ce che anche la gioventù più male inclinata e mal av- 
« vezza, all'avvicinarsi di questa festa sta guardinga , e 
« procura d' evitare ogni censura , onde non arrischiare 
« d' essere privata del piacere di goderne, ed incorrere 
« una indelebile macchia » . 

Seguendo il cammino a mano destra verso il poute a 
mare , s' incontrerà presso l'arsenale Mediceo la piccola 
chiesa di 



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Demolito l'antico tempio di s. Vito rivolto a ponen- 
te , e formato a tre grandi na\i sullo stile di quello di 
s. Paolo nel lido opposto dell' Arno, fu eretto nel 1787 
sopra una parte del medesimo l' oratorio di cui ora si 
parla ; oratorio che fu molto accetto ni Pisani in me- 
moria del glorioso loro protettore s. Ranieri , che in 
quel sito appunto, e segnatamente nel luogo dell' aitar 
maggiore , lasciò il suo corpo , quando lo spirito volò 
in seno del suo Creatore (48) . 

r 

(48) Lo scopo di render libera in ogni sua parte la bella 
contrada del Lungarno, fu il motivo dell' atterramento di 
quel!' antico edilìzio , che ne rendeva angustissimo il pas- 
saggio . 

Il P. Giuseppe Maria Sanrniniatelli nelle note alla vita di 
s. Ranieri ( Pisa, \7$5,pag. ao) dice, che questo già esisteva 
prima del mille, e che il suo sito era allora fuori della città, 
« come si ricava da uno strumento assai antico , che si con- 
ce serva nell'archivio capitolare con queste parole molto bar- 
te hare , die dimostrano 1* antichità del tempo in cui fu 
« faito = Ecclesia , et Monasterio s. Viti aedi ficaia juxta 
« cu llale Pisa =r . £ dopo avere accennato che qui abita- 
vano monaci benedettini sottoposti all'Ordine di s. Benedetto 
di Gorgona , ripiglia che « L' anno poi 1870 in circa la 
« detta chiesa e monastero furono conceduti alle monache 
a di s. Chiara , già anticamente fatte venire dalla Sardegna, 
<c e che in quel tempo abitavano nel monostero di tutti gli 
« Santi posto fuori della porta della città , vicino a s. Gio- 
« vanni al Gatano . E sebbene le dette monache non così 
«. sabito si trasferissero a s. Vito , ne conservarono però il 
a padronato fino a tanto che nel!' anno 1400 , veggendo sem- 
« pre più incrudelire le guerre , per mettersi in sicuro e 
ce liberarsi dalle molestie , lasciato 1* antico mouastero dì 
ci tutti gli Santi, si ritirarono in questo di s. Vito, ove vis- 
te «ero lino all' anno i55a : quando per sodisfare alla volontà 



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V 



9* 

Vedesi qui una egregia opera a buon fresco , e forse 
la migliore del pisano Giov. Battista Tempesti , rap- 
presentarne la morte del medesimo Santo circondato 
dai monaci di quell'antico convento. Un'altra opera 
dello stessd Tempesti , ma delle sue prime cose , è il 
quadro dell' altare a destra di chi entra , esprimente il 
martirio di s. Orsola . Neil' altare dirimpetto la tavola 
contenente la Madonna , s. Giuseppe e s. Vito , può 
dirsi della scuola d'Andrea del Sarto. 

La distanza e la poca luce impediscono di conoscere 
il merito delle varie pitture che adornano il soffitto . 

Nella sagrestia è un' antica immagine in tavola della 
Madonna col Bambino . 

Quest' oratorio è adesso uffiziato da una compagnia 
laicale detta di s. Ranieri • 

Un individuo della famiglia di detto Santo è ricorda- 
to in iscrizione sul pavimento presso l'aitar maggiore . 

Retrocedendo per la medesima via scorgasi sul canto 
del palazzo detto delie vele una memoria in marmo , 
che accenna essere stata levata dal luogo stesso e tra- 
sportata nel 1810 al Campo-santo una iscrizione del 
medio evo di sommo pregio , per essere allusiva ad 

« del gran-duca Cosimo I, che aveva risoluto fabbricare un 
ce nuovo arsenale, queste religiose abbandonato il monastero 
ce di s. Vito , una gran parte del quale , a riserva della chie- 
ce sa , fu incorporato nel nuovo arsenale , si ridussero a s. 
ce Lorenzo alla Rivolta , chiesa fatta già fabbricare l' anno 
«c 1037 da monaci camaldolensi . Ed in questa ancora al 
<c giorno d'oggi abitano le suddette religiose di s. Chiara, 
ce con esemplare osservanza delia loro regola e sante costi- 
cc tuzioni » . 

Il detto monastero di s. Lorenzo or più non esiste, essen- 
do stato demolito, come si noterà trattando della piazza di 
5. Caterina . 



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»4 

mi impresa della repubblica pisana contro i Genovesi , 
ed insieme un documento della primitiva lingua volga- 
re , come si notò già nella Sezione 1 , pag. 239, let. S.* 
Trapassato poi il palazzo dei Sovrani di Toscana, e 
)' altro degli Upezzinglii , già menzionati nella descri- 
zione generale del Lungarno, troveremo la piccola chiesa 
di s. Salvatore in porta d'oro, volgarmente detta 

LA MADONNA DEI GALLETTI . 

Devesi rammentare questa chiesuola , per essere edi- 
ficata nel luogo , ove uei tempi repubblicani esisteva la 
porta aurea , per la quale facevano il trionfale ingres- 
so le armate pisane , dopo ottenuta qualche vittoria so- 
pra i loro nemici, come abbiamo accennato nella Parte 
storica ( pag. 24, 25 ), e come attcsta l'antica iscrizione 
posta nella facciata sopra la porta (49). 

... 

(49) Riferisce questa alla lauto memorabile impresa delle 
isole Baleari , ed all'ingresso trionfale delle reduci truppe 
per la porta aurea . Da questa portavansi al palazzo della 
Repubblica sulla piazza del Foro , ora dei Cavalieri . Eccone 
la* traduzione dal latino .* Dai valorosi cittadini questa porta 
prese il nome di aure* , così volendosi nobilitare con distin- 
zione d' onore , Questa città riputeresti V ornamento prin- 
cipale deW impero , la qual suole abbattere i peri capi dei 
malvagi . Della maggior Baleare molto imperversava il fu- 
rore i questa provò , non meno che la vinta Ebusa , quanto 
essa fosse potente . Neil' anno 1 1 15 dalla concettine di Ma- 
ria Vergine il popolo pisano vincitore sottomise V una e 
V altra , e la doppia strage ne fa loro fede . Amate la giu- 
stizia , o voi , che governate la terra . 

Poco di qui discosto , e segnatamente nel muro esterno 
della casa dove oggi trovasi la trattoria detta del Nettuno , 
vedesi altro marmo , i di cui versi stanno a indicare che io 
quel punto era una statua gigantesca erettavi dal popolo pi- 
sano . L'autore dell' epigrafe ha timorato che qui parli la 



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9j 

Era essa un tempo di padronato della nobil famiglia 
13 uzzacch eri ni Sigismondi , dalla quale poi fu concessa 
nel 1587 sdì. pis. alla Congregazione de' fabbri e ma- 
gnani , come accenna Y iscrizione posta nella cappellina 
a destra in faccia alla porta . Nel 1640 prese la deno- 
minazione di Madonna de' Galletti y perchè vi fu tra- 
sferita una immagine ritrovala sotto di una scala mentre 
alterravasi il palazzo di quella famiglia per ingrandirne 
la piazza del ponte di mezzo . La chiesa fu poi dalla 
stessa confraternita rinnovata nel 1721 in forma di cro- 
ce greca , e di bei marmi vagamente arricchita , nell'e- 
rigendi l'altare dedicato al ss. Salvatore , al protettore 
s. Eligio , ed al patrono di Pisa s. Ranieri , sccondochè 
si dichiara nella iscrizione dicontro . 

La detta immagine collocata entro l'ornato dell'aitar 
maggiore è a buon fresco , e da alcuni si attribuisce a 
Taddeo Bartoli senese . Nel soffitto , ricco d' intagli 
messi a oro, sonovi pitture di non ordinar} pennelli , e 
fra queste una del fiorentino Jacopo Figliali , esprì- 
mente Gesù in croce con varj angioletti , la Madonna 
e s. Giovanni . Al Gabbr ietti pisano viene attribuita 
una delle due angeliche figure , che occupano gli angoli 
dell' arcata maggiore • 

statua , detta il Gigante, nei termini che riportansi tradotti : 
Quest } opera fu fatta nel n*-*4 dopo il parto della Ver- 
gine . E già correvano cinque anni che Genova guerreggia- 
va contnù i valorosi Pisani capitanati dall' Arcivescovo, (pian- 
do il Console di Pisa di chiara memoria per nome Rodol- 
fo , specchio di probità , col consenso di tutto il popolo e 
concorrendo gran moltitudine , volle eh 1 io fossi innalzato 
presso V ampio Arno . 

La testa colossale di questa statua trovasi oggi nel Campo- 
santo urbano segnata di K.° ioa , e precisamente sotto la 
pittura di Benozzo rappresentante Giuseppe riconosciuto dai 
fratelli . 



96 

La memoria in marmo , a destra di chi entra , di' 
chiara , che al tempo del gran-duca e imperatore Fran- 
cesco e dell'arcivescovo pisano de' conti Guidi furono 
demolite nel 1753 le due chiese urbane di s. Martino 
•a pietra vecchia e di s. Margherita , e concentrate le 
parrocchie rispettive in questa di s. Maria ; che rima- 
sto il giuspatronato dei Cavalieri dell' Ordine di s. Ste- 
fano sulla prima, e quello dell'Arcivescovo di Pisa sul- 
l' altra, sono d'accordo convenuti di nominare alter- 
nativamente il priore della chiesa in discorso, stipu- 
landone il presente atto solenne . 

Qui presso nello stabile sopra indicato de' sigg. Ago- 
slini , trovansi 

^ * • 

Num. 3 1 — LE STANZE CIVICHE . 

Servono queste ai trattenimenti di una società di 
persone nobili e cittadine , dalle quali si mantengono 
decorosamente a tutte loro spese , veneudovi anche 
ammessi i forestieri . Si eressero colla sovrana appro- 
vazione nel 1819. 

Non molto lungi sulla piazza del Ponte è situato 

Num. 3o — il casino de' nobili . 

Fu eretto al tempo che il conte Emanuele di Riche* 
court dirigeva in Toscana il governo per l' imperatore 
Francesco I . Serve di adunanza e di trattenimento al 
ceto dei nobili pisani , i quali tutti indistintamente de- 
vono corrispondere un' annua tassa pel suo manteni- 
mento . Quivi non sono ammesse che persone nobili o 
per nascita , o per privilegio . Grandiosa e ben decorata 
è la sala della danza • 

Seguitando la via del Borgo , che divide i due primi 
Terzieri della città, ad una voltata a sinistra per la 
via del Monte s' incontra 



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97 

N'unì. 29 — *' Anemio dell' opera m »»o«o . 

La fabbrica che formava una volta la chiesa parroc- 
chiale di s. Felice, e più anticamente un tempio con- 
sacrato ai Numi de' Gentili, contiene il detto archivio. 
L' accesso al medesimo è dalla piazza Padella . 

Due grandi marmorei capitelli di romàno scarpello 
veggotisi su colonne di granito orientale inerenti al mu- 
ro esterno , e per più di due terzi interrate ; lo che in- 
dica un notevole rialzamento del suolo nel centro della 
città. Uno presenta il simulacro di Giove, simboleggiato 
dal folgore e dall'aquila, con trofei all' intorno; l'altro 
raffigura Arpocrate , in atto d'intimare col dito alla 
bocca il silenzio . Nelle parti laterali sono altre deità , 
come Diana col turcasso , Pallàde con l'egida, Iside col 
sistro ec. 

Dirimpetto all' anzidetto archivio trovasi 

Num. 28 LA PIA CASA DI MISERICORDIA . 

Per questo stabili mento vedi la Parte slorica, pag.26. 
Qui soltanto aggiungeremo , che per le vicende dei tem- 
pi dovè passare il governo del medesima dagli antichi 
amministratori al Comune della città ; che ciò fu con- 
fermato nella capitolazione del 1509 fatta fra i Pisani 
e i Fiorentini 5 e che nel 1514 il pontefice Leone X , 
informato della cospicua fondazione di questa casa , del 
testamento del magnanimo conte Fazio della Gherar- 
desca , e di altre pie largizioni , gradì riordinarlo sulla 
primitiva forma. Al presente una Deputazione di dodici 
individui scelti dal Governo scrupolosamente 1' ammi- 
nistra . 

L' archivio è corredato di un buon numero di per- 
gamene , che iucominciauo dal secolo XII. 

P. III. 5 



98 

Quivi annesso è 

Num. 27 — II. MONTE DI PIETÀ . 

' » 

Dicesi fondato nel 1454. Vi si fanno pegni tanto di 
oggetti preziosi, quanto di roba da rigaftiere, da redì- 
mersi entro lo spazio di un anno, e contro il pagamen- 
to di un soldo per ogni lira di sovvenzione . Tale insti- 
luto ù sotto )a vigilanza e tutela dell' I. R. Governo . 

Di qui passando nella già detta via del Borgo , e pro- 
seguendo il cammino fino alla via sani' Anna , cade in 
acconcio di accennare il palazzo della nobile famiglia 
Scorzi per una iscrizione che leggesi scolpita in marmo 
nella facciata del medesimo , la quale ricorda un avve- 
nimento rimarchevole esposto dall' Anguillesi nelle già 
citate sue Notizie ec. ( pag* 174 e seg. ) , come nella 
nota qui sottoposta (50). 

<\ 

(5o) Erano insorte alcune vertenze « tra il pontefice Ales- 
« Sandro VII di casa Chigi , e Luigi XIV re di Francia , 
<c motivate specialmente dalla protezione che da questo rao- 
« narca erasi accordata alle case d' Esle e Farnese , le quali 
« trovaransi allora in aperta rottura colla Santa Sede . Corn- 
ee parve in questo frattempo in Roma il duca di Crequi in qua- 
le lità di ambasciatore del re cristianissimo, speditovi all'effetto 
« di ristabilire la buona armonia fra le due Corti ; ma una 
« rissa fatalmente accesasi tra i domestici dell'ambasciatore 
« e la guardia còrsa del papa , fece sì che ammutinatosi tutto 
« il corpo di questa milizia , si portò armato a tamburo bat- 
te tenie alla casa del ministro francese , facendo fuoco contro 
<c di essa e contro la persona stessa di lui , mentre fattosi 
ce alla finestra cercava di sedare il tumulto . Non contenti di 
ce ciò , usarono i Còrsi una simile violenza il giorno dopo 
ce alla carrozza dell' ambasciatore , a cui uccisero un paggio, 
ce Sospettando egli, che i parenti del papa avessero promosso, 
ce o almeno approvaeser tacitamente P eccesso , £1 risolse di 
ce partirsi da ftoma , come fece, e si ritirò nel territorio to- 



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99 

Arrivati all' imboccatura della via sant' Anna, volge- 
remo a sinistra per andare alla vicina chiesa di 

« scano ai confitti di quello Stato. Che Luigi XXV , allora 
<t riti fiore della gioventù e nell'auge della potenza, mostras- 
te se il più gran risentimento di un simile oltraggio , non è 
« certamente da recar maraviglia . Tuttavolla , irritato co- 
« in* egli era anche per l'impunità dei colpevoli, non ricusò 
ce di accettar la mediazione del gran-duca Ferdinando , il 
« quale erasi interposto con tutto l' impegno onde intavolare 
« un accomodamento % Ma lo sdegno del re pareva implaca- 
cc bile, ove per parte del papa non si fossero accettate con- 
te dizioni assai dure ed umilianti $ al che mostravasi il pon- 
ce tefice ostinatamente restìo . Quindi rappresagli* , minacce, 
*c armamenti per una parte e per l'altra . Due anni consu- 
ee mali furono invano in continue trattative sopra una con- 
ce tentazione sommamente delicata e pericolosa nelle sue con- 
ce seguenze ,che minacciava l' Italia tutta d'una guerra san- 
et guiuosa e micidiale . Finalmente il dì 28 gennajo dell'an- 
te no 1664 fu aperto un congresso tra i ministri plenipoten- 
ee ziarj delle Corti interessate nel palazzo granducale di Pisa, 
te sotto la presidenza di Ferdinando, eletto d* unanime con- 
ce senso dal papa e dal re cristianissimo in mediatore del 
te trattalo ; il quale dopo molte difficoltà e contrasti venne 
te finalmente concluso e firmato il dì ia febhrajo di quel- 
re V anno medesimo . Conteneva esso alcuni articoli riguar- 
cc danti i duchi di Parma e di Modena; ma l'articolo il pih 
et importante era quello che concerneva la soddisfazione re- 
te clamata dal re di Francia per I' ingiuria sofferta nella per- 
te sona del suo ambasciatore , laonde fu stipulato doversi 
te inalzare in Roma una piramide sopra di cui fosse scolpila 
« un'iscrizione ignominiosa per la milizia còrsa , dichiaran- 
ee do tutta quella nazione incapace per sempre a servire la 
ce Santa Sede » . 

Fin qui 1' Ànguillesi . Al che aggiungeremo, che nell' in- 
dicato palazzo Scorzi ebbe ospizio il sig. di Burlemont ple- 
nipotenziario di s. m. cristianissima , al quale allude 1* iscri- 
zione citata nel testo , e che è del seguente tenore : 



100 

JYum. 9 — PIETRO A ZSCBIA ,, O SANTA APOLLONIA . 

Fa edificata e dotata questa chiesa dalla nobile ed 
estinta famiglia Galletti , la quale traeva la sua origine 
dall* isola d' Ischia vicino a Napoli ; e dal luogo da cui 
provenne chiamò questa chiesa 5. Pietro ad Ischia , 
coinè apparisce dall'iscrizione sepolcrale di Andreotto 
Galletti posta nel pavimento , che è Punico monumento 
antico della predetta chiesa , adesso tu t t'affa ito rimoder- 
nata : Hic jacet Andìeottus G allei tus de Ischia pa- 
tronus istius Ecclesiae unà cum Consortibus suis . 
Die 6 Aprilis ari n o Domini 1349. 

Una moderna iscrizione, pósta internamente sopra la 
porta d' ingresso da Antonia Galletti Franceschi e da 
Maria Maddalena Galletti Curini , ci avverte della edi- 
ficazione di detta chiesa nel 1148 sui fondamenti di al- 
tra più piccola già costruita sei secoli avanti; come an- 
che ci avvisa della restaurazione ed ampliazione esegui- 
to nel 1277 per la pietà di Francesco Galletti e di 
Alessandra Brunacci sua consorte . 

Venne poi nell' attuai maniera rimodernata col dise- 
gno del pisano Mattia Tarocchi , del quale è ancora 
la pittura architettonica del maggiore altare. 

Deo Pacis sacrum 
Hisce in aedibus focus praebitus Ludovico Burlemontio 
Ludovici XIV regìs Christianissimi legato ad instaurandam 
concordiam inter eurttdem regem , et Alexand. FU ponti/, 
max. bonae fidei ornine , cum supra januam demus jam dia 
scriptum extaret : 

Sìt Pacs . ( sic ) 
Antonius Scorzius insulae dominus laeli successus moni- 
mentum posuit A. D. MDCLXIF Ferdinando II, M. D. 
Hetr. regnante, pulii ceque illud tranquilli tati s opus Studi is 
curisene adjuvante . 



101 

La bella figura a fresco del s. Eietro , ed i graziosi 
putti che gli sono attorno, si devono al ben noto Giov. 
Battista Tempesti . Delle pitture che si vedono agli 
altari minori, come di quelle sulle pareti, crediamo che 
non valga la pena il parlarne . 

Poco lungi in fondo alla strada scorgesi la chiesa di 

Nurn. io — s. Giuseppe . v 

Le fondatrici della chiesa or citata , e del monastero 
eh' erale annesso , furono le monache Agostiniane nel 
secolo XVI $ benché è da riferirsi, che in progresso la 
chiesa venne quasiché rifatta dai fondamenti, ed ornata 
come al presente si vede, per opera dei fratelli Meldnu 
Soppresso quel monastero ai tempi del gran-dura Leo- 
poldo I , la venerabile arciconfraternita del ss. Salvato- 
re, delta il Crocione , istituita fino dall' anno 1300 in 
un piccolo oratorio presso alla chiesa di s. Caterina dal 
beato Giordano da Rivalto domenicano , fu trasferita in 
questo tempio nel 1791, come spiegano le due iscrizio- 
ni apposte nella facciata a destra* 

Tacendo delle moderne pitture sul muro , come im- 
meritevoli di considerazione, faremo soltanto parola del 
quadro che vedesi all'aitar maggiore, rappresentante la 
sacra Famiglia, dipinto con molto amore e diligenza da 
Ranieri Paci pisano, che passò da questa all'altra vita 
nel più bel Core degli anni suoi . 

Nell'epitaffio che vedesi sul pavimento fra le due pi- 
le dell'acqua santa, si volle onorare la benemerenza 
d'un celebre nostro concittadino qui sepolto, il cano- 
nico e vicario generale Paolo Tronci , eruditissimo io 
ogni genere di letteratura , e che tanto illustrò co' suoi 
dotti scritti la storia patria. 

A poca distanza , dietro al palazzo arcivescovile , 
avvi la chiesa di 



i 



102 




Ci porta a parlare di questa pìccola chiesa- il bel 
quadro dell'aitar maggiore, non tanto per la grandiosità 
del disegno, che pel gusto nelle ombre e per la grazia 
nei putti. È attribuito alla scuola dei Vanni di Siena , 
e forse è dello stesso Raffaele figlio del rinomato cav. 
Francesco . Rappresenta la Vergine in gloria col bam- 
bino Gesù corteggiata da varj santi , fra i quali distin- 
guesi il Santo titolare . v 

' La sua fondazione è dovuta all'antichissima famiglia 
pisana de' Lanfranchi nel 1150. Appartenne in seguito 
al già soppresso convento delle monache Convertite , 
allorché fu eretto e dotato nel 1610 dalla gran-duchessa 
Cristina di Lorena moglie di Ferdinando I de' Medici. 

Compiuta là descrizione del primo Terziere della 
citta , passeremo al secondo, incominciando dalla chic* 
sa da cui prende la denominazione. 

TERZIERE DI S. FRANCESCO 

r-" 

Num. 5i — m. Francesco. 

Narra il Tronci all'anno 1211, sull' autorità del 
Wadingo , che la fondazione di questa chiesa e dell'an- 
nesso convento si debba attribuire al B. Agnello degli 
Agnelli ed al B. Alberto, ambedue pisani e discepoli 
del serafico si Francesco $ aggiungendo , che ciò ebbe 
luogo prima della loro partenza per la Francia e per 
V Inghilterra , ove portaronsi ad erigere i primi con- 
venti dell'Ordine francescano. In principio però la chie- 
sa era assai piccola , perchè compresa nel lato trasversa- 
le di quella che vedesi al presente , e che dicesi co- 



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103 

strutta sul cadere del secolo X HI per opera di artefici 
pisani . La sola facciata di stile gotico , rimasta imper- 
fetta , venne del tutto riformata nel 1603, come indica 
l'iscrizione nel fregio della cornice cosi concepita: Fer- 
dinand™ Magnus Dux Etr. Ili on. sai MDCHI. 

L' interno di questo tempio , ad una sola grandiosa 
navata , è per lunghezza braccia 156 ^ e per larghezza 
braccia 30 e mezzo • Due svelti pilastri ottangolari iso- 
lati e composti di marmi bianchi e turchini con archi 
di sesto acuto aprono maestosamente l'ingresso alle due 
braccia laterali. Un arco massimo, con vertice pari- 
ménte acuto , vedesi sul punto della diramazione della 
crociera , il quale rendesì osservabile per la sua corda 
di braccia trenta . Altri archi del medesimo sesto si 
staccano dai muri delle sei cappelle fiancheggiami la 
tribuna maggiore . 

Alla destra del tempio entrando , il primo altare che 
si presenta, contiene un' opera d' Jacopo da Empoli 
esprimente in buon disegno il battesimo di G. C. sulle 
rive del Giordano • 

Il quadro del secondo altare , rappresentante la risur- 
rezione del Signore , viene dalla mano di Giov. Batti- 
sta Poggi genovese. Sebbene in parte deturpalo da un 
cattivo restauratore , esso è commendabile non tanto 
pel disegno , che per la viva espressione del Redentore, 
il quale veramente sen vola svelto e leggiero, e pei dif- 
ficili scorti degli atterriti custodi . 

La tela del terzo altare mostra il Redentore, che con- 
segna le chiavi a s. Pietro alla presenza degli altri Apo- 
stoli . È opera, se non pienamente felice, di qualche 
merito al certo , di Domenico Passionano • 

La tela che ne succede affissa al muro , ci offre una 
buona copia del quadro dell'altra volta citato Gambara, 



104 % 

esistente un tempo nella chiesa dei Cavalieri di questa 
città , ed ora nella I. R. Galleria di Firenze. Ci rap* 
presenta il Redentore , quando dai Discepoli e dalle 
Marie vien portato al sepolcro . Fu eseguita in dimen- 
sione più piccola dell'originale dal Sordo Pisano, detto 
ancora Mone da Pisa. 

Al quarto altare vedesi effigiato s. Francesco in atto 
di ricevere le stimmate t opera del celebre disegnatore 
Santi di Tito Ti ti di Borgo san Sepolcro . Anche 
questo quadro andò soggetto al guasto di un cattivo ri- 
pulitore . 

Dopo quest'altare àwi un ingresso, che mette ad una 
cappella modernamente restaurata e dedicata a santa 
Filomena (SI) . 

Ne sussiegue al quinto altare una tela di Alessandro 
Casolani senese, rappresentante un miracolo di s. Gio- 
vanni Evangelista colla morte istantanea degP individui 
che gli offrirono il calice avvelenato . Bella espressione 
nelle teste , di fronte a qualche sproporzione uelle altre 
parti . 

Nella contigua cappella del Sacramento sono moder- 
ni abbellimenti , ed un quadro all' altare raffigurante le 
Marie alla Croce . 

Volgendo nella crociata incontrano alla muraglia 

(5i) AH' altare di questa cappella dovrà essere fra poco 
situato un quadro del rinomatissimo giovine Sabatelli eoo 
l'atti relativi a detta Santa. 

Ivi trovasi un monumento sepolcrale della buona scuola 
pisana , ove sono scolpite tre mezze figure in basso rilievo, 
esprimenti il Redentore fra M. Vergine e S. Giovanni, e dai 
lati due putti sorreggenti V arme gentilizia del defunto ^Pie- 
tro Maggiutini de' Conti pisauo, come accenna V iscrizione* 
morto nel mi v 



i. 1 



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105 

due sepolcri , uno "dei quali conserva la memoria del 
doti or Vincenzo Petroni salernitano, uomo di sommo 
merito , professore ordinario di medicina nella pisana 
Università , morto nel 1655 ; l'altro indica appartenere 
alla nobil famiglia Lanf ranchi di Pisa . Sotto quest'ul- 
timo sepolcro giace in piana terra Giovanni Interini' 
ut ili, figlio del famoso Castruccio signore di Lucca, col- 
l' effigie del giovine in bassorilievo , morto il di 11 
Maggio del 1343, come dichiara la funeraria iscrizione. 

Seguitando il giro , la prima cappella sull'angolo del 
lato trasversale della chiesa nulla presenta d' interes- 
sante . 

La seconda cappella , dedicata a sant'Antonio da Pa- 
dova , appartenne all' antica famiglia de' Gherardeschi , 
già signori di Pisa . E ivi la tigni a del Santo dipinta da 
Ventura Salimbeni , con piccole storie all' intorno 
aggiuntevi da Stefano Marus celli . 

La terza cappella presso il coro nulla ha d'interes- 
sante, giacché fu tolta dall' altare e trasferita in uno dei 
corridori del convento una tavola del ricordato Dome- 
nico Passi gnano esprimente i ss. Padri all'albero fatale. 

Le pareti e la volta della tribuna dell'aitar maggiore 
furono tutte colorite nel 1342 per mano di Taddeo 
Gaddi,eà a spese dell'illustre famiglia pisana de' Gam- 
bacorti . Sono ora sgraziatamente perite, tranne quelle 
della volta , rappresentanti in varie figure i primi fon- 
datoli degli ordini religiosi . Anche la grande invetria- 
ta, stata eseguita a spese degli stessi Gambacorti, e tutta 
bellamente storiata a varj colori, può dirsi quasi affatto 
perduta , rimanendone soltanto una piccola porzione 
sulla cima • 

Una lapide a sinistra della detta grande invetriata ri- 
corda Pietro Calefato illustre giureconsulto , che so- 

5* i 



106 

stenne cospicui carichi e missioni a Lucca e Siena , in- 
segnò il diritto civile nel pisano Ateneo come professore 
ordinario per anni trentasette, e poi come, professori 
primario per altri trenta , morto nell' età d' anni 85 
nel 1584. 

La seguente cappella presentasi adornata di bei mar- 
mi , e di tre quadri di valenti autori. Quello dell'altare 
fu dipinto da Ottavio Pennini fiorentino , e rappre- 
senta il transito di s. Francesco. Nello sfondo di questa 
tela conservasi un'antica immagine del medesimo Santo, 
da alcuni attribuita a Cimabue , da altri a Giunta Pi- 
sano : rendesene ora difficile il riscontro, perchè situata 
in alto, ed in luogo alquanto oscuro. Il quadro a destra 
dell' osservatore proviene dai pennelli del cav. Cor- 
radi fiorentino , ed offre il serafico Padre nel deserto ; 
e l'altro a sinistra, esprimente s. Francesco innanzi alla 
Madonna che gli porge il bambino Gesù , è di mano di 
Matteo Rosselli pur fiorentino . r 

Lasciate le due seguenti cappelle , osserveremo pri- 
mieramente nel lato opposto della crociera il campani- 
le costruito in forma quadra sull'angolo retto di due 
pareti, dimodoché dal piano al soffitto del tempio, ove 
volta l'arco che le congiunge , esso si regge sopra due 
soli lati: secondariamente noteremo il quadro d'altare, 
Tappresentante la discesa dello Spirito Santo sugli Apo- 
stoli congregati, lavoro non troppo felice del fiorentino 
Giuseppe Colli gnon . 

Riprendendo poi il giro per la grande navata, il pri- 
mo altare che si presenta contiene un' opera stimabile 
del cav. Francesco Vanni di Siena , rappresentante s. 
Francesca genuflesso innanzi alla Madonna nell'ano di 
ricevere, da Lei le indulgenze d' Assisi . È qui da con- 
siderarsi la bella e facile maniera, e le due figure d'An- 
geli che spirano tulle le grazie del Correggio . 



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107 

Il quadro del seguente altare presenta la Nascita del- 
la gran Madre di Dio. Fu mediocremente eseguilo nel 
1624 da JYiccolajo Aliot de Lìgny Ambaroy per 
commissione di F. Adriano Alliata pisano . 

Chi conosce il bizzarro libro intitolato Conformità* 
tum etc.y in cui si mette a paragone con Cristo s. Fran- 
cesco , pretendendo che questi sia per nulla inferiore al 
primo , sappia che il suo autore fra Bartolommeo mi- 
norità, di cui parla il Wadingo negli annali dell'Ordine 
francescano, e che mori nel 1401 , fu sepolto in questa 
chiesa presso 1* indicato altare degli Alliata , come ap- 
pare dalla scolpitavi iscrizione . 

Nel terzo altare il quadro dell' Assunzione della 
Vergine dicesì di mano del Sali m beni . 

La successiva tela, esprimente sant'Antonio abate a'pie- 
di del Crocifisso, fu lavorata nel 1510 dal fiamingo pit- 
tore Francesco da Castello . La figura del Santo è di 
forma piuttosto gigantesca , ma eseguita con molto fi- 
nimento . 

Siamo ora all' ultima ed alla più pregiata fra le pit- 
ture che adornano gli altari del tempio . È questa la 
nascita del Redentore eseguita da Lodovico Cardi da 
Cigoli, il più bravo imitatore dello stile del gran Cor- 
reggio . Infatti sono qui da commendarsi le belle e va- 
riate forme delle teste , e segnatamente quelle della 
Madonna e del san Giuseppe , la giudiziosa prospettiva, 
il dotto disegno , e V effetto del chiaroscuro* 

Presso la porta d' ingresso avvi* una Madonna in ta- 
vola dentro un tabernacolo , antica pittura di Barnaba 
da Modena , che vi lasciò scritto il suo nome . 

Per compiere ora il nostro ragionamento in tomo a 
questo luogo , dovremo avvertire che nel 1786 dimessi 
i frati francescani vi si sostituirono gli agostiniani, i 



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» 



108 

quali vi si mantennero fino alla soppressione del, con- 
vento accaduta nel 1810: che servi allora la chiesa a 
diversi usi , come di spedale civile e militare , di ac- 
quartieramento di truppe ec, ed anche per comodo 
delle coscrizioni avvenute sotto il governo francese : e 
che finalmente nella nuova riorganizzazione di alcuni 
conventi , i francescani vi fecero ritorno \ lo che ebbe 
luogo nel 1817 , dopo il ristauro di tutto il locale ef- 
fettuato mercè le premure del P. maestro Giuseppe 
Martellali r attuale guardiano di detto convento (52). 

(5a) Dobbiamo qui commendare il bel pensiero del aig. 
Giovacchino Rossini , deputato al nuovo riattamento ec, di 
far cioè dissotterrare le antiche lapidi sepolcrali del primo 
claustro , state coperte fino dal 1790 nel rialzamento del 
piano, e di disporle sol pavimento in gran parte guasto del- 
la chiesa, conciliando così l'economia col vantaggio di ri- 
porre in luce de' monumenti interessanti 1* antiquaria . 

Senza ripetere ciò che per noi si disse nell' antecedente 
volume (pag. 147 , i4 8 ) circa i depositi funerari i dei conti 
di Donoratico della Gherardesca , noteremo che nelle ac- 
cennate lapidi ricordavansi i nomi di parecchie ragguarde- 
voli famiglie pisane, che nel detto chiostro ebbero sepolto- 
ra, delle quali il eh. da Morrona ( Pisa III., voi HI) ri- 
portò i titoli desunti da ms. d'un religioso del convento % che 
molto opportunamente ne avea preso memoria ; e fra cui di- 
stinguevansi gli Appiani , i Visconti , i Vernagalli , i Cale- 
fati , i Gualandi , gli Agnello , i Tigrini , i Sismondi , f 
Buonconli , i Moriconi , i Gambacorti , gli Upezzinghi , i 
Gismondi , i Lante , i Lanfranchi , i Griffi , i Buzzaccarint, 
i da Capraja ec», oltre varj altri stranieri celebri per nasci- 
ta , per sapere , o per fatti militari e civili* Ma non trala- 
sceremo di ravvivar la menzione d' un illustre nostro con- 
cittadino e professore nel patrio Ateneo , vogliano dire l'au- 
tore del celebre e luttora inedito Comento alia Divina Com- 
media Francesco da Buti , morto nel i4o6 a* 35 dì Luglio, 
quivi sepolto e rammentato in un marmo dell' imbasamenlo 



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f 



109 

Ci faremo per ultimo a indicare , che nel chiostro 
contiguo alia chiesa trovasi una cappella intitolata : Ca- 
pitolo di s. Bonaventura (53); nella quale si mo- 
strauo tuttora alcune pitture a fresco eseguite nel 1391 
da Niccolò Petri fiorentino , discepolo di Giotto , 
il di cui nome leggesi nella mensola della trave presso 
la parete a destra di chi entra . Tali pitture furono nel 
suo vero carattere intagliate nel 1820 e pubblicate io 
XIV tavole dal prof. Giov. Paolo Lasinio sui disegni 
dell' abilissimo artista Giuseppe Rossi . La descrizione 
che qui sotto riportiamo in nota , è quella che vi si 
trova annessa (54) . 

che sostiene le colonne : = S. Magistri Francisci docforis 
grammo t ice , olim Bar toli , de Buti , fitiorum heredumq. 
suor. =( Fabi ani, Hist» Acad.Pis. voi. I , p. I, cop. Vi , 
pag. 56 ) . 

(53) Spetta ora Li detta Cappella ai componenti la vene* 
rabile arciconfraternita della Misericordia di Pisa , i quali 
da poco tempo ottennero il privilegio d'aver sepoltura nel 
secondo chiostro . 

In essa riscontrasi l'antico altare di noce tutto intugliato 
dal Riminaldi , di cui parlammo nell'antecedente volume , 
a pag. 6a. 

(54) « I. La Discesa dello Spirito §anto . Frammento , 
« che si crederebbe di Giotto medesimo . 

« li. V Assunzione della B. Vergine . Ragionevolmente 
« panneggiate sono le figure degli Apostoli ; ma infelice h 
« V insieme . 

w III. La Resurrezione di G. Cristo. Risalta specialmente 
« nelT espressione degli affetti . 

« IV. Gesù morto ol Sepolcro . Ben inteso è il gruppo 
te delle Marie con s. Giovanni ; nobile il Nicodemo . 

ce V. Gesù in Croce. Lodevoli per i tempi del Pittore 
« sono gli Angeli : e di buona forma i demoni intorno al- 
ce 1' anima dei cattivo ladrone • 

« yì. Gesù che porta la Croce . Rammenta il Salvatore 



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ito 

Procedendo per la via di s. Francesco, circa alla me- 
tà trovasi altra piccola strada , che porta alla chiesa di 

Num. 55 — s. paolo ail' orto . 

Si attribuisce la fondazione di questa chiesa all'anno 
iiiO, avvertendo che fu cosi appellata come rara de- 
nominazione in quei giorni in cui la citta era tutta tor- 
ri e piena di casamenti , e fors' anco per distinguerla 
dall'altra chiesa già esistente di s. Paolo ti Ripa d' Arno, 

Primieramente fu abazia di canonici regolari , poi 
divenne prioria , e quindi servì di ritiro alle religiose 
domenicane dal 1481 al 1810 , tempo della loro sop- 
pressione . lu quel tratto però f edilizio soffrì molta 

« del Menimi nel Cappellone degli Spagnuoli (in Firenze ) ; 
« e belle sono le Marie . 

» VII Gesù alla Colonna . Non è molto felice la figura 
« del Cristo : ma molta espressione e verità si scorge dal- 
« V atto de* manigoldi . 

ce .Vili. Cristo nelV Orto . Le due figure del Cristo e 
« dell* Apostolo traditore son ragionevolmente panneggiate, 
ce Gli Apostoli che dormono, sono semplici e naturali. L* ili- 
ce sieme ricorda assai lo stile di Giotto . 

ce IX- Deposizione di G. C. Gran verità e semplicità am- 
ie mirasi in questa ^omposizione . Le teste sono le migliori 
« di questo artefice, e si potrebbero credere di Giotto me- 
te desitno . I panni sono presi dai vero , e piegati con quat- 
te che arte . 

ce "X. Cenacolo . Inferiore in bellezza all' antecedente : 
ce mostra però questa istoria un'espressione maggiore nel- 
« P aria delle teste , e quella specialmente del Giuda . 

<c XI. Tradimento di Giuda, ha mossa del Fariseo, che con- 
ce segna a Giuda il danaro , è vera e naturale ; e le teste so- 
ee no ugualmente che le altre di sopra di belle forme • 

ce XII. Frammenti di s. Giov. Battista è s. Lorenzo . 

ce XIII , e XIV. Mezze feure poste nel fregio , di papi ^ 
ce cardinali , e principi 3 che vestirono l'abito serafico ». 



Ili 

Alterazione, perchè diminuito per oltre 50 braccia, 
onde Farlo servire internamente all'ufficiatura delle mo- 
nache . Finalmente , nel 1819, fu concesso alta con- 
fraternita laicale detta di s. Barnaba , la quale vi eser- 
cita tuttora le sue pratiche religiose . 

D' antica scuola pisana è il dipinto della Croce del- 
l'aitar maggiore . * * 

Riprendendo la via di s. Francesco, perverremo alla 
vicina chiesa di 

Num. 5 a — sarta cecilia. 

Fu essa fondata dai monaci camaldolesi di s. Michele 
in Borgo nel 1103, come resulta dai relativi documenti 
esistenti nello scrittojo della pia Casa di Carità , e dalla 
struttura esterna della chiesa corrispondente a quel- 
l'epoca . 

E qui da ammirarsi una sola opera di pittura , una 
delle più belle del cav. Peritura Salimbeni . È collo- 
cata all' aitar maggiore , e rappresenta il martirio di s. 
Cecilia , che vedesi artificiosamente aggruppata colla fe- 
de! sua compagna in naturale abbandono , 

In questa chiesa ebbe sepolcro Orazio Bìminal- 
di pisano , uno dei più eccellenti pktori del suo ^ 
secolo . Una iscrizione latina fu posta nel 18J5 sopra 
la piccola porta al lato sinistro dell' aliar maggiore da 
anonimo ammiratore di questo raro ingegno , onde ri- 
cordare i pregevoli di lui dipinti che trovansi in varie 
parti d'Italia, e la di lui morte avvenuta nel 1651 pel 
morbo pestilenziale che allora infieriva . In mancanza 
di più antico monumento , rammenteremo che dai re- 
gistri mortuari) di questa chiesa apparisce, esser man- 
cato a' vivi il 10 dicembre del suddetto anno* Egli 
aveva appena compiuti gli anni 45 , comecché nato nel 



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114 

1586 , secondoehè afferma il Baldinucci , e come veri- 
ficò da mss. contemporanei il nostro Morrona. 

Incamminandoci ora per la via di s. Cecilia , trove- 
remo a poca distanza il palazzo dei conti Agostini Del* 
la Seta , ove in due stanze in volta con affreschi dei frar 
telli Meìani conservansi varj quadri di autore , e fra 
questi una sacra famiglia a elio del celeberrimo 
àrea Del Sarto . 

Seguitando la strada medesima , giungeremo alla 

Num. ^3 PIAZZA DI SANTA CATERINA . 

Questa piazza era in addietro due terzi minore di 
quello che vedesi al presente. Fu ingrandita nel 1815 
colla demolizione della chiesa e del convento di s. Lo- 
renzo, che seni, dopo la sua soppressione, ad usi profa- 
ni , cioè di residenza alla Corte criminale del diparti- 
mento del Mediterraneo , di carceri ec. Circondata oggi 
di platani, acacie, sedili ed altri ornamenti , forma una 
vaga platea destinata ai passeggi del pubblico, nel cui 
mezzo grandeggia la statua colossale dell' immortale 
gran-duca Leopoldo I , pregiato lavoro dello scultore 
Luigi Pampaloni di Firenze (55) . Per la storia di 

(55) Fu destinata questa piazza per la festa popolare dedi- 
cala a S. A. I. e R. il gran-duca Leopoldo II nel giugno del 
i833 , in occasione del suo arrivo in questa città colla sua 
novella sposa la gran-duchessa Maria Antonia delle Due Sici- 
lie. Anteriormente, nel Luglio del 18 19, aveva servito ad altra 
festa , quella cioè della corsa de' cocchj ec, data in omag- 
gio all' imperatore Francesco I, allora nostro ospite augusto . 

Ecco la descrizione d«lla più recente . riportata in nota 
dal sig. Peroni nella già citata sua lettera sulla Luminara di 
Pisa : « Sul fondo della piazza dal lato di tramontana ver- 
te so la porta a Lucca venne eretto a tutta spesa un gran 
«* palco di forma teatrale con praticabili sporgenti verso i 



* 



115 

questo grandioso monumento , rimandasi il lettore a! 
primo volume dell' opera presente (pag. 245 e seggj, 
ove anche trovasi la stampa relativa ; e per la descri- 
zione artistica , che qui fassi necessaria , crediamo op- 
portuno di niente dipartirci da quella pubblicata dal 
chiaris. prof. Francesco Bonaini nella già citata operetta 
intitolata : Monumento a Pietro Leopoldo ec. ( Pisa* 
1853 , in 4° fig. ) • r , 

« Iati della piazza in due semicerebj ricchissimamente ed 
ce clegaot issi ma mente addobbati ad arazzi , a tele dipinte c 
« trasparenti con figure allegcriche . Nel bel mezzo del pal- 
« co una gran sala splendente di lumiere e doppieri , con 
« due grandi orchestre , ed intorno a questa altre sale , ga- 
<* binetti , ritirate e luoghi di servizio per la Corte e prl 
« seguito . Da questo palco godevasi il magnifico spettacolo 
ce della vasta piazza e de' viali verdeggianti che la circon- 
« dano, illuminati a beo inteso' disegno con migliaja e mi- 
« gliaja di lumicini c palloncini sparsi fra i rami e gli spa- 
cc zj delle piante a varj colori , a ghirlanda , a festoni , e 
« ad emblemi allegorici d* un effetto veramente prodigioso . 
ce Quattro alte piramidi agli angoli dell'anzidetto monumen- 
« lo, riccamente e vagamente illuminate a colori, riflettevano 
ce su di esso una ben calcolala e ragionata luce , che dava- 
te gli mirabile risalto . A metà dei due viali laterali a le- 
ce vante ed a ponente eranvi due grandi orchestre per le 
<c bande civiche, che servivano al ballo popolare , cui pren- 
ce devan parte con vero tripudio di gioja tutti gli abitanti e 
ce forestieri anche delle classi più civili ed agiate che capir ♦ 
« non potevano sul palco destinato agi' inviti di Corte. Prn- 
c< motori e direttori delia festa e degli apparati furono il sig. 
ce Gonfaloniere di Pisa cav. Lelio Franceschi ed il sig. prin- 
cc cipe Andrea Corsini : e vi si fece un onor grande , e mo- 
cc strò genio e gusto squisitissimo coi disegni ed attività 
<c straordinaria nella direzione e sorveglianza ai lavori il 
ce bravissimo sig. architetto Alessandro Gherardesca » . 



* 



144 

Descrizione generale . 

— - • 

• - 

« Ascendesi al monumento per tre ordini di gradi , 
« i quali distendonsi in circonferenza braccia 60. Posa 
ce su questi il subbasamento di forma rettangolare , in 
« lunghezza di braccia 8 per lato , ed in altezza di 
<« braccia 5 ; e nei lati di levante , ponente e mezzodì 
ce ha bassirilievi di braccia 4 per il largo , 1 e in 
ce altezza . Dove il subbasamento ha termine, sollevasi 
cè il piedistallo , alto 5 braccia , largo 5 '/ s , e nella 
« fronte porta =s Al gran-duca Pietro Leopoldo I 
ce quarant 9 anni dopo la sua morte <=: . 

ce Su questo la statua del Principe grandeggia , che 
ce dalla sommità del capo al posamento ha braccia 7 
« */ 6 ; il tutto di braccia 49 */ M in altezza . Accerchia 
ce il monumento paracinta di ferro vagamente arrabe- 
cc senta, alta braccia £ a / 5 t che al modo stesso della 
ce gradinata si muove . La statua e i bassirilievi sono 
« stati sculti io marmo di Carrara $ quello della base 
ce fu condotto dalle cave di Seravezza: Alessandro Ghe- 
ce rardesca, architetto, disegnolla in stile dorico , come 
ce quello che quanto di semplicità , altrettanto ritiene 
ce di grazia . 

Descrizioni particolari • 
Statua . 

ce Soleano gli antichi figurare nei marmi gli eroi assai 
ce dignitosamente, come ambivano di apparire agli oc- 
ce chi di tutti gli uomini. Quindi nelle sculture loro ma- 
cc niere semplici , elette , non forzate per arte ; non. 
ce atti risentiti , contorti , ma schiettezza e decoro $ e 
ce ne' lineamenti del voko la vera immagine di quella 

ce «aggezza che , al dir di Platone , non è sttbietto 

• 

> 



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Ìi3 

ce de' sensi. La statua di Gelone in Siracusa, sebbene 
« priva di regale ornamento , dicevalo re all' aspetto 
ce del volto , e al portamento dignitoso della persona . 

« Ai miracoli dell'arte greca venne ad ispirarsi il 
•e Pampaloui, che pei colossi di Arnolfo di Lapo e di 
« Bruuellesco , antichi artefici fiorentini , si sollevò so- 
« pra ogn' invidia , pria di scolpire questo simulacro 
« del Principe ; per cui vivrà onorato fra noi, ammt- 
« rato dai posteri . 

ce È in grandezza, meglio due volte del naturale , la 
ce statua ; diritta in piedi ; il volto somigliante aKvero ; 
c< d' aspetto grave e venerando , quale a saggio legisJa- 
ce tore conviensi . Cigne al capo corona d'olivo. Tiene 
ce nella diritta lo scettro, e posala sopra i volumi delle 
ce leggi, sceverate del vano, o novellamente dettate ; a 
ce significare come il potere allora solo sta saldo , quan- 
ce do su retti ordinamenti fondato. Stanno i codici so- 
ce pra quadriforme scarni Ho , che in uno dei lati ha 
ce ramo di quercia , simbolo della civile prudenza , 
ce maestra e signora a ben reggere popoli e regni . 
ce Cuopre la persona ampio paludamento, che dalla si- 
cc nistra mano in bel modo sorretto ed aggruppato, so- 
ce lo lascia nudo alla diritta mezzo il petto , la spalla , 
ce e "con essa lungo il braccio ; e le forme appajono 
ce piuttosto vere, che sculte. Ha calzari all' antica. Tale 
ce si mostra, agli occhi di chi la guarda, la statua; e co-^ 
ce sì Falconet e Canova scolpivano Pietro il Grande e 
ce Washington . \ 

Bassorilievo a mezzodì . 

ce Rappresenta l'Agricoltura: a significare i vantaggi, 
ce che per le «istituzioni agrieolé di tanto Principe 
ce derivarono alla Toscana. Sei figure quivi campeg- 



116 

cr giano . Tiene il mezzo sedente Cerere , Dea delle 
« messi , cogli attributi che a lei danno gli antichi. Ap- 
re pare alla sinistra sua nerboruto bifolco , che a roein- 
« bra tese e ben rilevate , come il nudo disruopre , iu- 
re tende a solcare il terreno , e a diriger I* aratro , al 
et quale due buoi si aggiogano . Alla diritta le si fa ili- 
ce contro per prima , vaga figura di femmina , a cui le 
« belle membra ricuopre veste negletta , ben panneg- 
ee giata : regge, con braccia levate in alto graziosamente, 
« cestello ricolmo di frutta , che reca sul capo ad of- 
*c ferta . Vedesi poi altra lìgura di giovine , inteso a co- 
te gliere grappoli d' uva per empirne un tinello , che 
ee giace a' Mini piedi , su cui incurvasi mollemente un 
« fanciulletto di snelle forme, che pare furtivamente 
ee si mangi 1' uva raccolta . Termina il bassorilievo la 
ee Pace : ali aperte ; ramo d'olivo alla sinistra ; face ri- 
ee versa su mucchio di guerreschi arnesi , alla diritta; a 
ce disegnare, che senza la pace invano cercansi campi 
ee ubertosi e lieti per messi e ricolte ; imano chi alle 
re fatiche ed ai sudori intenda, che le terre richiedono. 

Bassorilievo a ponente . 

ce 11 Commercio. Due sono le principali Ggure. Una 
et foggiata all' asiatica , e io tutta la persona coperta di 
ce vesti piegate a larghi e morbidi giri: all'europea l'al- 
ce tra , ma con tunica e pallio romano. Ambe le figu- 
re re bene mosse, e bene atteggiate: hanno volti , atti e 
ee portamento di persone dedite a' traffici , e V una 
<* stringe all'altra la destra in pegno di patto fermato. 
c< Stanno alla sinistra e alla diritta del quadro tre ligu- 
re re d' uomini , a mezzo nudi, con rilevate membra , 
ce come di gente che la vita si merca per giornaliera 
ce fatica; l'uno dei quali carico alle spalle di pesante 



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117 

« fardello , scende a deporlo nel fondo di una nave •> 

et sulla riva gli altri , a forza di braccia e di petto , 

« muovono ben colmi sacchi , pesanti . Il simulacro di 

« Mercurio è collocato nel mezzo . Vola in alto la Fa- 

et ma , ad annunziare libero e fido il commercio pei 

« saggi provvedimenti del Principe. \ y 

Bassorilievo a levante . 

r # ' * 

« Le tre arti sorelle , ^per cui sempre più umani e 
cr gentili si fanno i costumi dei popoli, tornate a mio- 
« va vita da Leopoldo I , appajono quivi pudiche e di 
et vaghissime forme . Nel centro il Principe in abiti 
« granducali , come Giovati Bologna effigiava Cosimo I. 
tt Ha corona sul capo : dinanzi a lui la Pittura piega i 
ce ginocchi, e imprime bacio sul manto . Serto di quer- 
ct eia presenta Egli alla Scultura, a dirle: che ministero 
et di lei quello è di tramandare a 'posteri i gloriosi fatti 
et cittadineschi . Come a prediletta, posa il braccio stni- 
et stro sul r Architettura , che più opportuna stimava 
« a' suol vasti e retti concepimenti. In fondo sta l'erma 
*c di Pallade, presso cui sorge arbusto d' olivo . Siede 
ce al canto sinistro il fiume Arno , sotto forma di vec- 
ce chio ; e dall' urna, che tiene sotto la sinistra ascella , 
et V acqua a furia sgorga giù e al piauo precipita. Ope- 
ct rò questo bassorilievo il Guerrazzi , i due primi il 
et Santarelli , giovani artisti di molta speranza • 

ce Tale è il monumento, che sorge in Pisa ad atte- 
ct stare alla posterità più remota, che viva è sempre nel- 
ct le menti de' popoli la memoria di chi in alto locato, 
et fu ai suoi soggetti non signore , ma padre » . 

In fondo alla piazza dalla parte di levante scorgesi la 
chiesa parrocchiale di 



If8 

Nlim. 53 — SANTA CATERINA . 

Da una piccola» chiesa , che ora serve di sagrestia , 
dicesi avere a\mo origine il tempio di cui si tratta, 
fino dai tempi di s. Domenico. Ne fu il promotore 
Uguccione Sardi nobile pisano (alla famiglia del qua- 
le spettava 1' indicata chiesetta ) , dopo ottenuto in 
Firenze l'abito religioso dal detto santo Patriarca . Al- 
cuni altri cittadini pisani cooperarono con larghi doni 
alla sua costruzione , che vuoisi attribuire a fra Gu- 
glielmo Agnelli «colare di Niccola da Pisa. Nel 1253 
compiuta la chiesa e 1' annesso convento , ora semina- 
rio arcivescovile , vi passarouo i PP. Predicatori , i 
quali vi risiedettero fino al 1785, epoca della loro sop- 
pressione. Non tralasceremo di notaresche a quest'Or- 
dine e monastero appartennero , oltre al B. Giordano 
da Rivallo , i celebri scrittori fra Bartolo umico da s. 
Concordio , piccolo luogo di Barbaricina , e fra Do- 
menico Cavalca da Vicopisano; i quali tanto illustra- 
rono la patria nostra e la lingua colle pregevoli loro 
opere , ormai divenute classiche . $ 

La facciata esteriore , ricca di marmi somministrati 
dalla pietà della famiglia Gualandi , come resulta da 
un' iscrizione apposta nell' angolo sinistro della mede- 
sima , è scompartita in tre ordini di architettura sul 
gusto del tempo, e decorata di colonne e d'intagli. 

L' interno offre un rettangolo di straordinaria gran- 
dezza, con un sol braccio laterale dalla sinistra del tem- 
pio , costrutto dopo 1' incendio a cui andò soggetto 
nel 1651. - 

Incominciando ora il giro a destra della porta d ; in- 
gresso , il marmoreo sepolcrale monumenta eretto, ìd- 
torao al 1400, a Gherardo di Bartolommeo di Si- 



119 

mone di Compagno cittadino di Pisa , si attribuisce 
alla scuola di Nino Pisano per la buona maniera de- 
gì' intagli , e per la mezza figura del Nazareno in basso- 
rilievo lodevolmente scolpita . 

Un epitaffio alla parete c'indica , che qui fu sepolto 
Valerio Cliimentelli fiorentino , professore di lettera- 
tura greca , poscia di belle lettere nel pisano Liceo, 
morto nel 1668 d' anni 49 ; uomo di maraviglioso sa- 
pere , come ne dà prova la sua dotta opera intitolata : 
Marmar pisanum de honore Biseilii etc. ( Bono' 
niae 1666 in 4.°)$ nella quale prendendo a spiegare la 
preziosa iscrizione di Largenio esistente in casa Ron- 
doni , entrò nell! illustrazione di moltissime antichità 
segnatamente pisane , manifestando una vasta e recon- 
dita erudizione. Di lui si ebbe già occasione di parlare, 
rendendosi conto della lapida segnata B.** nel Campo- 
santo ( P. Il , Sez. I , pag. 240 ) . 

La tela del primo altare, esprimente il martirio di 
s. Cecilia , è una Iniqua copia di quella stimabilissima 
fattavi dal nostro Orazio Riminaldi , e trasferita in Fi- 
renze ad abbellire le stanze del principe Ferdinando, fi- 
glio del gran -duca Cosimo III. Fu eseguita da Anton 
Domenico Gabbiani, il migliore allievo de' Daudini . 
Il piccolo quadro a questa /sottoposto , rappresentante 
a. Simone , si crede dello stesso Hi min al di . 

S. Domenico, con varj santi dell'Ordine; s. Raimon- 
do che resuscita un morto; l'apparizione della Vergine 
a s. Giacinto , sono i soggetti men che mediocremente 
espressi nei tre seguenti altari. , 

La presentazione al Tempio , che vedesi nel primo 
altare della crociata > è opera di Girolamo Scaglia 
lucchese , pittore più abile per 1' effetto che nel dise- 
gno , seguace dello stile cortònesco . 



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140 

li quadro del seguente altare, significante il mistero 
del santo Rosario con opportuni accessorj , spetta al 
più volte rammentato Giov* Battista Tempesti • 

Qui presso in terra sono i sepolcri di Giovanni e 
Jacopo dei la Spina cittadini pisani, il secondo degna- 
li morto nel 1356; della cui famiglia e forse quell'Ales- 
sandro, che vuoisi inventore benemerito degli occhiali 
( Illustri Pisani , voi. //) . 

Nella cappella che segue è un s. Egidio , di mano 
del Clementone . 

Nella contigua cappella presso il coro è una ragguar- 
devole pittura sull'asse, eseguita nel 1514, secondo che 
è segnalo uella base del trono , da fra Bartotommco 
da s. Marco , detto il Frate, Rappresenta la Madonna 
Seduta in alto col Lia m bino , simmetricamente fiancheg- 
giata dai ss. Pietro e Paolo . Il colorito del quadro è 
alquanto oifuscato , e la cappella ha poca luce : sarebbe 
per verità desiderabile , che avesse luogo il progetto di 
alcuni pii benefattori d'illuminarla maggiormente per 
mezzo di una cupolclta. 

Le due belle statue di marmo, negli angoli della cap- 
pella , sono opera del ben noto scultore Nino Pisano 
tiglio d* Andrea • 

Lasciata 1' altra cappella a destra dell' aitar maggio- 
re, che ha un'opera mediocre di Giovanni Checchi 
pittore livornese , rappresentante s. Giovanni Nepomu- 
ccno dinanzi alla Vergine (56) , ci faremo ad osservare 
nel prossimo altare della gran nave un dipinto del pi- 
sano Aurelio Lo mi esprimente il martirio di s. Cateri- 
na . A ragione vien detto , eh' esso rendesi osservabile in 

- 

{56) Dello stesso Checchi sono tutti i ritratti dei pontefici,, 
e i varj santi che servono di adornamento alla sagrestia . 



ili 

Waacima figura ripartitamente presa , mancando nel to- 
tale della necessaria degradazione degli oggetti . 

Cesare Dandini figlio di Pietro , fiorentino , colori 
vivacemente, la seguente tela della predicazione di s. 
Vincenzo i'erreri . ' 

Fra F uno e F altro dei suddetti altari trovasi infissa 
alla parete una lapida , che ricorda onorevolmente un 
Francesco OriceLlai Bonaccorsi cavaliere gerosolimi- 
tano , comandante delle galere delF Ordine al tempo 
del gran-duca Cosimo I , il quale combattendo valoro- 
samente contro i pirati affricani rimase estinto d' anni 
44 nel 1568. 

All'antica scuola pisana appartiene la pittura a fresco 
della Madonna con varj Santi , racchiusa nella piccola 
inferriata , che vedesi dalF altra parte dell' altare di s. 
ìncenzo . 

NelF urna sottoposta furono un tempo collocate le 
ossa del beato Giordano da Rivallo, fondatore e institu- 
tore della ven. arciconfraternita del ss. Salvatore detta 
il Crocione-i da noi ricordata trattando della- chiesa di 
8, Giuseppe. Nel 1785 furono esse concedute dal gran- 
duca Leopoldo I , per le istanze di D. Ferdinando duca 
di Parma , ai PP. domenicani del convento di Colorno, 
ove furono trasportate . 

La vicina cattedra ne chiude un' altra più antica ; 
quella , dicesi , ove s. Tommaso d' Aquino faceva le 
sue lezioni di Teologia , quando n' era professore in 
questo convento . 

Siamo ora dinanzi ad una pregevole tavola ( prege- 
vole pel tempo iu cui fu eseguita ) di Francesco 
Trainai fiorentino, uno dei migliori discepoli di Andrea 
Orgagna . Ecco quel che ne dice il chiar. abate Luigi 
Lanzi nella Storia pittorica dell' Italia ec, trattando 

P. UL 6 

0 



122 

di quest'abile artista : « Francesco Traini fiorentino si 
« conosce tuttavia mollo superiore al maestro per un 
ce gran quadro che ne resta a s . Caterina di Pisa , ove 
« rappresentò s. Tommaso d' Aquino nelle sue vere 
ce sembianze, e nella sua maggior gloria • Si sta in 
ce mezzo al quadro, sotto il Redentore, che agli Evan- 
ec gelisti e a lui manda raggi ; e da lui si trasfondono 
ce in una folla di uditori , religiosi , dottori , vescovi , 
ce cardinali e qualche pontefice. Sono ai piedi del Santo, 
« come vinti dalla sua dottrina, Arrio (anzi Averroè) 
ce ed altri novatori $ e presso lui Platone e Aristotile coi 
ce loro volumi aperti, cosa non lodevole in tal soggetto, 
ce Niun' arte di gruppi , niun principio di rilievo è in 
ce quest' opera , ed è sparsa di attitudini or troppo for- 
ce zose , or troppo fredde : vi è però una evidenza 
ce ne^voltt, una immagine dell'antichità ne* vestiti , e 
« non so qual novità nella composizione , che pur di- 
ce letta (57) ». 

Un Giuliano Viviani professore di diritto nel pa- 
trio Ginnasio, poi vicario vescovile in Todi ed Ostia , 
e che dopo aver sostenute akre ecclesiastiche dignità fu 
eletto arcivescovo di Cosenza, distinto per gloriosi monu- 
menti del suo ingegno, è ricordato nella memoria posta- 
gli sul pavimento dinanzi a questo altare dai nipoti Cosi- 
mo ed Urbano fratelli nel 1570 in cui moii d'anni 59. 

Lavoro non spregevole di Pier Dandini fiorentino è 
la rappresentanza del martirio di s. Pietro domenicano 
neir altare che segue . Mostra vivacità e franchezza la 
figura del Santo, che col dito tinto di sangue nella 

(57) Non è molto che il sig. prof. Rosioi fece eseguire con 
tutta fedeltà il disegno e V incisione di tale dipinto all'abi- 
lissimo artista Giuseppe Rossi, professore d' intaglio addetto 
a questa I. R. Accademia delle Belle Arti . 



123 

mortai forila ricevuta nel capo , scrive la parola Credo 
sul suolo . 

L' ultimo quadro di Raffaello Vanni senese, figlio 
e discepolo del celebre Francesco , esprime s. Caterina 
da Siena in atto di ricevere le stimmate. Deesi osservare 
ali* espressione della Santa, e all'atteggiamento dell'An- 
gelo che la consola . 

Dopo l'altare è un'iscrizione che accenna l'epoca in 
cui fu eretto l'edifizio, il nome del fondatore Uguccio- 
ne Sardi , quello di due nobili famiglie contribuenti , 
1' anno deli - ' incendio e quello della restaurazione . 

InGne osserveremo accanto alla porta d'ingresso il 
gran mausoleo di candidi marmi destinato a chiudere le 
essa di Simone Saltarelli domenicano, poi vescovo di 
Parma, quindi arcivescovo di Pisa , morto nel 1342 , 
come indicava l'antico epitaffio, e non il 1352, secondo 
l'erronea indicazione della moderna iscrizione affissa al 
muro. Il lavoro è della scuola pisana di quei tempi. 

Soppresso , come abbiam detto, nel 1785 l'Ordine 
dei predicatori di questo convento , si destinò- due anni 
dopo il locale , quasi del tutto riformato , pei seguenti 

utilissimi stabilimenti 

- ■ » 

IVum. 6* — • SEMI MARIO S COLLEGIO ARCIVESCOVILE . 

- 

La ristaurazione , Y ampliazione e Y adornamento 
dell' edifizio , di cui orasi parla, deesi alla pietà del- 
l' arcivescovo di Pisa Angelo Franceschi . Per insinua- 
zione del gran-duca di Toscana Pietro Leopoldo d'Au- 
stria destinollo alla ecclesiastica disciplina ed alla ci- 
vile educazione con ricco assegno di fondi campestri . 
Di tutto ciò fa fede un'iscrizione, che vedesi nell'atrio 
superiore della fabbrica , fatta apporre all'uomo bene- 



124 

Gcentissimo dai rettori , interpreti del pubblico lutto , 
nel 1806. 

Altra memoria infissavi nel 1820 ci fa noto il lega- 
to di un altro benemerito individuo , il professore di 
lingue orientali Cesare Malanimo.; il quale, lasciati 
suoi eredi i poveri , volle anche beneficare questo luogo 
con nuovi fondi e con un corredo di libri , affinchè t 
giovani potessero dedicarsi agli 'studj delle lingue e 
delle belle lettere. 

La fabbrica è quanto mai può desiderarsi adattata 
all' oggetto ; è capace di mira. 200 convittori ; è bene 
scompartita, ventilata ec; ha cortili interni per la ricrea- 
zione, infermerie , sale per le accademiche esercitazioni, 
ed una libreria ricca di circa 12000 volumi . 

II Seminario è destinato pei giovani ecclesiastici , i 
quali si ammaestrano negli studj teologici , ed ha nou 
poche pensioni interamente gratuite . 

La cosi detta Accademia Ecclesiastica è la riunio- 
ne di sette giovani già promossi agli ordini sacri. Sono 
essi di varjé diocesi, cioè quattro di Pisa, due di Pon- 
t remoli , ed uno di Pesciaj e vi sono mantenuti gratui- 
tamente, acciò possano continuare i loro studj, e diven- 
tare idonei al culto della religione, singolarmente negli 
esercizj parrocchiali . Le nomine appartengono ai ve- 
scovi respettivi . 

11 Collegio, come gì' indicati stabilimenti , è $otto 
gli auspicj e la suprema sorveglianza di monsignore 
arcivescovo di Pisa . All' uno e agli altri presiedono 
un rettore e un buon numero di maestri , che quasi 
tutti convivono cogli alunni , onde invigilare al buon 
ordine della comunità . L' età per esservi ammessi , ol- 
tre alla nascita onorata e civile, non deve essere al di 
eopra dei quattordici anni , nè al di sotto degli otto * 




125 

». 

Il corso ordinarlo degli studj principia da una lezione 
elementare , ove sono i giovinetti accostumati alla civil- 
tà , e istruiti nei principj di lingua italiana , d' ortogra- 
fia , di storia patria , di storia naturale , di sfera e di 
geograGa . Si passa quindi alla grammatica latina , ove 
pure la lingua italiana non s'abbandona , e dipoi al- 
l'umanità divisa in due classi , nella quale si dà un 
corso più esteso di sfera e di geografia . Da questa i 
giovaui fanno passaggio alla rettorica , e quivi si perfe- 
zionano ancora nella storia e nella lingua italiana . 
Hanno fine poi gli studj con un corso di logica , di 
metafisica , di fisica, d'aritmetica ragionatale di geo- 
metria . Si procurano inoltre a qualunque brami appli- 
cai visi , le scuole di lingua greca , francese e inglese , 
di musica , di calligrafia , d'aritmetica pratica, di dise- 
gno , di ginnastica ec. ' 

Gli alunni tutti di questo luogo possono godere per 
due mesi dell'anno di una comoda e decente casa di cam- 
pagna nella valle di Calci a sette miglia dalla città (58). 

Prima di lasciare questo locale è da avvertirsi , che 
nelle stanze della computisteria e della cassa si trovano 
dieci quadri di antica data con figure di Santi , assai 
bene conservati . 

Ci porteremo adesso nella prossima via di sant'Anna , 
e segnatamente alla chiesa di 

Num. 54 — torpè . 

Nel luogo, dove al presente sorge la chiesa di s. Tor- 
pè, fu detto da alcuni cronisti essere stata l'antica dimo- 
ra di Pelope, quindi un tempio di Diana , o il palazzo 

(58) Di tutte queste notizie dobbiamo la nostra ricono- 
steuza al mentissimo sig. rettore Luigi Rocchi . 



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126 

pretorio ai tempi di Nerone , ed in seguito il magnifica 
palazzo della nobil famiglia da Caprona . La chiesa fu 
eretta nel 1144. La tennero i PP, Umiliati con l'annes- 
so monastero fino alla loro soppressione avvenuta sotto 
Pio V. Divenne poi commenda a favore del cardinale 
D. Carlo de Medici . Sotto Y arcivescovo del Pozzo 
V ottennero i frati Paolotti , i quali dimessi nel 1784 
per le misure del gran duca Pietro Leopoldo, n'ebbero 
poco dopo il possesso i monaci Vallonibrosani . Sop- 
pressi anche questi , vi si portarono nel 1808 i frati 
della Certosa di Calci, ma per soli due anui , dietro il 
totale disfacimento dei corpi regolari succeduto nel 
1810. Passò allora in possesso del Demanio. Finalmen- 
te nel 1816, alla ripristinazione degli Ordini religiosi, 
fu ceduta ai Carmelitani scalzi , i quali tuttora vi si 
mantengono decorosamente . 

La chiesa è a volta , ad una sola navata , e sulla for- 
ma di quella di s. Eufrasia • 

11 primo altare, a destra di chi entra, ha un quadro di 
Stefano Afaruscelli, esprimente s. Carlo genuflesso di- 
nanzi al Crocifisso , con diverse storie all' intorno in 
piccole figure . 

Il secondo altare presenta un' opera del giovine pit- 
tore Udine da Roveredo, indicante la Madonna in glo- 
ria col Bambino e s. Giuseppe , e due santi genuflessi , 
Si Teresa e s. Giovanni della Croce . Questi ultimi due 
santi sono parimente espressi nelle due statue di marmo 
poste lateralmente all' aitar maggiore : sono esse lavo- 
rate dal Grazzini fiorentino , e si debbono, unitamente 
al quadro surriferito, alla generosità del gran* duca Fer- 
dinando III di gloriosa ricordanza . 

Nel coro sono due pregiate opere dì pittura : una nel 
mezzo, la quale esprime in vaga e gentil maniera baroo 



127 

cesca la Madonna col Bambino, s. Anna , e s. Torpè, 
del più volte rammentato cav. Francesco Farmi di 
Siena ; l'altra, a destra dell'osservatore, raffigura la 
conversione di s. Giov. Gualberto, ed è lavoro di Gio- 
vanni Mannozzi da s. Giovanni . Questo quadro ha 
non poco sofferto pei ritocchi di un cattivo ripulitore. 

Un simulacro in legno di recentissima esecuzione , 
* rappresentante la Madonna del Carmelo, e l'immagine 
dipinta di s. Francesco di Paola , sono le opere conte- 
nute nei due altari dell'altro lato della chiesa. 

Prima di uscire da questa chiesa, non tralasceremo di 
far menzione di due benemeriti dello Studio pisano qui 
sepolti, il primo Matteo Stefani di Firenze, professore 
di civile diritto , morto nel 1629 $ l'altro Jnton Do- 
menico Gotti fiorentino , cui fu pure concessa la cit- 
tadinanza pisana per aver plausibilmente professata nel- 
lo stesso Ateneo V anotomia , ed esercitata per anni 45 
la medicina , cessando di vivere nel 1756 d' anni 76 , 
come indicano le rispettive sepolcrali iscrizioni poste 
nel pavimento . 

Usciti dalla medesima , ci porteremo ad osservare il 
luogo delle antiche terme pisane . 

Num. 64 — BAGNO SECCO, O SUDATORIO 
DETTO DI NERONE (59) . 

Quanta fosse V ampiezza e la magnificenza delle ter- 
me pisane , può facilmente desumersi dalle muraglie e 
dai ruderi che rimangono alla porta di Lucca. Sta tut- 
tora in piedi un intero sudatorio de' bagni descritto da 
parecchi eruditi , fra cui V illustre cardinale Noti* , il 

(5 9 ) Qui presso vedesi murata 1* antica porta al Parlascio, 
fuori della quale trovavasi l'anfiteatro ed altre illustri fab- 
briche romane* 



quale ne diede anche la scenografìa «ella dissertazione 
III , cap. Il dei Cenotafj pisani . Le due moderne 
iscrizioni latine, ivi apposte dalla civica magistratura al 
tempo del gran duca Cosimo 111 , ricordano il pregio 
sommo di queste antiche reliquie, ed, attestano del pari 
la cura in addietro usata per conservarle (60) . 

A farne meglio conoscere V importanza , vogliamo 
qui riportarne V erudita descrizione del chiar, ab. Fran- 
cesco Fontani inserita nel suo Piaggio pittorico della 
Toscana ec. 

« Che fino dai tempi d' Augusto esistessero in Pisa , 
•c allora illustre colonia romana , dei pubblici bagni , 
•c quando pure si volesse da alcuno richiamare in dub- 
« bio , ne potremmo addurre una sicura ed autentica 
•«'testimonianza nel secondo celebre marmo dei cosi 
« detti Cenotafj pisani, in cui ordinandosi che nella 
« morte di Cajo Cesare tutti i cittadini in segno di 
« lutto dovessero cangiare vesti menta , vi si comanda 
ce altresì che si tengano chiusi i sacri templi degli Dei, 
«< ed i bagni . Incerto egli è però se le terme accenna- 
«« te nel detto marmo siano quelle stesse , un avanzo 
ce delle quali si offre qui all'esame dei curiosi, conosciu- 
cc to ora comunemente ed appellato il Bagno di Ne- 
« rone: e poiché varj sono e diversi i sentimenti, nella 
« diversità delle opinioni degli eruditi noi non saprem- 
« mo decidere la questione senza entrar prima in lun- 
cc ghissimi esami e discussioni spinose. Giovanni Pagni, 
« che estesamente il primo d' ogni altro spiegò la pre- 
ce detta iscrizione , senza entrare in alcuna discussione 
ce su questo edilizio, ci dice, che ce un loro disegno 

(60) Sarebbe per verità desiderabile, che anche al presente, 
se ne facesse maggior caso da chi ha V incarico di vigilare 
sui pubblici monumenti. 



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« ed esattissima descrizione può vedersi presso 
« Giov. Rodio ne suol commentar] sopra Scribo- 
« nio Largo , comunicatogli dal cav. Francesco 
« Maria Ceffini »: dal che può arguirsi che egli opi- 
cc nasse, essere i nostri bagni precisamente quei mede- 
c< sirai che già esistevano al terapo d'Augusto . Non 
« cosi opinò il celebre cardinal Noris , il quale se ili- 
ce bra che sostenga ce essere le pisane terme state 
ce fabbricate dopo V impero d'Augusto , e sotto il 
ce regno d 9 Antonino Pio » . L'autorità di quest'uo- 
ce mo sommo non ci vieta però il cercare di conciliare 
ce il di lui sentimento con quello degli altri scrittori , 
ce poiché ( come avverte il Gori ) può ben essere che 
ce questi bagni pubblici esistessero nei tempi della 
ce morte di Cajo, e che fossero poi posteriormente no- 
ce bilicati , e fors'anche accresciuti nell'età di Nerone, 
ce se non piuttosto in quella d'Adriano . Che se dob- 
cc biamo giudicarne dalla struttura di quel che oggi ne 
ce resta , agevolmente dall'ottima sua architettura , e 
«e dall' eleganza che vi trionfa , si potrà agevolmente 
« conoscere l'età d'Augusto, la quale vi è caratteriz- 
cc zata da quella assoluta perfezione, che può ravvisarsi 
ce ancor negli avanzi che ci rimangono . 

ce La lunga diuieuticanza ed incuria , che per più se- 
cc coli si è avuta di tale edifizio, non ha infatti tanto po- 
cc tuto nuocergli da procurarne la total sua rovina . Ri- 
ce mane in piedi tuttora quella parte che dagli antichi 
ce Romani era delta il Laconico, ò Sudatorio. Vitruvio, 
ce nel suo quinto libro del l'Archi te ttura parlando delle 
ce disposizioni e diverse parti de'bngni, così ragiona re- 
ce laicamente a questa porzione dei medesimi , giusta 
ce la versione del Galiani : « // laconico , e la stufa 
ce hanno a stare vicino al tepidario : questo sarà 

6* 



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150 

ce alto fino a' peducci della volta tanto , quanto è 
« la sua larghezza : in mezzo alla volta vi si lasci 
ce un Buco , dal quale penda con catene uno scudo 
ce di rame, dall'alzamento e abbassamento del qua- 
cc le si regolerà il grado della stufa: deve costruir» 
ce si rotondo, acciocché la jorza della fiamma e 
« del calore possa diffondersi egualmente dal mez- 
« zo intorno intorno per tutto il giro ». Ora, poi- 
« chè il nostro edifizio perfettamente combina nelle • 
ce misure e nella disposizione delle sue parti , secondo 
ce l' indicazione del citato maestro ; cosi altamente deb- 
ce he da noi stimarsi , ed aversi in pregio, e altresì dob- 
ce biamo a buon diritto saper grado alle lagnanze del 
ce Noris, le quali impegnarono il gran-duca Ccsimo III 
ce a ripararlo da nuove ingiurie , sebbene ancora non 
ce sia con quella diligenza che e'merità gran fatto ben 
ce custodito . La sua forma adunque è ottangolare , e 
ce quattro maestose nicchie perfettamente semicircolari 
ce gli aggiungono bellezza e decoro. Gli archi sì delle 
te predette nicchie, come della superior volta, vengono 
ce formati da mattoni lunghi un braccio, e tagliati a 
« cono; e nella sommità degli archi predetti, questi 
«c sono perfettamente simili a quelli che gli antichi dis- 
ce sero pentadori , ed i quali facilmente s' incontrano 
•c usati nelle vecchie fabbriche di Roma . La volta, che 
ce è condotta a semicerchio, mostra nella sua sommità 
ce un'apertura ottangolare, onninamente simile a quella 
ce indicata sopra da Vitruvio, e che cuoprivasi con uu 
<c istrumento di metallo , cui per la sua forma davasi il 
« nome di scudo , e più sotto vi si notano altre otto 
«e aperture quasi quadrate , le quali sembra fossero fat- 
«e te a bella posta perchè fosse più luminoso il Iaconi- 
« co. 11 Roberttlli, che prima d'ogui altro scrisse in- 



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t 



131 

ce torno a questo monumento, fu d'avviso che sì fatte 
ce aperture ancora dovessero essere, egualmente che la 
ce superiore , serrate da scudi di metallo ; e studiasi di 
ce provare il suo parere con V autorità degli antichi , i 
ce quali , se pare ad alcuno forse che e* non parlassero 
ce se non d' una sola apertura , ciò fu perchè non la 
ce rammentarono essi ad altro oggetto , se non come 
«e un mezzo destinato unicamente per regola quasi e 
ce misura del calore . Che una volta infatti i bagni , e 
ce specialmente i laconici, fossero oscuri e senza finestre, 
jjV «* lo avverte Seneca (Epist. 86 ) , e rammenta perciò 
ce un tal costume come osservato da Catone, da Fabio 
ce Massimo, e da qualcheduno degli Scipioni; ma po- 
ee ste?riormente accresciutosi a dismisura in Roma il 
ce lusso , ei medesimo avverte che a' suoi tempi si ri- 
ce prendeva di goffezza Scipione, perchè contento di 
ce trasudare nel suo laconico , non si curava di godere 
« insieme ancora della luce . Sembra assai verisimile 
c< adunque, che le otto indicate aperture , spartite a e- 
ce guali distanze, servissero già ad uso di finestre, corn- 
ee poste di pietra speculare o fengite , come sappiamo 
« essere stato solito usarsi dagli antichi in vece di vetri, 
ce Eguali e proporzionati pilastri accrescono ornamento 
ce alle nicchie, ed al piano di esse gira un vuoto circo- 
ce larmente intorno al muro, dove si scuoprono disposti 
ce verticalmente diversi tubi di terra cotta , la lunghez- 
« za dei quali è di circa due terzi di braccio . Nel lato 
ce direttamente opposto all' ingresso havvi tuttora indi- 
ce zio di qualche antico ornato, forse di marmo, come 
« era usato farsi in simili edifìzj , e vi si scuopre un'a- 
ce pertura larga poco più d'un braccio, a cui fa capo 
ce un canale ottimamente regolato da muri , ma in gran 
ce parte oggi rovinato e ripieno di cementi e di terra. 



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152 

« 11 medesimo Robertelli ( a' cui tempi fu disgom- 
« brata la terra che per la massima parte occupava 
c< l' interno dell' edilizio) potè osservare il pavimento 
« nel suo primitivo stato, e discoperse perciò che que- 
« sto era tutto condotto a lastre di marmo, della gros- 
« sezza forse di un dito , sostenute da regolari pilastri 
« alti circa due piedi ; esamino la volta dell' ipocausto, 
« la struttura di esso, i materiali che lo componevano, 
« e se per mezzo di un esatto disegno sì delle parti , 
ce come del totale, ce ne avesse tramandata la precisa 
ce memoria, avrebbe molto interessalo i curiosi, e gli 
ce eruditi avrebbero avuto occasione di ragionare con 
ce maggiore certezza nelle loro ricerche . Dobbiamo 
ce però sapergli buon grado dell'averci instruiti, che le 
ce nicchie sono sostenute da esattissime volte ; eh' ei vi 
ce ravvisò ancora esistente il pluteo , o sottil parete la 
ce quale guarda\a i tubi disposti in giro attorno alle me- 
w destine; notizie ben ragguardevoli, e che con ogni ra- 
te gione indussero il Gori a giudicare , che la struttura 
« di tale edilìzio porta seco tutti i caratteri dei felici 
te tempi di AugiKsto . Reca bensì maraviglia al da Mor- 
te rona, che più scrittori avendo parlato di questo laco- 
•e nico pisano , niuno abbia esposto poi chiaramente e 
«c con giustezza 1' uso delle parti sottoposte al pavimen- 
ce to , ed al piano delle nicchie , od il modo preciso 
« onde venisse riscaldato 1* ambiente della stanza ; per- 
« lochò volendo egli a tal maucanza soddisfare cosi 
ce propone le plausibili sue congetture : ce Se debbo 
•c dir ciò che ne sento ( scrive egli ) , unendo allo 
« stato presente deW edifizio quanto Vitruvio ed 
«e altri variamente ne scrissero , non mi diparto 
«e dall' opinione , che effettivamente sotto al pavi- 
ce mento smaltato di sottil muro fessevi la stanza a 



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133 

ce volta , ove di continuo ardesse il fuoco prepara* 
<c to dai custodi . Ma altresì opinerei volentieri » 
ce che poi sotto al piano di ciascuna nicchia stasse 
« un gran vaso di rame ripieno d' acqua riscalda- 
ce ta dalle fiamme, che facilmente andavan vagando 
« pel vacuo , ove esser dovevano quei vasi sospesi , 
<c i cui vapori per gl' indicati tubi uscendo impre- 
« gnassero V ambiente della camera, . In tal guisa 
« raziocinando mi persuado della ragione, onde i 
ce tubi da me veduti non abbiano il minimo segno * 

ce del fumo In tal guisa ancora mi^sembra 

•e di conciliare la verisimiglianza, che alcuni entro 
•c le divisate nicchie si ritirassero per godere di un 
ce vapore più soave e lusinghiero , quale è quello 
ce che dal calore del fluido elemento si inalza » • 
, ce Questo scrittore probabilmente trasse le sue conget- 
ce ture da ciò che prima di lui aveva accennato Andrea 
ce Bacci (lib. VII , cap t 10)$ dove , quasi commen- 
ce tando i! detto di Oribasio , il quale asserì che nel la- 
cc conico I' aria era infuocala ed umida , osservò che 
ce era giusto il di lui parlare, poiché dall' ipocausta in- 
c< troducevasi nella camera un calore secco e promo- 
ce venie il sudore j come dai tubi se le comunicavano 
« dei caldi , ma umidi vapori , i quali poi giungevano 
ce fino a sciogliersi a guisa di pioggia sopra chi tratte- 
cc nevasi nel laconico • 

ce Sarebbe certo utile fatica V imprendere al dintorno 
•c del già descritto edilizio alcuno scavo dagli amatori 
ce dell'antichità , e sulle tracce di quegli avanzi di mu- 
ee ra , che tuttora si veggono , il ricercare il vecchio 
« stato di queste terme . Dalla parte che guarda il set- 
ce tentrione facil cosa è il ravvisare le vestigia d' un al- 
ce tro baguo 5 siccome le due nicchie che scuoprousi 



13i 

a verso levante sembra che fossero state fatte per con- 
ce tenere delle statue , essendo allora costume d' ornare 
ce i bagni con tutta la squisitezza del gusto e del lusso 
a il più raffinato . Per colai mezzo forse ritrovar si po- 
ce trebberò dei monumenti d' arte assai ragguardevoli 
« e di pregio , onde viepiù illustrare i meriti e il 
ce grandioso operare degli antichi Pisani , i quali al la- 
ce conico aver doveano unito il bagno caldo , il tiepido, 
ce e il freddo , se non fors' anche la palestra , 1' eleote- 
cc sio , ed i porticij cose tutte le quali erano quasi tanti 
ce accessorj dei bagni antichi, siccome avverte fra gli altri 
ee vecchi maestri dell'architettura il citato Vitruvio >;> . 

Ritornando sulla già indicata «trada , c. condurremo 
•Ila prossima chiesa di 

NlMl. 63 SMT ANNA . 

( Questa chiesa fu costruita nelT anno 1407 per le 

monache benedettine, dopo avvenuta la total distruzio- 
ne, nell'assedio di Pisa, del loro convento suburbano • 
Fu consacrala da monsignor Giuliano de' Ricci nel 
1427 j e fu adornata con lavori di stucco intorno al 
1700 coir assistenza dei due fratelli Meloni . 

Tre sono gli oggetti nella medesima degni di una 
particolare osservazione . Pel primo indicheremo 1* 
bella tela che occupa lo spazio opposto alla porta di 
fianco , rappresentante la comunione di s, Girolamo r 
ove le figure piene di naturalezza e di rilievo , il colori- 
to sugoso , e il ben inteso maneggio dei lumi e delle 
ombre , ce la dimostrano per una delle migliori opere 
del fiorentino Ottavio Vannini , il quale si andò feli- 
cemente appressando alla vivace maniera lombarda (61). 

(6i) Questo bel quadro fu fatto eseguire a spese di Otta- 
vio di Santi Sassetti nell'anno 1617 per la chiesa di s. Gi- 
rolamo , ora Conservatorio delle signore della quiete . 



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135 

Quindi sulla porla laterale , di fronte all' anzidetta pit- 
tura , si osserverà una tavola tenuta per uno de* primi 
lavori del rinomatissimo Romenico Ghirlandaio fio- 
rentino , esprimente la Vergine in seggio con quattro 
santi ai lati . E per ultimo è da riguardarsi un' antica 
immagine del Nazareno alla croce scolpila in legno a 
tutto rilievo, situata nel tabernacolo dietro Paltar mag- 
giore , di cui si è parlato alla pag. 45 dellshParte sto- 
rica (62) . *N 

Dei quadri dei minori altari , che nulla hanno di 
riguardevole , diremo soltanto che uno alla destra 
dell'ingresso, esprimente s. Paolo in atto di predicare 
nell'Areopago di Atene, è del Grisoni fiorentino, e i 
due alla sinistra sono del Tommasi da Pietrasanta . 

Nlim. 63 — CONSERVATORIO DELLE SIGNORE 

DELLA QUIETE. 

Il convento delle suddette monache benedettine fu 
convertito in Conservatorio intorno al 1770, fiorente il 
governo del gran-duca Pietro Leopoldo ; il quale ne 
ordinò la restaurazione e l'accrescimento , incorporan- 
dovi la chiesa ed il convento de' PP. Girolamini , cor- 
rispondente di fronte al monastero di s. Lorenzo , oggi 
piazza di s. Caterina. In tale occasione le stesse mona- 
che, lasciata la regola di s. Benedetto, e cangiatane la 
veste in più semplice abbigliamento , impresero ad 
istruire un ceto di giovani convittrici ; ed in quest'utile 
esercizio si vanno tuttora occupando sotto la protezione 
immediata di S. A. I. e R. la gran-duchessa vedova di 
Toscana Maria Ferdinanda . Esse, come semplicemente 
oblate , non professano verun voto religioso. 

(62) Era essa all' aitar grande del Duomo , e fu donata 
pel 1600 alle monache di questo luogo . 



156 

Il locale è ottimo , ed è capace per sopra sessanta 
educande. Per esservi ammesse, richiedesi una civil na- 
scita , ed una età non minore di anni 8 , nè maggiore 
di 12 , e possono restarvi fino agli anni 18. Sono qui 
fondati otto posti intieramente gratuiti, e talvolta la so- 
vrana munificenza ne accorda altri a metà pensione • 
Oltre ad un* ottima educazione religiosa e morale , ad 
ogni sorta di lavori femminili, alla lingua italiana, alla 
storia, geografìa , aritmetica , lingua francese ec, si e- 
stende l'istruzione anche alle cose di ornamento, come 
sarebbe al disegno, alla musica, al ballo. 

Neil' interno di questo conservatorio sono varie opere 
di pittura , fra le quali dislinguesi una tavola di Dome- 
nico del Ghirlanda jo sull' andamento di quella già 
indicata nella contigua chiesa di s. Anna (65). 

Riprendendo la via del Borgo , giungeremo alla 
chiesa di 

Nlim. 56 S. MICHELE. 

11 beato Buono pisano, creduto della nobilissima fa- 
miglia de' Visconti f vuoisi avere nel 1018 fondata que- 
sta chiesa una volta abaziale, edificandola in parte su- 
gli avanzi di un antico tempio del gentilesimo, o depri- 
mi tempi cristiani (64) . Per attestato di varj autori fu 

• 

(63) Non possiamo qui astenerci dal protestare la nostra 
gratitudine al mentissimo sig. Operajo Giuseppe Telìini Bi~ 
gongini , per la gentilezza con cui si è prestato alle nostre 
ricerche intorno al (letto conservatorio. 

(64) Esso forma un sotterraneo corrispondente al coro del- 
la chiesa attuale , e risulta di colonne di granito quasi dei 
tutto interrate , senza capitello , ma col solo abaco, sul quale 
posano volte di solida costruzione de* bassi tempi , dipinte a 
rabeschi di colori più o meno deperiti. Intorno alla qualità di 



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13? 

ih medesima ampliata in diverse epoche, é segnatamen- 
te nel 1219, poi nel 1262, ed infine nel 1304 essendo 
abate Andrea da Volterra, sotto del quale venne anche 
eretta Y attuale facciata col disegno del più volte ricor- 
dato fra Guglielmo Agnelli discepolo di Niccola da 
Pisa . È questa condona sul gusto predominante in 
quell* età , cioè conforme alla facciata della Primaziale, 
di s. Caterina , e di altre chiese in Pisa . Dello stesso 
autore sono anche le statue sovrapposte alla porta del 
principale ingresso . 

L' interno del tempio è scompartito in tre navi a 
volta per due file di colonne di granito equidistanti fra 
loro, con capitelli di variata forma . Il pavimento è a 
lastre di marmo bianco e ceruleo . 

Poche sono le opere che qui presentami degne d' os- 
servazione. Sulla destra di chi entra , lasciata Ja prima 
tela affissa al muro, attribuita ad uno scolare di Aurelio 
Lomi, e l'altra del primo altare rappresentante s. Carlo, 
passeremo al secondo ove scorgesi un'antica pittura 
sulP asse di D. Lorenzo Monaco , pittura alquanto 
danneggiata da un cattivo ripulitore . Ci mostra essa la 
Madonna con varj Santi venerata col titolo di ausiliar- 
ii ice (65). &o»v t . . 

L' altare di fronte alla navata contiene un quadro di 
Giuseppe Meloni esprimente il riposo in Egitto . Fu 
qui trasferito dalla chiesa di s. Benedetto, e malmenato 
da sedicenti restauratori . 

questi potrà vedersi come giudiziosamente ne ragiona il chia- 
rissimo prof. Giuseppe Branchi in una nota a pag. 1 1 delta 
sua lettera ultimamente diretta al benemerito cav. Lasinfo 
Conservatore dell' iusigne nostro Campo-santo ( Pisa, i836). 

(65) Altra immagine della Vergine con varj Santi dello 
stesso autore ve Jesi collocata in una stanza annessa alla sa- 



Ì3S 

11 quadro incassato nel muro entro un ornamento 
di stucco , raffigurante s. Gennaro vescovo di Poz- 
zuolo in mezzo ai leoni , appartiene a Francesco de 
Mura napoletano , detto Franceschiello , scolare del 
Solimene , come spiega V iscrizione in marmo , che 
col quadro vi fece apporre il conte Giacinto Catanti 
nel 1775. 

L' aitar maggiore è composto di bei marmi di Se- 
ravezza e di Carrara (66), La tavola che vi si mostra, 
esprimente la Vergine in trono da più santi corteggiata, 
ritiensi per una delle tante opere di Baccio Lomi 
pisano (67) . 

La PuriGcazione di Maria , nell' altare di fronte al- 
l' altra minor nave, è opera del rinomato Aurelio 
Lomi . 

Qui presso incassato nel muro è il sepolcral monu- 
mento del P. Guido Grandi di Cremona, già generale 
dell'Ordine camaldolese, abate che fu per venti anni 
di questo monastero, professore nel pisano Liceo pri- 
ma in filosofìa , indi in matematica ; geometra pre- 
stantissimo , a niuno secondo per gì' insigni pubblicati 
monumenti del suo ingegno , teologo sommo, del pon- 
tificio e cesareo diritto , e della storia si sacra che 
profana peritissimo ; il quale arricchì questo tempio di 
preziosi arredi , il monastero di edifizj , e d' una biblio- 

*• 

(66) L* adornamento di esso , e quello dei due altari in 
fronte alle piccole navate, ed altri non volgari abbellimenti, 
ebbero luogo nel 1811 per le premure di tre zelantissimi in- 
dividui , il priore Francesco Antonio Viazzuoli , il sacerdote 
Gio vacchino Pellegrini , e 1* avvocato Francesco Gaeta . 

(67) Sotto la mensa di questo altare si collocarono le ossa 
del beato Domenico Vernatala , fondatore dello Spedale 
de' Trovatelli in Pisa . 



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15S 

teca dotata d' assegnamenti : cessò di vivere il 6 luglio 
1742 d'anni 72. Questa memoria gli fu posta dal P. 
Agostino Fortuni Forzoni Accolti monaco e prefetto 
della detta biblioteca • 

Nel seguente altare cpntiensi un Crocifisso in marmo 
dell' antica e buona scuola pisana . Fu questo rimosso 
dalla seconda porta del Campo-santo urbano , e qui 
esposto alla pubblica venerazione nel 1790. 

Passata la tela dell' ultimo altare esprimente la Ma- 
donua e due santi, ci fermeremo un momento su quel- 
la che ne succede apposta al muro , rappresentante il 
martirio dei ss. Cosimo e Damiano , che al dire del 
Tronci appartiene ad un certo Paolo Gallucci pisano . 

Presso la porta principale sono incassati nel muro 
due marmi sepolcrali, uno formante gli encomj di al- 
cuni individui della nobil famiglia Bocca , che queste 
chiesa beneficarono ; Y altro riferentesi ai fratelli Gm- 
seppe e Francesco Meloni di Pisa , cavalieri della 
croce d' oro , uomini degni d'ogni lode , segnatamente 
per la molta loro prestanza nel dipingere $ nella qual'ar- 
te si resero valenti da se medesimi senza verun maestro, 
colla sola scorta del proprio ingegno, esercitandola non 
per lucro , ma ad utile pubblico e in ornamento della 
patria , dando colle loro opere esempj insigni di reli- 
gione , di carità , e di tutte le virtù, erigendo un altare 
in onore di M. V., e dotandolo ad uso di quotidiano 
ufficio divino , Questi , dopo aver lasciato memorie ai 
loro concittadini <T ogni benefico operare , mancati ai 
vivi in età molto avanzata , fecero eredi delle loro so- 
stanze i confratelli di a. Lucia ; i quali riconoscenti ed 
afflitti posero ad essi nel novembre del 1747 questo 
monumento , in cui vennero sepolti . Fu qui trasporta- 
to nell'anno 1784 (68). 

(63) Delle pitture di questi artisti si è già fatta onore* 



110 

Sarebbe questo il luogo di riferire altri antichi mo- 
numenti sepolcrali , se il tempo non ne avesse fatto de- 
perire le iscrizioni , molte delle quali furono trasporta- 
te altrove, o distrutte nella rinnovazione del pavimen- 
to; ma ci limiteremo se non altro a ricordare quella 
posta presso all'altare della Concezione, che si riferi- 
sce a Benegrande del Bosso, cittadino e sindaco della 
nostra patria , uno degli eletti a firmar la pace in Lucca 
fra i Pisani e V imperatore Carlo IV ( Parte slorica , 
pag. 205 ) , e che appartenne all' Ordine de' frati Gau- 
denti <|ui stabilito, del quale tanti scrittori già favella- 
rono . 

Avvertiremo ora , che gli stucchi e le mediocri pit- 
ture a fresco sulle pareti della maggior nave , riguar- 
danti alcune storie monastiche dell'Ordine camaldolese, 
sono opere di un certo Guidetti di Livorno; e finiremo 
col dire, che soppresso il convento fino dal 1781, fu 
destinato il locale per le pubbliche scuole comunali di 
primo insegnamento pei fanciulli di sesso diverso sotto 
il titolo di s. Ilari ieri; e che recentemente vi si è pur 
anche aperta 

Nlim. 65 LA SCUOLA INFANTILE DI CARITÀ 

PER LE FEMMINE . 

* 

Al principio di ottobre del 1855 venne fondato que» 
sto asilo infantile da una privata società di caritate- 
voli cittadini de' due sessi , la quale col mezzo di 
spontaneo contributo annuo provvede al ricovero , al 
nutrimento e all' istruzione di circa 150 bambine . 
Queste sono ripartite in tre sezioni : la prima , propria- 

* * 

vole menzione in più luoghi della nostra opera , ove occorse 
farne parola . 



141 

monte denominala l'asilo, in cui sono accolte quelli! 
che dai due ai tre anni non sorpassano li cinque, e vi 
sono occupate negli esercizj più confacenti alla tenera 
loro età : la seconda , in cui s' insegnano i primi lavori 
di maglia , il significato delle lettere dell' alfabeto, e la 
varia loro combinazione nella formazione delle parole , 
la semplice numerazione , e gli elementi dello scrino ; 
vi si espongono alcuni racconti morali , onde instillare 
nel cuor delle alunne i sentimenti di dovere e di retti- 
tudine ; e si dà spiegazione di oggetti fisici proporziona- 
tamente al loro intendimento ; finché compiuti gìi anni 
sette passano alla sezione terza . Questa è suddivisa in 
varie classi , nelle quali sono distribuite le allieve se- 
condo la minore o maggior loro capacità sia pei lavori 
di maglia e di cucito , sia pei gradi d' istruzione nel 
leggere, nell'aritmetica , e nella scrittura ; e vi è mag- 
giormente sviluppato Tintrattenimento morale, del pari 
che la dimostrazione degli oggetti fìsica, Ja cui. cono- 
scenza particolarmente interessa i bisogni familiari e gli 
usi sociali. I precetti principali della nostra religione vi 
vengono in tutte e tre le sezioni giornalmente inculcati 
secondo la varia intelligenza delle bambine. La scuola 
infantile di Pisa è la prima che sia stata instituita in 
Toscana , e servi di modello ai simili asili di carità per 
1' infanzia successivamente aperti qui e altrove anche 
pei maschi . 

A breve tratto da questo luogo verso il Lungarno si 

trova la chiesa di 

t • * 

Num. 57 — • ■ PIETRO IH VINCULIS . 

La fondazione di questa chiesa si assegna all'anno 
1072, e venne consacrala nel 1118 dall'arcivesco- 
vo Pietro Monconi . Fu prima eretta in collegiata di 



««tuonici regolari, poi ridotta in commenda nel 1463 , 
e quindi conceduta nel 1488 ai TP. Olivetani di s. Gi- 
rolamo d' Agnano . Soppressi questi . per le misure da 
noi altre volte rammentate , la chiesa passò ad essere 
semplice prioria . 

Nella facciata esterna è degno d'osservazione Parchi- 
trave della porta à* ingresso, come avanzo d'antico epi- 
stilio . Per introdursi nell' interno , conviene ascendere 
una ben alta gradinata, essendoché aLdi sotto corrispon- 
de un ossario, o cimitero , nel quale una volta l'anno si 
fanno le preci pei defunti (69). Forse da questo molti 
hanno conghietturato, che qui avesse esistito un tempio 
dedicato ad Apollo j ma niun coutrassegno al presente 
lo comprova . 

La chiesa è divisa in tre navi per due file di colonne, 
alcune delle quali coi respetlivi capitelli resultano avan- 
zi di templi più antichi. Il pavimento, non troppo ben 
conservato , vedesi costrutto ad opera musaica . 

Rapporto a pitture, nuli' altro é qui da considerarsi 
che un' antica tavola della scuola pisana esprimente un 
Croci iìsso in assai buono stalo (70); una Madonna col 

(69) In questo cimitero vi sono tre file di pilastri, che for- 
mano quattro navi, su cui poggiano archi tondi reggenti le vol- 
te a crociera . In un lato del medesimo si vedono delle ossa 
simmetricamente disposte . Ne è facile l'accesso , ed ognuno 
a suo piacere può contentare la propria curiosità . 

(70) a La detta tavola ( dice' il Tempesti ) è alta br. 5 e 
« mezzo , e larga br. 3 e mezzo io forma di croce. U Sal- 
<* vatore è dì grandezza naturale, con un chiodo a ciasche- 
« dun piede. In luogo del titolo è un quadrilargo, nel quale 
« a pìccole figure intere tutte in piedi e fra loro parallele 
« vien rappresentato il giudizio di Pilato , vedendosi ai lati a 
« espressi in due ovati , la beata Vergine e 1' Evangelista 8. 
« Giovanni in mezze figure ; e sopra , parimente in mezza 



143 

Barobino a fresco in uno degli altari , parimente antica , 
ma deturpata in qualche parte da infelici ritocchi ; ed 
un quadro d' altare con s. Bartoloinmeo , attribuito al 
Totmnasi • 

Passando nella contigua piazza dell' ortaggio , potre- 
mo vedere sopra marmorea colonna d' ordine jonico 
una statua dj travertino significante l'Abbondanza , ca- 
ratterizzala dal , cornucopia , lavoro eseguito nel 1550 
dallo scultore Pierino da Vinci nipote dell' immollai 
Leonardo . 

* 

Proseguendo il cammino per la Pescheria, e per la 
via della Scuola della nazione ebrea, giungeremo , alla 
chiesa di 

* * 

Nam. 58 — sani' andrea . 

Poco è da dire su questa piccola chiesa eretta intor- 
no al 1100, conforme è indicato da varj scrittori 9 e 
come anche rilevasi dallo stile architettonico esterno . 
Fu appellata di sant'Andrea foris portee per la ragio- 
ne addotta nella Parte storica in nota , pag. 24. L 9 in- 
terno è a tre navi con colonne di graniti orientali , e 
capitelli d' antica scultura aventi teste umane e ferine , 
Sono qui da ricordarsi due sole opere di pittura il 
quadro , cioè, della sacra Famiglia sulla destra dell'in- 
gresso dipinto da Aurelio Lomi; e il quadro dell'aitar 

« figura » Cristo giudice con un libro nella sinistra , fra due 
« Angeli librati sulle penne. Alle due estremità laterali della 
« Croce sono due piccole figure intere, forse la beata Vergi- 
ec ne e la Maddalena ; fra le quali , sopra le braccia del Cro- 
ce cifisso , in caratteri molto ben formati si legge : mortis 
<c destructor vite reparator et auctor . In pie della Croce 
» ?i sono due piccole figure intere , che forse esprimono 
« s. Pietro sulla cattedra , e s. Barbara presso una torre » . 



» 



144 

maggiore rappresentante la figura del Santo titolare 
d' ignoto pennello (71). - 

Avendo noi accennato nella Parte storica, pag. 102, 
essere stato qin seppellito il celebre Pier delle- Vigne 
segretario dell' imperator Federigo , quantunque non 
aia superstite verun monumento a farne testimonianza, 
forse per essersi col tempo innalzato 4 piano della 
chiesa ; crediamo però opportuno di fornirne in questo 
luogo la prova con un documento, che il eh. Dal Borgo 
trasse il primo da un antico codice contemporaneo esi- 
stente nell'archivio del civico spedale di s. Chiara, e che 
secondo il nostro costume diamo tradotto dal latino , 
premesso ciò che lo stesso amore espone* nella quar- 
ta delle sue Dissertazioni sopra la storia pisana 
(uol. 1, part. 1, pag. 257) : ce Di più tra'rihelli di Fé- 
ce derigo , o , per dirla con certe/za , tra quei che iu- 
« corsero nella sua disgrazia, ebbe la, sventura di esser 
« contato il famoso Pietro delle \ irne suo intim& f Opfjr" 
ce Adente , e già sovr' ogn' ahrO da lui favorito. Fà 
ce egli dal suo padrone nel castello di 3. Miniato fatto 1 
ce acciecare con un ferrò infuocato , e dipoi mandato a 
ce Pisa per essere esposto alla derisione del popolaccio ; 



« ma nel cader dal mulo che lo portava s' infranse tal* 

(71) Intorno a questa chiesa dobbiamo accennare , ebe sul 
momento di dare alle stampe la preseute descrizione che la 
riguarda , siamo venuti in cognizione che la civica magi- 
stratura , in concorso dogli altri gìuspatroni , ne ha stabilito 
r atterramento , on«le fare una piazza da sostituirsi a quella 
angusta e poco decente della Pescheria . Al qual ottimo di- 
visamente aggiunto quello idi demolire i vicini ammazzato] , 
per essere in più convenevole luogo trasferiti, si verrà r ren- 
dere più propria e più salubre questa parte centrale della 
città. Tutto questo sta per avere imminente esecuzione . 




145 

et mente il capo , che morì , ed in Pisa fu sepolto nella 
ce chiesa di sant' Aadrea » . Poi segue iu nota : « Ben- 
cc chè sia certa la disgrazia di Pietro delle Vigne , . 
« tuttavia incerto si è, se egli veramente fosse inno- 
« eente o colpevole ; e se colpevole , quale debba cre- 
« dersi che fosse la sorte del suo delitto » . Desumesi 
nondimeno dal citato codice , che 1' accusa di Pietro 
consistesse nel l' avere in più modi abusato della confi- 
denza del suo signore , e segnatamente di aver fomen- 
tato sotto mano le discordie fra lui e papa Innocenzo; 
dicendosi ivi , che V Imperatore « mentre trovavasi nel 
ce castello di s. Miniato, leggendo gli scritti della Santa 
et Sede portanti proposizioni pacifiche, fece abbacinare 
ce Pietro delle Vigne come sturbatore della pace , man- 
ce dandolo a Pisa affinchè dai fanciulli fosse ucciso ; il 
ce quale però, lasciandosi cader giù dal somaro, si spac- 
ce co la testa , e disperato morì nella chiesa di sant'An- 
ce drea " . 

Se in fatto egli fosse innocente o reo, non v'ha sicu- 
ro fondamento da poterlo asserire; egli per altro in una 
sua lettera all' istesso. Federigo si giustifica contro le ac- 
cuse appostegli dall'invidia altrui: e che neppur Dante, 
vissuto pochi anni dopo , e quando gli avvenimenti 
erano ancor freschi nella memoria di tutti , lo credesse 
colpevole , appare dal Canto XIII dell' Inferno, ove lo 
ripone fra i dannati per suicidio volontario , e non per 
altro delitto : 

Io son colui, che tenni ambo le chiavi 
Del cuor di Federigo , e che le volsi 
Serrando e disserrando sì soavi , 
Che dal secreto suo quasi ogn' uom tolsi $ 
Fede portai al glorioso uffizio. 
Tanto eh* io ne perdei le vene e i polsi • 
P. ///. 7 



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146 

La meretrice, che mai dalV ospizio 
Di Cesare non torse gli occhi putti , 
Morte comune & delle corti vizio « 

Infiammò contro me gli animi tutti, 

E infiammati infiammàr sì Augusto , 
Che i lieti onor totnaro in tristi lutti . 

L' animo mio per disdegnoso gusto , 
Credendo col morir fuggir disdegno , 
Ingiusto fece me contra me giusto . * 

Per le nuove radici d* esto legno 

Vi giuro , che giammai non ruppi fede 
Al mio Signor , che fu d' onor sì degno . 

E se di voi alcun nel Mondo riede , 
Conforti la memoria mia che giace 
Ancor del colpo che 'nvidia le diede . 
Progredendo per la via del Giardino fino al porto 

detto delle Gondole, s'entrerà nella via santa Marta , 

ove resta la chiesa a detta santa dedicata . 

• * 

Ifum. ÓO SANTA MARTA . 

Nel 1342 fu eretta la chiesa e il monastero di s. 
Marta , mercè le cure del beato Domenico Cavalca do- 
menicano , per le signore dette della Misericordia di 
Spina, le quali vi dimorarono fino al 1810, epoca della 
general soppressione delle corporazioni religiose . La 
chiesa però , che per lunghezza estendevasi in linea pa- 
rallela alla strada , e nella quale si avea l'accesso per 
una porta di fianco , fu intieramente ricostrutta , come 
vedesi al presente, intorno al 1760, sotto la direzione 
del pisano architetto Mattia Tarocchi. La sua facciata 
esterna presentasi di troppo grave e macchinosa ; ma 
F interno, in tutte le sue parti di bella proporzione , è 
ricco di scelti marmi . L' aitar maggiore , V orchestra , 



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147 

<ì il pavimento a grandi lastre di marmo , divise ordina- 
tamente da liste cerulee , furono eseguiti a spese della 
prioressa Eleonora Piuocci nel 1763; gli altari laterali, 
tutti anch' essi di variati marmt, si eressero contempo- 
raneamente per cura di varie altre monache . In quello 
a destra si mostra un' opera di Lorenzo Pécheux di 
Lione , che ha per soggetto la Natività del Signore ; 
nell'altro 'a sinistra , dei nominato Giov. Battista 
Tempesti , è indicata mediocremente Marta genuflessa 
dinanzi al Salvatore . Quest^ijuadri si sostituirono ad 
altri due di maggior pregio del Rosselli e del Cor- 
radi , che oggi conservansi nella cappella di s. Girola- 
mo del Campo-santo urbano , già da noi rammentati a 
pag. tfe6 dell' antecedente volume . 

[a una piccola cappella sulla destra dell' ingresso si 
tiene in venerazione un' antico crocifisso in tavola della 
più volte rammentata scuola pisana (72) . ' — 
• Nel contiguo convento , ridotto ora a particolari abi- 
tazioni , trovasi eretta la 




1 ► • « 

L'istituzione di questa scuola rimonta all'anno 1851, 
ed è fondata da una privata società di benemeriti citta- 
dini , i quali vollero provvedere ad una ben regolata 
istruzione primitiva , segnatamente diri fanciulli della 
classe più povera , i quali vi vengono accolti dai tre 
anni circa Cno ai cinque, compiendovi ordinariamente in 
sei o sette anni il corso degl'insegnamenti . Per questi fu 
adottato il metodo Lancasteriano , comecché riconoscili- 

(72) Devcsi qui giustamente encomiare lo zelo dell* attuale 
mentissimo priore Carlo Mattei per varj miglioramenti ese- 
guiti nel coro e nella canonica , e per la decenza e pulitezza 
con cui esso tiene questa chiesa alla sua cura affidata. 



148 

to universalmente il migliore fra quanti furono in ad- 
dietro praticati, sia per Ja disciplina alla quale gli alun- 
ni sono abituati , sia pel modo ragionalo con cui \i ap- 
prendono il leggere , lo scritto e l'arilmetica . Nè » 
queste sole meccaniche operazioni si limita il loro eser- 
cizio , essendoché i principii di morale religiosa e civile 
formano una parte essenziale di educazione, in cui Li 
società ebbe particolarmente in mira di allevare i bam- 
bini che vi concorrono in numero di presso a 200, com- 
presi quelli dell' asilo infantile ultimamente aggregato 
all' anzidetta scuola . Colla quale riunione si ebbe il 
provvido scopo di contribuire al perfezionamento del 
sistema disciplinare di detta scuola ; poiché non rice- 
vendo visi più qualunque fanciullo si presenti nella na- 
turale rozzezza, o con principii diversamente apparati ; 
ma dovendo essere quind' innanzi alimentata cogli alun- 
ni che vi passano dall'asilo , quando sono già imbevuti 
di elementi e massime uniformi e armonizzanti colle 
ulteriori cose che debbono apprendere con maggiore 
sviluppo proporzionato alla loro età ed all' intelligen- 
za mentale, nessun ritardo o scompiglio si frappone 
ai progressi della scuola medesima. Sia pertanto tribu- 
tata lode ai generosi sentimenti di quegl' individui che 
con zelo si prestano al prospero successo di sì pio ed 
utile stabilimento, il quale prepara alla patria morigerati 
cittadini e ragionevolmente istruiti nelle cose più neces- 
sarie alla vita sociale: nè v'ha dubbio che a più ampia 
sfera si dilaterebbe questo benefizio, se fosse combina- 
bile di poterlo traslocare in un punto più centrale della 
città ♦ affinchè un maggior numero di bambini fosse in 
grado di profittarne . 

In prossimità della via s. Marta trovasi la chiesa e 
il convento di 



\ 



r 

149 

Num. 61 — a. Silvestro . 

Le più antiche memorie di questa chiesa risalgono al 
1118, tempo in cui dalla nobilissima famiglia Masca , 
che ne aveva il padronato , fu concessa ai monaci di s. 
Benedetto di Monte Cassino ; e ciò per mezzo dell'arci- 
vescovo Pietro Monconi . Questi vi si mantennero per 
oltre un secolo e mezzo , giacché nel 1270 abbiamo 
che fu la chiesa constituita in priorato . In seguito , nel 
1331 , le monache di s. Croce in Fossabanda ( ora 
convento dei Minori osservanti) ottennero dall' arcive- 
scovo Simone Saltarelli di qui fissare la loro dimora , 
onde assicurarsi dalle incursioni dei nemici ne' tempi 
di guerra . Cinque anni appresso, nel 1336, ebbero 
anche la facoltà di scortare l'edifizio stesso , per uso dei 
divini uffizj nelP interno recinto; con che si venne a to- 
gliere la sua regolare proporzione . Posteriormente fu 
rimodernata la facciata esterna , e fatte eseguire in Car- 
rara le due statue marmoree che ¥ adomano, rappre- 
sentanti s. Domenico e s. Silvestro . 

L' interno è diviso in tre navi , alle quali si ha l'ac- 
cesso per altrettante porte . Nel soffitto della maggior 
nave sono scompartiti nove quadri a olio del più volte 
ricordato Aurelio Lomi , che per la poca luce riman- 
gono tolti alla vista. Gli ornatile le quadrature a 
fresco delle muraglie, spettano a Bartolommeo Busoni 
pisano • 

L' altare sulla destra ha una pittura del cav. Paolo 
Guidotti lucchese , la quale serve come d' ornato ad 
un'antica pregevolissima tavola dipinta in campo d'oro, 
che qui si tiene male a proposito coperta da un moder- 
no quadro di poco o niun valore, indicante s. Francesco 
di Sales . La detta tavola rappresenta l'immagine di 



150 

s. Caterina, con otto piccole storie all'intorno ad essa 
riferentisi . Il eh. da Morrona , che ebbe il comodo di 
vederla da vicino, ne diede la seguente particolareggiata 
descrizione ( Pisa illustrata ec. tom. 1 , p<*g* 457 
Livorno 1812 ) : ce La s. Caterina quivi espressa è ve- 
ce stita alla greca con abito lungo colorato di rosso, e 
« con sopravveste verde , che aperta dinanzi e ripiegata 
ce sulle braccia cade sui fianchi in due uniformi ma 
ce non mal' intese falde . La sua misura è sotto al na- 
cc turale. Non diremo delle piegature, del colorito delle 
ce carni , del far dei capelli , delle dita lunghe e secche 
<e delle mani , della posizion di esse , e finalmente de- 
« gli occhi aperti col contorno inferiore distaccato dalle 
e< pupille , e delle altre parti componenti la faccia, per 
ce non ripetere la caratteristica delle dipinture prece* 
«e denti al secolo XIII. Noteremo però, che la fisonomia 
ce della santa non è molto grata , e poco ritiene del 
« femminil sembiante; che inoltre l'indicata sopravve- 
cc ste è tutta rabescata , e gli arabeschi di colore quasi 
ce nero consistono per lo più in tante figure sferiche, 
te con in mezzo un uccello presso a poco immaginato, 
ce come le aquile nelle medaglie pisane. Pisana stimerei 
<c volentieri la croce sulla man destra di lei , che in 
ce ogni estremità termina in tre punte. Finalmente cin- 
ce ge la fronte della nostra immagine una corona a 
ce triangolo a guisa di mitra, con una pietra bianca na- 
ec turale nel mezzo , e varj contorni di perle dipinte ♦ 
ce Così è la stola, che sul davanti calando oltrepassa le 
«e ginocchia. Il piede posa ragionevolmente sul piano , 
ce e vestito di scarpa rabescata si rassomiglia a quegli 
ce della Madonna di Guido sanese . Ma per dir di tutto 
e* il nostro quadro, egli contiene in oltre otto storie di 
ce detta sunta indicanti la divisata maniera in piccole 



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151 

ce figure . Alcuni enratteri che in parte cancellati appa- 
cc riscono su' fondi d'oro, ove le figure tulle campeggia- 
cc no , son della forma e del costume greco di quel 
« tempo , ed hanno relazione a quelle storie » . 

In fronte alla stessa piccola nave vedesi incassato nel 
muro un bel lavoro in terra colta inverniciata della fa- 
miglia della Robbia, e forse di Andrea , esprimente 
in mezzano rilievo la Vergine in gloria attorniata dagli 
Angeli e da varj Profeti dell' antico testamento ; e in 
Lasso del quadro , fra quattro santi di quasi tondo ri- 
lievo , distinguonsi s. Pietro , e V evangelista s. Mar- 
co (73) . Dicemmo esser questo probabilmente lavoro 
d' jindrea , nipote del vecchio Luca, giacché da due 
cartelli della stessa cornice invetriata risulta , essere 
stato eseguito nel 1320 al tempo dell' arciprete Fran- 
ceschi , ed essendo operajo Agostino Urbani • 

Il quadro del maggior altare , in cui primeggia s. 
Domenico innanzi al Crocifisso , è una beli' opera di 
genio e sul far Guercinesco del senese liuti Ho Marietti. 

La Madonna annunziata dall' Angelo, nel quadro del 
terzo altare , fu dipinta dal soprannominato Giti dotti 
lucchese . 

Facendo ora parola dell'attiguo monastero , diremo 
che sotto l' im mortai Pietro Leopoldo fu quasi del 
tutto riformato e ridotto alla moderna splendidissima 
foggia per uso di Conservatorio (74). Le monache stes- 
se, lasciato l'abito domenicano, vestirono quello di da- 
me della Quiete . Dappoi questo locale servì di riunione 
alle monache di conventi soppressi, e ciò fino all'epoca 

(73) Quest'ultimo era il titolare dell'antica già soppressa 
chiesa in via Calcesana , per la quale era stato fatto 1* in- 
dicato ornamento . 

(74) Si tiene a ragione per nno dei migliori e più como- 
di fabbricati della città • 



152 

del totale scioglimento di tutti gli ordì* ai religiosi . Fa 
allora di ricetto per poco tempo alle truppe francesi ; 
quindi fu destinato ali 1 uso di Pensionato accademico , 
e di Collegio comunale . E Analmente nel 1814 , sop- 
pressi i due citati stabilimenti , fu conceduto alle mo- 
nache salesiane , le quali tuttora vi dimorano . 

Portandosi da questo luogo alla scarpa del vicino 
ponte alla Spina, o della Fortezza, vedremo Y antico 
intasamento della torre detta 

Nlim. 71 «— LA VITTORIOSA. 

- 

Perchè questa torre fosse qui eretta, fu da noi speci- 
ficato nella Parte storica, pag. 180, alla quale rimet- 
tiamo il lettore . Soltanto ora aggiungeremo, che la sua 
fondazióne ebbe luogo il giorno di s. Martino dell'anno 
1356 in ringraziamento della vittoria riportata dal con- 
te Fazio della Gherardesca , come appare dall' iscrizio- 
ne latina , che dal suddetto imbasamento fu collocata 
nel muro rivolto a settentrione dove principia la spal- 
letta del ponte ; lo che segui nel 1787 per decreto del 
Magistrato Civico . 

Qui presso è la chiesa e il convento di 

Num. 59 — 8. MATTEO . 

A donna Teuta moglie d' Ildeberto Àlbitone viene 
attribuito V aver fondato nel 1027 questo sacro ediG* 
zio , e 1' annesso monastero a vantaggio di monache 
benedettine . Il luogo assegnato per tale oggetto , di 
proprietà dello stesso Albitoue, chiamavasi allora Suar- 
ta^svì fiume Arno, ed era fuori della città (75) . La 

(•;5) Dall'antica famiglia d" Atbitone avverte il Morrona , 
essere derivala la nobil famiglia Casapieri ,* ond' è che circa 



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153 

chiesa però che vedesi attualmente , fu rifabbricata nel 
1610 , dopo il funesto incendio dell'antica avvenuto- 
vi tre anni avanti . Ciò ebbe luogo sotto il governa di 
Cosimo II , come indica V iscrizione nel fregio superio- 
re della facciata . 

Una porzione dell'antico tempio, diviso a tre navi, 
può riscontrarsi nell' esterno lato meridionale che guar- 
da il Lungarno ; questa porzione serve nella clausura di 
chiesa per le mònache. La moderna chiesa, di semplice 
rettangolare figura, ci porge nella volta il più pregevole 
dipinto dei due fratelli Melarli Francesco e Giusep- 
pe . Il primo vi esegui un ordine di architettura con 
tale intelligenza d' ottica , da fare concepir 1' inganno 
di una considerevol lontananza di gran tratto maggiore 
all' altezza effettiva della volta stessa ,* 1* altro vi si di- 
stinse pei bene intesi scorti delle aggruppate figure . 
Il soggetto è l'ingresso alla celeste gloria dell'evangeli- 
sta s. Matteo . 1 • 

L' aitar maggiore , ornato di bei marmi , di due co- 
lonne di spato calcareo , e di due statue , contiene un 
quadro di Francesco Komanelli , esprimente il Naza- 
reno che invila l'apostolo titolare a seguitarlo . 

I due quadri di forma elittica , uno a destra , l'altro 
a sinistra dell'altare , indicano la sacra Famiglia , e la 
morte di s. Benedetto • il primo del nominato Giusep- 
pe Metani , ed il secondo da esso incomincialo , ma 
ultimato dal Tommasi suo scolare . 

Quattro tele vestono gli ornati simmetricamente scom- 
partiti nelle due pareti laterali del tempio . La prima 

al fine del secolo passato gì' individui della medesima mos- 
sero questione per ricuperare l'antica facoltà perduta d'in- 
tervenire all' elezione della nuova abbadessa . 

7* 



154 

sulla destra dell'indicato altare , ci mostra una buona 
Opera del cav. Sebastiano Conca di Gaeta , avente per 
soggetto la morte di s. Matteo datagli con una lancia 
da un manigoldo, nell'atto che celebrava la santa messa. 

All' altare che ne succede , ov'è un CrociOsso d' an- 
tica scuola pisana , si vedono alcune figure in cattivissi- 
mo slato di Stefano Mar us celli . 

La seconda tela affissa al muro f eseguita mediocre- 
mente da Francesco Trevisani di Trevigi , o da qual- 
che suo scolare, esprime un prodigio di s. Matteo nel 
far risorgere un morto ... 

Dall' altro lato della chiesa , la terza tela di verso 
V aitar maggiore presentaci freddamente espresso lo 
stesso santo in atto di battezzare una regina etiope. Vie- 
ne dai pennelli di Marco Benefiale romano . 

Il quadro del seguente altare , colla Madonna e varj 
santi , è lavoro del Bocciardi detto il Clementone . 

E finalmente la quarta ed ultima tela alla muraglia 
contiene un'opera mediocrissima del pittore Zoboli di 
Modena , indicante s. Matteo che veste di umili spoglie 
una regina. 

Sulle pareti che restano sotto il coretto delle mona- 
che, sostenuto da quattro colonne di granito, sònovi al- 
1re pitture dei Meloni , Ora in gran parte infelicemente 
restaurate . 

Qui pure è un quadro in tavola esprimente la Ver- 
gine in trono corteggiata da var) santi, il quale sembra 
provenire da buona mano a fronte di un moderno re- 
stauro. Vi fu trasportato dall' interno del monastero per 
cura dell' attuale mentissimo operajo Giuseppe Tellini 
Bigongini . 

Nell'interno poi del claustro, in cui non può entrare 
se non chi ne abbia riportato il permesso dell' Ordi- 



» 



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155 

nano , trovasi una delle migliori fatiche d' Aurelio 
Lomi nel quadro rappresentante il Redentore in gloria 
con diversi santi, situato all'altare del coro delle anzi- 
dette religiose . Fu adattato espressamente ad altro pic- 
colo quadro di bella scuola antica , rappresentante la 
Vergine col Putto che tiensi in somma venerazione (76). 

Fra le opere di pittura che si consena no in questa 
chiesa interna , sono anche da ricordarsi, una tavola del 
Cristo in Croce di scuola greco-pisana; altra tavola con 
ornamenti alla gotica indicante la Madonna col bam- 
bino Gesù , e varj santi ai lati ; e il fregio inferiore di 
un altro quadro con storie relative al Nazareno in pic- 
cole figure . 

Le pareti esteriori meridionale , orientale e boreale 
di questo solo tratto d' antica chiesa , mostransi tuttora 
incrostate di marmo sull'andamento di quella di s. Pao- 
lo a ripa d'jérnox nè sussiste, come taluno ha erro- 
neamente asserito , che il lato orientale dimostri l'anti- 
ca facciata della medesima. Infatti non vi si vede nes- 
suna traccia d'antica porta , nè vi è esempio d'antica 
chiesa colla fronte rivolta ad oriente . Lo stesso cam- 
panile, che ne cuopre una porzione, convalida il nostro 
sentimento. . 

Il chiostro in forma d'ampio quadrato ci presenta lo 
stile del secolo XIII. È qui un loggiato con colonnelli 
granito , su cui ricorre un ordine di Gnestre alla gotica, 
abbellito e terminato in alto da un cornicione a minu- 
tissimo lavoro, 

(76) Tanto V uno che I* altro erano nella chiesetta annessa 
air ediHzio di cui si ragiona, detta la Madonnina delle mo- 
nache di s. Matteo . Mancante della conveniente luce per la 
chiusura delle finestre , serve ora ad uso di magazzino . Vi 
si mostrano tuttora gli avanzi delle pitture fattevi da An- 
drea Boscoli fiorentino . 



— - • 



156 

Restaci per ultimo a indicare , che in questo mona- 
stero , regnante il gran-dura Pietro Leopoldo, fu insti- 
tuito un Capitolo di canonichesse ; il qual ordine sop- 
presso nel 1810 , vi continuarono esse ad abitare fino al 
1816 , tempo in cui fu destinato il locale alla riunione 
di monache di ordine diverso. 

In prossimità della descritta chiesa trovasi l'antico 
palazzo Medici , ora Pieracchi , ove anticamente furouo 
le case di Albitone sopra mentovato, e dove V istoria 
vuole che in seguito accadesse la tragica morte di D. 
Garzìa per mano di Cosimo I suo padre (77) . 

(77) È da avvertirsi , che il eh. Anguillesi nelle sue più 
volte ricordate Notizie ec. t contro il sentimento di tutti gii 
altri storici , suppone il fatto come seguito nel palazzo gran- 
ducale da s. Niccoli» , descrivendolo nel modo seguente : 

ce Fosse effetto di naturai malattia , come accertano aleu- 
te ni , OTvero di qualche cagion violenta , come è opinion 
« dì molti altri , Cosimo I nel corso di pochi giorni ehbe 
« la disavventura di perder la propria moglie e due figli , 
<t /). Giovanni e D- Garziti , giovinetti di vaghissimo aspet- 
« to , di gentili maniere , e che già davano di sè le più belle 
<c speranze ; il primo dei quali era già cardinale , benché in 

w età di soli 19 auni Comunque sia di ciò, ecco 

te all' incirca come vien riferito il fatto da coloro che so- 
«astengono la contraria lezione , vale a dire che la morte 
« de* due giovani priucipi prodotta fu da causa non già na- 
te turale , ma bensì violenta . 

ee Trovavansi eglino a caccia nelle vicinanze di Rosignano, 
« allorché il cardinale Giovanili ricevè da D. Garzìa suo 
ce fratello grave ferita in una coscia , per cui fu trasportato 
<c immediatamente a Livorno , ove dopo cinque giorni morì, 
«c Ciò avvenne il 21 novembre i56?. Discordano i cronisti 
u quanto al fatto di D. Garzìa , asserendo alcuni che sol* 
m tanto per una combinazione casuale ebb' ei la sventura di 
u ferire il fratello , e sostenendo altri esser ciò accaduto 
« appostataiuente , per un'aperta inimicizia e rivalità che 
ce regnava tra' due principi , per la quale erano venuti in al- 



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in 

i 



157 

Compiuta la descrizione di tutta la Parte settentrio- 
nale della città , passeremo a quella opposta attraver- 
sando il ponte della Fortezza , di cui si è fatto discorso 
a pag. 152 del presente volume; essendoché per questo 
rendesi più breve il cammino per andare al punto, ove 
debbonsi incominciare le ulteriori osservazioni . 

PARTE MERIDIONALE 
TERZIERE DI S. MARTINO 



JVlim. 85 — CHIESA DI 0. MARTINO. 

Nel luogo ove si vede al presente la chiesa di s. Mar* 
tino , vi fu già anticamente altra chiesa dedicata al me- 

« tercazìone durante la caccia a cagione d* un capriolo che 
« ciascun d' essi pretendeva aver ucciso. Cosimo , che al 
<c primo annunzio del trislo caso erasi recalo a Livorno , 
et inconsolabile per la perdita del tìglio , e pieno di mal ta- 
ce lento contro il suo uccisore, se ne ritornò a Pisa, ove sem- 
« bra che D. Garzìa lo avesse preceduto. Si tenne questi 
« per alcuni giorni nascosto alla collera del padre, la quale 
« mostrandosi in seguito alquanto calmata , incoraggialo ed 
« accompagnato dalla madre , che tenerissimamente lo ama- 
cc va , andò a gettarsi inginccchioni al genitore dimandandoli 
ce a calde lagrime perdono della morte del fratello. Ma Co- 
ce s imo , inflessibile alle umiliazioni del figlio , non che alle 
ce voci supplichevoli della sposa , sentendosi viemaggiormen- 
ce te accender di sdegno alla presenza dell' uccisore, cavato 
ce un pugnalo che solea tener sempre al fianco, barharamen- 
cc te lo immerse a quello nel petto , onde 1' infelice giovi- 
te netto poco tempo dopo tra le braccia della madre spirò . 
ce La morte di D. G8rzìa, avvenuta il 6 dicembre dell'anno 
ce medesimo ib6a, fu seguitata dodici giorni dopo da quella 
ce di D. Eleonora di Toledo sua madre } la quale rimasta 
ce priva io si breve spazio di tempo ed in una maniera si 
ce tragica dei due più cari suoi figli , dovè miseramente soe~ 
« combere al dolore di tanta sventura » . 



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1 



158 

desi mo Santo, la quale apparteneva fino dal 1195 ai 

canonici regolari di s. Agostino . Conceduta in dono da 
papa Giovanni XX li , con uno spedalo ivi annesso , al 
conte Bonifazio Novello della Gherardesea, come avver- 
timmo nella Parte storica (pa«. 178); questi concepì 
il pensiero di fondare in lai luogo un monastero per 
quaranta monache francescane , un' abitazione per quat- 
tro frati dell' ordine minorità , ed una più ampia chie- 
sa, qual si è l'attuale, incominciatosi il lavoro nel 1532, 
come si desume dalla moderna marmorea iscrizione 
sulla porta di fianco sosiituita all'antica , che portava 
nel fregio lo stemma gentilizio del pio fondatore , fu 
compiuto nel corso di 40 anni coi mezzi lasciati dallo 
stesso conte . 11 primo ordine della facciata di marmi 
bianchi e cerulei riferisce a tal'epoca; il secondo al- 
1 anno 1606, com' indira un piccol marmo in alto col- 
localo (78) . Soppresso l'anzidetto monastero nell'ago- 
sto del 1786 , fu ridotto il locale ad uso di prioria , 
ad abitazioni particolari , ed a caserma pei militari di 
guarnigione in questa piazza , detti i Peter ani . 

L'interno del tempio è ad una sola grandiosa navata; 
ed agli altari sonovi alcune pitture degne d'essere am- 
mirate . Nel primo a destra entrando contiensi una cro- 
ce d' antica maniera > con più quattro santi in tavola 
parimente antichi , e di non spregevole esecuzione. 

Nel secondo si mostra una tela di Giacomo Palma 
veneziano, pronipote del Palma vecchio, che vi appo- 
se il suo nome. Rappresenta s. Benedetto giacente fra le 
spine, onde viucere le tentazioni del demonio . Sono da 

(78) Sopra la porta principale d* ingresso trovasi on bas- 
sorilievo rappresentante il Santo litolare a cavallo , di buo- 
na scuola pisana . 



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159 

lodarsi le partì ignude del Santo delineate e muscoleg- 
giate con intelligenza , benché alquanto snervate dal pu- 
limento . 

La cappellina che segue, fu eretta e dedicata nel 1739 
a s. Bona vergine pisana morta nel 1208 , le ossa della 
quale sono contenute nell' urna che vedosi sull'altare. 

A destra della detta cappella si trova un monumento 
sepolcrale eretto nel 1779 al conte Francesco del Te- 
sta del Tignoso col di lui busto in bianco marmo j 
dall' altra parte v' ha una porta che mette in una stan- 
za , la volta della quale colorata di azzurro a stelle 
d' oro presenta effigiati in antica e bella maniera il Re- 
dentore , gli Evangelisti , e i dodici Apostoli simmetri- 
camente distribuiti . 

Nel terzo altare di giuspatronato della detta famiglia 
del Testa affacciasi un' opera di bel disegno e di bella 
composizione di Domenico Passionano • Esprime la 
Vergine assisa in trono , nell' atto di porgere il divin 
Figlio a siijÈàiétoforo genuflesso , che nell'atteggiamen- 
to e nel carattere delle membra dimostra V essere suo 
gigantesco . La figura del s. Francesco in atto di adora- 
zione merita particolare encomio per le sue belle estre- 
mità . . -, 

L' aitar maggiore adorno di pregevoli marmi fu da 
Bonifazio Novello beneficato con donativi , come da 
documento del 1338 esistente nell'archivio diplomatico 
di Firenze dal Morrona citato . 

Nella iscrizione del sepolcro eh' è sul suolo , in faccia 
all' altare medesimo, ricordasi un Zaccaria Pisano ve- 
scovo di Calcedonia quivi deposto nel 1477, dopo aver 
fatta la dedicazione di questa basilica . 

Dall' altro lato della chiesa , il primo altare contiene 
una buona pittura del più volte ricordato Orazio Hi- 



• « 



160 

min aldi , il cui nome è scritto sul piano del quadro 
con lettere legate insieme. Rappresenta la vestizione 
monacale di s. Bona vergine pisana. La santa giovine , 
in positura di gran rixerenza , e con ghirlanda di fiori 
in capo, scorgesi ai piedi del sacerdote. Questi eoi pi- 
viale , assiso sopra una sedia , fa cenno di benedirla , 
mentre coli' altra mano prende T abito , che uno degli 
astanti gli porge . 

Nel quadro del seguente altare presentasi la Madda- 
lena penitente, genuflessa dinanzi ad un Cristo in croce 
nel mezzo di solitaria campagna . La posizione della 
croce in scorto, e la bene atteggiata donna, producono 
verità , distanza e rilievo; al che si aggiunga l' artificio 
dei lumi e delle ombre, il corretto disegno e il vago 
colorito , e si concluda essere uno dei migliori dipinti 
del già rammentato Jacopo Li gozzi da Verona . 

Una lapida marmorea nel muro presso quest' altare 
ci dà notizia, che un Filippo Capriano, patrizio man- 
tovano , filosofo e medico esimio , onorato di pubblici 
importanti ufficj con lode sostenuti , avendo con plauso 
professata la medicina nello Studio pisano , morì nel 
1606 d'anni 70 , e fu deposto in questo monumento 
presso l'altare dalla sua pietà fatto erigere, per cura 
di Prospero Pontirolo di Lodi suo esecutore testamen- 
tario . 

L' annunziazione della Vergine , figurata nel quadro 
dell'ultimo altare con qualche buona qualità pittoresca, 
viene assegnata al Sordo Pisano . 

Il Santo titolare scorgesi dipinto ragionevolmente a 
fresco nella lunetta interna sopra la porta principale. 

Non lungi dalla descritta chiesa , verso la porta 
j. Marcoy detta Fiorentina , potrannosi vedere alcuni 
avanzi della Fortezza di cui si è parlato a pag. 57 della 



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161 

Parte storica, e che in questo stesso volume, pag. 81 , 
abbiamo avvertito essere stati cambiati in aecessorj di 
delizia del giardino Scotto . All'epoca della sua costru- 
zione, che fu del 1512, venne incorporata nel recinto 
della medesima l'antica chiesa di 

• ■ 

8 ANDREA W CHINSECA . 

La chiesa ed il convento di questo titolo furono edi- 
ficati dai Pisani dopo la conquista delle Baleari nel 
1117, per dimostrare un atto di grata riconoscenza ai 
monaci benedettini di s. .Vittore di Marsilia , che avean 
dato onorata sepoltura ai loro estinti guerrieri trasferi- 
tivi nel ritorno alla patria da quella eroica impresa 
( Parte storica, pag. 56 e seg. ) . Non è certo per 
quanto tempo i detti monaci vi risiedessero , dicendosi 
jolo che dai pontefici fu ridotta susseguentemente in 
commenda ; e che intorno all'anno 1405, col consenso 
di Giuliano arcivescovo di Tarso che n'era il commen- 
datario, fu concessa ai Servi di Maria , i quali poi di- 
partironsi allorché fu inclusa nel recinto dell' anzidetta 
Fortezza . In tale occasione si demoli o ridusse in ca- 
strine 1' antico monastero , s' impiccolì la chiesa , e si 
dichiarò parrocchia per la milizia della Fortezza stess» . 
In seguito , dal 1791 al 1811 , fu rilasciata ai fratelli 
dell' arciconfraternita dell' Arcangiolo Raffaello j ed al 
presente, dopo essere stata di nuovo riformata, si tiene 
per uso di privata cappella della nobil famiglia Chiesa . 

Passando ora per la via del Lungarno , giungeremo 
alla chiesa di 

Num. 86 — a. sepolcro . 

L'architetto del nostro magnifico Battistero , Pioti- 
$alvi Pisano, fu pur anche il costruttore dell' edilizio 



ÌG2 

di cui adesso trattiamo. Le seguenti parole doppiamen- 
te e rozzamente scolpite in un marmo incassato nell'an- 
golo dell' intasamento del campanile lo dimostrano 
ad evidenza : Hujus operis fabricator Deuttesalvet 
nominatur . 

Sorge questa chiesa in forma ottangolare , ed ha 
nel!' interno otto pilastri isolati , che essendo equidi- 
stanti dalla parete formano un peristilio assai comodo 
da. volte ricoperto . Sui detti pilastri si staccano altret- 
tanti archi a sesto acuto , e sul vertice di questi una 
cupola a guisa di piramide. Esternamente l'edi6zio ve- 
desi arricchito da un portico , che per soli quattro lati 
ne seconda il giro . , 

Diccsi costrutto in simil foggia nelle prime decadi 
del secolo XII dai Pisani, coli* idea di trasportarvi qual- 
che reliquia del santo sepolcro di G. C, lo che poi 
non avvenne . Taluno asserisce , non si sa però dietro 
quali documenti , che i cavalieri Templari ne furono 
in possesso fino al 1312, epoca della loro soppressione 
avvenuta sotto Clemente V e sotto Filippo il Bello re 
di Francia. È certo peraltro che esso fu commenda dei 
cavalieri di Malta , soppressi anch'essi nel 1810. Conti- 
nua oggi ad essere prioria . 

Fra le varie opere di pittura che vi si riscontrano , 
merita particolar meuzione il bel quadro della deposi- 
zione di Cristo dalla croce situato nel poligono dirim- 
petto al principale ingresso dietro Y aitar maggiore , 
che è nel mezzo della chiesa sotto Y indicata piramide. 
È opera di ben ordinata composizione , di buon dise- 
gno , e di naturale espressione nelle figure , del più 
volte ricordato Santi di Tito Titi . Al di sotto di 
questa pittura si trova incavato nel muro il sepolcro di 
Cristo, nella forma, dicesi , di quello che si osserva in 



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163 

Gerusalemme, Degli altri quadri sarebbe inutile far 

parola • 

Ntll'ali are presso la porta di fianco si conserva gran 
parte del corpo di s. Ubaldesca pisana , che nell' anno 
1150 vesti Y abito monacale nell'Ospedale delle donne 
che qui prossimo esisteva , addetto ai cavalieri Geroso- 
limitani ; ed \ù questa stessa chiesa vedesi tuttora un 
pozzo , coli' acqua del quale vuoisi che la stessa Santa 
Operasse miracolose guarigioni • 

Nel contiguo fabbricato dalla parte del Lungarno si 
trovano i seguenti pubblici uffizj = L' amministrazio- 
ne generale del Registro e Aziende riunite m La 
Direzione dei Lotti , e la Cassa di Risparmio y di 
cui si è già fatto cenno nella Sez. /, voi. II, pag. 8. 

Ritornando nella via di s. Martino, non vogliamo ta- 
cere di una piccola statua di marmo posta nella mura- 
glia di una casa in prossimità della chiesa dedicata a 
detto Santo , che var) cronisti pretesero essere stata 
eretta ad onorar la memoria di donna Chimica Gi- 
smondi , per k cui vigilanza erasi salvata quella 
parte di città dal fuoco appiccatovi in una notte dai 
Barbari condotti da Museto loro re; e ciò coli' esser, 
corsa ad avvisare i Consoli , e coli* aver fatto suonare 
la campana all'armi , onde i Saraceni impauriti fuggi- 
rono . Al qual fatto ( in gran parte vero , secondochè 
narrammo nella Parte storica, pag. 15 ) si aggiunge , 
che il Senato con pubblico decreto ordinò V innalza- 
mento della statua di cui si parla, rappresentante Chin- 
sica ; e che in appresso tutta quella parte di città ch'era 
stata incendiata, lasciati gli antichi nomi di Guadalun* 
go 9 o Guassalongo e Spazzavento , si chiamasse col 
nome di Lei . Ma di questa appellazione Kinsic richia- 
meremo alla memoria quel che dicemmo a pag. 11 



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464 

dell'anzidetta Parte storica, cioè esser voce puramen- 
te araba , denotante il luogo dove gli arabi mercanti 
eseguivano ed erigevano numerosi traffici e magazzini 
di merci oltremarine. La statua che qui vediamo, po- 
stavi probabilmente a caso, sembra lavoro di basso stile 
romano , ritoccato e guastato nell' estremità in tempi 
meno remoti . 

Entrando nella prossima via s. Giovannino, ci porte- 
remo alla chiesa di 

S. GIOVANNI DE FIERI . 

Le monache dello spedale superiormente ricordato , 
attenente all' Ordine di s. Giovanni di Gerusalemme , 
furono le fondatrici di questa chiesa e del convento 
eh' eravi annesso. La chiesa fu rinnovata ed ampliata 
nel 46i4, mediante i soccorsi del principe D. Antonio 
De Medici priore gerosolimitano, e superiore delle stes- 
se monache . Queste vi si mantennero fino all' epoca 
altre volte ricordata della generale soppressione . Nel 
181 1 vi si trasferirono i fratelli deirarciconfraternita 
doli* Arcangelo Raffaello, i quali nel 1817 vi fecero 
non pochi miglioramenti (79) . 

AH 1 aitar maggiore è collocato un quadro rappresen- 
tante la predicazione di s. Giovan Battista nel deserto ; 
pittura di qualche merito , ma in stato poco fefice , at- 
tribuita ad un tal Giov. Battista Gidoni fiorentino . 
E ad uno degli altari laterali vedesi espresso il vecchio 
Tobia colla moglie e il figlio, e l'Angelo che fu guida 

(79) Questa compagnia ebbe origine , al dire del Morrona, 
nel 29 maggio i343 , onde presiedere allo spedale tìV con- 
valescenti in via Carriola; fu decorata del titolo di arcicon- 
fraternita nel 1571 , e nel 1821 ottenne l'antico privilegio 
«lei gonfalone nelle processioni del circondario . 



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163 

all'ultimo, oeir atto di riprendere la sua figura e d'in- 
volarsi alla loro vista . È questo il primo lavoro ese- 
guito con molta intelligenza d'arte dal bravo giovine 
pisano Ferdinando Rondoni . 
Di fronte , la chiesa di 

Nlim. 87 0. BERNARDO 

a> 

Appartenne alle monache cislerciensi, coll'attiguo mo* 
nastero, dal 1400 sino alla metà del 1808 , tempo in 
cui le dette monache riunironsi con altre in quello di 
s. Silvestro . Essa fu rinnovala nel 1617 ; e nel 1818, 
a spese di una pia benefattrice , fu riattato il mona* 
stero , ed assegnato alle Cappuccine che attualmente vi 
dimorano . 

Nuli' altro è da notarsi in questa chiesa , d' altronde 
di bella formi e pulita, che i tre sfondi coloriti nella 
volta, riferenti a fatti di s. Bernardo; i quali, unitamente 
ai due ovati a fresco presso V aitar maggiore , proven- 
gono dal Tommasi da Pietrasanta ; e le pitture pari- 
mente a fresco sulle pareti eseguite dal Tempesti pisa- 
no nella sua gioventù, prima cioè che si portasse a Ro- 
ma a viepiù istruirsi nell'arte . 

Proseguendo per la via s. Giovannino , dopo pochi 
passi volgeremo per una strada a destra , in fondo alla 
quale si trova la chiesa di 

Num. 88 — S. MARIA DEL CARMINE . 

Dicono i cronisti, che nel 1525 fu dato principio 
all'edificazione di questa chiesa e dell'annesso conven- 
to dai religiosi dell'Ordine carmelitano , essendo priore 
Donato Carratella pisano , mediante i soccorsi di varie 
famiglie della città ; e che nel 1328 vennero essi ad 
abitarvi, lasciando 1' antica sede posta fuori di Pisa in 



166 

luogo detto Caffagio , oggi Barbaricina , ove fino del 
1251 aveansi fabbricata una chiesa dedicata a santa Mar- 
gherita . Tutto questo è confermato da una memoria in 
marmo, che leggesi sulla parete a destra dell'ingresso , 
fattavi apporre nel 1758 dal P. Pietro Tommaso Bran- 
chi di Pisa , provinciale del suo ordine in Toscana. Al- 
tra iscrizione di fronte all' anzidetta , nel lato opposto 
della chiesa , ci manifesta la nuova sua consacrazione 
avvenuta nel 1612 per mezzo dell'arcivescovo di Pisa 
Sallustio Taurusio, dopo un notabile ingrandimento • 
I nuovi e recenti restauri della grande navata, e 1' orna- 
mento della sua facciata esteriore, si debbono alla ge- 
nerosità di varie famiglie cittadine • 

Venendo alla descrizione dei quadri , il primo che si 
presenta all'altare presso la porta sulla dritta di chi eli- 
tra , esprime il transito di s. Teresa ; e^ è opera medio- 
cre di Cosimo Gambarelli senese é 

Il secondo fu colorito da Andrea Boscoli fiorenti* 
no; ma ora può dirsi di altra mano, perchè quasi del 
tutto ridipinto . Rappresenta Y annuuziazione della Ver- 
gine . - *lt*W*3 

Nel terzo in tavola è raffigurata 1' assunzione di M. 
Vergine ; quadro di qualche merito attribuito al fioren* 
tino Baccio Ciarpi , della scuola di Santi di Tito Titi. 

Il quarto parimente in tavola , di bella esecuzione , 
vien detto di Baccio Lomi pisano ; ma lo stile è al- 
quanto diverso dalle altre pitture dello stesso autore . 
Sono vi rappresentate la Madonna e santa Barbera cou 
altri santi • 

Ad una nobile matrona, benefattrice particolarmen- 
te dei poverelli ai quali era cara, la marchesa Marian- 
na Manfredi della Casta , famiglia magnatizia di 
Spagna , negli Archinti di Milano , fu eretto il se- 



167 

guarite monumento dal marito conte Luigi Àrchinio , 
e dal figlio Giuseppe uel 1816. Il lavoro fu eseguito 
da Stefano Ricci dì Firenze . 

Nella sagrestia merita osservazione una tavola d'alta- 
re con tre figure, la Madonna in trono , s. Giovanni e 
s. Pietro, di bella e grandiosa maniera , la quale sem- 
bra provenire dalla mano di Antonio Sogliani. 

Nella maggior tribuna e nelle due laterali cappelle 
sfoggiano i marmi di Carrara e i diaspri di Sicilia . La- 
sciando il quadro ov' è effigiata s. Maria Maddalena 
de* Pazzi, noteremo soltanto nella prima cappella la 
memoria con busto marmoreo posta dalla madre Or- 
tensia, dal fratello Gabriele , e dal nipote Bernardino a 
Carlo Francesco Maria Riccardi figlio di Vincenzo 
Maria senatore , patrizio fiorentino , consigliere intimo 
e ciambellano deli' impera tor Francesco, sepolto nella 
tomba di famiglia, morto di 27 anni in Pisa nel 1766. 

I freschi del coro in due grandi quadri e in due pio 
coli ovali sono dei fratelli Nasini senesi , ma non trop- 
po felicemente eseguiti per la parte del disegno . In 
uno dei quadri è rappresentata l'eresia di Nestorio ; nel- 
1' altro, la conferma della regola dei Carmelitani . 

La successiva cappella è ornata di stucchi da certo 
FruUani , e di pitture a fresco e ad olio" del ricordato 
Tommasi da Pietrasanta . Il Padre Eterno con Angeli 
a fresco vedesi nella cupola ; la nascita della Vergine , 
e la sua presentazione al Tempio, nei due quadri a olio 
alle pareti • 

Sul piano del presbiterio trovasi l'epitaffio di Dome 
nico Vanghetti d* Empoli, uomo di raro ingegno che 
per 56 anni insegnò la filosofia nel pisano Ateneo , 
morto nel 1723. 

Passato il piccolo altare presso la porta di fianco 



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/ 

168 

«Iella chiesa , ov' è un mediocrissimo quadro del Pia- 
% * strini, indicante s. Vittoria ed altri santi, ci si presenta 
il sepolcrale monumento consacrato alla memoria di 
Luigi Godoy nato in Madrid il 1807 , morto in Pisa 
il 1818 , dal di lui padre Emanuelle Principe della 
Pace , già primo miuistro del re Carlo IV di Spagna . 
Scorgesi V effigie del giovinetto in un ovato sorretto da 
due non spregevoli putti ; lavoro eseguito dal ricordato 
Stefano Ricci di Firenze . 

Nel prossimo altare contiensi una bell'opera di Giro* 
ìamo Macchietti fiorentino, che dimostra il Redentore 
croci6sso , colla Madonna ed altri santi ; e gode il van- 
taggio dell'espressione , del disegno , e della buona pa- 
sta del colore. 

L' ascensione di Cristo al Cielo è il soggetto figurato 
in tavola nel seguente altare dal valente artefice fioren- 
tino Alessandro Allori , allievo di Angelo Bronzino, 
come da lui stesso fu indicato in una cartella che si 
vede in bocca ad un piccolo cane col motto : si latra- 
bitis , latrato ; e. colle seguenti parole: Alexand. Al- 
lorius C. Fior., Angeli Bronzini alumnus, faciebat 
A. D. 1581. 

La pittura dell'altare che segue, con s. Alberto, s. Lu- 
cia ed altri santi , è una delle più inferiori d'Aurelio 
Lomi pisano, qualora non sia di qualche suo scolare . 

E il quadro dell' ultimo altare presso la porla d' in- 
gresso, indicante la Madonna che apparisce à s. Andrea 
Corsini , si tiene a ragione per un' estimabil fatica del 
cav. Corradi fiorentino . 

Nel chiostro del convento merita ricordanza il se- 
polcri monumento eretto in capo alla parete meridio- 
nale , per onorar la memoria di Tiziano Aspetti cit- 
tadino padovano , scultore eccellente y il quale avendo 



169 

con molti od egrcgj monumenii d'ingegno illustrate va- 
rie parti d'Italia e sè stesso, acquistando eterna rino- . 
manza , morì nel primo fiore dell' età sua in Pisa d'an- 
ni 42 nel 1607. 11 busto in marmo che \i si vede , fu 
sculto da Felice Palma scolare del medésimo Aspetti. 

All'altra estremila della stessa parete si mostra un* 
urna sepolcrale , che il cav. Cammillo Berzighella pisa- 
no pose all'amico Paolo Tosi patrizio milanese , figlio 
di Girolamo, giureconsulto e decurione, filosofo e me- 
dico, nelle umane lettere latine e greche eruditissimo , 
vissuto anni 38 , mesi 4 , giorni 10 , e morto in Pisa il 
18 settembre 1589. 

Finalmente presso la porla della sagrestia si trova una 
memoria posta da Pietro Hovezzani al fratello Giu- 
seppe , professore di filosofia e medicina , cittadino 
pisano , che insegnò quest' ultima scienza nel patrio 
Atenèo , morto nel 1602 d'anni 36. Da altro sottopo- 
stovi marmo rilevasi che Giuseppe Vernaccini, suo ni- 
pote per parte di madre ed erede , fece l'istaurare il 
monumento per sé e pei proprj discendenti nel 1656. 

In fondo alla via del Carmine trovasi la chiesa e il 
monastero di 

iVlim. 89 — g. DOMENICO . 

Tanto la chiesa che il monastero sotto questa deno- 
minazione furono eretti nel 1382 da Pietro Gambacor- 
ti , capo in allora della pisana repubblica , il quale ne 
ottenne 1' autorizzazione dall' abate del monastero di s. 
Paolo a ripa d'Arno , nella cui giurisdizione entrava 
questa fondazione ; e ciò ad istanza della beata Chiara 
sua figlia (80) , che vi si portò nello stesso anno ad 

(80) La memoria iq conferma della sua beatificazione k 
P. III. 8 



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170 

abitare con quattro delle sue consorelle del monastero 
di s. Croce , in cui avea dimorato pel corso di circa 
quattro anni . A fronte che stabilito ne fosse il regime 
sopra la base di una rigorosa osservanza, la religiosa fa* 
miglia si audò notabilmente e prontamente accrescendo. 
In detto ritiro si mantennero le monache fino al 1810 ^ 
epoca della generale soppressione più volte rammenta ta, 
e vi tornarono nel 1816, allorché furono ripristinati i 
conventi • 

La chiesa presentasi internamente adorna di stucchi , 
di marmi, e di opere di pittura nella volta e alle pareti. 
Quelle della volta sono a fresco , e rappresentano il 
fatto della rivelazione eh' ebbe il conte Galeazzo di 
Siena di portare un Crocifisso a Pisa e consegnarlo alla 
beata Chiara. Le dette pitture si tengono a ragione fra 
le migliori dell'altre volte ricordato Tommaso Tom' 
masi da Pietrasanta . Quelle delle paréti sono a olio * 
e si debbono al nostro bravo pittore Giov. Battista 
Tempesti, Dimostrano alcune istorie relative alla beata 
Fondatrice . La prima tela a destra dell'aitar maggiore 
ce la rappresenta, allorché essendo entrata nel convento 
di s. Martino per vestir V abito religioso , ne viene dal 
fratello strappata con violenza e ricondotta alla casa pa- 
terna . La seconda , allorché dà magnanimamente rico- 
vero nel monastero alla moglie ed alle figlie di Gherar- 
do Appiano , uno degli esterminatori della sua propria 
famiglia . La terza indica la parentevole accoglienza usa- 
ta alla matrigna vedova del padre , ed alla cognata ve- 
dova del fratello . E finalmente la quarta, che fra tutte 
Je altre primeggia per la composizione , e pel gra- 

posta nella Manza del parlatorio di fronte alla porta d' in- 
gresso . ( Vedi Pnrte storica, pag. 207 ), 



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171 

7Àoso artifizio ielle bianche vestì , esprimeci la morte 
della detta beata (81) . 

Il quadro del s. Pio colla Vergine in gloria ad «no 
degli altari laterali, eseguito da Lucìa Casaìini nc'To- 
rclli) e V altro all'aitar maggiore del s. Domenico che 
predica , d ? ignoto pennello , non meritano gran fatto 
osservazione ; la merita bensì la tavola di Benozzo 
Qozzoti all'altro altare laterale, esprimente i quaranta 
martiri intorno al Crocifìsso ; e molto più. la meritava 
prima che fosse sottoposta ad un recente restauro . È 
degno altresì d' osservazione un candelabro di legno , 
ove si mostrano quattro graziosissime figure di mano 
del ridetto Benozzo. 

Nella chiesa interna delle monache si venerano le ossa 
dell' anzidetta beata Fondatrice . 

Prendendo ora per la prima strada traversa ci con- 
durremo alla chiesa di 

- -é r * 

Num. 90 — S. ANTONIO . 

La fondazione di questa chiesa e dell' annesso con- 
vento viene da taluno attribuita alla famiglia de' Gam- 
bacorti intorno al 1320; inesattamente però, avvegnaché 
da documenti esistenti nella prioria , un tempo abazia , 
di s. Paolo a ripa d?Arno y resulta invece esserne stato 
il fondatore un certo fr. Alessandro armeno, dell'Ordi- 
ne di s. Basilio, soltanto nel 1541. Queste fabbriche in- 
fatti si eressero nel circondario giurisdizionale della 
detta abazia , e segnatamente sopra un pezzo di terra 
posto nella cappella di s. Maria Maddalena. In appresso, 

- 

(81) II soggetto principale di questa pittura fu disegnato 
ed inciso a vignetta dal bravissimo artista Giuseppe Rossi , 
del quale si è già parlato nell'antecedente Sezione a png. 29, 
e in questo volume a pag. 122. 



172 

rimasto lìbero il locale, vi si portarono i Servi di Ma- 
ria , comecché obbligati a dover lasciare il monastero di 
s. Andrea in Chinseca attesa la costruzione della nuova 
fortezza , come abbiamo superiormente avvertito . Di- 
sciolti essi nel 1810 per la ricordata generale misura di 
soppressi on e, vi fecero poi ritorno alla ri p risi inazione 
degli ordini religiosi, e tuttora vi dimorano . 

La parte inferiore della facciata, scompartita in tre 
arcate marmoree semicircolari, rimonta all'epoca della 
fondazione della chiesa $ la parte superiore di stucco in 
finti marmi alla moderna fu rifatta a spese dei detti 
PP. Serviti , per lo zelo dei quali , e segnatamente dei 
P. M. Rosignoli , ebbero luogo altri restauri nelF inter- 
no del tempio, eh* è fatto ad una sola nave. 

Per le pitture che vi si riscontrano, spenderemo poche 
parole, giacché di otto che sono, quattro di esse niente 
hanno d' interessante . 

La prima, all'altare sulla destra dell' ingresso, col a. 
Pellegrino e il Redentore , fu tratta mediocremente da 
una stampa dal Tommasi da Pietrasanta per ordine 
degli stessi religiosi >. La seconda , di maniera piuttosto 
forte e di gustò fiamingo, può giustamente riguardarsi 
come una delle migliori fatiche del francese Giacomo 
Perry , che vi scrisse il suo nome e l'anno 1646. Pre- 
senta il Redentore in atto di alleviare la pena a s. An- 
tonio percosso dai demoni , e adagiato sulla nuda terra. 
La terza , tenuta a ragione per la migliore delle altre 
che qui si trovano , esprime la Trinità colla Madonna 
in gloria y e i tre Arcangipli in basso del quadro . Pro* 
viene da Matteo Rosselli fiorentino, e piace non tanto 
pel buon disegno , che pel florido colorito ; ma più 
nelle figure degli Arcangioli, che in quelle della gloria. 

Passata ora la cappella della Madonna de'sette dolori 



■ 



173 

sulla sinistra del coro , e passalo V aitar maggiore tutto 
di bei marmi composto , accenneremo nell'altra cap- 
pella a destra una pittura di Ranieri Paci pisano, che 
ha per soggetto il transito di s. Giuliana . E tornando 
in giù verso la porta , indicheremo soltanto il quadro 
della visitazione della Madonna, ov' è scritto: Valerio 
Tanteri faceva V anno 1606 ; il di cui stile è duro , 
ma non scevro affatto di alcuna qualità pittoresca . 

Nella sagrestia sono varie moderne iscrizioni sepol- 
crali, e fra queste una eretta alla memoria di Agostino 
Piennei di s. Marcello, di squisita erudizione , profes- 
sore di diritto canonico nella pisana Università , morto 
nel 1824, non compito Y ottavo lustro $ ed altra che 
rammenta Costantino Bottini da Fivizzano, professore 
di teologia dommatica nel pisano Ateneo , autore di 
pregevoli scritti , morto nel 1832 di anni 75. 

In prossimità di detta chiesa si trova l'altra detta di 

S. GIOVANNI IN SPAZZA VENTO , 

È sentimento del Tronci, che questa fosse stata eret- 
ta intorno al 1334 ; e che nel 1335 esistesse già una 
confraternita, la quale gloriavasi di avere avuto nel nu- 
mero dei fratelli il pontefice Urbano Vili. Soppressa al 
tempo del gran-duca Leopoldo I, risorse poi nel 1792, 
unendosi ad una nuova congregazione sotto il titolo 
àe\Y Annunziata , che in questa stessa chiesa prosegue 
tuttora ad ufiziare decorosamente . 

Nel primo altare a destra mostrasi la decollazione di 
s. Giovanni Battista, opera fatta in Pisa non sono molti 
anni da un certo De Mare pittor francese •> della quale 
soltanto è da lodare il ben inteso giuoco di lumi e 
d' ombre . La tavola dell'Annunziata nella tribuna, ben- 
ché alquanto guasta , merita maggior considerazione. 
Non se ne conosce V autore « 



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174 

Ci porteremo adesso alla più antica chiesa della città,, 
cioè a 

Num. 9 1 • • PAOLO A RIPA D' ARNO . 

Seguendo il nostro sistema d' istituire particolari in- 
dagini sulle cose di cui vogliamo parlare , oltre avere 
attentamente esaminato tutto ciò che fu detto dai pre- 
cedenti scrittori , esporremo quanto ci venne fatto di 
raccogliere circa Y edificazione di questo antichissimo 
tempio , dietro anche le memorie forniteci dalla gen- 
tilezza del mentissimo attuale priore signor Antonio 
Soldaint • 

Sedeva al governo della chiesa il sommo pontefice 
Leone III, quando i Pisani, sempre intenti a propagare 
il culto del vero Dio , diedero principio ad un nuovo 
monumento della religione e pietà che ereditato aveva- 
no dai loro maggiori, con fabbricare questa chiesa ad 
onore del glorioso apostolo s. Paolo, lungo le sponde 
del fiume Arno, detta perciò dalla sua posizione a ripa 
d'arno. Un antico ms. dell'archivio di Vallombrosa, di 
mano di D. Marco monaco della chiesa sopraindicata 
del 1287 , assegna positivamente la fondazione della 
medesima ali 9 anno 805; e ciò dimostra l' insussistenza 
dell' asserzione di quegli scrittori, che la vogliono edi- 
ficata al tempo di Carlo Magno nell'anno 815, quando 
è certo che questo imperatore era già morto nell' anno 
precedente • 

Per lo spazio di più di due secoli non si trova chi 
la possedesse » sebbene alcuni hanno voluto che servisse 
in quel tempo per cattedrale della città , sino a che i 
Pisani ritornando carichi delle spoglie riportate in tante 
vittorie contro i Saraceni , specialmente in Palermo , 
edificarono nel 1063 il magnifico tempio di s. Maria , 



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. • J 175 

come si vede al presente . Gli antichi monumenti per 
altro attestano , che la primitiva cattedrale fosse pro- 
priamente la chiesa di s. Maria posta nell' interno della 
canonica , che aveva ancora annessa la chiesa di s. Re- 
parata ; e il nome di vecchio Duomo, che sino ai gior- 
ni nostri si dà dal popolo pisano alla chiesa di s. Paolo, 
non abbia avuto origine da altro, che dall'essersi i cano- 
nici serviti di quella chiesa per ufiziare nel tempo che si 
costruiva la novella primaziale, e finché non fu consa- 
crata nel 1118. 

Per una lunga serie d' anni però è stata posseduta la 
detta chiesa, con titolo d'abazia, dai monaci vallombrosa* 
ni 5 e sebbene trovisi nominata fra gli altri monasteri di 
Vallombrosa la prima volta soltanto nel 11 in un pri- 
vilegio di Pasquale II colla data di Lalerano del 9 feln 
brajo, che il P. D. Fulgenzio Nardi riportò nella sua tavola 
cronologica , in cui si contengono le Bolle di quei pon- 
tefici che di amplissimi privilegi hanno decorato V Or- 
dine vallombrosano $ nulladimeno crediamo , che a più 
lontana epoca debba rimandarsene il possesso di quei 
monaci . Infatti abbiamo, che al tempo del sommo 
pontefice Gregorio VII era dai medesimi abitata questa 
abazia ; poiché nel suddetto antico ms. si legge, che 
presiedeva al monastero di s. Paolo di Pisa un certo 
abate Agostino . D' altra parte lo scrittore della vita di 
8. Giov. Gualberto ( l'abate D. Diego Franchi ) asseri- 
sce , che dalla contessa Beatrice fu donata ai monaci di 
Vallombrosa. Ora, essendo certo che l'elezione di 
Gregorio VII seguì nel 1075 , e che la contessa Beatri- 
ce mori nel 1076 $ e volendo conciliare una tale dona- 
zione coli' epoca in cui regnava il detto pontefice, con- 
vien dire eh' essa abbia avutó luogo tra il 1073 e 
il 1076. 



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1Y6 

Dimostrata l'antichità rispettabile dell'anzidetta aba- 
zia, vogliamo ancora brevemente accennare, che l'abate 
di essa aveva il diritto di conferire varie parrocchie 
senza dipendenza dal vescovo della città, fra le quali 
erano s. Cassiano, s. Egidio , s. Sebastiano; e cbe egli 
dava licenza di fabbricare chiese e monasteri nel circon- 
dario della sua estesa giurisdizione , come si è già no- 
tato parlando delle chiese di s. Domenico e di s. An- 
tonio . Fra i ragguardevoli soggetti cbe vi fiorirono , e 
che vi furono abati , è da noverarsi Graziano Paganelli 
nobile pisano, nipote di Eugenio III , che da Alessan- 
dro 111 fu innalzato alla sacra porpora, dopo aver ser- 
vito per lungo tempo la sede apostolica in qualità di 
cancelliere , essendo anche stato spedito come legalo 
ad Enrico re d' Inghilterra . 

Per le guerre e per la varietà delle circostanze ri- 
dottisi poi a scarso numero i monaci di questo luogo , 
a segno che nell'anno 1455 non vi esisteva che il solo 
abate , fu in seguito nel 1483 data in commenda a 
Giuliano vescovo Ostiense, cardinale di s. Pietro io Yin- 
culis . Quindi nel 1565 venne soppressa con bolla del 
pontefice Pio IV , allorché Cosimo 1 de Medici fondò 
la Religione di s. Stefano per liberare il mar toscano 
dall' incursione dei corsari barbereschi , e fu ridotta in 
commenda secolare . Ne fu primo commendatore Ugo- 
lino Grifoni fiorentino, grande ospidalaro di Alto-passo, 
al quale si attribuisce il piano della fondazione dell'Or- 
dine equestre di s. Stefano papa e martire. 

Vuoisi che il suo patrimonio all'epoca della soppres- 
sione ascendesse alla vistosissima somma di scudi 400 mi-* 
la, giacché possedeva la ricca fattoria di Limone, la 
fattoria di Valtriano , una estensione di praterie presso 
Suese , de* poderi iu Barbaricina, e diverse case ed orli 



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477 

In Pisa , e specialmente presso la cbiesa di s. Paolo. Fa 
al tempo del suddetto commendatario, che un fatale in- 
cendio distrusse l'archivio di questo luogo, il quale 
conteneva molti documenti ri sguardanti le gesta degli 
antichi pisani , e che avrebber potuto somministrare 
utili notizie per la storia patria . 

Venendo ora a parlare della struttura del tempio , 
diremo essere a croce latina , tutto adomo di marmi , 
colla facciata scompartita in quattro ordini di architet- 
tura , il primo de'" quali con pilastri addossati, e gli al- 
tri arricchiti di colonne isolate una sopra dell' altra . Il 
frontespizio che le dà compimento, e le ale inchinate 
a guisa di due mezzi inferiori frontespizj, indicano l'in- 
terna struttura a tre navi . La somiglianza di questo 
tempio al magnifico Duomo fece supporre al Morrona 
e ad altri suoi seguaci , che fossè originariamente fab- 
bricato di semplici pietre nel nono secolo, e dappoi 
abbellito al di fuori colla ricca materia de'marmi bian- 
chi e cerulei circa al 1100, sullo stile e ad imitazione 
perfetta dell' applaudito esemplare di sopra notato; ma 
l' insussistenza di tale opinione non può non chiaramen- 
te ravvisarsi , facendo riflessione all' improbabilità di 
togliere in giro le pietre di un edifizio per supplantarvi 
de' marmi in uno stile rozzo e bizzarro , e di gran lun- 
ga inferiore al modello propostosi . La varietà infatti 
de' membri architettonici ne' capitelli , ne' corniciami , 
negli archi ora tondi , ora a sesto acuto e ineguali fra 
loro , nelle basi e nei fusi delle colonne , alcune delle 
quali poste perfino a rovescio , si aggiunge alle altre 
ragioni per farci pensare , che tal quale ora vedesi in 
tutte le sue parti sia stato 6n da principio edificato (82). 

• - - - - 

(82) Vi si ravvisano aqcora non pochi acanzi di altre più 



178 

E se, trattando di questo tempio nella nostra opera 
« Fabbriche principali di Pisa ec », opinammo diver- 
samente, Starno ora venuti nella sovraesposta conclusione, 
dopo aver fatto più mature osservazioni e minuti riscon- 
tri sul modo con cui vennero condotte le varie parti 
dell' edilizio . Ond'è, che dalla quasi uniformila di co- 
struzione dei due templi sembra potersi ragionevolmen- 
te dedurre, che piaciuta ai Pisani la forma di quello 
di cui si tratta , gradissero che sull 7 istesso andamento , 
ma più grandiosa e magnifica si erigesse poi la nuova 
Primaziale , ben lungi che sul modello di questa siasi 
rifatto P esterno della chiesa di s. Paolo co' difetti da 
noi superiormente accennati . 

L' interna parte della fabbrica è vasta, e scompartita 
in tre navi da due file di colonne di quel granito orien- 
tale , che dicesi granitello , con le basi e i capitelli di 
marmo bianco, ed uno fra questi, il secondo cioè sulla 
sinistra di chi entra , ha due figure , il Salvatore e s. 
Paolo, ed un cartello in cui sono le parole PALS APLS 
( Paulus Apostohis ) . Le pareti furono un tempo dal 
tetto fino a terra nobilitate da molte storie del Testa- 
mento vecchio , e da quelle di s. Anastasia , eseguite 
da' migliori maestri del XIII secolo, avendovi operato 

antiche fabbriche , fra i quali è da osservarsi un capitello 
di un pilastro al primo ordine, che fa angolo nella piazza 
con quattro teste di animali , e due figure umane , forse uua 
baccante ed un fauno col tirso ; e quindi al terzo ordine una 
colonnetta, in cui \ edesi scolpito un serpente disteso per lo 
lungo . Sopra la porta laterale vedesi incastrala nella mura- 
glia I' anterior parte di un sarcofago , avente in un ovato il 
ritratto forse del defunto, sorretto da due genj alati con due 
figure giacenti sotto di essi , e due amorini negli angoli , sui 
fare di alcuni sarcofagi del Campo-santo urbano • 



179 

fra gli altri Cimabue , Bonamico Buffalmacco , Simone 
e Lippo Memmi senesi , Bruno fiorentino e Giovanni 
da Ponte \ e come alcuni credono , prima di questi , 
Giunta ed altri Pisani. Le quali dipinture, pregevolissi- 
me e per la storia e per l' anteriorità a quelle del 
Campo-santo, furono in tempi posteriori deturpate e 
coperte da rustica mano con bianco di calce , riducen- 
do le pareti allo stato disadorno in cui presentemente si 
\edono (85) . 

Sulla destra all' ingresso della porta maggiore trovasi 
un ampio e ben meritato elogio in marmo , che i grati 
ed amorevoli concittadini posero al sepolcro dell'esimio 
giureconsulto pisano Burgundio o Burgundione , del 
quale abbiamo più volte parlato nel corso dell' opera 
presente , e segnatamente a pag. 64 della Parte stori- 
ca (84) . Sotto al predetto elogio è posto il di lui epi- 
taffio , il quale per l'uso di quei tempi è composto in 
versi con rimalmez20 e in fine , in modo però che l'ul- 
tima sillaba delle rime è comune a due versi . Quan- 
tunque già da altri pubblicato , ci piace di qui ripro- 
durlo e per la singolarità della sua forma , e perchè i 

(83) Alcuni frammenti delle indicate pitture , anzi due fi- 
gure di Santi , sono di nuovo comparse in un pilastro me- 
diante lo zelo del nominato priore Antonio Stridami , che si 
occupò diligentemente nel togliere alcune sfoglie della sovrap- 
posta calce . 

(84) Non vogliamo tralasciar di osservare , che maggior 
onore ridonderebbe al Burgundio, se fosse ammissibile Popi- 
nione del chiar; Fabroni , che questi avesse riportato le fa- 
mose Pandette da Costantinopoli in una delle due missioni 
dategli dalla repubblica presso mieli* imperatore negli anni 
n45 e 1172 j ma probabilmente '1* illustre storico dello Stu- 
dio pisano avrebbe pensato in diverso modo , se gli fosse 
slato noto, il documento pubblicato poscia dal Fanucci . 



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180 _ 1 

lettori possano averlo sottocchio con tutta la precisio- 
ne , giacché in qualche opera leggesi con varianti di cui 
non si sa scorgere la ragione. Esso inoltre porta la data 
certa della morte dell' uomo insigne di cui parlii 

Doctor docto 

Scema (85) magistro 

Docta jyoeta 

Ars medicina — 
Et mine Pisa do — 
Nidlus sub so 



tjacet hac Burgundius ur 

rum ( laudabilis et diutur - ) na 

( Cui littera greca lati — ) 

Vum ( patuit sapientia tri — ) "* 

( tris ter is Thuscia to — \ 

le ( . . . . ( ta 

v cut sic sint omnia no — ) 



Jiursus ab Angeli — 
Nupcr et a reli — 

Anno Domini MCLXXXXIIII tertio Kalend. 
Novembri s Indici. XII. 



( cetu super aera vec ) ^ 

CO ( celo gaudete recep • ) u 



Sotto V epitaffio era un tempo collocato il sarcofago, 
che conteneva le ceneri di questo giureconsulto $ il 
quale ora osservasi esternamente presso la porta di fian- 
co all' angolo della crociata , ove si va logorando per 
le piogge e pei venti . Servì al Burgttndio dopo aver 
contenuto altri defunti nei tempi romani , come indica- 
no le immagini di due coniugati nel mezzo del fronte. 
11 resto è a strie , ed ha nei lati due teste di leone • 
Quanto fu condannabile l'ignoranza di chi ne ordinò il 
barbaro trasporto nel secolo passato dall' interno all' e- 
sterno dell' edifizioj sarebbe ora altrettanto laudabile la 

(&5) Sebbene gli storici che riportarono questa iscrizione, 
abbiano concordemente adottata la lezione gemma magistro- 
rum ; noi però credemmo ben fatto di attenerci a quella del 
marmo , ov f è chiaramente scolpito scema, voce bensì non 
comune ed equivalente a se/tema, il cui significato positivo è 
sfigura, immagine, e che in senso traslato vuol dire modello, 
decoro dei precettori , come a un dipresso fu intesa da chi 
arbitrò di porre la variante gemma, parola di maggior uso. 



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181 

sua traslazione nel Campo-santo , se non pel lavoro, per 
conservare più lungamente almeno la memoria del se- 
polcro di un uomo cotanto celebre . 

Venendo agli altari, non ci fermeremo su' primi due 
presso alle tre porte , a destra e a sinistra , perchè non 
offrono pitture degne d' osservazione , nè sono propor- . 
zionati alla grandezza dell' edifizio . 

11 secondo altare, a destra, presenta un quadro colla 
Vergine e i ss. Ippolito e Cassiano; e il terzo, dall'istes- 
so lato , il martirio di sant' Agata , pittura eseguita con 
molta vivacità ad imitazione del Barocci da ignoto pen- 
nello. 

Negli altari di fronte si contengono, un quadro in ta- 
vola esprimente la Madonna fiancheggiata dai due santi 
Pietro e Paolo ; ed uno in tela con G. C. in croce , s. 
Giovanni e s. Bartolommeo, di buona esecuzione. 

L' aitar maggiore è tutto di legno assai moderno con 
tre grandiose statue , una delle quali raffigura s. Stefa- 
no, T altra la Fede, e la terza la Penitenza. Era il mo- 
dello eseguito dal Silvani nel 1682 per V altare della 
Conventuale di Pisa, che poi fu in gran parte variato 
dal Foggini allorché nel 1700 ne fu determinata 1' ese- 
cuzione in materia porfirea, come attualmente presentasi 
neir indicata chiesa . Un' antica iscrizione ci manifesta, 
che questo altare fu consacrato nel 1149 dal pontefice 
Eugenio III nel passaggio eh' ei fece da Pisa sua patria, 
ritornando dal concilio tenuto nella città di Reims. 

I due quadri dei ss. Pietro e Paolo qui prossimi ten- 
gono molto del fare de' Naldini fiorentini. 

Nella crociata dalla parte del vangelo è da notarsi un 
quadro d' antica maniera colla Madonna in trono, ed ai 
lati i due santi Ranieri e Torpèj opera di Turino Fan- 
ili da Pisa . 



Ì8Ì 

Per ultimo noteremo, che nell' interno delia prioria , 
in una specie di cortile , presentasi una cappellina di 
figura ottangolare con acuta piramide, che le serve di 
cupola . Vi è tradizione, che servisse per uso del Capi- 
tolo dei monaci . Siili' altare vi era il quadro di sani'A- 
gaia, che abbiamo indicato nella chiesa . 

La veduta posta in priucipio della descrizione di que- 
sta chiesa è tolta dalla scesa sinistra del ponte amare, 
così chiamato per la vicina porta che guarda Livorno. 

Dietro la prioria di s. Paolo si trova 

Num. 106 — l'orfanotrofio do maschi, 

E LA CHIESA DI KANT ANTONINO. 

Per notizie gentilmente somministrateci dall' attuale 
rettore di detto orfanotrofio, sig. Stefano Busi, sappia- 
mo che fino dall' anno 1684 la Magistratura comunita- 
tiva di Pisa, premurosa di ovviare ai maji che proveni- 
vano dall' andare i poveri orfani di ambi i sessi mendi- 
cando per la citta, conobbe non esservi partito migliore 
di quello che racchiuderli in un consèrva tprio, ove edu- 
carli ed istruirli tanto nello spirituale che ne! temporale; 
ed a tale oggetto si elessero quattro deputati, onde far 
ricerca di volontarie oblazioni fra i medesimi concit- 
tadini . 

Le persone a ciò deputate non mancarono di zelo, e 
ben presto presentarono ai Magistrato la nota degli as- 
segnamenti collettivi ; ma questi non furono trovati 
sufficienti allo scopo prefissosi . Fatto allora ricorso alla 
munificenza del gran duca Cosimo III, ebbero la con- 
solazione di vedere esaudite nel 1686 le loro preci 
coli' ottenere due locali , cioè lo spedale di s. Grego- 
rio, ossia di s. Bartolommeo, detto dell'/?* ernità, dietro 
il Carmine, per gii orfani maschi; e lo spedale di sant 1 



183 

jtfitonio, che è quello di cui si tratta, perle femmine; 
con più 1' entrate, i mobili, le masserizie spettanti agli 
spedali medesimi. Oltracciò conseguirono un annuo ca- 
ritativo sussidio di lire 2450 in aggiunta alle sostanze 
sopra indicate ; e lire 4200 per una sola volta imposte 
a carico dell' opera di s. Francesco, del Monte pio , e 
della pia casa di Misericordia , onde servire alle spese 
dei riattamento e della nuova montatura dei detti locali. 

La reclusione cotanto desiderata ebbe finalmente luo- 
go nel 13 agosto 1687 con un lauto convito in comune 
a spese dei sigg. deputati -, dopo il quale , lasciate le 
femmine nello spedale di sant'Art tonio, si portarono i 
maschi in quello surriferito dell' Eternità, 

Nel 1700, in occasione di un aumento di fabbrica 
nel locale delle femmine, vennero esse temporariamente 
trasferite nell'abitazione dei maschi , e per questi fu 
presa a pigione una casa congrua in via Cariola. 

Poscia nell'anno 1781 il gran-dura Pietro Leopoldo I 
di gloriosa memoria, convinto della massima utilità di 
questo pio stabilimento, si degnò aggregare ai fondi del 
Conservatorio dei maschi il patrimonio, beni e qualun- 
que altro effetto spettante alla già soppressa canonica di 
sani* Agostino di Niccosia nella valle di Calci, con ob- 
bligo di corrispondere a quello delle femmine l'annua 
somma di lire 2111 ; la qual somma in seguito , cioè 
nel 1794, fu ridotta a lire 921 con motuproprio del 
gran-duca Ferdinando III, da cui venne invece ordinata 
al Soprintendente delle Scuole normali femminili, dette 
di s. Ranieri, la corresponsione dell'annua somma di 
lire 3290. E fu nel T accennata occasione, cioè nel 1781, 
che i maschi passarono nel presente locale, e le femmi- 
ne si trasferirono nella fabbrica assai più comoda già 
da noi indicala nel presente volume a pag. 18. 



184 

J)opo l'erezione di questo locale in conservatorio di 
orfani maschi, più e diversi sono stati i legati e l'eredi- 
tà elargite in prò di esso; ma i più da considerarsi sono, 
l'eredità lasciala dal dottor Venanzio INisi nella somma 
di circa 18 mila scudi con suo testamento del 4 mag' 
gio 1 Ì89 , senz ? alcun onere $ e quella lasciata dal cano- 
nico Ranieri Solo de' Signorini di scudi 5800 circa con 
testamento del 20 Gennajo 1/90, gravata però di diversi 
oneri, fra' quali quello di tenere un alunno che nel se- 
gno al cappello sia distinto dagli altri, come attualmente 
si pratica, cui portare oltre il segno ordinario anche un 
E. 8. , cioè eredità Solo; e infine quella lasciala ne 11' 
anno scorso dal sig. Giuseppe Giusti con suo testamento 
olografo del 1.° marzo 1834 nella somma di 7 in 8 
mila scudi , gravata essa pure di alcune corresponsioni 
temporarie (86) . 

Gli alunni che qui vengono mantenuti ed educali con 

(86) Questo caritatevole esempio de* nostri maggiori lode- 
volmente imitato dalla filantropia di chi pensò agli odierni 
istituti infantili d' ambo i sessi , onde ampliare ai fanciulli 
del povero coi mezzi della primitiva più necessaria istruzio- 
ne, quelli pur anche d'una educazione morale e religiosa, 
ci pone in fiducia che avrà effetto , quando che sia , il non 
men provvido divisamento di soccorrere altresì al miglior es- 
sere degl' indigenti adulti , aprendo loro , come si è prati- 
cato in Firenze e altrove , un luogo di ricovero e d' indu- 
stria , mediante cui toglierli ali 'ozio volontario, fonte d'ogni 
depravaziooe di costume . In questa guisa la classe più bi- 
sognosa sarebbe dui primi anui fino agli estremi della vita 
guidata per regolato sentiero ad opere conducenti al proprio 
vantaggio ed al bene della società ; e mancherebbe quin- 
di ai non veri cagiouosi ed agi' infingardì il pretesto 
di usurpare gli ajuti, cui soltanto i realmente infelici hanno 
diritto . 



485 

apposite discipline sono in numero di 56 5 s' impiegano 
in mestieri ed arti diverse a loro scelta, e restano nello 
stabilimento sino all' elà di anni 18. Il guadagno di 
ciascuno \ iene custodito , e tranne una piccola ritenuta 
settimanale, viene loro consegnato al momento che esco- 
no dal luogo pio, il quale vi aggiugne non pochi oggetti 
di vestiario. Sopra 80 sono i fanciulli orfani sussidiati 
fuori del luogo , pei quali viene impiegata la somma 
annuale di circa sette mila lire fiorentine. 

L' annessa chiesa di sant' Antonino presenta nel qua- 
dro dell'unica altare la Madonna, sant' Antonio ed altri 
santi. Alle pareti sono disposti alcuni quadri che diconst 
di Niccolo, Matraini pisano. L'Annunziata e l'Angelo 
sono del Tempesti, e d' ignoti artefici le pitture del 
soffitto non prive di merito. 

All'esterno sopra la porta d' ingresso trovasi un'iscri- 
zione che dice, che il gran -duca Cosimo I aggregò alla 
Religione di 5. Stefano la società di sant'Antonio abate, 
e le permise di portare sopra V abito la croce rossa 
nel 1571$ e che questa chiesa fu restaurata coli' elemo- 
sine dei confratelli nel 1605, essendo operajo France- 
sco Venturi. 

In prossimità ancora della chiesa di s. Paolo dalla 
parte del Lungarno trovasi la chiesa e il monastero di 

^ * ■ * 

Num. 92 S. BENEDETTO . 

Alt' anno 1393 viene assegnata la fondazione di que- 
sta chiesa e dell'annesso monastero, per cura di alcune 
pie donne che si dicevano romite vallombr osane di 
s. Paolo a ripa d' Arno $ le quali non avendo chiesa 
particolare, nè osservando clausura, desideravano mena- 
re una vita più ritirata e più conveniente al loro istituto. 
Ne ottennero la facoltà dal Capitolo dei canonici della 



186 

Pri mattale, sul di cui suolo vennero l'ima e l'altro edi- 
ficati, e continuarono a chiamarsi vaìlombr osane (ino 
all' anno 1563, nel quale presero la veste bianca e la 
croce di s. Stefano, che hanno al presente deposta • 
Anche questo monastero andò soggetto alle "vicende ge- 
nerali della soppressione e riprislinazione nel V epoche 
altrove indicate. 

Nell'anno 1643 fu ridotta la chiesa come si vede al 
presente; ed avendosi dal Vasari, che le pareti erano 
tutte ricoperte di pitture a fresco di Benozzo Gozzolì, 
riferenti a fatti della vita di s. Benedetto, sembra che a 
questo tempo fossero distrutte per la smania di far 
trionfare il bianco di calce. Al presente non vi si trova 
altra cosa notabile per le arti , se non che la figura del 
Santo titolare all' aitar maggiore, opera del Bocciardi 
detto il Clementone. 

Prendendo per la via del Lungarno ci porteremo 
al tempietto di 

NlMl. 9.3 — B. MARIA DELLA SPINA . 

Fino dal 1230 fu questa chiesa eretta in piccolo ora- 
torio sotto la denominazione di santa Maria del Ponte 
nuovo, perchè un tempo eravi prossimo un ponte , di 
cui oggi più non esiste alcun vestigio; e dopo il 1300 
dal Senato e Comune pisano ne fu ordinata 1' amplia- 
zione, Gssando la costruzione lungo la spiaggia d' Arno 
di un muro stabile e capace a contenere il seguito della 
fabbrica, nel modo appunto in cui attualmente si pre- 
senta ; essendosi perciò atterrate le antiche logge de'Gua- 
landi ed un muro dei Gattosi , come rilevasi da un do- 
cumento riportato dal Morrona, esistente nell'archivio 
delle Riformagioni in Firenze col titolo al di fuori: 
Provvisioni e Consigli degli yjnziani di Pisa dal 
1304 al 1336, cart. 267. 



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>ogle 1 



187 

Nella parte orientale della medesima riscontratisi tut- 
tora gl indi z;) del piccolo oratorio espressamente in 
quella guisa formato; e contiguo a questo era il ponte 
nuovo ond' egli trasse il nome, che circa al 1400 fu 
totalmente distrutto . Dopo tale distruzione, e dopoché 
vi fu riposta la reliquia di un picciol ramo della corona 
di spine di N. S. , portata d' oltremare da un mercante 
cittadino pisano , le si conferì il titolo di santa Maria 
della Spina, che tuttora ritiene . 

Lo stile dell 1 architettura è di gusto gotico-moderno, 
o arabo-tedesco, com'altri vogliono, invalso a quei tempi. 
E per quanto essa ecceda in delicatezza , e per la stra- 
vaganza degli ornati deviar si veggia dal carattere dell 9 
elegante architettura; pure si riguarda anche ai dì nostri 
per uno de* più bei monumenti in piccolo , che di tal 
genere in Italia conservinsi . Per tre lati Y edilìzio si 
mostra accomodalo «con guglie, balaustrate , campani- 
« letti ( secondochè dice il Morrona ) , tabernacoli un 
ce sopra l'altro, corniciami e modanature sottilmente 
ce intagliate, rosoni, statue, ed altri lavori tutti di (ino 
ce e levigato marmo , e profusi con prodigalità e ea- 
ce priccio . 

Pel resto della descrizione del medesimo crediamo 
opportuno di riportare ciò che ne disse il chiar. abate 
Fontani nel suo piaggio pittorico della Toscana, in 
quanto che giova a compierne la illustrazione. 

ce Presso che affatto priva di ornati è quella parte , 
ce che condotta sul fiume, guarda la tramontana; ma 
ce l'altra esposta al mezzogiorno ne è fors* anche troppo 
ce ricca e doviziosamente caricata. L'epistilio che ador- 
ec na una porta murata, la quale probabilmente già fu 
ce la principale , se non forse 1' unica del più antico 
et oratorio, è di un lavoro eccellente j ma nell' opere di 



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188 

•t scultura può agevolmente ravvisarsi il fare di quei 
« pisani maestri, che non arrischiarono un passo oltre 
« la semplice imitazione della natura, nè seppero sec- 
ce gliere sempre le sue forme migliori. Il Vasari, nella 
« vita di INiccola e di Giovanni architetti e scultori pi- 
te sani , ci narra che morto Niccula , e ricondottosi in 
ce patria Giovanni, « avendosi a fare alcune cose nel' 
c< la piccola, ma ornatissima chiesa di s. Maria 
e< della Spina, furono date a fare a Giovanni , il 
ce quale messovi mano, con V ' ajuto di alcuni suoi 
ce giovani, condusse molti ornamenti di quelV ora- 
ce torio a quella perfezione che oggi si vede ; la 
ce quaV opera, per quello che si può giudicare , do- 
ti vette essere in quei tempi tenuta miracolosa , e 
ce tanto più avendovi fatto in una figura il ritratto 
ce di Niccola al naturale, come seppe meglio » . 
ce Colai ritratto pare che ravvisare si possa in una di 
«e quelle statuette che fregiano la facciata la quale guar- 
ce da il levante , e la cui architettura , ancora più so- 
ce dnmente ideata, è meno carica d'ornamenti dei- 
re 1' altre ». 

ce L' interno di questo tempio ancora offre all'osser- 
cc vatore e all'intendente non pochi oggetti d'arte che 
ce meritano diligente osservazione. Al maggiore altare 
ce sono notabili tre monumenti di antica scultura , cioè 
e* una Vergine madre col divin Figlio , il s. Giovanni 
ce e il s. Pietro, statue d' intiero rilievo . Elleno sono 
ce collocate in tre nicchie (87) , e non vi ha dubbio che 
ce Nino od Ugolino Pisano le conducesse poco dopo 
ce la metà del secolo XIV. ce Neil* attitudine del- 

(87) L 5 architettonico edifizio dell'altare fu fatto fare da 
RI. Jacopo Corbini opera jo nell'anno i52a. 



189 

w la Madonna ( scrive il Vasari ) si vede essa Ma* 
« dre porgere con molta grazia una rosa al Fi- 
« gliuolo, che la piglia con maniera fanciullesca, 
« e tanto bella , che si può dire che Nino comin~ 
« ciasse veramente a cavare la durezza dai sassi, 
« e ridurgli alla vivezza delle carni, lustrandogli 
« con pulimento grandissimo » . La mossa non manca 
« di risolutezza, il panneggiamento è bello, V espres- 
« sione è viva; non tagliente, nè secca la disposizione 
ce delle pieghe; le quali, ove più vanno accostandosi al 
« nudo, fanno travedere alcunché delle membra sotto- 
ct poste : e vi si noterebbe un* assoluta perfezione , se 
« non vi si dovesse desiderare una maggiore morbidez- 
« za. Grazioso, dolce e sorridente è il volto del divin 
ce Fanciullo, e quale appunto conviensi al carattere di 
« un piccolo infante . Le mani accennano gP internodj, 
« e le dita lunghette anzichenò assottigliano nella loro 
ce estremità anco forse oltre il dovere, ma i piedi del 
ce fanciullo sono di bellissima forma . Certo che Nino 
ce in quest' opera fece progredire molto innanzi la per- 
ce fezione dell' arte; e se nelle forme dei volti e delle 
ce membra avesse atteso a quel bello ideale , che ( se- 
cc condo T avviso di Leonardo da Vinci ) risulta dallo 
ce scegliere che fa r artista da più e diversi corpi le 
ce parli migliori, ci avrebbe data un' opera perfetta . 
ce Dell'altre due mentovate statue quella che rappre- 
ce senta il s. Giovanni ha minori bellezze dell'altra rap* 
ce presentante il s. Pietro, in cui si ravvisano, oltre un 
ce nobile girare di pieghe nel vestimento , esattamente 
ce delineate le estremità . La testa ha tutto il carattere 
ec di persona ritratta dal vivo, ed anco il Vasari infatti 
ec notò che in essa Nino volle esprimere al naturale le 
«e sembianze d' Andrea suo padre, a' cui insegnamenti 



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190 

w era egli debitore di quel tanto che avea profittata 
« nell'arte ». 

« In un ornato di marmo, condotto con buona archi- 
le lettura nel 1552 ( per cura dell' operajo Cor bini 
« suddetto ) , é situato fra le due porte della facciata 
« esposta al ponente, vedesi ancora un'altra immagine 
« pure di una Vergine, mezza figura, in atto di allatta- 
« re il fanciullo, d'intiero rilievo. Il Vasari attribuisce 
te altresì quest' opera allo stesso Nino, e ne commenda 
« la sottigliezza de' panni, nei quali è involto il Salva- 
te tore lattante (88). Al Moschino poi vengono comu- 
« nemente attribuite l'altre due statue, che lateralmente 
« all'altare suddetto posano su d'un imbasamento di 
ce marmo, situatovi nel 1462 , siccome può vedersi 
ce Dell' appostavi iscrizione. Sebbene queste, fossero la- 
« vorate posteriormente alle sopraddescritte, pure gl'in- 
ce tendenti avvertiranno che sono a quelle inferiori sia 
ce nella naturalezza delle pieghe, sia nel pulimento del 
e» marmo; e potranno eglino bene accorgersi che talora 
ce r arti, dopo di avere alquanto avanzato verso la per- 
ce fezione, si sono arretrate dipoi, forse perchè gli artisti 
« si sono formate le idee su meno corretti esemplari». 

ce Appesi alle pareti di questo tempio veggonsi an* 
ce cora alcuni quadri per lo più d' artisti della scuola 
« fiorentina, che meritano qualche riguardo . Eglino 
ce sono tutti però avanzati in pregio da una tavola col- 
ce locata in uno degli altari laterali f opera di Giow. 

(88) A questo punto il Fontani prosegue a parlare della 
presente scultura, opinando che possa essere lavoro di Nic- 
cola o di Giovanni ; ina noi crediamo fermamente che, per 
la perfetta somiglianza della maniera con cui è condotta nel 
complesso e nelle singole parti a quella sopraddescritta, deb- 
ba per ogni titolo attribuirsi allo stesso Nino. 



191 

et Antonio Mazzi, detto comunemente il Sodoma, e 
« che può aversi per una delle opere sue più eccellen- 
« ti. « Finì Giov. Antonio una tavola, che egli avea 
« già cominciata a olio (scrive il Vasari) pers. 
ce Maria della Spina, facendovi la nostra Donna 
ce col Figliuolo in collo , ed innanzi a lei ginoc- 
ce chioni s. Maria Maddalena e s* Caterina, e 
ce ritti dai lati s* Giovanni, s» Bastiano e s. Giù- 
ce seppe} nelle quali tutte figure -si portò meglio 
« che ne* due quadri del Duomo ». Bellissima infatti 
ce è l'aria d'alcune teste; forti, ma distese con morbi- 
ce dezza sona le tinte; diligentemente toccati e condotti 
ce i contorni : cosicché pare che quivi usasse il pittore 
ce quello studio, quale vi *i conveniva , e che il citato 
ce Vasari desiderò nel più delle cose sue, unicamente 
<e lavorate non rade volte per pratica, e senza gran seu- 
ee timento o interesse ». 

Questa chiesetta è adesso uffiziata da una confrater- 
nita laicale sotto il titolo di sani* Antonio, che è quella 
di cui si è parlato poco sopra, trattando dell'orfanotro- 
fio dei maschi. 

Ricorderemo infine , che per ordine del gran-duca 
Francesco I circa 1' anno 1581 fu assegnata l'entrala 
dell' antica opera della sacra Spina allo spedale de' Tro- 
vatelli, eccettuato ciò ch'era d' uopo pel mantenimento 
della chiesa; ed una iscrizione posta sotto l'altare fra le 
due porte di facciata ci manifesta, che nell'anno 1831 
a spese dei RR. Spedali riuniti di Pisa , patroni della 
medesima, fu costruito il nuovo marmoreo pavimento, 
essendo commissario il cav. Francesco Sassetti. 

Come avvertimmo a pag. 538 dell'antecedente Sezione, 
fu qui che si rinvenne uno dei celebri Cenotafi esistenti 
nel Campo-santo urbano, quello cioè concernente alla 



t 



morte di Cajo Cesare, il quale serviva ad uso di meu& 
d'altare, rivolta al disotto la parte scritta. 

Per poco che e' interniamo nella prossima via di 
sant'Antonio, presentasi la chiesa dei 

Nlim. 94 — •■• COMKO E DAMIANO. 

Questa chiesa fondata intorno al mille, secondochè 
riferiscono i cronisti, nulla più conserva del suo antico, 
perchè in varj tempi rimodernata tanto all'esterno, che 
internamente. Una iscrizione in una stanza della prioria 
annessa alla chiesa ci fa noto un grandioso restauro, che 
ehbe luogo nel 1751 per cura del parroco Francesco 
Maria Nuti. Altro restauro è indicato da due iscrizioni 
poste all' esterno sopra le due porte minori, fatto ese- 
guire nel 1800 dal rettore Uni* del Mattaccino ; ed 
altro infine nel 1856 dovuto alle premure dell'attuale 
priore Francesco De Santi. 

Sugli stipiti poi della porta maggiore sono due anti- 
chissime iscrizioni , dalle quali resulta che gli operaj 
Giovanni e Vernacio la fecero a proprie spese, e che 
altro opera jo Allegro Corre gario aggiunse 22 lire e 
soldi 12 , somma a quel tempo ragguardevole . Sopra 
l' iscrizione a destra si osservano alcune sigle tre volte 
ripetute, le quali probabilmente alludono alla data della 
fondazione di questa chiesa (89) . Quella a sinistra , 

(8 9 ) In appoggio alla nostra opinione viene opportuna la 
comunicazione fattaci da amica persona del parere che n' e- 
spresse in proposito il eh prof cav Sebastiono Ciampi sta- 
tone richiesto. Riportiamo avanti tutto la prima linea delle 
si^le replicate, omettendo le altre due , comecché perfetta- 
mente eguali : 

* 01 v h v x v * 

Premesso che la croce alle due estremità non è qui che cri- 



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193 

romposta parte in latino e parte In volgare , fa certa- 
mente fede di epoca vetusta, indicando i primordio della 
nostra lingua ; come altra simile si ebbe occasione di 
osservarne in un sepolcro scolpito da Biduino pisano , 
che conservasi nel patrio Campo-santo, segnata aljN.°Ll\ 9 
pag. 140 della Sezione precedente. 

L' interna parte è scompartita in tre navi per due 
file di pilastri ; ma nulla contiene d' interessante rap- 
porto a pitture. In una stanza però della prioria si tro- 
va un quadro in tavola indicante il martirio di s. Barto- 
lotnmeo, dal Titi creduto di Francesco Cozza di Cala- 
bria; dal Tronci ed altri, di scuola senese: quello che 
importa si è , che mostrasi di buona invenzione e di- 
pinto con maestria, e sarebbe desiderabile che si rimet- 
tesse nella chiesa ov* era prima dell' ultimo restauro. 

Per la contigua strada traversa ci condurremo alla 
prossima chiesa di 

Nltm> 9 5 S. M. MADDALENA. 

Dì questa chiesa nuli' altro è da dire, se non che fu 
sottoposta alla prioria e commenda della Religione Ge- 
stiamo emblema, e che la prima sigla è indubitatamente segno 
di millesimo^ il prelodato professore attribuisce il valore di 
dieci a ciascuno dei tre triangoli in forma di delta rovesci; 
«soggiunge, che la figura triangolare ed ii numero trenta sim- 
boleggiano la Trinità'; come pure che il novanta composto di 
Ire volle trenta è numero trinitario. Laonde ragionevolmente 
suppone, che quella iscrizione contenga l'epoca in cui fu la 
chiesa fabbricata, cioè l'anno MXO misteriosamente scritto. 

Ciò potrebbe esser pure confermato dalla sottoposta iscri- 
zione, che dà il tempo in cui erano gli operaj Giovanni e Ver- 
nacio; oltredichè cade in acconcio di osservare, che nel nome 
di s. Damiano in essa citato la lettera m e precisamente con- 
forme alla prima delle sigle riferite di sopra. 

P. III. 9 



194 

rosolimitana, delta di s. Sepolcro, in Pisa; e che fu tutta 
rifatta dai fondamenti nei primi anni de] secolo tra- 
scorso a spese del commendatore e gran priore del 
Bene, sul disegno del Vacca di Carrara. 

I marmi di più parti architettoniche dell' edifizio 
sono di buona scelta . La pittura nel coro, significante 
la Maddalena e il Redentore, quando le apparve in forma 
di ortolano, e che le disse noli me tangere^ è una buo- 
nissima copia di altro quadro proveniente da Rubens : 
come le due pitture degli altari laterali sono buone 
copie tratte dagli originali del Vanni esistenti in Siena; 
una rappresenta il Redentore al Calvario colle Marie 
e s. Giovanni ; 1' altra il ritorno dall' Egitto. 

Sopra uno dei confessionali presso 1' aitar maggiore è 
un' iscrizione in marmo posta da Marcantonio ed Ale- 
manno Venerosi al loro fratel cugino Odoardo morto 
nel 6 settembre 1658 , figlio che fu di Francesco ge- 
nerale d'infanteria e cavaliere di s. Stefano, dei conti 
di Strido e dell'antichissima famiglia de' Venerosi , 
che per ricchezze e per vetusti titoli fioriva già in Ve- 
rona al tempo dell' imperatore Carlo Magno, da lui 
beneficata e da' suoi successori (90) . 

Riprendendo la via del Lungarno perverremo alla pic- 
cola chiesa di 

Num. 96 — m. Cristina . 

Da notizie desunte dalle opere ms. del canonico Tot- 
ti, e comunicate dal fu priore Frediani al nostro Mor- 
rooa, rilevasi che nell* anno 840 Piero decano de' ca- 

e . • 

(90) Non tralasceremo di avvertire , che nella casa della 
noi) il famiglia Monti in questa stessa via si trova un prezioso 
quadro originale di Rubens esprimente il sacrifizio <J* Ab ramo. 



195 

nonicl dì Pisa e il conte Ildeberto longobardo fonda- 
rono la chiesa dì s. Ba nolo m meo oltr' Arno, e la dota- 
rono con 40 once d' oro; che 1» medesima fu consacrata 
nel 24 agosto dell'anno 842 da Zenobio vescovo di Pisa, 
Iti tempo di Gregorio IV sommo pontefice ; e che fu 
chiamata di s, Cristina, quando i Pisani le donarono 
parte delle reliquie di delta Santa portate dalla città 
di Bolsena intorno al 1028. In un contratto infatti ro- 
gato nel luglio di tal anno, conservato nell'archivio ca- 
pitolare, vien nominata la chiesa di s. Cristina e di s. 
Bartolommeo, edificata ( forse di nuovo sotto il titolo 
di questi due santi ) in predicla villa que di ci tur 
Kinsica altra fluvio Arno. Oltracciò, per altre notizie 
attinte al sopraddetto ras. , si desume che nel 1115 a 
causa di una inondazione dèi fiume fu trasportata col 
claustro parte della chiesa ; e che dietro il riattamento 
fu nuovamente consacrata nel 1118 dall'arcivescovo 
Pietro Monconi . • 

Una moderna iscrizione poi, fatta porre presso l'aitar 
maggiore dal mentovato priore Giuseppi Frediani , ci 
manifesta che questa chiesa, quasi diroccata per vetustà, 
fu risarcita dalla pietà del cav. Luigi Àrchinto di Mi- 
lano nel I8I65 come altra memoria ad un confessionale 
sulla destra dell' ingresso indica, che per cura e munifi- 
cenza dello stesso cav. Luigi Àrchinto fu arricchita di 
ornamenti la cappella di s. Cristina nel 1817; e che il 
cav. priore Giulio Orlandini fece ristaurare l'altare de- 
dicato a s. Caterina da Siena. 

Gli scrittori della vita di detta Santa asseriscono, 
ch'ella ricevè l'impressione delle sacre stimmate in 
questa chiesa nel 1375 , e segnatamente nel luogo ove 
tuttora conservasi un avanzo di colonnetta striata presso 



196 

J' indicato altare (91). La pittura di questo vedesi con- 
dotta con molta maestria e buon gusto dal cav. Dome- 
nico Passi gnano , il cui nome è scritto in un angolo 
del quadro . Esprime la stessa V ergine devotamente ge- 
nuflessa dinanzi al Redentore, che le comparisce in gloria. 

Non meno pregevole è il quadro situato nel coro die- 
tro V aitar maggiore , ove i pennelli del cav. Curradì 
fiorentino rappresentarono con decoro dell'arte le figure 
della Madonna, di s. Cristina e di s. Giuseppe. 

L'altro altare, intitolato ai genitori di Maria Vergine 
8. Giovacchino e s. Anna , è di giuspatronato dei Ma- 
croni cittadini pisani, il cui sepolcro sta dinanzi nel pa- 
vimento . Nel quadro è 6gurata la piccola Vergine in 
seno della sua famiglia. Esso fu eseguito dal ricordalo 
Tommasi da Pietrasanta . 

Da una iscrizione in marmo infìssa alla parete presso 
la porta d' ingresso rilevasi, che nel giugno 1704 fu qui 
sepolta Francesca V enerosi dei couti di Strido , per 
cura dei suoi nipoti conti Odoardo, Branda] igio, Vene- 
roso, Ranieri e Liborio de' Venerosi , nobile famiglia 
pisana ora estinta, i cui beni passarono per eredità nei 
signori Pesciolini, che aggiungono al proprio quell' an- 
tico casato . 

In poca distanza di fronte alla Loggia di Banchi si 
trova la chiesa di 

• • • 

(91) Dicesi che il Crocifìsso , dinanzi al quale venne essa 
stimmatizzata, fu nell'anno 1 565, col consenso del cardinale 
Angelo Niccoltm arcivescovo di Pisa, trasferito di notte tem- 
po e eolia scorta di gente armata a Siena, dove presente- 
mente si venera e si conserva nella chiesa dedicata a detta 
Santa. Avverte il Morrona, essere stato dipinto nel 1260 da 
JViccola Pisano su tavola di quercia ; per lo che ne deriva 
il vanto ancora di pittore a quell'esimio scultore ed architetto. 



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197 

Nani, 97 ■. Sebastiano. 

Poco avremo da dire di questa chiesa edificala dai 
fondamenti in ordinaria forma sul cominciare del seco- 
lo XIII. Nelle antiche carte soggetta trovasi all' abazia 
di s. Paolo a ripa d'Arno, come accennammo a suo 
luogo; e dopoché quell'abazia diventò commenda della 
Religione di s. Stefano, al commendatore anche questa 
chiesa appartenne. 

Nell'interna parte ed all'altare sulla destra, entrando, 
si mostra nel dipinto eseguito con molla vivacità una 
celeste visione della Madonna col Bambino a s. Carlo 
Borromeo ; all'aitar maggiore è una copia della celebre 
Annunziata di Firenze; ed all'altro altare presentasi un 
quadro esprimente la Madonna con due santi, di buona 
roano, ma in gran parte alterato da un infelice ritocco. 

Num. 102 — LOGGE DI BANCHI E UFFIZIO DE* FOSSI. 

L' erezione di queste logge, destinate al comodo dei 
mercanti, a maggiore ornamento della città, ed a pub- 
blico vantaggio, fu commessa a Bernardo Buonialenti 
nel 1605 dal munificentissimo Ferdinando I , come 
risulta dall'iscrizione sottoposta all' arme medicea nella 
facciata orientale dell' edilìzio, e com'ebbimo occasione 
di notare nella Parte storica, pag. 242 , ed in questo 
stesso volume a pag. 78. L'abilissimo architetto si studiò 
di corrispondere nella esecuzione alle magnifiche idee 
del suo sovrano. « Proporzionati, e vagamente aggrup- 
« pati pilastri, condoni a marmi con lavoro di quadro, 
ce sostengono più grandiose arcate con gran volte ai di 
« sopra di esse , e fanno che ne risulti un loggiato de- 
ce coroso e comodo ancora al passeggio . L'ordine per- 
« fettamente dorico che lo distingue, il rende ancora 



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108 

« più bt'llo ; e benché i triglifi posti al diritto di cia- 
cc schcdun pilastro nel fregio, ed unicamente nel mezzo 
« degli archi, il facciano apparire ad alcuno forse anzi- 
« chenò troppo secco e disadorno , pure e' forma un 
« tutto regolare, proporzionato e magnifico; ed allorché, 
« nella ricorrenza della triennal fesla di s. Ranieri, ri- 
« trovati i profili de* membri architettonici, con lumi a 
« olio, questo vedesi illuminato, offre un colpo d' oc- 
ce chio de' più sorprendenti e graziosi . Così fosse egli 
« stato condotto con eguale armonìa di parti il supe- 
re riore edilìzio, assai inferiore nel gusto al sottoposto 
ce e già descritto; chè si avrebbe allora un tutto ben 
ce combinato e per la città più decoroso » . ( Fontani , 
Piaggio pittorico della Toscana ec. ). 

La detta sovrapposia fabbrica, che di recente fu in 
convenevole modo ristaurata e ridotta a compimento 
tanto all' esterno, che interiormente, fu destinata al co» 
modo dei ministri di varj pubblici uffizj, e fra gli aln i 
a quello dei Fossi , specie di Magistratura utilmente in- 
slituita fino del 1475 dalla fiorentina repubblica^ a 
suggerimento e consiglio del magnifico Lorenzo de' Mè- 
dici, col titolo di Optra delle riparazioni per dar 
esito all' inondazione della campagna pisana. Tra- 
scurato poi quest* ottimo divisamento pei disordini e le 
calamità dei tempi, non fu ripristinato che sotto il go- 
verno del gran- duca Cosimo I nel 1587 col nuovo tito- 
lo di Uffizio de' Fossi, il quale continua tuttora l'utile 
sua opera a prò della nostra provincia. 

Prossimo alle descritte logge si trova 

Nlim. lo3 — IL PALAZZO DEL COMUNE. 

ce Fino dai tempi dì Cosimo III fu destinato ad uso 
cr delle magistrature commutative. Si vuole che questo 



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199 

« fosse già V abitazione dei Gambacorti; e molti fra gli 
ce scrittori pisani asseriscono, ebe il celebre Pietro ap- 
cc punto quivi fosse ucciso da Jacopo d' Appiano nel 
ce momento ebe egli era per m'ontare a cavallo (92} . 
ce Quella parte ebe guarda il Lungarno mantiene ancora 
ce T antica architettura gotica , e segna V epoca di Pisa 
ce repubblica, sebbene risenta alquanto del migliora- 
ce mento dell'arte. Sulla porta che serve oggi d'ingresso 
ce alla Dogana , si legge scolpita in marmo la memoria 
<c del possesso che presero di Pisa nel 1509 i tre Corn- 
ee missarj della repubblica fiorentina, cioè Antonio da 
ce Filicaja, Alamanno Salviati e Niccolò Capponi, dopo 
ce un lungo ed ostinato assedio che l'afflisse (95). Quivi 
re ebbero pure la loro residenza i Consoli di mare, e la 
ce principal facciata, decorosamente condotta con marmi, 
ce viene attribuita a Pietro Francavìlla . Nel ricetto 
ce per cui si ha l' ingresso alla grandiosa sala del Con* 
ce giglio, s* incontrano varie pitture a olio ed a fresco 
ce che assai lo decorano. Le prime .sono gli originali 
ce bozzetti di molti dei grandiosi quadri che adornano 
ce le pareti della Primaziale (94); V altre sono opere 

- 

(92) Vedasi la nostra Parte storica, pag. alt e srgg. 

(93) Loc. cit., pag. a38 e seg. . 

(94) Sono iu numero di dieci, ebe qui appresso indichere- 
mo ; i.° la testa dì s. Torpè salvata dall'onde, e dagli Angeli 
recata all'arcivescovo Federigo di Pisa, di Giov. Bettino Ci- 
gnaroli veronese; 2. 0 sani' Ubai desca pisana, Dell'atto di ri- 
donare miracolosamente la salute ad alcuni infermi, di Do- 
menico Corvi di Viterbo; 3.° la fondazione dello Spedale de' 
Trovatelli di Gaetano Gandolfi bolognese; 4-° papa Eugenio III 
in atto di celebrare la messa in faccia ai vescovi orientali, di 
Giov. Battista Tempesti pisano; 5.° la traslazione del corpo 
di santo Guido, di Giov, Domenico Ferretti fiorentino; 6. Q il 
cardinale Balduino arcivescovo di Pisa, allorquando recatosi 



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200 . 

« dei due fratelli Melarti, nelle quali graziosamente, e 
« con grande intelligenza di scorti e di prospettiva, egli- 

« no rappresentarono la città di Pisa in atto di suppli- 
ce clievole innanzi al di lei protettore s. Ranieri ; e la 
ce quadratura che gli contorna è assai ben proporzio- 
cc nata ed ottimamente eseguita . Anco gli spazj delle 
ce pareti della gran sala sono adorni di assai belli e va- 
ti ghi lavori di pittura . Pietro Dandini rappresentò 
« nella principal facciata con buona immaginazione , 
ce con vago e forte colorito, non meno che con esattez- 
ec za di disegno, V impresa dei Pisani per la conquista 
ce di Gerusalemme. La ferocia dei combattenti, il vigore 
ce dell'azione, l'ostinazione che e' mostrano nella mi- 
ce schia, offrono all'occhio del riguardante un oggetto 
ce che impegna la di lui attenzione . Meritano qualche 
<c lode ancora i due quadri laterali, condotti da Giaco- 
ce mo Farella pittore siciliano, del quale fa menzione 
ce il Bellori. Espresse egli in uno di questi con pittore- 
ce sca e vi\a maniera la conquista dell' isole Balcari , 
<t nell' altro quella della Sardegna ; cosicché in questa 
ce sala si hanuo decorosamente rappresentate le tre più 
ce memorande imprese , e le più illustri in fra le glorie 

in Sardegna si fa a correggere la crudeltà del Giudice di Ar- 
borea, di Giuseppe Collignon fiorentino: 7. 0 la vestizione mo- 
nacale di santa Bona pisana, di Antonio Cavallucci da Sep- 
moneta; 8.° il battesimo di Lamberto, figlio del re IN a za rad eo- 
)o, di Lorenzo Pècheux di Lione; 9. 0 il b. Pietro Gambacorti 
dinanzi al pontefice Urbano VI , onde ottenere 1* approva- 
zione del suo istituto, del cav. Sebastiano Conca di Gaeta ; 
io. 0 la decollazione di s. Torpè, di Placido Costami di Roma. 

Alcuni altri di detti bozzetti si trovano nel palazzo arci- 
vescovile. Di tutti questi quadri condotti in graude fu già da 
noi data la parziale descrizione, ragguagliando delle pitturo 
del Duomo, nella Sezione I, voi. //. 



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201 

« della pisana repubblica. Nella quarta facciata avvi uq 
ce quadro a olio rappresentante Pisa con due putti al se- 
te no, nobilmente atteggiata e vestita con estrema va- 
te ghezza. Questa magniCca tela è opera assai stimata di 
« Peritura Salimbeni, cui molto dee la scuola senese 
c< per quella grazia e bellezza che poi seppero dare ai 
« loro dipinti ed alle loro opere di disegno i professori, 
ce che fólla medesima sursero dipoi in buon numero ad 
ce illustrarla » ( Fontani, op. cit. ). 

La contigua stanza ha nella volta una dipintura a 
olio creduta di Aurelio Lomi, eh' esprime la Madonna 
sorretta dagli Angeli. 

Dall' altro lato della loggia di Banchi si mostra 

Nlim. 101 IL PALAZZO PRETORIO* 

Dopo quello che fu detto di questo palazzo, trattando 
della contrada del Lungarno a pag. 78, qui adesso sog- 
giugneremo, essere stato ricostruito sull'antico del Pote- 
stà col disegno e colla direzione del valente architetto 
Alessandro Gherardesca pisano, di cui facemmo altre 
volte onorata menzione. È fabbricato di candidi marmi 
e di travertini maestrevolmente congiunti , in uno stile 
che può dirsi rustico-toscano. La vastità dell'edilìzio, la 
sua esteriore euritmia, l'elegante marmorea ringhiera 
che longitudinalmente lo traversa , e la maestà con cui 
s inalza, lo rendono uno dei più magnifici della bella 
contrada del Lungarno . Michele Wanlint fu lo scul- 
tore dei bassi rilievi esprimenti i varj stemmi ed emble- 
mi della città di Pisa. La sovrapposta iscrizione nel fre- 
gio e le altre due laterali indicono, essere stato il tutto 
eseguito sotto il regnante Leopoldo li a spese del Co- 
mune, essendo gonfaloniere il conte Francesco Mastiani, 
Della bella torre dell' Orologio abbiamo già fatto men- 
2ione a pag. 78 del presente volume. 



202 

ACCADEMIA DI BELLE ARTI . 

II piano superiore dell' anzidetto palazzo è in parte 
occupato dalla patria Accademia di Belle Arti, che pro- 
tetta dai benevoli auspica dell'augusto Principe, va sopra 
la porta d'ingresso insignita del concedutole regio stem- 
ma. Assai modesti principii ebbe questo istituto sacro a 
Minerva, che ormai senza taccia di vanto orgoglioso può 
mettersi io Jinea con altri cospicui di simil natura. Cre- 
diamo far cosa accetta ai nostri lettori, dandone un bre- 
ve cenno storico tìn dalla sua fondazione, di cui nessuno 
ha mai fatto parola; e per essere in ciò precisi, proGtte- 
rctoò dei documenti originali fornitici dall'egregio prof. 
Direttore cav. Carlo Lasinio. 

Fin da quando all' I. R. Governo piacque creare 
con decreto 10 giugno 1807 (95) un apposito Conser- 
vatore del nostro insigne Campo-santo nella persona del 
pi elodato Lasinio, che per più anni aveva già sostenuto 
la carica di professore d' incisione nell' Accademia di 
Belle Arti di Firenze , egli condotto dall'aulico amore 
alle Arti Belle e da caldo desiderio di propagarne mag- 
giormente la cultura fra noi, aprì spontaneo una scuola 
gratuita di Disegno ~a vantaggio dei Pisani , appunto in 
quel loro santuario delle tre arti sorelle, pittura, scul- 
» - 

(95) c< Sua Maestà la Regina Reggente vuole che Carlo La- 
ce sinio. maestro attuale d'intaglio della regia Accademia delle 
<c Belle Arti coll'annua provvisione di lire mille dugento ses- 
te santa, passi Conservatore del Campo-santo di Pisa con l'ap- 
« puntamento predetto, da pagarglisi dal dì i.° luglio pros- 
it simo futuro in poi dalla cassa dell'Opera di quella Catte- 
te drale, a cai incumbe l'obbligo di pensare alla marni ten- 
« ziooedi quell'insigne monumento. Datoli 10 giugno 1807». 

Maria Luisa. 



203 

tura e architettura, ove accorrevano volenterosi i giovani 
a ricevere utili ammaestramenti. Dopo parecchj anni fu 
questa scuola traslocata nel vicino edilìzio dell' antico 
Seminario de' Cherici (96), nell'occasione che T impe- 
riale Museo Napoleone sul principio del 1815 mandava 
in dono alla pisana Deputazione sopra i monumenti di 
Belle Arti, insti tu ita con governativa disposizione del 
giorno 19 febbrajo 1812 (97) , alcune stame in gesso $ 
compenso a dir vero poco proporzionato pei vnrj clas- 
sici dipinti ed altri preziosi cimelii d'antiquaria, che 
dalla città nostra erano stati trasferiti a Parigi (98) . 

(96) Di questo stabile divenne poi proprietario il eh. prof. 
Giovanni Rosini . 

(97) Furono destinati in origine a comporla i seguenti di- 
stinti personaggi : 

Sigg. cav. Tommaso Foschi aggiunto al Maire di Pisa ea 
Cav. Giorgio Viani = Avv. Gaetano Mecherini = Ab. Se- 
bastiano Ciampi professore di lettere greche nell' imp. Acca- 
demia pisana =s Dottor Giovanni Rosini professore di Elo- 
quenza in detta Accademia e= Avv. Giov. Battista Fanucci = 
Prof. Giorgio Santi ispettore dell'Accademia predetta = Ab. 
Ranieri Zucchelli cappellano del Duomo di Pisa— Prof. Carlo 
Lasinio Conserv- del Campo-santo=Michele Wanlint scultore. 
E con successiva nomiua del 16 settembre 

Sigg. Alessandro da Morrona = cav. Vincenzio Cosi del 
Vollia = cav. Marzio Venturini Galliani cav. Ranieri Pe- 
sciolini . 

(98) fessi sono:. ' - 

i.° Tavola stragrande , alta braccia 7 , larga braccia 4 e 
mezzo, esprimente Maria Vergine in trono col divin Figlio 
e varj angeli , figure gigantesche in campo d* oro , e nella 
cornice varie piccole teste di profeti; opera interessantissima 
di Cimabue fiorentino . Esisteva nel convento di s. France- 
sco di Pisa . 

a.° Tavola di br. 4 d' altezza , e 3 di larghezza , supe- 
riormente rotonda , esprimerne s. Francesco che riceve 



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204 

Raccoltasi la Deputazione in solenne accademica adu- 
nanza il dì 4 aprile successivo, adottò allora le basi e i 

le stimmate, col Redentore e varj Angeli, ed al basso in tre 
spai timeuti altrettanti fatti del detto Santo; lavoro preziosis- 
simo di Giotto, il cui nome leggesi nella cornice iu caratteri 
d* oro. Era nel sopraddetto monastero. 

3.° Tavola alta br. 4 e sol. 18 , larga br. i e sol. iG, ro- 
tonda al di sopra, esprimente s. Tommaso d* Aquino con varj 
vescovi, patriarchi e dottori di santa Chiesa , e gli eresiar- 
chi ai piedi; opera pregevole del fiorentino Benozzo Gozzoli, 
Stava ad uno dei pilastri della cupola nella Primaziale di Pisa. 

4-° Tavola di forma quasi quadrata di br. 3 circa, espri- 
mente la Vergine coronata dal suo divin Figlio, con molte 
figure d'Angeli e d'Apostoli; lavoro di Zenobio Macchiavelli, 
secondochè è scritto in basso del quadro. Trova vasi nel con- 
vento di s. Croce presso la città. 

5. ° Quadretto di un braccio circa d' altezza, e mezzo brac- 
cio di larghezza, esprimente s. Benedetto, ngura in piedi ; 
opera d' Andrea del Castagno. Tenevasi nell' uffizio dell* O- 
pera del Duomo. 

6. ° Bassorilievo in marmo di Carrara, di circa un braccio, 
in forma quadrata, esprimente Ja Vergine col Putto; scultu- 
ra interessante di Niccola o Giovanni Pisano . Fu tolto dal 
soppresso monastero di s. Marta . , . 

7. 0 Quadretto alto mezzo braccio, largo cinque sesti circa, 
esprimente la morte di s. Bernardo, dipinto da Andrea Or» 
gagna fiorentino. Era nell' uffizio dell'Opera sopraindicato. 

8.» Tavola alta br. a e un terzo, larga br. uno e mezzo , 
esprimente la Madonna col Putto festeggiati da gloria di An- 
geli ; lavoro di Turino Vanni da Pisa. Apparteneva al con- 
vento di s. Silvestro* 

g.° Tavola in tre spai- tinnenti, avente in quel di mezzo Ma- 
ria Vergine col Putto, e nei laterali due santi per ognuno . 
lì nome di Taddeo Bartoli h scritto in basso del quadro • 
Fu levato dal soppresso monastero di s. Paolo all'Orto ', 

io ° Quadro in tela alto br. 3 , largo br. 1 « esprimente il 
.sacrifizio d'Àbramo, del cav. Giov. Antonio Razzi di Vercelli. 



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205 

regolamenti delle proprie funzioni, formando degli ono- 
revoli suoi membri due sezioni, una per le Belle Arti, 
l'altra per le Scienze. Nel gennajo del 1816 fu confer- 
mata dall'I. R. Governo la Deputazione stessa; e un'al- 
tra scuola per l'Ornato vi fu aggiunta; essendo poi state 
dall'autorità suprema precisate nell'agosto del seguente 
anno le particolari attribuzioni di questo Corpo accade- 
mico. Il quale, passato quindi in giugno del 1818 a 
stabilirsi nell'appartamento superiore del Casino de' No- 
bili, e insieme con esso le riferite due scuole dirette 
sempre collo stesso lodevole disinteresse dal prof. Lasi- 
nìo, ba per ultimo trasportata la sua residenza definitiva 
nel comodo locai e, ove attualmente si trova, fin dal 1825; 
essendovisi in, quella circostanza aggregata una terza 
scuola , cioè quella di Architettura , ed assegnati dai 
Comune convenevoli stipo mi il ai professori rispettivi , 
con discipline per l'Accademia e per le Scuole, mediante 
apposito regolamento organico approvato da sovrano be- 
neplacito oel luglio dell'anno 1826. 

Fu allora che al professore Lasinio venne stabilmente 
conferita la dignità di Direttore della predetta 1. R. 
Accademia di Belle Arti ; colla quale onorifica di- 
stinzione si volle in qualche modo premiare la beneme- 
renza da lui acquistatasi con tanti anni d'istruzióne gra- 
tuitamente data alla pisana gioventù, e coli' opera sì 
vantaggiosamente prestata sia come membro della pri- 
mitiva Deputazione, sia come Conservatore del Campo- 
santo, nel raccogliere con non lievi pecuniarj sacrifizii 

Per questo vedasi ciòcche ne abbiamo detto nella Sezione l, 
voi. Il, pag. 64- 

Tutti questi pezzi rimasero in Francia, non essendo stato 
restituito neJla pace del 181/} che i) solo quadro del /fatai 
testò ricordato . 

) 



206 

molti fra i pregevoli oggetti d'arte che arricchiscono non 
solo quel venerando monumento (99)> ma le sale pur 
anco di questa medesima Accademia. 

E di questi ultimi ci farem ora ad accennare quelli 
che principalmente possono pei particolari lor pregi - 
richiamar l'attenzione dell'artista e la curiosità dell'in- 
telligente osservatore, omettendo per brevità d' indivi- 
duare gli altri di minore importanza* al qual uopo ci 
gioveremo delle autentiche indicazioni onde ci fu cortese 
lo stesso Direttore Lasinio, cui vogliamo qui attestare 
anche per questo nuovo favore la più viva nostra rico- 
noscenza (100) . 

Tralasciando di far parola d'otto dipinti che si tro- 
vano nel vestìbolo dell'Accademia , uno antico e sette 
moderni , fra i quali quattro cartoni d 1 intiere figure 

- 

(99) Vedasi la Sezione l, dove si pari» del Campo-santo. 

(100) Fino dall'anno 1828. Egli avea già compilato il ca- 
talogo comptutissiino d'ogni pezzo artistico esistente nelle 
varie stanze dell' imp. regia Accademia, facendone. 1* esalta 
descrizione con tutte le opportune notizie, che a lui singo- 
larmente era agevole il fornire. Tale catalogo fu deposto fin 
da quell'epoca negli atti accademici , riveduto poscia nel i832, 
quando il cav. Gio. Paolo Lasinio figlio si recò temporaria- 
mente in. Pisa come ajuto al padre cav. Carlo per la scuola 
di Disegno, e come professore per quella d'Intaglio allora 
aggiunta alle tre prime; e quindi riscontrato nel i836, per 
la circostanza in cui al eh. prof. Ippolito Rosellini fu con- 
ferito V incarico di Segretario di essa Accademia, in luogo 
del defunto dott. Giovanni Anguillesi . Sarebbe stata cosa 
inutile il pubblicare per intero quel lungo elenco , non of- 
frendo tutti gli oggetti un merito distinto e rimarchevole ; 
ed è perciò che abbiam voluto risparmiare altrui la noja di 
leggerlo, ristringendoci a far menzione unicamente dei mi- 
gliori e più interessanti per Ja storia dell' arte. 



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207 

eseguite a chiaro-scuro dai fratelli Melania 'passeremo 
nella 

Stanza della Deputazione. 

> 

Qui si riscontrano 84 quadri antichi e 4 moderni. Fra 
i primi si distinguono i seguenti ; 

Un quadro a cinque spartimenti piramidali, avente in 
quel di mezzo M. Vergine col Putto, e negli altri quat- 
tro, altrettanti santi . È opera interessantissima pei ca- 
ratteri che si vedono nello sparti mento di mezzo, indican- 
ti il nome di Giovanni di Niccolo Pisano; lo che stà a 
dimostrare, che quell'esimio scultore ed architetto fu ben 
anche pittore. Era nel soppresso convento di s. Marta. 

Piccolo quadro contenente il ritratto del famoso Dante 
Àllighieri in età giovanile. Dicesi eseguito dal fiorentino 
Beno zzo Gozzoli . 

Altro quadro a tabernacolo, dello stesso Gozzoli , 
esprimente sant' Anna, la Vergine e il barobino Gesù , 
con tre piccole figure genuflesse in prima linea, e il Pa- 
dre Eterno nella cima della piramide. Era anche questo 
nel ricordato monastero di a. Marta. 

Quadrettino a piramide, con una figura indicata per 
s. Diego, lavoro Andrea del Castagno. Il suo simile, 
rappresentante s* Benedetto, è quello che fu spedito a 
Parigi, come si accennò di sopra a pag. 204, nota 98. 

Quadro grande a piramide con cornice dorata e la- 
vorata a ornato, esprimente in una figura in piedi santa 
Caterina delle Ruote, e nella base, in tre piccole storie, 
il di lei martirio. Proviene dai pennelli di Luca di 
Leiden ; ed è opera stimabilissima, ed una delle mi- 
gliori di questa rara collezione. Era nel monastero di 
s, Domenico. 

Due quadretti per l'alto dipinti da Federigo d'Am- 



208 

sterdam detto il Padovano; uno rappresentante la 
Giustizia, l'altro la Vigilanza. Lo stile si approssima a 
quello di Luca di Leyden poc' anzi rammentato. 

Quadretto esprimente Gesù in croce con le Marie e 
s. Giovanni, e superiormente due Angioletti, il sole e la 
luna ; lavoro di Turino Vanni da Pisa. 

Quadro traverso con cornice intagliata e dorata, avente 
per soggetto il transito della Madonna, la quale è diste- 
sa sopra una cassa attorniata dagli Angeli e dagli Apo- 
stoli, col Redentore che tiene in mano la di lei anima 
in forma di bambina. È un lavoro di Giotto citalo dal 
asari . . ✓ 

Altro quadro infine, ove sono espressi sei santi in piedi; 
e superiormente nella parte triangolare in due scom- 
partimenti, V annunziazione della Vergine, e il Reden- 
tore . Interessa non tanto per la sua conservazione, quan- 
to pel nome dell'autore che leggesi al basso in caratteri 
gotici: Gettus Jacobi de Pisis mepinxit mccclxxxxi. 
È dono di Giuseppe de Cresce/i zi. 

Fra i quadri moderni sono tre ritratti in tela; uno, 
«seguito da Giov. Battista Tempesti, indicante il be- 
nemerito decano Zucchetti donatore di una buona parte 
dei quadri contenuti in questa imp. regia Accademia ; 
1 altro, esprimente lo stesso pittore Tempesti; e il ter- 
zo, il celeberrimo Andrea Vaccà Berlinghieri, le cui 
vere sembianze si ritrassero da Mad. de JRegny . 

In questo medesimo gabinetto si trovano ancora alcu- 
ni gessi, e varj oggetti d'antiquaria. Fra i primi distin- 
guonsi, un bassorilievo rappresentante la storia di Tobia, 
che è il modello servito pel monumento in marmo eret- 
to alla memoria del sopraccennato professore Vaccà nel 
Campo-santo urbano (JP. Sezione I, pag. 137 e seg.) 9 
dono di Giov. Domenico jénguillesi} e un putto in 



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209 

ginocchio, tratto dall'originale del Pampaloni che pos- 
siede la casa Mastiani . Fra i secondi è da notarsi un 
cassettino antico di metallo con bassirilievi assai bene 
condotti, che prima stava nella sagrestia della chiesa dei 
cavalieri di s. Stefano. 

Stanza della Scuola d'intaglio. 

Sono quivi num. 37 quadri, fra i quali tre soli mo- 
derni. Meritano particolare osservazione i seguenti : 

Una tavola grande con tre santi in piedi quasi al na- 
turale, dipinti in campo d'oro dopo la metà del seco- 
lo XIV da Duccio di Boninsegna senese. 

L' incoronazione della Vergine, quadro assai grande, 
eseguito, dicesi, dopo il 1400 da Gentile da Fabriano. 
Tenevasi all'aitar maggiore della soppressa abazia di 
s. Zeno in Pisa. 

Sotto a questo è una buona copia non moderna del 
più magnifico forse dei dipinti di Benozzo Gozzo/i, 
rappresentante la visita della regina Saba a Salomone; 
lavoro miseramente perito, tranne il piccolo frammento 
di cui si è per noi parlato nell' antecedente Sezione a 
pag. 218, trattando delle pitture da questo insigne au- 
tore condotte nel Campo- Santo; lavoro, nel quale, come 
si scorge da questa copia , egli spiegò tutta la pompa 
dell'arte, e in cui parve voler porre il suggello ai pro- 
digi che sapeva operare la maestra sua mano. E fu ot- 
timo pensiero della benemerita Magistratura civica il 
fare acquisto di cosi pregevole monumento, e di preser- 
varlo a Pisa ed a fregio singolare della nostra Accade- 
mia ; giacché, non conoscendosene altro esemplare , sa- 
rebbesi irreparabilmente perduta la spia memoria che 
ne rimanesse, qualora fosse caduta io altre mani, e forse 
in quelle dello straniero , avido sempre delle ricchezze 



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210 

dell' italiano ingegno, particolarmente negli oggetti di 
belle arti. 

La Madonna, Gesù bambino e s. Giovanni, quadretto 
in tavola di molto pregio , con cornice dorata , della 
scuola d' Andrea del Sarto. 

E un quadro per traverso con cornice nera , rappre- 
se ntanle il trionfo di Tito in Roma dopo la conquista di 
Gerusalemme, dipinto da Giovanni Balducci pisano. 

Stanza dei principianti. 

Riscontraci io questa num. 28 quadri , fra i quali 
primeggiano: 

Una tavola dì forma - lunga transversale, divisa in cin- 
que scompartimenti, in uno dei quali la Madonna col 
Bambino in braccio, e negli altri i ss. Pietro e Paolo, e 
i ss. Giacomo e Domenico. Fu eseguita nel 1501 da 
Diodato Orlandi* secondochè rilevasi da un' iscrizio- 
ne nella cornice. 

Piccolo quadro assai bello, rappresentante due figure 
in un fondo a paese, s. Bernardo, ed ai suoi piedi s. Sco- 
lastica. Si trova sopra la porta che introduce nella sala 
dei gessi. Appartenne al già soppresso monastero delle 
cisterciensi , ora addetto alle monache cappuccine . 

Il battesimo del Redentore espresso in una piccola 
tavola d'altare, creduta di Bonamico Buffalmacco, che 

stava nella chiesa di s. Paolo a ripa d' Arno. 

Altro quadro superiormente rotondo , indicante la 

Vergine assisa in trono col bambino Gesù, e due sante 

ai lati ; opera del Gera Pisano, come porta l'iscrizione 

in caratteri del secolo XIV. Fu tolto dal convento di 

s. Niccola. 

Si trovano ancora in questa stanza due grandi busti 
in gesso d'un Ercole -e d'un Ajace di buon getto, e IV 
notomia di uu cavallo. 



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Si i 

Stanza della scuola d'Architettura . 

Vi sono tre soli quadri moderni. Noi soltanto ram- 
menteremo quello appartenuto alla nostra Certosa pres- 
so Calci, di JRutilio Monetti senese, indicante i Pelle- 
grini in Emaus. 

Sala dei gessi. 

Si mostrano alle pareti otto grandi quadri d' antica 
maniera, dei quali tutti faremo ricordanza. 

Sopra la porta principale d'ingresso, quadro interes- 
santissimo per la storia dell'arti, di forma transversaJe, 
del prototipo pittore Giunta Pisano . 5ono cinque 
scompartimenti a piramide , ognuno dei quali contiene 
mezza figura, il Redentore, la Vergine, s. Giovan Batti- 
sta, e s. Caterina . Ornava un tempo il coretto delle 
monache di s. Silvestro. - 

Il secondo quadro, interessante e bello, viene dalla ma- 
no di Cimabue. Dimostra Maria Vergine in trono col 
suo divin Figlio, e sotto in un piccolo spartimento la 
figura di s. Martino a cavallo. In altre dodici divisioni 
sono varj soggetti della vita di G. C. Era nella stanza 
mortuaria dis. Martino in Chinseca. 

- 

I due quadri che ne succedono, terzo e quarto, hanno 
lo stesso soggetto, e provengono dalla scuola di Betiozzo. 
Vi si rappresenta in ciascheduno la Vergine in seggio , 
con quattro santi ai lati. Erano nella chiesa di s. Cecilia. 

II quinto quadro si divide iu tre scompartimenti pi- 
ramidali . In quel di mezzo è il Redentore sedente, con 
due figure ai lati ; in quello a destra, sant* Orsola regina 
di Brettagna ; e in quello a sinistra, santa Ularia. Infe- 
riormente a ciascuno di detti spartimenli sono tre piccole 
storie relative al soggetto principale. Il nome dell'autore, 



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Ambroiius Astesis f. 1514, è dipinto in nn tondo dello 
sgabello ove posa il Redeutore. Era nel monastero di 
s. Domenico . 

Il sesto quadro esprime la Vergine seduta, col Bambi- 
no sulle di lei ginocchia, e circondata da quattro santi, fra 
i quali s. Ranieri . N' è autore Zenobio Macchiavelli 
scolare di Benozzo Gozzoli. Stava nella chiesa di s.Cro- 
ce all' altare del Santissimo. 

Il settimo quadro viene assegnato a Benozzo Gozzoli* 
Dimostra lo stesso soggetto dell' antecedente , Maria in 
seggio col divin Figlio, e quattro santi ai lati. Fu tolto 
dal monastero di s. Bepedetto. 

L' ottavo ed ultimo quadro a tabernacolo, di bella 
esecuzione, è opera di Barnaba da Modena che vi 
scrisse il suo nome . Contiene la solita rappresentanza 
della Vergine in seggio col divin Figlio , festeggiata da 
varj Angeli . Fu remosso dal soppresso monastero di 
s. Giovanni de' Fieri • 

Fra i gessi indicheremo primieramente 1' Apollo di 
Belvedere, la Diana cacciai rice , il Gladiatore combat- 
tente, e il Sileno, statue poste tutte e quattro sopra basi 
con dado da girarsi, di bellissimo getto, le quali adorna- 
vano la galleria del Louvre a Parigi, prima che l'impe- 
ratore Napoleone ne acquistasse gli originali dal princi- 
pe Borghese : sono quelle accennate a pag. $03. 

Quindi un gruppo di due lottatori. 

La figura di un Ganimede mutila delle braccia, do- 
nata dal prof .d * architettura Alessandro Gherardesca. 

Un' intiera figura anotomica. 

Un bassorilievo in tre pezzi da riunirsi , contenente 
de' bei putti al naturale. Dono del cav* Bruno Scorzi 
operaj o della Primaziale. 

Mezza figura dèli' Amino , 



213 

Un torso dì fauno , e diversi altri interessanti bassiri- 
lievi; busti di varie grandezze, e varj modelli di mem- 
bra umane per lo studio degli alunni. 

Finalmente altri quadri ed altri oggetti d'arte si tro- 
vano nelle sale per le scuole d' Ornato e d'Architettura, 
nella stanza detta dei Sordo-muti, in quella del custode, 
nei locali d'ingresso alle suddette scuole, ed anche sul 
ripiano della scala interiore ec. < 



Ecco 6nito il giro della città , di cui nulla sembraci 
aver trascurato d' importante e degno d' osservazione . 
. Restaci ora a far parola degli edifizj pubblici delle sue 
vicinanze; come pure di quelli, a nostro credere, più in- 
teressanti che trovansi a qualche distanza dalla medesi- 
ma, cioè i . Bagni di s. Giuliano, la Certosa , le Cascine, 
a. Pietro in Grado ec.; e con ciò verremo a compiuta- 
mente liberare le nostre promesse (101). 

Fuori della porta Nuova, detta s. *Maria , si trova 
primieramente un campo sepolcrale per gli Ebrei, situa- 
to lungo le mura della città presso l'antica porta mura- 
ta al Leone , il quale è chiuso nell' ingresso da un can- 
cello di ferro colle due lettere N. E. # cioè Nazione 
Ebrea. Quindi più innanzi si rinvengono due luoghi 
destinati pei sepolcri dei Cattolici ; il pri mo dei quali , 

* 

(ìoi) Abbiamo già fino dalle prime mosse di questo no- 
stra opera divisato di pubblicare, quando che sia f in un vo- 
lume a parte una particolareggiata descrizione della provin- 
cia pisana , in cui saranno compresi tutti quei luoghi non 
menzionati nella presente Sezione, intorno ai quali ci an- 
diamo da qualche tempo occupando in raccogliere opportuni 
documenti. Sarebbe essa fornita di varie tavole in rame , e 
della pianta topografica di tutto l'agro pisano. . 



214 

diviso in due parti, serve ad interrare i fanciulli che 
non hanno ancora compiuti gli anni sette, e i bambini 
senza battesimo (102). Il secondo, prossimo alla chiesa 
parrocchiale detta la Madonna dell'Acqua, viene ap- 
pellato 

IL CAMPO SANTO SUB URBANO < 

■ " ' > / 

È un miglio in circa distante dalla città. Fu aperto, 
dopo r altro già descritto, nel 1783 con umile principio 
d'ornamenti, conseguendo in seguito, come tuttora con- 
segue, incremento di decoro, mercè io zelo e la pietà 
di tanti fratelli che onorarono e onorano la nascente 
compagnia del Suffragio (105). Infatti ce ad una pic- 



(102) Da pochi anui è stata quivi costruita una stanza detta 
di macerazione per uso del teatro anotomico dello Spedale, 
di cui abbiamo già parlato a suo luogo in questa medesima 

SeZlOUe. ."'.'<'.• i r > : ; • 

(103) Vedi le Riflessioni sopra i Cimiteri cristiani moderni 
del eh. prof. Claudio Samuel! i da noi ricordate in principio 

della descrizione del Campo-santo urbano, ove a pag. 24 e seg. 

* . » * • '.' :~ì *!*/ ,1 . ; • . 

si esprime come segue • 

ce Crediamo far cosa decorosa alla pisana pietà , non che 

« utile al pubblico, dando un cenno dell* origine e dell' in- 

ct dole della compagnia del Suffragio eretta nella chiesa del 

c< campo-santo suburbano di Pisa > poiché forse è unica , ed 

<c ha certamente il merito d* essere stata la prima che di tal 

« genere si organizzò in Toscana » . 

« Nacque essa dalla devozione di poche pie persone , le 

« quali allorché nel 1783 fu aperto il cimiterio lontano un 

« miglio fuori delle mora di Pisa , solevano di tanto in tanto 

« privatamente riunirsi coli per suffragare i defunti. L'esem- 

« pio loro edificante ebbe non pochi imitatori; e crescendo 

« questi annualmente, nel 1804 era stabilita, approvata e 

« sanzionata una congregazione di fratelli e sorelle residente 

« nella cappellina del nominato cimitero, sotto il titolo di 



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et cola cappella subentrò una bella chiesa in volta, con 
« pavimento di marmo, adorna di due cappelle e di 
« comodi annessi, e di un ospizio per alloggio di alcu- 
cc dì ecclesiastici, e del cappellano con il custode. Alla 
« chiesa fanno analogo ornato ampli portici, essi pure 
« in volta, che d'ambe le parti sorgono elegantemente 
« per uso delle sepolture privilegiate. Un giorno questi 
ce portici aumentati, adorni di funebri pitture e di 
ce quadri rappresentanti la sacra istoria, presenteranno 
ce al popolo istruzione salutare e diletto » ( Samuelli, 
loc. cìt. pag, $£y.~ viti 

Fuori altresì dell'anzidetta porta si trovano 

- « 

LE CASCINE REALI . 

» 0 

Vi si giugne per uno stradone ombreggiato per quat- 
tro (ile di alberi, lungo circa tre miglia, ornato in prin- 
cipio e in 6ne di due statue di marmo. Quivi è un ca- 
sino di recente costruzione , destinato a ricevere il So- 
vrano quando vuole riposarsi dal divertimento della cac- 

ce confraternita del Suffragio; e nel i8o5 monsignor arcivc- 
ec scovo Franceschi approvò i capitoli della medesima, teu- 
ec denti a doppio scopo , alla santi6cazione cioè dei fratelli e 
ce sorelle, ed all'esercizio della carità verso i morti, tanto col 
ec suffragare le anime loro, quanto coli* invigilare alla decente 
ce sanitaria e religiosa tumulazione dei cadaveri; e coll'accre- 
ec scere il decoro del sacro luogo, tributare così un esterno 
ce onore ai nuovi cristiani sepolcri » . 

Fra i benefattori di questa compagnia merita onorevole 
menzione « il marchese Paolo Francesco Spinola di Genova 
ce patrizio pisano morto il 19 agosto 1824, il quale vi spese 
ce meglio di seimila scudi, e nella chiesa del medesimo cimi- 
ce tero vedesi il suo ricco ed elegante sepolcro. Il Suffragio 
ce conserverà per un benefattore tanto insigne un' eterna ri- 
ce conoscenza ; e si pensa a stabilire un anniversario speciale 
ce per lui » . 



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216 

eia, a cui si reca nella circostante boscaglia . Tutta In 

tenuta vien detta di s. Rossore, e si estende pel tratto 
di oltre una lega quadrata. Confina a mezzogiorno coli' 
Arno, a occidente col mare, a tramontana col Serehio , 
**d a levante poi sono vastissime praterie, che si dilunga- 
no non poco da ambedue le parti del viale testé ricor- 
dato. Per altri viali divergenti nell interno può uno con- 
dursi comodamente o alle Cascine nuove verso l'Arno, 
o al fortino sul mare, o in altre parti dilettevoli della 
stessa possessione (104) . 

Come avvertimmo superiormente a pag* 87, tengonsi 
quivi le mandre delle giovenche svizzere; intorno a 1000 
vacche indomite; da circa 200 cammelli, razza unica in. 
Italia, la quale è qui mantenuta con somma cura e con 
particolare vantaggio, facendo questi animali il servizio 
medesimo che fanno altrove le bestie da soma (105) ; 

(104) Anteriormente al tempo del Principato Mediceo ap- 
parteneva essa in parte all' Opera della Primaziale, che tut- 
tora vi conserva un giuspadronato , esercitandolo col mandarvi 
ogni anno il giorno di ». Lussorio(2i agosto) alcuni funzionarli 
principali del suo clero ad uffizi are nella cappella della vecchia 
Cascina. Come la Primaziale fosse anticamente io possesso di 
questi fondi, lo abbiamo già accennato nella Parie storica 
(pag 33 ). 

(105) In una Memoria del Cammello toscano del sig. Luigi 
Porte di Fisa, Ietta alla reale Accademia dei GeorgoOli di Fi- 
renze ( Pisa 1 8 1 5 ), zpag. 8 vien detto quanto segue: a Non 
ce mi è riuscito di rinvenire con precisione in quale anno fu 
ce dato principio alla razza dei cammelli in s. Rossore ; ma 
ce poiché una tradizione locale vuole, che questa fosse sta- 
« bilita prima della metà del 17 mo secolo; ed essendovi 
« d* altronde riscontro, che nel 1622 fu un cammello og- 
cc getto di curiosila alla corte di Firenze; può asserirsi con 
ce fondamento, che dell' acquisto di un sì utile animale noi 
u siamo debitori al gran-duca Ferdinando II. Nel 17.K} la 



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in 

non pochi branchi di cavalli interamente liberi e selvag- 
gi; una numerosa greggia di pecore merine,e molti cin- 
ghiali, daini ed altri quadrupedi ce. Vi si vedono pure 
spaziare pei prati i fagiani; e vi allignano ancora in copia 
tranquillamente nelle macchie altre specie d' uccelli e 
selvaggine, poiché non è permesso ai cacciatori di pene- 
trare nel vasto giro della bandita. Nella moltitudine e 
varieià d'alberi magnifici , parecchi de' quali secolari, 
che adornano quest'ampia foresta, vi abbondano soprat- 
tutto i pini, che forniscono un ricchissimo annuo prodot- 
to, e che insieme alla quantità delle grandiose roveri 
formanti il querceto porgono legname da costruzione 
e da taglio, i cui avanzi colle mondature de' rami e 
tronchi secchi si lasciano caritatevolmente a profitto 
della classe povera, la quale recasi giornalmente dalla 
città e dai contorni a farne raccolta. 

Tornando alla città per la parte delle Cascine nuovc % 
a due terzi di strada si trova il subborgo di Barbarici- 
na , anticamente di s. Con cord io, con chiesa dedicata a 
s. Apollinare . 

Fuori della porta a Lucca (106), in prossimità delle 

ce razza essendo ridotta a 6 femmine, furono fatti venire da 
« Tunisi i3 maschi e 7 femmine, e furono così i3 coppie , 
« le quali prosperarono a tal segno, che nel 1789 si conta- 
« rono in s. Rossore N.° 196 capi » . 

(106) Intorno a questa porta vogliamo avvertire, che par- 
lasi di un bel progetto, il quale non sembraci indifferente per 
chi ama il lustro del proprio paese, e che probabilmente ve- 
dremo mandato ad effetto. Trattasi di togliere l'inconvenien- 
te, tanto esterno che interno, di due troochi di strada sotto 
la stessa porta, riaprendo 1* antica detta al Parlaselo, di cui 
si è favellato nella Parie storica (pag. n\ ) , e raddrizzando 
V attuale obliquità della strada maestra esterna pel solo tratto 
di circa braccia cento in direzione alla via sanV Anna % Dell' 
P. III. 10 



218 

mura trovatisi le due chiese, di cui passiamo a dare un 
ristretto ragguaglio. 

S. L AZZERO E S. STEFANO eXlVO. il IO CU 1(1. 

La prima è una piccola chiesa, la quale serve alla 
tumulazione dei defunti cappellani addetti alla Prima- 
ziale di Pisa . Nuli 1 altro essa contiene, che una interes- 
santissima pittura suir asse del più volte ricordato Be- 
nozzo Gozzoli , rappresentante la Madonna in seggio 
col Putto, e quattro santi ai lati , cioè s. Lorenzo , s. 
Lazzero , s. Antonio , s. Bernardino , con iscrizione che 
dice : Gianpiero da Porto F enere e Mona Michela 
dalla Spetiefeciono fare questa tavolaMCCCCLXX. 
Questi due individui si vedono effigiati genuflessi dinan- 
zi al trono della Vergine. Nel fregio inferiore souo cin- 
que mezze figure in un fondo a paese indicanti il Na- 
zareno, la Vergine madre, s. Giovanni , s. Pietro e 
s. Paolo . 

La seconda a poca distanza è chiesa prioria d'antica 
costruzione, ma rimodernala in varj tempi con male in- 
teso divisamente. Le colonne infatti di graniti orientali, 
e i capitelli antichi che l'adornavano, sono ora mescli i- 

interno della città. Una tale operazione potrebbe condursi a 
compimento con notì molta spesa,qualora si avesse ad abbattere 
soltanto gli antiporti ed una porzione dell' antico baluardo, * 
ove ora sono le buche per la conserva del ghiaccio } le quali 
essendo in linea col piano della strada interna della città , 
ne verrebbe un risparmio notabilissimo sulle spese d'escava- 
zione. I due grandi inuraglioni dello stesso baluardo fiancheg- 
gienti la porta, potrebbero anche essere vantaggiosi all'og- 
getto di costruirvi le comodità richieste pel servizio della me- 
desima. Con altro tratto poi di strada in linea traversa, che 
andasse a riuscire direttamente sulla via dei Bagni di s. Giu- 
liano, si avrebbe ancora l' utilità di scorciare la strada po- 
stale lucchese per quasi mezzo miglio . 



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V 



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219 

riamente ricoperti da una fodera dì mattoni formanti 
pilastri imbiancati; con che si è tolto il monumento 
migliore che rimaneva della vetustà di questo sacro 

edilizio . j 

L'autore della vita di s. Ranieri, il P. Gius. M. 
Sanminiatelli ( a pag. 241 dell'altre volte ricordata 
sua opera ) dice , che « in questa chiesa eravi un nio- 
cc nastero di monache dell' Ordine di s. Benedetto , le 
ce quali essendosi ridotte a tre sole, furono trasferite in 
« uu altro monastero, e la chiesa di s. Stefano, insieme 
« collo spedale^*,. Lazzaro che era unito alla m ede- 
re sima chiesa, siccome le loro entrate, furono assegnate 
ce all' Uni versiti de* cappellani della Primaziale, con ob- 
ce bligo di tenere ufficiate le dette chiese , alle quali vi 
ce mantengono uno de' loro cappellani con titolo di vi- 
ce cario » . Il detto monastero era già eretto fino 
del 1200 (107) . 

Fuori della stessa porta, alla distanza di circa quat- 
tro miglia , si trovano 

X BAGNI DETTI DI S. GIULIANO . 

Secontlochè ci riservammo a pag. 14 dell'antecedente 
Sezione, torniamo ora a ragionare particolarmente di 
queste utilissime terme, già rese celebri per gli scritti 
di parecchi rinomati autori , fra i quali distinguonsi il 
Cocchi, il Fontani, il Morrona ec. Vennero esse gene- 
ralmente appellate, come tuttora si appellano, del Mon- 
te pisano, perchè situate alle sue falde dalla parte set- 
tentrionale ; e più specialmente di s. Giuliano, per una 

< 

» i 

^ 

(107) Da questa chiesa ebbe nome la porta che vedesi 
chiosa nelle mura dicontro , e che intitolavasi anche porta 
di Ponte, come si è accennalo nella Parte storica (jtag. 70). 



220 

piccola chiesa sulla strada lucchese già dedicata a dello 
santo , e da gran tempo demolita . 

Pullulano le acque minerali nel centro della piazza 
ovale del villaggio, di cui qui riportasi il disegno a stam- 
pa j e sono racchiuse in due fabbricati simmetricamente 
disposti a guisa di parallelogrammi, l'uno a destra e l'al- 
tro a sinistra, facendo ala al bello, comodo e grandioso 
palazzo dell'opera dei Bagni stessi. Entro agi' indicati 
locali sono spartite le acque in bagni grandi 0 di società 
con aperture nelle volte e nei lati, con comodi gradi e 
sedili ; ed in lavacri marmorei o tinozze per due o per 
una sola persona, tutti liberi e col loro spoglialojo , e 
sempre atti a perfetto pulimento per la tersa superfìcie 
delle pareti e de' pavimenti . Quivi ancora* si trovano 
comodità necessarie per docce esterne ed interne, luoghi 
di riposo, e ambulacri; e sonovi acque per immersione, 
ed acque potabili . 

Per giocosa allusione alla teologia favolosa degli an- 
tichi Romani (scriveva il Cocchi) fu creduto opportu- 
no il distinguere dodici dei detti lavacri coi nomi dei 
dodici Dei, cioè delle dodici statue che dorate si vede- 
vano a Roma nel Foro, sei di maschi e sei di femmine, 
come siamo a indicare; cioè bagno di Giove, di Marte, 
di Mercurio, di Nettuno, di Vulcano e Apollo ; di 
Giunone, di Pesta, di Cerere, di Minerva, di Diana, 
e di V enere, detto ancora della Regina. 

Volendo ora parlare delle proprie ed intrinseche qua- 
lità naturali delle acque medesime, lo faremo colla scor- 
ta del eh. prof. Giacomo Barzellotti, primo Medico de- 
putato a risiedere sul luogo nel tempo del concorso , 
come abbiamo altrove accennato, ed a cui vogliamo qui 
protestare la nostra gratitudine per le notizie cortese* 
mente somministrateci su tale proposito. Queste acque, 



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221 

giusta le varie analisi chimiche, sono presso a poco del- 
ta stessa natura , o contengono gli slessi priucipii, ma 
non dello stesso grado di calore. Ve ne sono a Zi gradi 
di lleaumur, a 29, 27, 24; e le più fredda, che servo- 
no anche alle pubbliche fonti, sono a 12 gradi, le quali 
introdotte nei bagni servono a mitigare la troppo alla 
temperatura delle più calde per coloro cui essa non si 
addice. Il colore delle medesime è limpidissimo, onde a 
traverso del corpo intero del fluido , quando i bagni 
sono pieni, si distinguono i minuti oggetti posti nel pa- 
vimento meglio che nell' aria . Tutte contengono ( ec- 
cettuate quelle fredde ) 25, 85 grani di sali per libbra 
medicinale di dodici once ; e cosi 

2, 81 di carbonato di calce, 

$, 7 di quello di magnesia, 

2, 3 di solfato di soda, 

3, 25 di solfato di magnesia, 
9, 69 di solfato di calce, 

piccolissima dose di allumine e di silice . Hanno altresì 
per libbra 1, 87 di gas acido carbonico, del gas ossige- 
no, e del gas azoto che sono indeterminabili . L ? acqua 
acidula potabile, che rampolla a qualche distanza dai 
bagni, conliene gli stessi sali o prìncipii, con qualche 
piccola diversità nella quantità di essi, e soprattutto nei 
gas; ed il carbonato, che e 3, 74 pollici cubici per lib- 
bra, o due terzi più di quello delle termali ^ la rende 
graziosa al gusto, e fa la delizia delle tavole in estate 
singolarmente : ha un temperato calore di 17 gradì 
di Reaumur. 

Secondo che porta il nostro divisamento , di dare 
cioè la storia, succinta si, ma completa degli cdifì/j o 
stabilimenti che imprendiamo a descrivere, fassi ora ne- 
cessario un breve ragguaglio intorno alla varia fortuna 



ed alla celebrila di questi bagni; lo che particolarmente 
desumeremo dalle notizie storiche riportate dall'erudi- 
tissimo Cocchi nel capitolo VI dell' apposito suo Trat- 
tato ( Firenze 1750 in 4.°; e Milano 1824 in 8.° ) . 

Si argomenta a ragione dell' uso antichissimo di que- 
ste terme, o per meglio dire della considerazione in cui 
si tennero nei tempi ancora di Pisa colonia romana, non 
solo per un frammento di romana iscrizione esistente sul 
luogo, e denotante la memoria di un certo Erote (108), 
che essendo aquario o custode di -queste acque, dedicò 
o restaurò un tempietto probabilmente alle ninfe salu- 
tifere ; ma ben anche per varj pezzi di pavimenti tro- 
vati nell'ultima restaurazione dei bagni più d' un brac- 
cio sotto al presente fendo dei lavacri, nei quali si scen- 
de circa tre braccia dal suolo esterno ; e per alcuni re- 
sidui di romana antichità. 

Fra questi sono da annoverarsi due considerabili 
frammenti di colonne, una delle quali spiralmente striata; 
due capitelli ottagoni, uno con ovoli e fogliami, l'altro 
con teste umane (109); gli avanzi d'una rotonda fab- 
brica a guisa di torre, detta oggi volgarmente di s. Da- 
mino ; e i resti di un antico acquidotto , di cui faremo 
in seguito parola . L'autorità poi di Plinio, il quale fa 
menzione delle nostre acque nella sua Istoria naturale, 
serve di corollario al fin qui detto. 

Dopo di che, per lungo tratto di tempo, niuna me- 
moria s : incontra dei nostri bagni, forse a cagione delle 
estreme calamità che afflissero V universa Italia ; e solo 

(108) E infìssa presso alla porta per cui scendesi ai bagni 
orientali . 

(109) Seno questo incastrate nella facciata dei bagni occi- 
dentali. 



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225 

un qualche restauro viene indicato sul principio del se- 
colo XII per cura della famosa contessa Matilde, avente 
allora in Toscana la vicaria suprema imperiale. 

In qual conto poi si tenessero i nostri bagni oel 1161, 
può chiaramente rilevarsi dal codice in pergamena inti- 
tolato Breve Pisani Conununis (già da noi citato nella 
Parte storica, pag. 139 ), ov' è un articolo risguar- 
dante i vantaggiosi provvedimenti stabiliti non tanto per 
la loro manutenzione ed ampliamento, quanto per ren- 
der sicura e comoda la strada e la navigazione dei canali. 

Successivamente, al principio del secolo XIV, furono 
eglino di nuovo restaurali ed ampliati, essendo potestà 
e generale dell' armi repubblicane Federigo da Monte- 
feltro; furon fatte le mura castellane, e fu dato al luogo ^ 
forma di grosso e popolato borgo , come si raccoglie 
dalle autentiche iscrizioni contemporanee collocate, coli' 
altra superiormente ricordata, presso il cancello de' ba- 
gni orientali. Anche in appresso, circa al 1374, dopo 
i grandi guasti arrecativi dai nemici della repubblica, 
vi si aumentarono i comodi e le signorili abitazioni 
mercè le cure di Pietro Gambacorti, che per più di 
venti anni ebbe in patria la suprema autorità; ma di 11 
a non molto, nel 1405, andarono nuovamente soggetti 
a grandissime sventure, mentre V esercito fiorentino , 
sotto gli ordini di Bertoldo degli Orsini, ne rovesciò inu- 
tilmente a terra le stabilitevi fabbriche e le mura so* 
praindicate . 

Iu progresso di tempo divenuta regia la somma po- 
testà in Firenze, e passati i nostri bagni nel privato pa- 
trimonio della famiglia de* Medici, Ferdinando I rivolse 
¥ animo a farne risorgere la riputazione coli* attendere 
nel 1597 alla ristorazione dei lavacri, e col commettere 
ad un valente medico di quel tempo, Girolamo Mercu- 



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V 



224 

riale dì Forlì, professore tielP Università di Pisa, un 
nuovo trattato che avesse a dimostrare la natura e la 

loro efficacia per l'umana salute (110). Ma a fronte che 
il Mercuriale corrispondesse alle mire benefiche di Fer- 
dinando, la concorrenza dei bagnanti vi fu sempre scarsa, 
per la ragione che i restauri uon furono accompagnati 
dalle fabbriche d'abitazione all' intorno, e dalla necessa- 
ria cultura delle adiacenti campagne;laonde Cosimo 111, 
nel 1684, credè opportuno di cederli per tenue prezzo 
alla pia Casa di Misericordia di Pisa. 

Qui fa d'uopo aggiugnere ciò che ne disse il prelodato 
Cocchi nel luogo testé citato , cioè che « i nobili e 
ce* prudenti governatori di questo bene instiamo collegio, 
ce godendo della indulgenza e bontà del Sovrano, e auzi 
« propagandola ad uso universale, pensarono saviamente 
ce / a fabbricarvi poco dopo una decente e comoda abi- 
« tazione, alla quale si deve iu gran parte ascriver* 
ce l'essersi fino a questi ultimi anni conservata la stima 
« esterna delle nostre acque, e la continuazione del 
ce loro uso, come meritavano le naturali egregie loro 
<c qualità » . 

11 maggior decoro però, ed i più grandi vantaggi si pro- 
curarono a questo luogo nel 1742 — 44 sotto il benefico 

(no) E qui da avvertirsi, che altri celebri medici avevano 
anteriormente descritta e lodata la virtù di queste acque, fra 
i quali sono da rammentarsi Ugolino da Montecatini, Gio. Mi- 
chele Savonarola, avo paterno del famoso frate Girolamo Sa- 
vonarola da Ferrara , Mengo Bianchetti fiorentino ec. Altri 
ancora ne scrissero posteriormente al Cocchi più volte ricor- 
dato, e sono il dott. Bartolommeo Mesny Lorenese (nel i 7 4 1 ) * 
Giovanni Bianchi di Rimino (nel 1 7 0 7 ) , e non sono molti 
anni il prof. Giorgio Santi di Pienza , che dette in luce un li- 
bretto intitolato : Analisi chimica della acque dei bagni pi- 
sani e della acidula d'Asciano. 



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4fc 



225 

governo dell' imperatore Francesco I , rappresentato in 
Toscana dal conte Emanuele di Richecourt (111) y 
mentre allora si pensò al miglioramento degli adiacenti 
terreni , all'aumento dei nc.cessarj canali per Io scolo 
delle acque stagnanti, al riattamento di quelli che già 
vi esistevano. Si rifece allora dai fondamenti la fabbrica 
dei bagni a oriente; si abbellì quella ad occidente ; si 
rinchiusero ed assicurarono da qualuoque estranea me- 
scolanza le sorgenti delle acque minerali) e si distribui- 
rono esse in guisa , che ciascheduno dei bagni potesse 
empirsi e vuotarsi con separata operazione, indipenden- 
temente da ogui altro: oltredichè fu pensato a costruirvi 
una magnifica abitazione distribuita in molti agiati ed 
ameni quartieri per comodo dei ricorrenti ; sulla porta 
della quale è un'iscrizione in marmo che ricorda il 
nome dell' augusto fondatore (112). 

Tutto ciò j è da notarsi , seni d' impulso ai Pisani 
onde più si curassero di ua luogo cotanto interessante 

(m) A questo ministro non si può negare la lode di aver 
procurato a Pisa molti vantaggi, e di aver concepita la nobile 
idea di fare una magnifica strada in retta linea dalla città 
ai bagni, la pianta della quale si trova nell'Uffìzio dei Fossi. 

(ua) Sotto il loggiato interno di faccia alla scala princi- 
pale, per cui si ascende al primo piano, è posto sopra una 
mensola un prezioso cip^o romano colla seguente interessan- 
tissima iscrizione, che reputiamo inedita, e forse contempo- 
ranea ai celebri Cenotafj pisani, di cui si è grà a proprio luogo 
favellato = Corinna A. Odavi V. & L. M = . Fu questo 
marmo dissotterralo in uno scavo presso le acque termali or fa 
quarantanni in circa , e serve a comprovare come fino da 
quella remota epoca si tenessero in conto questi bagni: e 
chela stessa imperiale famiglia d'Augusto se ne compiacesse, 
non lascia più dubitarne una memoria tanto significativa . 
Ben meritava dunque d'esser collocata nel sito evidente ove 
ora si trova. 

10* 



226 

per la loro città* e ben presto si videro sorgere altre 
fabbriche e pubbliche e private, molte delle quali con 
certa simmetria disposte dintorno alla gran piazza for- 
mano un vago ed insieme maestoso teatrale prospetto. 

Monsignor Francesco de' conti Guidi , arcivescovo 
pisano, volle anch'esso contribuire al comodo e ali or- 
namento di questi bagni, facendovi erigere, intorno a 
quel tempo, una chiesa col titolo di s. Francesco, e con 
un secondo altare dedicato a s. Bartolommeo, che era 
l'antico titolo d'uno spedale già da lungo tempo andato 
in disuso. Questa chiesa con bell'ordinamento è stata di 
recente accresciuta ed abbellita. L'altare sulla destra di 
< hi entra contiene una tela mediocremente eseguita nel 
1766 da Gaetano Maria Franchi, secondo l'indicazio- 
ne che vi si legge: essa rappresenta la morte di s. Andrea 
nel sacrifizio della Mes^a. Il quadro della tribuna è del 
Tommasi da Pietrasanta, evi sono dipinti s. Ranieri e s. 
Francesco Saverio. L'altro dell'altare a sinistra rappresen- 
ta il martirio di s. Bartolommeo, e si tiene a ragione per 
uno dei migliori lavori di Domenico Ferretti fiorentino* 

Da tutto quanto si è finora narrato può ragionevol- 
mente dedursi, essere i nostri bagni deliziosi e somma- 
mente opportuni alla corrispondenza con più città vicine 
ed opulente; opportuni altresì p«r quegli esercizj del 
corpo e dell'animo, che dalla vera medicina sogliono 
prescriversi. Quivi infatti non mancano le facili e amene 
vie e piane e montuose, all'ombra e al sole in ogoi ora 
del giorno per passeggiare o per cavalcare; non vi man- 
cano i lunghi ed ampli canali per la ginnastica naviga- 
zione e per il nuoto; non le sale pei balli , o per altri 
giovevoli esercizj (113) . 

(i i3) Il canale più vantaggioso a questo paese è certa- 
mente quello derivato dal Serchio, il quale passando pei ba- 



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227 

ANTICHI ACQUEDOTTI BETTI DI NERONE . 

Alle falde del monte pisano, circa un mezzo miglio 
a tramontana dei bagni sopra descritti , e precisamente 
nel luogo detto Caldaccoli, nome forse derivante dalle 
latine parole calidae aquae, ritrovansi ancora con- 
siderabili avanzi di magnifici acquedotti , esistenti ai 
tempi di Pisa colonia , per condurre le acque termali o 
potabili alla .città, come chiaramente lo dimostrano le 
vestigia nel piano alla dirittura di essa quasi per linea 
meridiana . 

A poca distanza di quegli otto archi, che tuttora sus- 
sistono, incontrasi pur anche un ben grande recinto for- 
mato a guisa di vasca, chiuso a due lati dall' estremità 
del detto monte, e dagli altri due circondato da grossi 
muraglionij dentro il quale molte polle d'acqua ne sor- 
gono a mantenerlo ripieno, mentrechè l'avanzo uscendo 
per una cateratta va a scaricarsi nel vicino fosso. Al di 
sopra di detto recinto, e precisamente sulla pendice del 
monte che rimane al ponente di Caldaccoli, fu in ad- 
dietro discoperto un lungo tratto di condotto di smalto 

■ 

gni stessi e per la città conduce rapidamente le acque nell' 
Arno, ed aggiugne velocità ad alcune delle acque tarde nei 
canali più bassi della campagna . L' invenzione di tale im- 
presa fu di Lorenzo Albizzi ( veggasi il suo Discorso stalli* 
pato tra gli autori che trattaoo Del moto delle Acque). Ei la 
propose a Cosimo I , il quale la fece eseguire. Alla fine di 
questo cauale dentro Pisa, ov' esso entra nella fabbrica delle 
Mulinai è posta questa iscrizione: Publicae utilitati providens 
Cosmus A/ed. Florent. ei Sen. dux 11. A, p. MDLXF1U. 
Qualcuno ha suggerito, che se si profittasse delle comodità 
che oflì onn i battelli a vapore ad una sola ruota, in pochi 
minuti da Pisa si anelerebbe ai Ragni, e si tornerebbe alla 
città. Pisa ed i fiagui non sarebbero allora che una sola cosa. 



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228 

gettato, coperto di lastroni di terra cotta , e posti in 
modo, che venivano colle pareti dell' acquedotto a for- 
mare un canale quasi perfettamente pentagono . Ciò 
tutto premesso, può argomentarsi che al surriferito og- 
getto precisamente fossero con estrema spesa e grandio- 
so lusso slati eretti tali acquedotti. 

Il Tàrgioni ed il Fontani, che* lungamente ne han 
trattato, si fermano a considerare con ammirazione gli 
avanzi di quest'opera degna della magnificenza pisana , 
rimarcandone la proporzione, la giustezza e l'eleganza, 
ed esortando i moderni architetti a non trascurare l'esa- 
me e seguire 1* esempio di questi graziosi modelli dèlia 
bella antichità. 

Non crediamo inutile di qui riferirè ciò che intorno 
alla loro costruzione ebbe a notare il Morrona nella sua 
Pisa illustrata', cioè che il sodo de' pilastri è compo- 
sto di calcistruzzo, o vogliam dire di smalto di calcina 
forte e di piccoli sassi formato , e di una si fatta tena- 
cità che difficilmente può rompersi,- che due fila di mal* 
toni per piano gli circondano; che sopra di essi son di- 
sposti simmetricamente due ordini di pietre tagliate a 
uso di frombole; e che una fila di grossi mattoni paral- 
leli, e altre due di dette frombole parimente parallele, 
formano un' ordinanza continuata : dal che desumesi la 
plausibile e chiara cognizione della dispendiosa struttura 
e della bellezza della fabbrica , non meno che della 
splendidezza di chi la fece eseguire . 



L'erezione dei moderni utilissimi acquedotti, che per 
un tratto di circa quattro miglia conducono in abbon- 
danza alla città le salubri acque , delle quali ora essa 
gode , devesi alle benefiche cure dei gran-duchi Ferdi- 



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2.19 

nando I e Cosimo II suo figlio , essendo stata una tal 
fabbrica a merito del primo intrapresa dai fondamenti 
nel 1601, e condotta poi a termine nel 1613 sotto 
gli auspicii del secondo, mediante la considerevol som- 
ma di scudi 160,000. 

Dalle vive sorgenti che in quantità sono sparse nella 
fresca valle d'Asciano, posta a non molta distanza dei 
Bagni summentovati dalla parte orientale, vengono rac- 
colte e adunate per canali sotterranei le limpide acquo 
che SCO ito ii per tali condotti , sostenuti da circa mille 
archi; le quali tanto prima che dopo incanalate si de- 
purano in diversi e ben larghi recipienti , che le rendo- 
no ( al dire del Cocchi ) « di natura benefica e salutare 
ce per quelle che chiamatisi prime vie del nostro corpo, 
ce cioè per h> stomaco , e per gì' intestini e per le vene 
« chilifere, ave la bevanda è immediatamente ricevuta, 
ce E da tale purità e sottigliezza dipende la somma fa- 
ce cililà di quest'acqua a passare senza dimora o ri- 
cc stagno, e senza deposizione, per tutti gì' innumerabili 
« e sottilissimi cariali , onde le seconde e le terze vie 
ec sono composte » . 

Olire di che ci avverte Io stesso autore, che ce il fon- 
cé do di tutti i depuratori ogni tre anni si muta, e molte 
ce diligenze si usano nelT introduzione ed esclusione 
ce delle polle, secondo l'alterazione loro per le piogge e 
ce per le nevi , e nel mantenimento e difesa dei caligli 
ce dall'estranee mescolanze: quindi è manifesto,che quest* 
<c acqua così condotta a Pisa è ridotta alla massima pu- 
ct rilà che si può avere per arte umana, e prossima all' 
ce elementare e celeste, avendo nel suo viaggio deposte 
<e quasi tutte le minime particelle terrestri e gravi, che 
« nel suo primo passaggio dalla pioggia al gemitivodelle 
ce sorgenti, 0 altrove dopo, si erano ad essa congiunte *. 



9-50 

E in vero il conduci mento di quest'acqua d' incom- 
parabile bontà, e F artificiale bonificamento dei terreni, 
apportarono a Pisa un notabilissimo vantaggio . 

Proseguendo il cammino per la via che chiamasi del 
Piemonte pisano, giungeremo alla 

' . * « * 

CERTOSA. 

« Nella valle di Calci ( dice il prelodato abate Fon- 
cé tani ), castello un tempo assai ragguardevole e forte 
ce dei Pisani , ed ora celebre per Fadiacente campagna, 
ce ubertosa quanto altra mai in Toscana, e rinomala per 
« la squisitezza dell' olio che abbondantemente pro- 
ve duce, siede maestosa la Certosa di Pisa , detta in an- 
ce tico di Falle bufa ( perchè così denomina vasi il luo- 
« go dove fu eretta dapprima ), ed ora bene a ragione 
ce viene comunemente appellata di Valle graziosa . 
«e E comune opinione degli scrittori, che un certo Pie- 
ce tro di Mirante, originario di . Armenia e mercatante 
«e di professione, trovandosi bene agiato e ricco , senza 
ce aver però eredi necessarj in Pisa, pensò* giusta il co- 
cc stume di quelF età, d' institi! ire erede suo fiduciario 
ce il prete Nino Pucci, uomo di sua total confidenza , 
ce incaricandolo del pensiero di erigere un monastero 
ce ed una contigua chiesa ad uso dei Certosini, de* quali 
ce non esisteva convento alcuno nel distretto pisano , e 
ce si erano resi celebri per santità in quello di Lucca . 
ce Avvenne intanto nel 1567 (stil. pis.) che Pietro finì 
ce di vivere; e Nino, ottenuta dall'arcivescovo Francesco 
«e F assegnazione del luogo, e le opportune facoltà per 
ce eseguire in ogni sua parte il deciso volere del testa- 
ce tore, condusse ad effetto sollecitamente la cosa ; e fatti 
<c venir da Lucca alquanti monaci , commesse loro di 
c< quivi professare il proprio instiluto . Ancora la ma- 



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231 

«e glie del ritato Pietro, venendfo a morte, volle coucor- 
«< rere al decoro maggiore del luogo , e lasciando al 
« monastero ogni suo avere, non poco lo arricchì . Si 
ce arroge a questo, che Lotto nipote di Coscio Gamba- 
ce corti, morto in s. Miniato nel primo fiore di sua gio- 
ce venlù nel 1397, lo dotò assai più ampiamente, legan- 
cc dogli l'estesa sua tenuta d' Alica in Val d'Era, do\e 
ce Coscio di lui zio avea già concepito il pensiero d'edi- 
cc tìcare un simile ritiro . Mercè di tali vantaggi molto 
ce si accrebbe allora il lustro del monastero, e viepiù si 
ce aumentò il numero dei re nubi ti , una porzione de' 
ce quali invitati quindi a passare nell' antica abazia di s. 
ce Gorgonio, posseduta già dai Benedettini nell' isola 
ce della Gorgona, con ispecial ratifica di Martino V, per- 
ce vennero ancora all'assoluto dominio di quella signo- 
ee ria. Fu quindi ai tempi dello stesso pontefice, che i 
ce Certosini abbandonarono quest' isola , e che i loro 
ce beni furono uniti a questi della Valle di Calci j e 
ce quantunque non si abbia certa contezza della precisa 
ce ragione per cui procurassero di dipartirsene, pure è 
ce facile il credere che le continue molestie, alle quali 
ce erano di frequente esposti i monaci per parte dei cor- 
ee sari, gli obbligassero a chiedere di avere altrove un 
ce asilo, che fosse meno sottoposto alle spesse incursioni 
ce dei barbereschi, e più sicuro » . 

ce Chiunque rimira la sontuosa magnificenza di que- 
cc sta ampia e ben distribuita fabbrica, con più gli an- 
ce nessi della medesima, non può a meno di non rima* 
ce oer sorpreso ; mentre è comune opinione, che , qua- 
ct lora si eccettui la Certosa di Pavia, questa è la più 
ce considerabile di tutte Y altre d' Italia . Un vas}o e 
ce bellissimo chiostro, tutto condotto a marmi, e spai- 
ce lito simmetricamente da colonne di marmo graziosa- 



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ce niente venato, e lavorate secondo le regole del pià 
ce preciso ordine toscano, offre all'occhio un colpo dì 

« vista che lo sorprende. Vaga e di buona architettura 
ce moderna è la facciata della chiesa, che si eleva rnae» 
ce stosa mente su d' una elegante scalinata , secondo il 
ce disegno del perito artista Carlo Zola milanese ; e 
ce 1' interno del tempio, nobilitato in ogni sua parte coi 
ce più splendidi pregi dell'arti belle, iuteressa l* occhio 
ce e l'attenzione del culto osservatore . Questi può ri- 
ce guardare con soddisfazione e piacere, nel primo dei 
ce tre recinti che lo spartiscono, in un gran quadro a 
« man destra rappresentato l'enorme scandalo del po- 
ce polo ebreo, che dimenticatosi del vero Dio, ed inal- 
ce zato un vitello, tributa ad esso sacrilegamente i voli 
ce e le adorazioni ; come dall' opposta parte Mosè con 
ce in mano le tavole della Legge, e sulla porta il prodi- 
ec ijioso miracolo della Manna, opere ben condotte e stu- 
ce diate d' Antonio lìoli o Rolli, e Francesco Cazioli 
et pittori bolognesi. Nel secondo recinto, gli stessi Rolli 
ce e Cazioli dipinsero dopo la metà del secolo X\ Il 
ce altre istorie dell'antico testamento in varj spartimenti, 
ce in uno de' quali viene rappresentato Mose che pieno 
ce di fede, al battere della prodigiosa sua verga, fa sca- 
cc turire purissima e copiosa l'acqua da una durissima 
ce selce per dissetare il popolo ebreo: in un altro Elia, 
ce che pregando fa che scenda dal cielo il fuoco per 
ce consumare le già disposte vittime, a confusione dei 
ce sacerdoti idolatri; siccome nell'opposta parete Noe , 
ce che appena uscito dall'arca sacrifica a Dio per lin- 
ee graziarlo della salute accordata a sè ed alla propria 
ce famiglia immune dall' universale naufragio; e V ere- 
cc zione del misterioso serpente di bronzo: nei quali il 
e* Cazioli mostrò grandissima intelligenza nell'aggrup- 



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233 

« par le figure, e negli scorti delle medesime, siccome 
« il Holli si manifestò valente nel condurre gli ador- 
cc namenti e l'architettura . Sono pur da pregiarsi gli 
« altri due quadri a fresco, i quali s'incontrano nel ter- 
« zo recinto rappresentanti V uno Y evangelista s. Gio- 
« vanni in atto di sofl'rire il suo martirio, e l'altro i santi 
« Gorgonio e DoroteOj opere amendue bene intese del 
« P. Stefano Cassiani certosino (114), cui pure si 
« dee Ja pittura della cupola, esprimente l'incoronazio- 
« ne della Vergine in cielo. La preziosità dei marmi 
ce che adornano Faltare è di gran lunga poi vinta dalla 
ce bellezza della celebre tavola che lo decora, maestre- 
ce \ obliente condotta da Baldassarre Franceschi ni di 
ce Volterra, dove con sommo amore espresse il Battista 
ce e 1 evangelista s. Giovanni, con più s. Gorgonio e s. 
ce Bruno, e questo in atto di dedicare il disegno di que- 
ee sta Certosa alla Vergine Madre (H5). Sorprendente 
ce è la grazia che spirano tutte queste figure, e la mossa 
ce del bambino Gesù, che stende la mano per ricevere 
ce il dono , è ammirabile e degna di quel valente 
ce maestro » . 

Sono in questo luogo altre opere d' arte degne d' os- 
servazione, e segnatamente il ciborio fregiato di quat- 
uo bei getti in bronzo, aventi per soggetto: la moltipli- 
cazione dei pani, il serpente di bronzo, il Signore che 

(11 4) Le condusse nel ì685, come resulta dalla seguente 
appostavi iscrizione: P. Stcphanus Cassiani , professiti Homus 
Lucae, grato depinxit obsequio an. i685. 

(il 5) La statua iu marmo di s. Bruno vedesi piramidare 
sull'antiporto ri' ingresso alla Certosa, ove il seguente titolo 
precisa l'epoca della sua fondazione: Cartusia Pisarum, qnae 
fundata est An. Domini MCCCXLVll., 



254 

consegna le chiavi a s. Pietro, e la pioggia meravigliosa 
della manna; i quali si attribuiscono a Giov. Battista 
Carrara, che vuoisi scolare di Giovan Bologna . Nel 
refettorio è una ragguardevole pittura a fresco di Ber- 
nardino Poccetti, rappresentante il Cenacolo: le altre 
storie della vita di Cristo vi furono colorite nel l'i i8 
dai Giare pittor francese, con tutti gli ornamenti della 
magnifica scala e delle stanze della foresterìa. 

A tutto ciò soggiugneremo, che alla ripristinazione 
degli ordini religiosi, nel 1814, dopo l'impero francese, 
ritornarono anche i Certosini al possesso del loro mo- 
nastero, e quindi al godimento del circostante terreno per 
la munificenza dell'attuale regnante Leopoldo li. 

Della già celebre fortezza della Verruca, i di cui 
avanzi sussistono tuttora sull'alta cima del monte d'ap- 
presso, si è fatto discorso nella Parte storica, pag. 44. 

Fuori della porta alle Piagge (116) si trovano tre 
chiese, delle quali succintamente favelleremo. 

La prima che s' incontra, alla distanza di circa mezzo 
miglio, \ien detta di 

SANTA CROCE IH FOSSA BANDA . 

Questo tempio dedicato alla santa CrOce , e prima 
dell'anno 1325 edificato per cura del P. Bartolommeo 

(116) Anche per questa porta, come per l'altra a Lucca di 
cui si è parlato a pag. 217 del presente volume, avvi un pro- 
getto in grande di abbellimeuto . Fu proposto di raddrizzare 
la medesima alla via del Lungarno, e formare esternamente 
un passaggio arboreggiatò lungo la sponda del fiume, in con- 
tinuazione alla deliziosissima contrada del Lungarno interna. 
Se ciò avvenisse, si aggiungerebbe alla citta nostra un novello 
ornamento ai tanti altri che la distinguono fra le ragguarde- 
voli città d' Italia . 



255 

dn Cantone dell' ordine de' Predicatori , uomo distinto 
per sapere, probità e prudenza, fu consacrato da Lo- 
renzo Poliziano arcivescovo Cesarieuse, e suffragane^) di 
Pisa, il 1.° giugno del 1573 stil pis. Il convento poi che 
serviva per le monache domenicane, passate quindi iti 
citta a s. Silvestro, e che distrutto pei tristi avvenimenti 
di guerra , fu ristali rato agli usi sacri per acquisto fat- 
tone da Pietro Neretti patrizio fiorentino, e da lui do- 
nato al P. Angelo da Ci vitella de' minori osservanti 
nel 1426» venne per opera de' benefattori ampliato alla 
forma presente 1' anno del Signore 1691. Tutto questo 
risulta dall' iscrizione sovrapposta alla porta , che dal 
chiostro nella chiesa introduce. 

Il primo aliare sulla destra dell' ingresso principale 
contiene una tavola d'antica data, sulla quale si legge il 
nome di Alvaro Pirez d'Evora , pittore portoghese 
rammentato dal Vasari. Dimostra in campo d'oro la 
Madonna col Bambino e varj Serafini. 

11 secondo altare ha uu quadro di qualche merito , 
esprimente s. Francesco, s. Diego, s. Bonaventura e santa 
Margherita, d' ignoto autore. 

L'altro, che ne sussegue, presenta un'opera d ! Jacopo 
Vignali fiorentino colle figure della Madonna , di s. 
Francesco, di s. Chiara e dell'Angelo custode. 

E nell'altare dicontro avvi una tela uscita dai pennelli 
del cav. Curradi fiorentino, che vi lasciò scritto il suo 
nome. E in essa figurato s. Francesco genuflesso dinan- 
zi alla Madonna e al Redentore, colla Maddalena ed 
altri santi. 

Fra le tante lapidi sepolcrali che in questo luogo ri- 
trovatisi, noteremo soltanto le seguenti, comecché riguar» 
danti due professori del pisano Ateneo. Una si trova nel 
chiostro presso il campanile, e rammenta Niccolò 77- 



256 

gnosi di Foligno professore di filosofia, medico prestan- 
tissimo e commentatore arguto di molte opere d'Aristo- 
tele. Gli fu posta dall' affettuoso suo figlio Ciro Mario 
nella di lui morte avvenuta il 1.° ottobre del l474,do- 
po aver sostenuta appena due anni la cattedra, a cui era 
stalo chiamato da Lorenzo de Medici, che soleva spesso 
consultarlo in gravissimi affari; intervenendo alle sue le- 
zioni il celebre Marsilio Ficino. L'altra, affissa al muro 
dal lato meridionale , fa memoria di Carlo Antonioli 
da Correggio de' Cherici regolari delle Scuole pie, che 
per 42 anni lesse nel nostro Studio, prima come profes- 
sore di filosofia, in appresso di belle lettere e di lingua 
greca, lodato per somma dottrina, per scavila di costu- 
mi, per liberalità verso i poveri » Mori d'anni 72 il i.* 
novembre 1800. 

Sotto la loggia dinanzi alle porle del claustro e della 
chiesa si trova una cassa sepolcrale di marmi lunensi 
colla statua di defunto guerriero adagiatavi sopra , e la 
seguente epigrafe : MDXl. ìnclita Bandirti laetatur 
mar more forma — Quae gessi t farad, spiri tus Elysiis. 

Vogliamo paranco ricordare, che qui presso è sepol- 
to Francesco Masi pisano, medico, filosofo e letterato 
egregio, il quale arricchitosi di cognizioni ne' suoi viaggi 
per 1 Europa, si rese benemerito alla patria per doni 
scrini, e per le intelligenti e sedule sue cure a prò dell' 
umanità sofferente, in particolare nell'occasione della 
micidiale febbre tifoide del 1799: di specchiata rettitu- 
dine, modesto, a tulli accetto, finì di vivere d'anni 81 
nel maggio del 1828, lasciando erede la sorella Teresa, 
che si prestò al mesto uffizio di porgli qui il funebre 
marmoreo monumento . 

La seconda chiesa, poco discosta dal convento sopra 
riferito, viene appellata di 



237 

S. JACOPO IH ORTICAIA. 

Dicesi fondata sul 6nir del secolo XII, ed appartenuta 
ai canonici regolari di s. Agostino intorno al 1260. Fu 
poi commenda, ed in appresso parrocchia Cno all' an- 
no 1748, in cui l'arcivescovo di Pisa Francesco de' conti 
Guidi la destinò collo stabile ivi annesso agli esercizj de' 
preti di sua giurisdizione. Ora è confraternita, e nulla più 
conserva del suo antico, se non che le mura esternai 1 7). 

La terza chiesa , poco più io avanti delle due sum- 
menzionate, si denomina di 

• • • 

». MICHELE DEGLI SCALZI . 

Fino dell' anno 1177 si trova essere appartenuta 

(117) È questa una delle poche chiese restate tra noi, che 
ci conservino la memoria dell'antica Nartece nella origina- 
ria costruzione. Due erano le Narteci, una esteriore, l'altra 
interiore. La prima non era in sostanza che un portico , o 
atrio, comunemente circondato da colonne , come in molte 
chiese vediamo tuttora , ove stavano i penitenti del primo 
grado; ove sorgeva il fonte per il lavacro prima di entrare 
in chiesa; e dove si seppellivano i cadaveri, dopoché fu per- 
messa la tumulazione dentro le mura delle città. La Narte- 
ce poi interna, della quale parliamo, è un recinto dentro la 
chiesa, alla porta principale della medesima, formato da un 
taglio trasverso di muro, che per mezzo di una o più porte 
introduce nella nave . Questa Nartece interna conteneva uno 
o due altari, ed era destinata ad alcune preghiere , ed alle 
notturne vigilie, alle associazioni dei cadaveri, a ricevere i 
catecumeni e penitenti ; e vi erano alcune chiese , che ne 
avevano più d' una, aderenti alle mura del tempio , ove la 
popolazione esigeva più ampio locale. Variata in seguito la 
disciplina della Chiesa, variò ancora il disegno nella costru- 
zione delle nuove fabbriche sacre. Questa chiesa dunque , 
sebbene piccola , può sempre considerarsi tra noi come uu 
monumento rispettabile dell'antichità. 



258 

qwsta chiosa col soppresso monastero ai monaci dol 
Monte pulsano nella Puglia, e perciò detti Pulsanensi. 
Seguendo essi la regola benedettina, e portando i piedi 
scalzi, ne derivò alla chiesa l'appellazione surriferita, la 
fjuale tuttora conserva, abbenchè i detti monaci sul de- 
clinare del secolo XIV abbracciassero la regola camal- 
dolese, ed in appresso vi venissero sostituiti i canonici 
legolari lateranensi, che vi dimorarono fino al 1784. La 
detta chiesa al presente è governata da un priore. 

La facciata ha tre porte corrispondenti alle tre navi 
dell' interno. Nel sopraornato della principale àvvi un 
busto del Redentore di quasi intiero rilievo, e nel)' ar- 
chitrave sonovi scolpite nove mezze figure d'Angeli, che 
nel fare delle pieghe parallele, degli occhi, e dei capelli 
traforati col trapano, indicano essere state operate uel 
secolo XII. 

Internamente la chiesa fa buona comparsa, ma nulla 
ha di rimarchevole agli altari. Le pareti e la cupola pre- 
sentano alcuni lavori a fresco del ricordato Mattia Ta- 
rocchi pisano . 

Sul pavimento presso il presbiterio leggesi sculto un 
titolo onorario all' esimio professore di lettere latine 
nello Studio pisano Luca Antonio Pagnini di Pistoja, 
di' ebbe qui sepoltura , morto d' anni 77 il 21 mar- 
zo 1814. Avea prima per più lustri coperta la cattedra 
di eloquenza, e di lettere greche nella Università di Par- 
ma, ove pregevolissime versioni pubblicò segnatamente 
dal greco sotto il nome arcadico di Eritisco Pilenejo; e 
fu quindi accolto con favore anche il suo volgarizza- 
mento delle Satire ed Epistole d'Orazio, non meno che 
altri letterarj lavori che gli accrebbero fama di elegante 
poeta e di erudito filologo . Come Carmelitano , avea 
tramutato il nome battesimale in quello di Giuseppe 



2S9 

Alarla. Celebraronsi 1* esequie di lui nella chiesa del 
Carmine in Pisa con solennità, intervenendovi il Corpo 
accademico; e ne furono rammentate le lodi con una 
funebre orazione dal suo collega, concittadino ed amico 
Sebastiano Ciampi. 

Altra lapida nel muro presso la porta d' ingresso ri- 
corda il cav. Onofrio Bartolommeo del Mosca , il 
quale oltre a varj uffici con somma laude sostenuti in 
servigio della patria e del gran-duca Pietro Leopoldo, 
che solevalo consultare in difficili affari, e che lo retri- 
buì con distinte onorificenze, si rese anche benemerito 
come Soprintendente della pia Casa di Carità in Pisa : 
mancò a' vivi nel 1802 d'anni 71. 



Poco lungi dalla porta s. Marco o Fiorentina, de- 
viando per breve tratto a sinistra della strada che con' 
duce alla porta a Mare, si trova 

■ 

LA CHIESA E IL CONVENTO DEI CAPPUCCINI . 

# 

Furono V una e l'altro edificati nel 1240 da Martino 
monaco cistercense, col l'approvazione e consenso dell' 
Abate e Capitolo di s. Paolo a ripa d'Arno, perchè in 
luogo di loro pertinenza, detto delle quattro vie. Ta- 
cendo ora, comecché non con facon ti al nostro divisa- 
merito, delle controversie insorte posteriormente fra il 
nuovo priore di s. Donnino ( al qual Santo fu dedicata 
la detta chiesa ) , e l'abate di s. Paolo circa al gin spa- 
dronato della medesima ; ci ristringeremo a far parola 
di due iscrizioni antiche , che vedonsi nel muro della 
facciata esterna presso la porta d' ingresso. Una di esse, 
e segnatamente quella a sinistra dell'osservatore, ci dice, 
che l'almo pastore Urbano VI, annuendo alle preghiere 



S40 

del piissimo padre D. Francesco cardinale pisano, pei 
mutò il priorato di s. Donnino in abazia , e il titolare 
di questa ed i suoi successori tutti decorò dell* anello , 
della mitra, e del pastorale. Oltracciò le due abazie dei 
ss. Salvatore e Quirico delle rolline associò alla pre- 
detta abazia di s. Donnino , al tempo che la reggeva 
J). Jacopo da s. Giusto, l'anno della dmna Incarna* 
zione 1385. L'altra iscrizione, a destra, contiene la de- 
signazione di \arie indulgenze ai monasteri di s Maria 
ad Martjres e di s. Quirico, uniti a questo di s. Don- 
nino, compartite da papa Bonifazio IX nell'anno 1401. 

Altro marmo incassaio nel muro interno, sulla destra 
di chi entra, ci manifesta pure che questa chi eòa fu ri- 
dotta nella presente forma sulle rosine dell' antica aba- 
zia, e ribenedetta in onore dello stesso s. Donnino mar- 
tire dall'arcivescovo di Pisa D. Giuliano de Medici 
nel 1628. 

Anteriormente però all' indicata riedificazione era 
stata convertita 1' abazia in commenda , ed assegnata 
nel 1569 al cardinale Ferdinando de Medici ( poi gran- 
duca di Toscana ), e da questo ceduta, in un col pic- 
colo oratorio annessovi ed una porzione del terreno a 
bosco ed a coltura, ai PP. Cappuccini , i quali tuttora 
Vi dimorano. » 

La più considerevole opera di pennello che qui ri- 
scontrasi, si è la figura di un s. Francesco all'aitar mag- 
giore, condotta dal Bilwert sulla maniera del Cigoli , 
secondochè avverte il Baldinucci. 

Allo stesso autore si attribuiscono ancora le due Ggure 
del s. Donnino e del s. Bernardo, poste lateralmente alla 
pittura sopra indicata". 

Dal fianco destro della chiesa, la prima cappella verso 
il coro contiene un Lei quadretto dell' altra volta ram- 



241 

nrirntato giovine Ferdinando Rondoni pisano, ch'espri- 
me la Concezione, s. Teresa e l'Angelo custode. 

Nell'altra contigua alla porta sono da vedersi due 
santi dell' Ordine dipinti dal Veracini, 

E qùella dicontro ha una bella pittura, ma alquanto 
danneggiata , del cav. Corradi fiorentino, raffigurante la 
nascita del Redentore. 



II* SOSTEGNO. 

Il canale che trovasi immediatamente fuori della porta 
ti Mare , serve al comodo dei navicelli che per 1' Arno 
trasportar si vogliono a Livorno senza toccare il mare . 
La fabbrica pel ricovero dei Jegni, allorché sono carichi 
di mercanzie, fu innalzata dal gran-duca Ferdinando I 
nel 1603 , come resulta dall' iscrizione posta nel lato 
occidentale dell edili /.io. L'altra poi a questa unita, detta 
comunemente il Sostegno , è destinata al passaggio dei 
suddetti navicelli dall'Arno al canale, ed è opera dell'im- 
mortale Pietro Leopoldo. L'iscrizione esistente nel colmo 
dell'arco ci segna l'epoca della sua fondazione nel 1787. 

A mezzo miglio di distanza dalla detta porta sulla 
riva del fiume incontrasi la chiesa di 

S. GIOVANNI AL GATANO . 

Fu questa cosi denominata, perchè eretta dall' antica 
famiglia pisana de' Galani . Il P. Grandi ci avverte, che 
qui pure abitarono i monaci camaldolesi : ora è parroc- 
chia . Se ne fa soltanto menzione per un'opera a buon 
fresco del più volte ricordato Giuseppe Meloni, e per 
un lavoro in marmo colle figure della Vergine col Putto, 
di s. Pietro e di s. Giovanni . La prima adorna 1' aitar 
maggiore; « e se V umido ambiente ( dice il Morrona) 
« della chiesa incarcerato e stretto dal mal costume di 

P. HI. U 



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242 

ce tener chiose le porte e le finestre non V avesse dan- 
ce neggiata, vi apparirebbe il gusto delle tinte proprie 
re dell'autore , che vi espresse I' apparizione della Ma- 
cc donna a s. Giovanni evangelista nell'isola di Patmos ». 
L'altro è ad uno degli altari laterali, e fu fatto eseguire 
da Antonio de' Gualandi canonico pisano nel 1470. 

Alla distanza infine di quattro miglia dalla citta sulla 
strada livornese si trova la chiesa di 

S. PIETRO IH GRADO . 

Questo sacro edifizio vuoisi dai meglio accreditati 
scrittori essere stato innalzato sul cominciare del secolo 
uodecimo, nel luogo appunto ove già fu stabilito un al- 
tare dall'apostolo s. Pietro, allorché veneudo d' Antio- 
chia approdò al lido toscano nel sito denominato a Gra- 
do, o ad Gradii* Arnenses , per certi gradini comodi 
nel discendere dai navigli; e dove in seguito dicesi eretta 
e consacrata una chiesa dal pontefice s. Clemente. 

Ora volendosi da noi darne la descrizione , crediamo 
opportuno di non dipartirci da quanto ne scrisse l'altre 
volte ricordato Fontani nel suo Piaggio pittorico del- 
la Toscana ec. ce Quegli spessi pilastri ( egli dice) , e 
ce quel continuato fregio di piccoli archi tondi che ador- 
cc nano intorno l'esteriore dell' edifizio, sono una chiara 
ce prova della sua erezione innanzi al fine del secolo de- 
ce cimo, o piuttosto al cominciare dell' undecimo. Egli 
ee è il vero che i restauramenti fattivi nel 1650, siccome • 
ee attestano varie memorie, e gli altri del 1791 , epoca 
ec in cui l'esteriore medesimo fu nella sua maggior parte 
ce variato onninamente, appena ci danno luogo a distin- 
ce guere il primo stato di lui ; ma dal sapersi che un 
ce continuato portico lo circondava, e che questo aveva 
et tutti i caratteri dei tempi barbari, agevolmente ci 
ce persuaderemo che non potè essere anteriore al tempa 



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243 

i* indicato. Egli è certamente commendabile il pensiero 
« e 1' impegno di coloro, che amando la conservazione 
«* degli antichi monumenti, si oppongono al loro ulte* 
« riore o totale deperimento : converrebbe altresì però 
« che questo amore fosse accompagnato da un giusto 
« discernimento, per non offendere con la troppa novi- 
cc tà l'antico, in modo da non poterlo più ravvisare . 
« Quell'aver coperto l'esterne pareti con calce, e l'avere 
« imbiancati fino gli stessi marmi, ha tolta quasi ogni 
« idea di quel bello, che si fa distinguere fino tra le ro- 
cc \ine medesime e i ruderi . 

« Essendo stato cangiato adunque l'esteriore del tem* 
'ce pio nell' indicata maniera , conviene rintracciare la 
« sua età coli maggior precisione nell' interno . Due 
ce ordini di colonne corintie tutte liscie, tranne una sola 
ce che è scanalata, spartiscono la chiesa in tre navate • 
ce Quivi non manca quella giusta proporzione, che dee 
ce tenersi come la prima e principal bellezza essenziale 
ce delle fabbriche. Ventisei di numero sono le predette 
ce colonne , undici di granito orientale , e quindici di 
ce marmo greco ; indizio certo che esse un tempo fecero 
ce parte di altri più antichi ed i fi zìi. I capitelli sembrano 
ce tutti antichi , e tutti di marmo bianco , forse greco ; 
ce se non che alcuni di essi sono corinti! , e lavorati 
ce con estremo amore dell' arte, e gli altri si piegano in 
« due fasce legate in mezzo ed ornate di volute . So- 
« pra di essi voltano tredici archi in ciascheduna parte, 
ce nove dei quali, dalla parte che guarda il levante, sono 
ce perfettamente semicircolari ; e gli altri quattro verso 
ce ponente, oltrepassando di poco, ma in sensibile ma- 
cc niera il semicerchio, sono più estesi nella loro circon- 
ce ferenza . Questa diseguaglianza si rende ancora più 
ce \istosa all'occhio dell'osservatore, mercè di due gran 
ce pilastri posti nello stesso ordine che le colonne, e delle 



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244 

ce arcate maggiori , le quali posano sopra eli essi e sui 
« fianchi della chiesa. Ora, se è permesso in tali cose 

« opinare, noi non dubiteremmo di riconoscer quivi due 
« epoche distinte nella fabbrica, l'una cioè del Gne del 
« decimo secolo in quella meno regolare porzione, ove 
ce più larghi sono gl' intercolunnj, e dove gli archi ap- 
€< pariscono maggiori del semicerchio , siccome avverti 
« innanzi di noi ancora il Morrona $ e che nel secolo 
ce decimo primo si desse pieno compimento ali 'ed i fi/ io 
ce nell'anzidetta foggia più regolare. Avviene spesso, che 
ce un più moderno architetto prenda a continuare una 
ce già esistente fabbrica nella maniera che a lui più piace, 
ce anziché uniformarsi all' altrui gusto; essendo comune 
ce agli uomini l'amare più le proprie vedute e genio , 
ce che le vedute e il genio degli altri. Cou tutte le ac- 
ce cennate irregolarità però l'architetto non* mancò di 
ce quell'avvedimento che insegna V arte per diminuire 
ce 1' odiosità della ineguaglianza; e se in qualche modo 
ce peccò in genere di gusto, nella sua fabbrica però man- 
ce tenne il decoro, e quel rapporto fra le parti e il tut- 
cc to, da cui resulta il bello ed il maestoso. Un'altra av- 
ce vertenza è da aggiungersi non inopportuna, per quan- 
ce to ci sembra, relativamente alla forma di questa chie- 
ec sa. Condotta essa in foggia rettangolare , la fronte 
ce orientale del rettangolo termina in una tribuna Man- 
ce cheggiata da altre due tribune più piccole; ed è sin- 
ce golar cosa che pure nella diametralmente oppostale 
ce parte, la quale guarda l'occidente, un' altra tribuna 
ee pure si ravvisa, ce Riguardo a queste due facciate, 
ce entrambe dalle tribune adorne , sembra verisimile 
ce (scrive il Morrona) che nel tirarsi avanti la fabbri- 
te ca prevalesse il costume dei Cristiani accennato 
ce da Vitruvio, forse anche con idea di demolir poi 
ce l'altra tribuna occidentale, ed erige/vi la faccia- 



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243 

* r la » ; ma noi convenendo con esso e riguardo alla 
« doppia epoca deH'edifizio, ed al pensiero di situare la 
« facciata dove è questa seconda tribuna, opineremmo 
«e che nella prima epoca il più antico architetto avesse 
ce in animo di dare opposta direzione all' ingresso da 
ce quello, che poi con maggiore aggiustatezza e sagace 
ce giudizio pensò di fare il secondo più avvedutamente, 
«Né per parte solo dell'architettura fu ragguardevole 
ce questo tempio , ma per il pregio altresì delle antiche 
ce pitture. Spartite queste e disposte in tre ordini , or- 
ce navano già le tribune e le laterali pareti dal colmo 
«e degli archi 6no al tetto. Nell'ordine primo erano ef- 
« fi gì mi, al riferire dei cronisti, tutti i pontefici , ineo- 
ce minciandosi da s. Pietro fino a Giovanni XIV , che 
ce fiorì nel 969 di Cristo, e fu il centoquarantesimo pa- ^ 
ce pa. Questa circostanza pare che in qualche modo av- 
« valori non poco la sopraenunciata nostra opinione re- 
<e lativamente all'età della prima incominciata fabbrica, 
ce sembrandoci che l'artista avrà così voluto quasi se- 
ce gnare con precisione V erezione della medesima. Nel 
ce secondo ordine v' erano spartite in gran quadri , che 
ce appena ora più vi si scorgono, diverse storie indicanti 
ce le azioni più segnalate dei ss. apostoli Pietro e Paolo, 
ce L'ordine terzo poi risulta da una Quantità di finestre 
ce aperte con archi tondi, ed in ciascheduna di esse vi 
ce comparisce un Angelo . L'ordine primo fu barbara- 
cc mente coperto di bianco, cosicché appena al presente 
ce si ravvisa che in antico fosse dipinto , ed al più vi 
ce comparisce oggi scritto il nome d'alcuno dei ponte- 
ce fici • Guasto nella massima parie, e tutto sfregiato è 
ce il secondo , inmodochè poche figure qua e là corn- 
ee pariscono, e fra queste la crocifissione di s. Pietro e 
«e la morte di s. Paolo, con la respettiva loro sepoltura. 
n Dalla figura di una femmina piangente con la mano al 



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I 

« volto ricoperta da un panno, dal piegare delle vesti, 

« dal colorito, e dalle forme delie teste e delle mani, il 
« citato Morrona credè di ravvisare i più certi iudizii della 
« scuola pisana nei primi anni del secolo XIII, e per con- 
ce seguenza le opere di Giunta. Noi sinmo ben lontani dal 
« pretendere d'impugnare questa di lui opinione, percioo 
cc chè manchiamo affatto d'ogni contrario documento 

Dopo il fin qui detto, null'altro restaci a indicare, se 
non che questa chiesa fu collegiata di canonici ; quindi 
conceduta nel 1630 ai PP. minori osservanti di s. Fran- 
cesco ; ed ora un parroco col titolo di vicario la governa; 
e che un marmo infisso nel muro chiudente lo spazio 
frapposto alla chiesa e al campanile , accenna all' epoca 
in cui l'Opera della Primaziale pisana ne aveva il pos- 
sesso; ma in seguito passò a far parte del patrimonio 
della mensa arcivescovile. 

Dei varj quadri che adornano gli altari noteremo sol- 
tanto i due seguenti, che trovansi presso la porta d* in- 
I gresso rivolta a settentrione . Uno raffigura la natività 

della Vergine, e l'altro s. Antonio nel deserto. Quest'ul- 
timo, assai bello, fu donato dal testé defunto arcivesco- 
vo Alliata. 

L'opportunità di ripetere qui il nome del benemerito 
pastore, e' induce a riportare l'iscrizione funeraria, che 
dopo la pubblicazione del precedente nostro volume fu 
posta sul di lui sepolcro in Duomo; e che preparatasi 
. da sè vivendo, non può negarlesi il pregio della modestia: 

a ^ n 

RÀINERIO • FRANCISCI EQ - F • ALLIATA 

VOLATERRIS ' ET ' P1SIS « PONTIFICATVS ' HONORB ' ÀDAVCT# 
tfVNC ' OSSA. ' ET 1 CINIS * PACEM • CAELESTEM 1 ADPRECAMINI 

— — — • 

HAEC 1 A • SE * SCRIPTA • PONI • IVSSIT * QVl * OBMT 'VI * I» * 
AVGVSTI AN * M * DCCG " XXXVI. 



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CATALOGO CRONOLOGICO 

DEGLI 

UOMINI PIÙ ILLUSTRI DI PISA (*) 



CLASSE I. 

Personaggi 
insignì in 
Religione 



S. Torpè 
pisano 



Gaudenzio 



NOTIZIE 



Era addetto alla milizia romana sotto V impero 
di Nerone . Lasciata 1' adorazione degl' idoli, fu 
fatto decapitare dai ministri di quel crudelissimo 
imperante. Iu una tela della Primaziale vedesi di- 
pinto il di lui martirio (Sez. I,vol. ll f pag. - \)- 
Vescovo in patria nei primi anni del secolo IH. 
Fu per due volte alla cristiana adunanza in Roma; 
prima nel 3i3 sotto Melchiade papa ; poi a quella 
convocata nel 3a4 dal pontefice s. Silvestro. 

Fu eletto pastore de'suoi concittadini nel 1088. 
A non mediocre dottrina unì animo grande, e 
singoiar destrezza nel maneggio e nell* esecuzio- 
ne de* più rilevanti affari* Fu il primo de'vesco- 
vi di Pisa, cb'ebbe il titolo di arcivescovo; fu con- 
dottiero dell' armata pisana nella prima crociata 
contro i Turchi; fu legato apostolico, e quindi p«~ 
tria.ru di Gerusalemme ( Parte storica, pag. 34> 
39, 4© ) • Mori nel 1 107. 

Era dell'antichissima famiglia de'Gherardescbi, 
figlio del conte Napoleone . Morì nel 1 1 1 5. Le 
di lui ossa dall' oratorio di s. Maria di Gloria, eh" 
egli fabbricò nella selva di Castagneto, ove visse 
in solitudine, \etinero dapprima trasferite nella 
prepositura di Donoratico, poi nella pieve di Ca- 
stagneto^ nel »45b* traslatate nella cattedrale di 
Pisa col più splendido apparato . Questa trasla- 
zione vedesi rappresentata in una delle grandi tele 
che adornano le pareti del detto tempio ( Sex. I, 
voi. ll,pag. 49). 

(*) Vedi quel che si è detto nella prefazione di questo vola- 
v riguardo alla divisione del Catalogo. 



S. Guido 
Pisano 



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248 




Pietro Mo- 
nconi 



NOTIZIE 



[// beato 
ti al dui no 



Guido de' 
Conti di 
Coprono, 

Eugen. II. 



Abate in prima nel patrio monastero di s. Mi- 
chele in Borgo dell'Ordine camaldolese, successe- 
dappoi a Daiberto nell' archiepiscopato pisano. 
Qual duce e condottiero de' suoi concittadini si 
>ortò, nel in4* alla conquista delle isole Ba- 
eari con felicissimo resultalo ( Parte storica % 
mg* 48 e segg. ) . Nel 11 18 da Gelasio II gli fu 
confermatala metropolitica dignità, o supremazia 
ecclesiastica sopra i vescovi Sardi e Corsicani . 
Questo campione benemerito della religione, que- 
st'eroe cittadino, mori nel settembre del mg» 

Monaco cistercense, discepolo di s. Bernardo,, 
cardinale crealo da Innocenzo II nel concilio di 
Clermoot nell* anno ii3oj poi arcivescovo in pa- 
tria dal 1 137 al 1145, anno della sua morte. Dai 
pontefice Eugenio III fu mandato in Sardegna per 
riformarvi i corrotti costumi, e ridurre quei po- 
poli alla vera disciplina. In uno dei fraudi qua- 
dri che vestono le pareti della Primaziale, vedasi 
rappresentato il b. Balduino nel m. mento che 
rifiuta di ricevere gli omaggi del giudice di Ar- 
borea (Sez. h voi. II, pag. 76), 

Uomo di somma e sperimentata abilità , can- 
celliere della Chiesa romana, legato e cardinale 
dei ss. Cosimo e Damiano, creato da Innocenzo II 
nel n3o, fu il fondatore della chiesa in onore 
di s. Turpe in Pisa. Morì tra il 1 1 5o e il 11 53. 

Era della nobil famiglia dei Paganelli di Mon- 
temaguo, castello antichissimo a sette miglia in 
circa da Pisa, presso la famosa Verrucola . Chfa* 
mavasi Pietro Bernardo . Fu vicedomino dell» 
chiesa pisana, poscia abate di s. Zenone in Pisa ; 
quindi passò iu Chiaravalle sotto la disciplina del 
gran s. Bernardo,- e poco dopo abate del monaste- 
ro dei ss. Vincenzo ed Anastasio in poca distanza 
da Roma. Benché non fosse del collegio dei Car- 
dinali, fu proclamalo pontefice massimo nel n4^ 
pei veri e proprj meriti che lo distinguevano. Fu 
uno dei più illustri papi che abbia avuto il cri- 
stianesimo, in qualunque aspello piaccia di coor 



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249 



CLASSE I. 

Nomi 



S. Ranieri 



Pillano 
Gaeta /u 



Arrigo Mo 
ricotti 



V baldo 
Lati/ranchi 



notizie 



siderarlo,o come principe, o come gran sacerdo- 
te di G. C. , o come privato soggetto . Mori in 
Tivoli nel luglio del 1 1 53. In Duomo si trova 
un quadro, ov' è rappresentato il miracoloso fe- 
nomeno che Io riguarda, da noi accennato nella 
Scz. /, voi. II, pag. 5o. 

Protettore di Pisa. Di questo gloriosissimo cam- 
pione della cristiana fede si è avuto occasione di 
parlare in lutti e tre i volumi dell'opera presen- 
te. Nel primo a pag. 72; nel secondo a pag 55, 
$6, 73, 74, 118 e segg ; e in quest'ultimo a 

P a 8- 8 4* es- 
cardinale del titolo di s. Stefano sul monte 

Celio, creato da Lucio II nel 1 1 \ \. ed indi pro- 
mosso all'arcivescovado di Pisa nel 1146. Peri- 
tissimo in diritto, fu deputato non solo da alcuni 

Eontefici alla decisione di liti ecclesiastiche} ma 
en anche alle più importanti legazioni. Piutto- 
sto che aderire allo scismatico Pasquale 111, a fa- 
vore del quale eransi dichiarati i suoi concittadi- 
ni, in pregiudizio del vero e legittimo pontefice 
Alessandro III, prescelse perdere la sua dignità 
metropolitica, e viver lontano dalla patria per tre 
anni continui, cioè dal 1168 al 1 1 7 1, tempo in 
cui fu reintegrato uè* suoi diritti. Morì nel 1175. 

Legato e cardinale dei ss. Nereo ed Achilleo, 
creato da Eugenio III nel 1 1 5o, distinse somma- 
mente il suo merito nella Germania e nella Fran- 
cia qual pacificatore insigne dei gravi contrasti 
fra il sacerdozio e 1* impero. Passò all' altra vita 
tra il 1 174 e il 1 179. 

Arcivescovo eletto nel 1175. Fu conduttore 
della (lotta pisana in una nuova spedizione nella 
Siria pel ricupero di. Gerusalemme . Nel suo ri- 
torno iu patria trasporlo nelle navi una quantità 
di terra estratta dal monte Calvario , e la fece 
collocare in quello spazio di suolo, ove poi fu 
eretta la sontuosa fabbrica del Campo-santo ur- 
bano {Parte storica, pag. 93 — Parte artistica, 
Sez. /, voi. II, pag. no ) . 

li* 



S50 



CLASSE I. 

Nomi 



Pandolfo 
Mosca 



Graziano 
Paganelli 



S. Vbalde- 
sca 



S. Bona 



B. Domeni- 
co Verna- 
galli 



Alberto 
da Pisa 

Ugo da 
Fagia/io 



NOTIZIE 



Eletto cardioale nel 1182 del titolo dei ss. do- 
dici Apostoli, scrisse le vite dei papi da Grego- 
rio VII fino ad Alessandro III. Gessò di vivere 
in età di cent'anni nel 1201. 

Nipote di Eugenio III , vicecancelliere della 
Chiesa romana, Li sollevato alla dignità di car- 
dinale diacono del titolo dei ss. Cosimo e Damia- 
no nel 1178. Per le sue rare qualità, i due pon- 
tefici Alessandro III ed Innocenzo III il vollero 
indivisibil compagno dei loro viaggi, e Io prescel- 
sero per giudice o consigliere nelle più gravi e 
spinose cause ecclesiastiche. Morì nel 12104. 

Era della famiglia Taccini di Calcinaja, luogo 
poco distante da Pisa. Indossò l'abito monastico 
nell* ospedale dell'Ordine gerosolimitano, di cui 
si è fatto parola nel presente volume a pag. i63. 
Morì nel iuo6. In Duomo trovasi un dipinto ri- 
guardante alcune delle miracolose guarigioni dalla 
medesima operate sopra alcuni infermi ( Set. I , 
voi. II, pag. 48 ). 

La sua vestizione monacale è stata espressa in 
dne belle tele, una delle quali in Duomo presso 
il quadro sopraccennato di 5. Ubaldesca (/or. cit ); 
e l'altra nella chiesa di s. Martino, come indi- 
cammo nel presente volume a pag. 160. Era dell* 
ordine dei canonici regolari di s. Agostino. Morì 
nel 1208, e le di lei ossa si venerano nella detta 
chiesa di s. Martino. 

Fondatore dello spedale dei Trovatelli , come 
abbiamo indicato in principio del presente volu- 
me, pag- 11. Morì nel 1 , e fu sepolto nella 
chiesa di s. Michele in Borgo. Una tela in Duo- 
mo ci rappresenta Ja fondazione di detto pio sta- 
bilimento . 

Uno dei compagni di s. Francesco, e generale 
del suo Ordine: scrisse ce Gesta fratrum in An- 
gli a et Saxqnia ». Morì nel ia3c;. 

Fn prima canonico nella chiesa primaziale di 
Pisa; poi avvocato nella Curia a Roma ; quindi 
decano della metropolitana di Roano in Francia; 



251 



CLASSE I. 

Nomi 



Federigo 
Fisconti 



Il B. G/or- 
dano da 
Rivolto 



Domenico 
Cavalca 



NOTIZIE 



e poscia arcivescovo di Micosi» in Cipro. Dimes- 
sosi ancora da quest* ultima carica , e ritornato 
in patria, furoDo tanti gli atti di liberalità quivi 
praticati , che si meritò il titolo di benefattore 
e protettore di essa. Finalmente, nel il63, fatto 
edificare nella valle di Calci il monastero detto 
ó\ Nicosìa, lo provvide di annue rendite , vi si 
ritirò con alcuni monaci della regola di s. -Ago- 
stino , e vi terminò santamente la sna carriera 
nell'anno 1268. 

Promosso alla cattedra arcivescovile in tempi 
torbidi e difficili, cioè nel 12 54 , epoca in cui Pisa, 
era da i3 anni nelle censure ecclesiastiche , im- 
piegò tutto il suo credito e i suoi luminosi ta- 
lenti per ritornare i proprj concittadini in grazia 
della santa Sede, e riammetterli alla comunione 
dei Fedeli. Un 1 opera così importante e gloriosa 
ebbe luogo nel 1257 coli' intervento di un vcne- 
rabil consesso di prelati , secondochè abbiamo 
narrato nella Parte storica, pag. 107. Morì col- 
mo di meriti nell'anno 1277. 

Celebre per santità di costumi , per eminenza 
di sapere, e per eloquenza ed eleganza di dire : 
nacque intorno al ia6o in Rivallo , luogo non 
molto discosto da Pisa. Vestì l'abito domenicano 
nel 1280 nel convento di s. Caterina di questa 
città, ed esercitò degnamente l'augusto e santo 
ministero della predicazione . I compilatori del 
Vocabolario della Crusca si giovarono spesso delle 
sue prediche scritte, per trarne esempli di bello 
e buon parlare. Morì a Piacenza nel i3ii, men- 
tre andava a Parigi, chiamatovi ad insegnare la 
teologia. Secondochè abbiamo riferito 0 pag. \i\ 
<lel presente volume , fu egli il fondatore della 
compagnia della Croce, la prima istituita fra se- 
colari in Pisa. 

• Dottissimo scrittore del secolo XIV, della re- 
ligione domenicana . Le molte opere ascetiche 
che di lui si divulgarono, furono adottate per te- 
sto di lingua dagli Accademici della Crusca. So- 



252 



CLXSSE I. 

Nomi 



Rartolom- 
rneo da s. 
Concordia 



forni eri da 
Rivai t a di 



NOTIZIE 



Bartolom- 
meo d" Al- 
bino da 
Pico 



no esse = Specchio di Croce sa Disciplina degli 
Spirituali , e Trattato della trenta stoltizie = 
Medicina del cuore = Pungilingua = Frutti 
della lingua zzz Volgarizzamento delle pistole 
di s. Girolamo == Volgarizzamento delle Vite 
de* ss. Padri Esposizione del simbolo degli 
Apostoli ec. Dicesi morto in patria nel i3Ai. 

Domenicano, teologo profondo, ed eccellentis- 
simo in ogni altra scienza, per cui fu giustamente 
riputato uno de* più dotti uomini che vivessero 
alla metà del secolo XIV. Era dell'antica fami- 
glia de* Granchi, oriunda del subborgo di s. Con- 
cordio poco distante dalla città. Nel 1 338 pub- 
blicò r opera intitolata «Stimma casuum conscien- 
ti ae. » , che stampata in foglio (dice il Tempesti), 
ed in rozzi caratteri, senza ortografìa , e senza 
indicazione del luogo e del tempo , è uno dei 
più antichi monumenti della nascente arte tipo- 
grafica» Dal diminutivo del suo autore fu poi quel!' 
opera chiamata Pisanella , Barlholina e Magi- 
strutia. La prima edizione della medesima con da- 
ta certa è la parigina del \ fao. Fra le diverse al- 
tre sue opere noteremo il celebre Volgari zzamento 
degli Ammaestramenti degli Antichi, uno de'pìù 
eccellenti scritti della nostra lingua. Quest'uomo 
insigne mancò ai viventi nell'anno 1347. 

Domenicano, teologo, e letterato insigne; nipo- 
Jte del B. Giordano, di cui abbiamo superiormen- 
te favellato . Fu lo scrittore di un' opera detta- 
Panleologia, ossia Dizionario dommalico, morale- 
e predicabile-, opera tanto utile, che appena inven- 
tata la stampa gareggiarono nelPimprimerla Gand, 
Norimberga, Colonia, Lione e Venezia, colla in- 
titolazione uSumma et nucleus Theologiae». Pas- 
sò all'altra vita, attaccato dalla peste, nel 1 348. 

Frate minorità. Scrisse molte opere in latino, 
e fra queste il trattato Conformi tatum etc, ossia 
P Uniformità di s. Francesco con G, C; tratta- 
to, nel quale trovasi molta dottrina ed erudizione 
sacra, ad oola del gigantesco e troppo ardito ar- 



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253 



CLASSE I. 

Nomi 



NOTIZIE 



B. Pietro 
Gambacorti 



Domenico 
da Peccioli 



Niccolò da 
Pisa 



B. Chiara 
Gambacorti 



Niccolò V 



gomento , tiou perdonabile se non ai tempi nei 
quali fu scritto . Morì nel 1 35 » , secondochè è 
scritto sul marmo, e secondo il Fabrucci, il Tem<- 
pesli ed altri; e se da noi fu a p a g- 107 flel pre- 
sente volume notato il 1401 come anno della sua 
morte, ciò fu seguendo il Morrona, che però non 
adduce a quale autorità siasi alleouto. 

Fondatore della congregazione degli Eremili 
di s. Girolamo in Moutcbello presso Urbino, fi- 
glio del famoso Pietro signore di Pisa, e fratello 
della B. Chiara qui sotto indicata . Trovansi in 
Duomo due tele riguardanti l'approvazione e l'i- 
stituzione dell'Ordine stesso {Sez.I, voi. II, p.5i). 

Frale dell'Ordine dei Predicatori- È a lui do- 
vuta la pregevolissima Cronaca di s. Caterina 
di Pisa, ove sono registrate le virtuose azioni dei 
suoi confratelli. Prese ad illustrare V Epistole di 
Seneca, e la grand 'opera « De Civitate Dei » di 
s. Agostino. Morì nel 1408 per l'acerbo dolore che 
risentì nella mina della desolata sua patria , di 
cui fu sempre amantissimo e benemerito figlio. 

Domenicano, teologo ed oratore. Fiorì sul prin- 
cipio del secolo XV. Scrisse varie opere teolo- 
giche, ed alcuni comenti sulla s Bibbia, che in 
cinque codici ms in membrana conservane in Fi- 
renze nella Biblioteca di s. Marco. 

Di questa illustre eroina della Chiesa, nata nel 
i3òa, morta ìlei 14 19, abbiamo parlato nella Par- 
te storica, pag. 307,211, enei presente volume, 
pag. 169 e seg. 

Pontefice d'ingegno acutissimo e profondo, di 
portentosa memoria, ed uno dei primi luminari 
dell' umano e del divino sapere t nacque in Pisa 
nel i389 di Bartolommeo Parentucelli, e fu dello 
Tommaso. Per esso fu ridonata all'Italia la pace, 
che sospirava già da lauti anni, ed alla Chiesa il 
trionfo di uno scisma ostinato e protervo . Morì 
nel i455. Suo padre , per le vicende politiche 
dei tempi, avea dovuto trasportare il suo domi- 
cilio a Sarzana, e colà trattenersi fino al i388, 



^4 



CLASSE I. 

Nomi 


NOTIZIE 


Pietro 
Balbi 

Angiolo 
Franceschi 


anno in cai fu fatto ripatriare da Pietro Gam- 
bacorti, allora signore di Pisa, per leggere pub- 
blicamente le fìsiche e mediche facoltà in cui era 
peritissimo. Da questo ue veune, che alcuni scrit- 
tori crederono il nostro pontefice nativo diSarzana. 

Fu primamente vescovo di Nieotera, poi di Tro- 
pe'a in Sicilia. Trasportò egregiamente dal greco 
in latino molte opere ecclesiastiche , e segnata- 
mente i Sermoni, ossiano V Omelie ventuna dette 
delle Statue, recitate al popolo d'Antiochia da 
s. Giovan Grisostomo. Morì nell'anno 1479. 

Vescovo di Arezzo, poi arcivescovo in patria. 
A questo benemerito pastore Pisa deve la gloria 
di aver sollevato dall'oblivione molti uomini ce- 
lebri che la illustrarono. Furono per ess» infatti 
raccolte con somma industria le sparse memorie 
a ciò relative; le quali poi affidate a diversi cuU 
lissimi ingegni , ne vennero alla luce i quattro 
volumi in 4- col titolo « Memorie istoricne di 
più uomini illustri pisani » . Morì universalmen- 
te compianto da' suoi concittadini nel 1806. 


CLASSE II 

Letterati e 
Scienziati 


NOTIZIE 


Pietro Dia- 
cono 

Adriano 
Ceuli 

Bernardo 
da Pisa 


Nacque sul terminare del settimo secolo, 0 sul 
cominciare dell'ottavo. Dopo aver professato pub- 
blicamente le belle lettere in Pavia, passò a Pa- 
ligi quai precciiore ui vjario iVingno , equal pre- 
sidente delle Scuole palatine . 

Teologo e canonista, fioriva nel secolo XI. Egli 
fu autore delle opere intitolate = De Monar- 
cliiis Angelorum et gloria Paradisi =: De optimo 
Principe et Ty ranno = . 

Monaco cistercicnse. Nel secolo XII tenne in 
Parigi pubblica scuola di teologia . Vien detto 
uomo di grande letteratura e deguo di sommionori. 



I 



GooqIc 



CLASSE II 

Nomi 



Lorenzo 
Vamense 



Ugone Ete- 
\v i ai io t e Leo- 
ne di lui 
fratello 



Bulgaro 



\D Be mor- 
to Maran- 
gone 



NOTI Z I B 



Scrisse un poema in versi latini sopra la spe- 
dizione fatta al suo tempo dai Pisani (nel 1 1 1 4 
e ni5) nelle ìsole Baleari , che conquistarono 
sopra i Saraceni. Porta per titolo « Rerum in Ma- 
jorica Pisanorumn. (Vedasi Parte storica, pag. 56). 

Fiorirono nel secolo XXI, e lungi dalia patria 
nella capitale del greco impero, Ugone, di vasta 
erudizione e profonda scienza, si meritò il nome 
di Eteriano ossia celeste, e fu riputato il più abile 
e più adattato a contribuire all'unione delle due 
chiese Greca e Latina Lo Stato dell'anima spo- 
gliata dal corpo, e il Trattato sulla processione 
dello Spirito Santo, si notano fra le sue opere più 
egregie, lì di lui fratello Leone , già interprete 
dell'imperatore Manuello, gli servi d'ajuto in tutti 
i suoi favori, e fece anche una versione in latino 
della Messa e degli Onirocrìtici greci. Questi due 
fratelli vissero sempre in una mirabile unione di 
sentimenti e concordia d'affetti. 

Uno dei primi e più dotti giureconsulti del se- 
colo XII. Lasciò alcune glosse , che Accursio 
confuse con quelle d'altri interpreti, e fu l'autore 
del comento al tftolo dei Digesti « De regulis 
Jurisn. Pisa, Bologna e Cremona si sono conlra* 
stata la gloria di averlo prodotto . I diritti però 
della città di Pisa furono bastantemente riven- 
dicati dal eh. abate Grandi cremonese ; non to- 
gliendo però a Bologna il pregio di averlo ascrit- 
to fra i suoi cittadini. Moti in quest'ultima città 
nel 1167. 

Uno dei primi fra el* Italiani dei bassi tempi, 
che abbiano compilala l'istoria della loro età. Neil* 
anno n5i egli era in Roma ambasciatore della sua 
repubblica per conciliare la pace fra i Romani • 
il pontefice Eugenio III. Scrisse in lingua Ialina 
l'istoria patria fino all'anno 1175 (tempo forse del- 
la sua morte), la quale adesso è smarrita. Le cro- 
nache pisane, stampate in Firenze col nome del 
Marangone, non sono che un volgarizzamento al- 
terato e condotto ad un'epoca più receute. 



Tj6 



n 

Nomi 



Burgundio 



NOTIZIE 



Lue io Drus i 



U^uccione 



Rondino 
Fami li ai i 

Leonardo 
Fi ho lincei 



Giovanni 
Faseoli o 
Fagioli 



Quest' uomo insigne abbracciò molte scienze ed 
arti, la giurisprudenza, la filosofia, la merliciua, la 
teologia, la bella letteratura; onde meritò tra gli 
altri molti elogj, con cui fu onoralo il suo sepol- 
cro, ancor quello di essere stato si risplendente 
in terra, quanto lo sia il maggior pianeta in cielo. 
Tradusse dal greco in Ialino molte opere , fra le 
quali un libro di Netnesio Sopra la natura dell' 
uomo, varie omelie di s. Giovanni Damasceno, un 
gran numero tli trattali di Galeno, e gli A forami 
d' lppocratc. Di lui si è ancora estesamente par- 
lato nella Parte storica, pag. 64 e seg , e nel 
presente volume, pag. 179 e seg , ai quali riman- 
dasi il lettore. Morì nel 1 1 e>4 • 

Uno de' più antichi rimatori nell'idioma tosca- 
no, e il Dirimo die congiunse il dialetto siciliano 
al nostro. Fiorì sul cadere «lei secalo XII, e sul 
cominciare del seguente. Scrisse in rima due libri, 
uno della Virtù, ed un altro della Vita amorosa, 
die per disgrazia perde in mare, mentre egli stesso 
gli portava in Sicilia per offrirgli al reGnglielmolI. 

Celebre canonista. Fu professore in Bologna , 
poi vescovo di Ferrara. Compose un' opera volu- 
minosa intitolata «Stimma Decretorum, o Appa- 
ratus super Decretimi » , della quale si valsero gli 
autori della glossa ordinaria. Morì nel 1210. 

Giureconsulto, giudice, ed uno dei primi glos- 
satori delle Pandette. Insegnò pubblicamente in 
Bologna, ove morì nel 1118. 

Celebre matematico : il primo ad introdurre io 
Italia l'uso delle cifre arabiche , e a dar regole 
per le algebriche operazioni ?d utile della società 
e del commercio. Di lui più estesamente abbiamo 
parlato nella Parte storica, pag. q3 e seg. 

Insigne legista, di cui si è fatto discorso nella 
Parte storica, pag. 1 3^ , e nella Sez. /, voi. II , 
pag. l\3. Fu l'autore di un trattato « De stimma- 
riis cognitionibus », e di una Somma, ossia Spie- 
gazione sopra il Libro de* Feudi. Morì nel 12SG. 



25? 




Tommaso 
da Tr palle 

Guido da 
Coiva j a 

Guido del 
Carmine 



Alessandro 
della Spina 



Andrea di 
Ciaffo da 
Pisa 



Francesco 
Ti grini 

Michele da 
Fico 



Pie irò d* 
Albi so da 



Pietro del 
Lauta 



N o t i z 1 K 



Procuratore della repubblica pisana, giudice, c 
celebre commentatore degli amichi statuti pisa- 
ni : viveva nel 1 296 

Scrisse Ialinamente l'istoria pisana. Restano di 
Ini alcuni frammenti, uno dei quali dall'anno 1271 
[al tiQO. 

Scriveva sul principio del secolo XIV. Gli si 
attribuiscono varie opere, fra le quali — Le Con- 
cordanze deliislorie antiche — La Fiorita d'Ita- 
lia, citata come classica nel Vocabolario della 
Crusca — La storia del duca Elia d'Urbino. 

Frate dell'Ordine domenicano. Devesi al me-« 
des'mio la scoperta incomparabile degli occhiali . 
Nacque verso la metà del secolo XIII , e morì 
Panno i3i2. 

Famoso giureconsulto, che fiori tra il principio 
e la metà del secolo XIV. Si tiene autore dei 
Commentar} o Note alle Insolazioni civili , e di 
un Trattato, de Quaestionibus lodati dal Bartolo, 
e da varj altri luminari della giurisprudenza. 

Famoso giurisperito. Insegnò nell'Università di 
Perugia, ove ebbe fra i suoi scolari Baldo seuio- 
re. Morì verso il i3Go. 

Canonico pisano. Coll'unione di alcune crona- 
che antiche formò nel 1370 un corso d'istoria pa- 
tria di circa quattro secoli, che intitolò « Brevia- 
rium Historiae Pisanae » . 

Giureconsulto. Tale fu la stima, che di lui si 
aveva da' suoi concittadiui, che nell'anno 1 .6 t fu 
nominato Signore della repubblica; al che egli 
generosamente rinunziò (Parte storica, pag. 200). 
IN et i386 fu destinato a correggere ed accrescere 
i Brevi del Comune pisano. 

Fu prima professore di Giurisprudenza nel pa- 
trio Liceo; poi go\crriatore o vicario per la pa- 
tria stessa in Lucca, mentre soggetta era quella 
città al dominio della pisana repubblica . Passò 
quindi avvocato concistoriale nella Curia roma- 
na, ed avvocato eziandio dell'Impero . Colà da» 
pontefici Urbano VI e Bouifazio IX otteuoe pct 



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258 



CLASSE II 

Nomi 



Francesco 
[da Bit ti 



\Buono Ac- 
corso 



\ Mattia 
{Palmieri 



\Bartolom- 
\tneo della 
Sp ria 

I liartolom- 
ìmeo da Pisa 



notizie 



I Pietro Ca- 
tefàti 



'Odoardo 

Gualandi 

Girolamo 

j Papponi 



ben due volte la carica di Senatore di Roma , e 
quella non meno insigne di Maresciallo pontifì- 
cio; e fu ben anche investito dall'imperatore Ven- 
ceslao della signoria e marchesato di Massa dì 
Luni. Morì in Roma nel tifoS. 

Letterato distinto . Uno dei più celebri illu- 
stratori della Divina Commedia . Il di lui clas- 
sico Contento, terminato nel 1385, servì di nor- 
ma al Landino, al Yellutello , ed a quant' altri 
in appresso discorsero sopra Dante. Morì nel i jo6, 
e fu sepolto nella chiesa di s Francesco, secon- 
doclìè si è detto a pag 108. 

Peritissimo nel greco e nel latino, professore 
di belle lettere in Milano, e promotore delle mi- 
gliori e più esatte edizioni in Lombardia nel se- 
colo XV. 

Scrisse in elegante latino l'istoria De bello ita- 
lico, e fece le traduzioni dal greco in latino della 
storia d'Aristea , e dei nove libri d' Erodoto. Fi- 
nì di vivere uell' anno 1 4 83. 

Scrittore di molte opere teologiche, di una cro- 
naca pisana, e di una dissertazione intorno alle 
controverse prerogative di Salomone e di Ales- 
sandro . Morì in Roma nel 

Professore di medicina in Siena, poi nel Liceo 
romano, e quindi archiatro del pontefice Leone X. 
Trattò in un Compendio dì Medicina teorico-pra- 
tica dell' uso delle vesti, con idee nuove e supe- 
riori al comune pensare d'allora. 

Professore di leggi nella patria Accademia , e 
poi auditore della Ruota di Siena. Compose varie 
opere in lat ino riguardanti la giurisprudenza , 
clic gli meritarono la benevolenza dei grau-duchi 
Cosimo I e Francesco suo successore. 

Vescovo di Cesena. Pubblicò Sexdecim libri de 
civili facilitate, e Tractatus de Philosophid. 

Auditore in prima della Ruota senese , e dopo 
professore di leggi nella patria Univ sita. Pud* 
blicò un trattato : De Verborum obligationibus; 
un altro sulla Possessione, o sulla ricerca — se il 



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25* 



CLASSE II. 

Nomi 



Raffaello 
Rondoni 



Giuliano 
Viviani 



Galileo 
Galilei 



Tolomeo 
Nottolini 



NOTIZIE 



possesso debba reputarsi di mero dritto , oppur 
di mero fatto ; un ben grande volume di Consi- 
gli, ed un Responso a favore della casa Trivulzi; 
opere tuttora apprezzate dai legali. Morì nel i6o5, 
e non, come alcuni erroneamente pretesero, per 
afflizione del funesto incendio accaduto nel Duo- 
ino, di cui era Operajo, nel i5o,5. 

Canonico aiciprete della Fri nuziale pisana Uni 
ai sacri sludj singoiar perizia nell'antiquaria. Egli 
raccolse molte memorie, e compose un corso di 
Storia pisana, che ms. originalmente conservasi 
presso il degnissimo cav. Francesco Roncioni, di 
cui abbiamo parlato a pag. 79. Mancò Raffaello 
verso il 1618. 

Fu professore di gius civile in patria, poi ve- 
scovo dell'Isola in Calabria, e quindi arcivescovo 
di Cosenza . È notissimo per l'egregia sua opera 
Praxis Jurispatronatus, la quale merita tuttora 
l'applauso dell'età nostra. Tassò all'altra vita nel 
1641. Nel patrio Campo-santo fu eretto un bel 
monumento in marmi ai Carrara colla statua del 
nostro Giuliano, stfcondochè avvertimmo nell'an- 
tecedente Sezione, pag. a3o. 

Soprannominato il Divino. Sommo filosofo e 
matematico ; le cui principali e maraviglile in- 
venzioni sono il microscopio, il pendulo, il ter- 
mometro, il compasso di proporzione , e la pic- 
cola bilancia idrostatica . Gli dobbiam pure la 
scoperta de' satelliti di Giove. Nacque in Pisa nel 
giorno 3 di febbrajo dell'anno i564; m °rì oel i6fo. 

Professore di Filosofìa nel patrio Ateneo. Noto 
abbastanza per le caldissime controversie avute 
col gran Galileo in materie di geometria, e molto 
più per cinque ci inerenti poemi portanti 11 titolo: 
II Verme da seta — // martirio di s. Cristina — 
L'Adorazione de* Magi — Im Resurrezione di 
Fai zzerò — e la Sardegna ricuperata — ; poemi 
tutti più o meno adorni di pregi. Cessò di vivere 
negli anni 1643, essendo pievano della chiesa di 
s. Agata nel Mugello. 



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< 



460 



CLASSE II. 

Nomi 



Ballavi (a 
Capezzali 



Paolo 
Tronti 



Scipione 
Aquilani 



Giovanni 
Pagai 



NOTIZIE 



Spiritosa ed elegante poeta della prima mela 
del secolo XVII. Fu l'autore dì un Ditirambo , 
«la cui il Redi tolse non solo la principale idea* 
del suo Bacco in Toscana;tn» non sdegnò di spar- 
gervi ancora quasi tutti i pensieri e le più nobili 
frasi in questo contenute & però 1 strano, che tan- 
to il Redi dovendo al componimento dei Ca- 
pezzali, non ne abbia nelle sue note fatto il mi- 
nimo cenno . Molte altre sono le produzioni di 
Bonavila, fra le quali accenneremo due eccellenti 
poemetti , uno intitolalo Apollo vaticinante la 
grandezza del ser. Ferdinando II di Toscana ; 
l'altro , la Difesa celeste, per V occasione della 
fama sparsa, che il Turco volesse andar contro 
Malta nel i635. Morì nel ìG.'p nell'autor fresca 
eia di anni 4». 

Canonico e vicario generale , e professore di- 
leggi nel patrio Liceo. Fu eletto al vescovato di 
Caserta, ebe non accettò per vivere tranquillamen- 
te in patria. Scrisse le seguenti opere , le quali 
dicesi conservarsi tuttora ms. presso la famiglia del 
Torto: — Storia universale saera e profana (voi. 
VI ) — Delle famiglie pisane antiche e moderne 
(voi* II )— Descrizione delle chiese pisane (vol.I ) 
— Vite dei santi e beati pisani (voi. I ) . Dai 
predetti sei volumi d* istoria universale ( dice il 
Tempesti), mano inesperta o negligente estrasse 
le Memorie tstoriche della città di Pisa, che sotto 
nome del medesimo Tronci furono stampate in 
Livorno nel 1682, e altrove posteriormente, 
i Celebre lettore di filosofia nella pisana Uni- 
versila verso it *<>3o. Pubblicò in Roma uo'opera 
intitolala —De placitis Philosophorum, qui ante 
Aristotelis tempora floruerunl. 

Insigne antiquario e professore di filosofia e me- 
dicina nel patrio Atenèo Autoredi un pregevole 
tutlora inedito Comenlo sopra i famosi Cenotafj 
pisani . Versatissimo ancora nella botanica e 
nelf istoria naturale. Morì di anni l\i neW 
uo 1676. 



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1M 



CLASSE II. 

Nomi 



Bartolom- 
meo Chesi 



Ottavio 
d' Àbramo 



Cammillo 
Borghi 

Brandali- 
gio V e ne 
rosi 

Maria 
Selvaggia 
Borghini 



Giuseppi- 
Martini 



Francesco 
Catelani 



n o t i z i 



GiurecotKsulto di nome illustre . Fra le opere 
sue migliori ricorderemo quella delle Interpreta' 
zioni giuridiche , e l'altra col titolo « De diffe- 
rentiis juris » . Morì nel 1680 , lasciando erede 
delle sue sostanze la pia Casa di carità di Pisa , 
la quale in contrassegno di gratitudine gli fece 
erigere un monumento nel patrio Campo-santo, di 
cui si è discorso nell'antecedente Seziooe,/?«g a3i. 

Canonico della Primaziale pisana . Intorno al 
1700 scrisse un* opera voluminosa in tre tomi, in- 
titolata: Pisanae Primatialis dignitatum acprae- 
bendarum omnium descriptio. 

Illustratore dell'antico giuoco nazionale del 
ponte. La sua produzione porta il titolo di Oplo- 
machia pisana. 

Poeta e letterato distinto. Lasciò alcuni lirici 
componimenti intitolati: Imprese militari j ove 
>ono descritte le azioni dell'armi austriache per 
la contrastata corona delle Spagne. Morì nel 177.9. 

Di questa chiarissima letterata e poetessa, prin- 
cipalmente conosciuta per la Versione ed illu- 
strazione delle opere di Tertulliano, si è già 
fatto discorso nell'antecedènte Sezione, pag, 148, 
1 j() Morì nel 1731. 

Canonico della chiesa Primaziale, giureconsul- 
to e letterato illustre. Compose un'opera col ti- 
tolo a Theatrum BasiUcae Pisanae », che fu per 
due volle stampata in Roma ; opera ripiena di 
'erudizione. Morì nel 1732. 

Poeta di merito non volgare, e letterato distìn- 
to. Lasciò alcuni eleganti, poemetti , e le tradu- 
zioni delle odi di Anacreoute , e del poema di 
Museo intitolato: Ero e Leandro . Ascritto fra 
gli Accademici della Crusca, compose alle loro 
istanze uu gran volume di Aggiunte da farsi al 
Vocabolario ec. tuttora inedite, e che vedranno 
forse la luce colla quinta edizione (che avrà luo- 

f;o quando che sia! ) di esso Vocabolario . La di 
ui morte occorse nell'anno 1760. 



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362 




Flaminio 
dal Borgo 



w o t 1 z i e 



Giuseppe 
Taddti 
Ranieri' 
naventura 
Martini 



Giuseppe 
Bottoni 
Giuseppe 
V ernaccini 



Francesco 
Vernaccini 

Luigi 
Batacchi 



Francesco 
V acca Ber. 
linghieri 

Tommaso 

Simonelli 

Giuseppe 

Pose hi 

Ranieri 

Schippisi 

Gaet.Sodi 



Giureconsulto e professore nell'Università della 
patria. Nel 1761 pubblicò le Dissertazioni sull' 
Istoria pisana, contenenti V origine della deca- 
denza della repubblica; e nel 176$ la Raccolta 
di scelti Diplomi pisani , ed una Dissertazione 
suWorigine dell' Università di Pisa ec 

Professore di filosofia in Pisa; noto per le sue 
ingegnose Dissertazioni Neutoniane . 

Professore d'algebra. Fra le sué scientifiche pro- 
duzioni si <Hstiriguono le seguenti — Il Calcolo 
differenziale — Le Istituzioni geometriche — 
Le Istituzioni mediche ec. — Mori iu verde età 
nel 1774* 

Valente traduttore delle Notti di Young. 

Chiarissimo giureconsulto, del quale abbiamo 
parlato nell'antecedente Sezione, pag. aai. Le 
sue decisioni forensi, comecché riputatissime, so- 
no state rese di pubblica ragione. 

Diplomatico insigne , segretario di Legazione 
di S M; Siciliana in Toscana, fratello del soprad- 
detto Giuseppe. ... 

Autore di varie Novelle, e di due poemi inti- 
tolati : La rete di Vulcano, e il Zibaldone. Que- 
sto faceto poeta sarebbesi grandemente reso be- 
nemerito della repubblica letteraria e della so- 
cietà, se con quella facilità con cui ha trattato 
argomenti pregiu'licevoli ai buoni costumi , si 
fosse occupato in argomenti morali. 

Medico illustre, padre del celeberrimo clinico 
chirurgo che qui sotto ricorderemo. 



Avvocati di sommo grido alla Curia fiorentina; 
,e i primi due, autori di alcuni elogj di uomini 
illustri pisani. 



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263 



CLASSE II. 

Nomi 



Ranieri 
Tempesti 



Alessandro 
daMorrona 



NOTIZIE 



Andrea 
Vacca Ber- 
linghieri 



Masi 
Francesco 



Fanucci 
Giov. Bat- 
tista 



Giov. Doni. 
Anguillesi 



Letterato distinto per la saa erudizione nelle 
cose risguardanti la patria, e d'essa sommamente 
benemerito pel suo Discorso accademico sull'isto- 
ria letteraria pisana, pei varj elogj di più uomini 
illustri di Pisa, per le sue Antiperistasi ec. (Ve- 
dasi l'antecedente Sezione, pag. i5o). Morì a Crc- 
pina, di cui era parroco, nel 1819. 
Autore della Pisa illustrata nelle arti del di- 
segno, e di un Compendio intitolato « Pisa an- 
tica e moderna »: opere per le quali sarà sempre 
cara la di lui memoria ai suoi concittadini. Morì 
ottuagenario nel 18^4 (Vedasi l'elogio sepolcra- 
le che Io riguarda a pag. i\6 dell' antecedente 
Sezione ) , 

Professore di clinica chirurgica nella patria 
Università, uomo di fama europea. Morì general- 
mente compianto nel 1826. Di lui abbiamo este- 
samente parlato nell'antecedente Sezione , pag. 
137, e seg. , a cui rimandasi i! lettore. 

Dottore espertissimo in medicina . Autore del 
bel discorso accademico Della navigazione e com- 
mercio della repubblica pisana. Morì nel 1828. 
Vedasene l'elogio a pag. a36 del presente volume. 

Storico ed erudito distinto. Secondocbè abbia, 
mo avvertito nell'antecedente Sezione, paq> 1 44» 
fu V autore della Storia dei tre celebri popoli ma- 
rittimi dell'Italia, Veneziani, Genovesi e Pisani; 
e d'altri dotti scritti, uno de'quali inedito di som- 
ma importanza , che ha per titolo « Giurispru- 
denza marittima universale e particolare » divi- 
so in tre libri , e che a vantaggio della società 
Meriterebbe di venire alia luce delle stampe . 
Cessò di vivere nel 1 934 - -> 

Dottissimo letterato, vivace ed elegante poeta . 
Fu accademico della Crusca , Segretario della 
patria Accademia di Belle Arti , e Cancelliere 
dell' I. R. Università . Delle sue produzioni in 
verso e in prosa abbiamo più d'una edizione. Ter- 
minò i suoi giorni nel 5 aprile i833 d' anni 67. 
Vedine la Biografia nel Giornale letterario di 
Pisa, di cui fu prestantissimo collaboratore* 



CLASSC II. 

Nomi 



NOTIZIE 



Se i veri e disinteressati benefattori dell'uma- 
nità hanno diritto ad un posto tra gli uomini 
distinti, non si ometterà al certo di annoverare 
fra essi questo nostro concittadino or ora dalla 
morte rapito alla patria, che lasciò dotala di due 
Asili di canta pei fanciulli d'ambo i sessi, aven- 
do anche contribuito a migliorare l'insegnamento 
nelle Scuole dirette col metodo lancasteriano, ed 
all'attivazione della Cassa di risparmio tanto uti- 
le alla classe industriosa, che può depositarvi con 
fruito i piccoli avanzi della ptoprta economia , 
per trovare una risorsa negli eventuali bisogni . 
Dei citati Asili si è già da noi parlato più sopra 
( pagg. 140, 1 47 ) e qui soggiungeremo per la 
verità, che i medesimi ebbero i primordj nella 
casa propria del Frassi . il quale poi cedevali 
alle due Società , che ora ne hanno la cura. 
Se non possono citarsi scritti da lui pubblicati, ò 
però noto ai viventi suoi contemporanei, che l'u- 
dirono in qualche solenne occasione trattare ar- 
gomenti d'educazione e d' istruzione, quanta si 
fosse la sua letteraria cultura, quante le cognizio- 
ni economiche, agrarie e di pubblica amministra- 
zione, e come capesse a comune vantaggio rivol- 
gere gli estesi suoi lumi congiunti ad un cuore 
pienamente formato alla benevolenza: dimodoché 
resosi universalmente caro , fu da cittadini ed 
estranei compianta come grave sciagura la di lui 
morte. Tutta la sua vita fu segnalata da traili 
benefici , e non cessava la sapiente sua opera e 
i> 1 i avveduti consigli che col terminare della mor- 
tale carriera . Bene dunque avvisammo di non 
chiudere questa classe, senza deporvi la memoria 
fi' un nome tanto benemerito ed onorato. Mancò 
a' vivi d'anni 6a il dì 12 gennajo del i838. 



Luigi 
Frassi 



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26 3 



CLASSE 
III 

Guerrieri 
e Politici 



Mila 



Marzia 
Bronchia 



NOTIZIE 



Conte 
Bonifazio 



Valoroso capitano commendato da Virgilio , 
duce de' mille scelti guerrieri mandati da Pisa a 
favore d'Enea contro i Rutoli (.Parte storica , p. i). 
Si portò con uno stuolo di suoi concittadini 
contro i Liguri Apuani, i quali felicemente su- 
perati ne guidò un numero in catene alla patria, 
per cui le venne eretta una statua , secondochè 
riferisce Lodovico Domenichi nel suo libro V 
Della nobiltà delle Donne, sull'autorità di Sem- 
pronio Tantalo antichissimo autore . 

Fu ammiraglio dell'armate pisane nell' 823 ai 
tempi di Lodovico Pio , figlio di Carlo Magno, il 
quale ottenne di liberar la Sicilia dati* invasione 
tei Barbari, col portare la guerra nel cuore dei 
loro paesi in Affrica (Parte storica, pag 9 ) . Si 
vuole dell'illustre antichissima casa de* Gherar- 
(Jesctti, e il fondatore di un castello in Corsica , 
che poi dal di lui nome fu detto Capo Bonifazio* 
Intrepido capitano dei Pisani sul cominciare del 
secolo XI, allorché portaroosi ad investire verso 
il Tevere la flotta combinata dei Mori d' Affrica 
e di Spagna (loc. cit. , pag. 11 ) . 

Altro prode capitano, che si distinse nella bassa 
Italia contro i Barbari nel glorioso fatto del 1006. 
\loc. cit., pag. 14 e seg.). 

Fu l'ammiraglio della grande spedizione in 
Sardegna nel 10 1 a , intrapresa dai Pisani per la 
sicurezza d'Italia (loc. cit, pag. 16 e seg ). 
Si distinse nella presa di Cartagine del io3o 
ual conduttore di cento navigli ad esso affidati 
alla patria (loc. cit. pag. ao ). 
Espugnatore di Lipari e di Bona nel io35 (loc. 
cit», pag. no). 

Uomo valorosissimo, grand' ammiraglio delle 
armate pisane nel io5i. Sottomessa la Corsica, 
riconquistata la Sardegna, meritarono i valorosi 
combattenti l'onore del trionfo nel loro ritorno 
in -patria (loc. cit., pag. 22 e seg.)* 

p. in. 12 



Carlo 
Orlandi 



Pandolfo 
Capronesi 

Bartolom- 
meoCar letti 

Lamberto 
Orlandi 

Sigerio 
Matti 
Jacopo 
Ciurini 



a 



*66 



CLASSE III. 

Nomi 



NOTIZIE 



Giovanni 
Orlandi 



Ugone 
Risconti 



Enrico 
Console 



Ildebrando 
Matti 



Pietro di 
Albizone 



Cocco 
Grifi 



Duce espertissimo dei Pisani nel io63 , allor- 
ché penetrati nel porto di Palermo ne riporta- 
rono quelle ricchissime spoglie, col valore delle 
quali dettero principio al loro magnifico Duomo 
(loc. cit., pag. 27 e seg.). 

Prode capitano per la parte de' suoi concitta- 
dini nel segnalato combattimento avvenuto nel 
1089, in unione coi Genovesi, contro gl'Infedeli 
di Tunis e di Hammanat in Affrica ( loc. cit. , 
pag. 3 1 e seg.). 

Uomo famoso in guerra non meno che in pace 
per consiglio e per eloquenza, paragonatoci! pri- 
mi eroi dell'antichità, secondochè rilevasi da una 
iscrizione de' bassi tempi affissa nel giro esterno 
del Duomo sul canto destro dalla parte del Cam- 
posanto (Set, I, VOI, II, pati. \ \ ) . 

Fu il condottiero dei centoventi legni, che la 
repubblica pisana inviò in Palestina nei tempi 
della prima Crociata; condottiero subordinato all' 
arcivescovo Daiberto ( Parte storica, pag 36 ). 

Comandante secondario delle truppe pisane 
nella gloriosa conquista delle Baleari , essendo 
condottiere primario di quell'impresa l'arcivesco- 
vo Pietro Monconi (loc. cit., pag. 55) . 

Primo console in patria per anni diciassette , 
attese le sue rare prerogative - Sotto il di lui con- 
solato eseguironsi non poche opere grandiose, e 
segnatamente le mura della città, ed il magnifico 
Battistero (loc. cit., pag. 69) . 
Bonaccorso Fu l'ammiraglio della flotta pisana, che nel 1241, 
daPalude tra l'isole del Giglio e Montecristo non lungi 
dalla Meloria, si oppose contro i Genovesi al tra- 
gitto di quei prelati, che convocati ad un con- 
cilio in Roma deporre dovevano l'imperatore Fe- 
derigo II (loc. cit. , pag. 99 e seg. Vedi anche 
voi. II, pag, a 39 ) . 
Gherardo Generale delle forze terrestri pisane che eoa- 
de'Gherar- diuvarono l'imperatore Corradino nell* impresa di 
desc hi, det-\ Napoli nel ia68 contro Carlo d'Angiò; e che pel 
to Gherar- disgraziato evento della medesima, e per la cru- 
dodaPisa\ 



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267 



CLASSE III 

Nomi 



Giovanni 
Visconti 

Ugolino de 
Gherartle- 
sclù con- 
te di Dono- 
r a Lieo 



Ugolino 
Visconti 



Ruggieri 
degli U bai- 
clini 



Bonifazio 
della Ghe- 



Gkerardo 
della Ghe- 
rardasca 



NOTIZIE 



deità del vincitore, fà decapitato insieme col suo 
Signore sul lido nauoletauoC^o/./.^ag i lòeseg). 

Giudice di Gallura in Sardegna. Fu il primo 
cittadino che rivolse le armi contro la patria {loc. 
cit ., pag. 120 e seg.). 

Generale dei Pisani nella fatale battaglia della 
Meloria avvenuta nel 128^, poi capitano del popo- 
lo con esteso potere, di cui abuso enormemente. 
La smodata ambizione di quest'uomo a tutti noto 
pel suo fine lacrimevole, e pei versi del grande 
Alligbieri, fu la causa della decadenza della pi- 
sana repubblica . Morì con due fig'i e due nipoti 
nella torre de* Gualandi, detta poi della Fame nel 
' 1 *i88 ( loc. cit , pag. 1 3 1 e seg.) . 

Figlio del sopraindicato Giovanni, nipote dell' 
arcivescovo Federigo nominato nella prima classe, 
e nipote ancora per parte di donna del testé ri- 
cordato coute Ugolino . Per I* esteso e potente 
partito eh' egli aveva in patria, fu giuocoforza a 
quest ui Inno di associarlo al supremo governo del- 
la repubblica, ma breve fu la loro concordia . 
Quindi i partigiani dell'uno e dell'altro si divi- 
sero in fazioni, s'indebolirono, e dettero agio al 
partito ghibellino di riprender vigore . Fini di 
vivere nel 1295 (loc. cit , pag. i3t) e seg ). 

Arcivescovo di Pisa , e capo dei Ghibellini . 
Colia più fina politica colse l'opportunità di riven- 
tdicare l'onore tradito della patria contro 1' usur- 
patore Ugolino (loc. cit. , pag. \ e segg ). Mori 
iin Viterbo nel 1-^95. 

Detto il vecchio, figlio di Gherardo superior- 
mente nominato . Eletto capitano generale della 
Sardegna nel 128-j, fu fatto prigioniero dai Ge- 
novesi mentre vi si recava ( loc. cit. pag i3o), 
e quindi riscattato poco avanti la fatale giornata 
della Meloria. Morì nel i3i3, lasciando molti fon- 
di alla pia Casa di Misericordia di Pisa . 

Pei servigi da esso resi alla patria, e perla me- 
moria di un padre benefico, qual era il sopraindi- 
cato Bonifazio, venne opportunamente investito 



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268 



CLASSE III 

Nomi 



NOTIZIE 



m 



Ranieri 
della Ghe 
rardesca 



Manfredi 
della Ghe- 
rardesca 



Bonifazio 
Novello 
della Ghe* 
rardesca 



della signoria della città. Le sue operazioni 
quel grado onorifico furono talmente proficue alla 
medesima, che tutti i cittadini n'ebbero a com- 
piangere amaramente la perdita avvenuta nel i3ao 
( loc. cit., pag. 168 e seg.). 

Fratello di Bonifazio il vecchio, e zio paterno 
del menzionato Gherardo. Sostituito a quest' ul- 
timo nel governo della repubblica, si rese a tutti 
increscevole col variare lo stato delle cose , e 
coll'esercitare un potere troppo ingiustamente ar- 
bitrario. Morì nel i3a5 (loc. cit., pag. 170 e seg. ). 

Figlio del conte Ranieri testé ricordato. Giovine 
di ahi sensi e di mirabile intrepidezza • Morì 
nello stesso anno del padre valorosamente combat- 
tendo in Sardegna, ove erasi portato con poderoso 
armamento, ooae far fronte ad una spedizione fat- 
tavi da Jacopo II re di Aragona (loc. cit., pag, 172). 

Era figlio di Gherardo. Fu detto novello per di- 
stinguerlo da Bonifazio il vecchio di lui avo. Le 
nobili qualità dell'ingegno e il suo virtuoso ca- 
rattere gli fecero strada alla signoria della città; 
ed immensi furono i vantaggi da questa risentiti 
sotto il di lui benefico governo . Quest' uomo 
grande, e paragonabile al certo coi più singola^ 
ri e magnifici dell'Italia, mori nel i34t ncll'ancor 
fresca età di anni 43 (loc. cit., pag. 177 e seg.). 




Andrea 
{Gambacorti 

Giov, delV 
1 Agnello 



della Rocca. Si distinse anch'esso con opere mu- 
nificenti; ma il di lui governo fu di breve du- 
rata, perchè risvegliatasi l'atrocità dei partiti, ri- 
mase vittima di una congiura, e mori di veleno 

nel i347 ( /oc - cit > P a €- l8 4 e se 6-y , t . 

Fu dichiarato capitano e difensore del popolo 
pisano nel 1347, allorché suscitatesi le fazioni de 
Bergolini e de* Raspanti, prevalse la prima, di cui 
era egli il capo ( loc. cit., pag. 190) . 

Era della fazione de' Raspanti . Favoreggiato 
dall' Agulo, capitano al soldo dei Pisani, si fece 



269 



ci,\sse IH 
Nomi 



Pietro 



NOTIZIE 



Jacopo 



proditoriamente dichiarar doge della repubblica, 
e quindi signore assoluto. Si conservò nell'usur- 
pato dominio per soli quattro anni, cioè dal i364 
al i368 ( loc. cit. ,pag. 200 e seg.). 

Figlio del ricordato Andrea ; grand' uomo di 
Gambacorti slato e buon capitano ; padre di chiarissimi figli 
in religione; utilissimo a tutti; infelice poi a segno, 
da trovare nella persona da lui più beneficata il 
proprio carnefice. Mori trafitto a tradimento nel 
i3 9 2, dopo avere esercitata umanamente in patria 
per oltre venti anni la suprema autorità (loc. cit. 
pag. 206 e seg.). 

Nativo fiorentino, ma educato e nutrito nella 
d'Appiano casa de' Gambacorti, e per essi sollevato all'ono- 
re di cancelliere perpetuo della repubblica. Re- 
tribuì i benefizj colla più crudele perfidia , fa- 
cendo uccidere l'infelice Pietro , e i di lui figli 
Benedetto e Lorenzo. Venuto a morte nel j3 9 8 , 
potè godere per sei anni il frutto del suo tradi- 
mento, nell'usurpata qualità di capitano e difen- 
sore del popolo pisano (loc. cit., pas. 309 e seg.). 

Figlio del traditore Jacopo, ed a lui succeduto 
nella signoria di Pisa, laounle poco dopo vendè 
vergognosamente al duca di Mihno(loc.cit ,D.ai5). 

Nipote di Pietro per parte di fratello; Ritornato 
in patria, fu eletto capitano del popolo, allorché 
i Pisani si decisero a redimere la propria libertà 
contro ai Fiorentini, dietro la cessione ad essi 
fatta da Gabriele Maria figlio naturale de) duca 



Gherardo 
d'Appiano 

Giovanni 
Gambacorti 



Gian Galeazzo di Milano . Il 



pero 



Girolamo 
Vecchiani 



tirando al proprio vantaggio, convenne segreta- 
mente coi Fiorentini, e aprì loro le porte nella 
notte dell' 8 al 9 ottobre del 1406. ( loc. cit. 
pag. aaa ) . 

^ Uno de* più celebri capitani del secolo XVI» 
Fu molto accetto al pontefice Paolo III di Casa 
Farnese, il quale gli affidò il coniando della for- 
tezza e caste! s. Aogelo in Roma . Fu condottiere 
di genti francesi in Italia contro le imperiali • 
ma non poi ricompensato, dalla Corona di Fran- 



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270 



r 



c:.\SSK III 
N-.mì 



J n t. Bocca, 
Jacopo di 
luifratello,\ 
Annibale 
Del Testa.} 
Cammillo 
Lanf'ranclii 
Agostino e 
Simeone 
fratelli 
Rossevmini 

Francesco 
Lan f re- 
duce i 



Gabriele 
da Cesano 



NOTIZIE 



eia dei suoi segnala [issimi servigj , si dimise dal 
comando, e si adoprò in seguito pel duca Cosi- 
mo de' Medici nella guerra di Siena contro le 
stesse forze francesi. Ricevette allora dalla muni- 
ficenza dell'imperatore Carlo Y, cui per l'avanti 
avea danneggiato, il titolo di cavaliere di s. Ja- 
copo , e l'onore di una ricca commeuda nello 
stato siciliano. Contribuì infine questo grund'uo- 
mo, più di qualsivoglia altro , alla permanente 
felicità della Toscana con la gloriosa riunione 
dello stato di Siena al dominio mediceo . Morì 
n e l t5i)G. 



Sono altri capitani che si segnalarono con mi- 
rabili prove di valore, in compagnia del suindi- 
cato Girolamo, nelle guerre contro i Francesi, e 
nella conquista di Siena. 



Si distinse assaissimo nell'armato dei Cavalie- 
ri gerosolimitani, e si acquistò fama immortale 
nella città di Malta nel 1 5G5, difendendo intre- 
pidamente una porta della fortezza di s. Ermo 
contro l'attacco terribile del celebre Solimano. 

Uomo di una saggia ed illuminata politica j 
profondo conoscitore delle scienze e delle let- 
tere sì latine che greche . Fu canonico della 
Primaziale pisana, poi vescovo di Saluzzo. Fu la 
delizia delle corti Medicea, Estense , Romana, e 
Francese* Cessò di vivere nel i56Ò\ 



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271 




Bus ci ietto 



NOTIZIE 



Rainaldo 



Diotisalvi 



Cinetto Ci- \ ' v 

netti e Ar t Si unirono a Diotisalvi 
rigo Can- > ammirabil lavoro del pred 
cellieri I r 

Bonanno Altro famrso architetto 
Pisano d el secolo XII, il quale in 



Insigne architetto del secolo XI. Costrusse il 
famoso Duomo pisano, monumento che diede una 
grand'impulsione all'architèttura; e che, sebhene 
formato in un secolo de'meno felici,riunisce in ogni 
sua parte un tale accordo, da recar tuttora maravi- 
glia ai riguardanti. Per questo autore vedasi il pri- 
mo volume a pag. 124, e il secondo ap. aie segg. 

Altro ingegnoso architetto, che dopo la morte 
del primo subentrò alla direzione dei lavori pel 
compimento dell'anzidetta fabbrica {Poi. II, Se*. 
I, pag. 26, 37 ) . 

Egregio architetto del secolo XII. II magnifico 
Battistero, e la chiesa di s Sepolcro in Pisa, sono 
opere del suo ingegno. Si è del medesimo par- 
lato nell'antecedente Sezione a pag. 82 e seg., e 
nel presente volume a pag, 161 e seg. 



per la direzione dell* 
etto Battistero. 



Gruamonte 



Altro famrso architetto e fonditore io bronzo 
del secolo XII, il quale insieme con Guglielmo 
da Innsuruck eresse nel ■ 1 74 il celebre campa- 
nile di Pisa. Fu lo scultore di un'antica porta di 
bronzo della nostra Primaziale, che rimase incen- 
diata nel 1596 , e di un' altra porta che tuttora 
mostrasi alla cattedrale di Monreale in Sicilia 
(Parte storica, pag. ufo Parte artistica, voi. II, 
pag. 3 9 , 92 e segg. ). 

Uno de' più antichi scultori del medio evo , 
e probabilmente autore del bassorilievo che serve 
d'architrave alla porta ad oriente del Battistero di 
Pisa {Set. I, voi. II, pag. 84 ) , essendoché lo 
stile è riconosciuto uniforme ad altro bassorilie- 
vo collocato sopra la porta maggiore della chiesa 
di s. Andrea io Pistoja , ov' è un* iscrizione col 
nome del prelodato artefice. Allo stesso potreb- 
be anche attribuirsi il fregio che forma l'archi- 
rave della porla principale della chiesa di s. Mi- 



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272 

CLASSE IV 

Nomi 



Adeodato 
Biduino 



Bartolom 
meo Pisano 
eLoleringio 
di lui 

figliuolo 

Giunta 
Pisano 



notizie 



chele degli Scalzi, e la sovrappostavi mezza figu- 
ra del Redentore, riscontrandosi in tutti unifor- 
mità di maniera. Quest'artista vien confuso dal 
Vasari con maestro Bono, il quale dicesi autore- 
di molti lavori in varie parti d'Italia, e che fiorì 
un secolo dopo. Egli probabilmente prese equi- 
voco dall'aggiunto di magister bonus dato a Gru«» 
monte nella sopraddetta iscrizione di s. Andrea, 
ed in altra posta nell'arco di mezzo della faccia- 
ta principale del tempio dì s. Giovanni della città 
medesima. 

Fratello dell'anzidetto Gruamonte, e suo com- 
pagno nei lavori. 

Altro scultore del secolo suindicato. Apparten- 
gono al di lui scarpello alcune sculture di due 
marmi della chiesa di s. Cassiano a circa sei mi-*» 
t;lia da Fisa , rappresentanti la resurrezione di 
Lazzarone l'ingresso del Salvatore in Gerusa- 
lemme . E a questo dovuto anche il saicofago y 
che ora trovasi in Campo-santo segnato di Nu- 
mero LIV con iscrizione latino italiaua (JSez, I % 
voi, II, pag. 140 ). 

Abilissimi fonditori in bronzo, e segnatamente 
di campane. Fra queste è da uotarsi quella detta 
la Pasyuareccia nella pisana torre pendente, di 
cui si è favellato nell'antecedente Sezione, pag. g5. 
Si distinsero anche in opere di scultura e d* ar- 
chitettura alla corte dell'imperatore Federigo II. 

È questi il più antico de' Pisaui dipintori, di 
cui ci sia pervenuto il nome. — Che l'arte della 
pittura in Pisa fosse anche anteriore a Giunta, lo 
comprovano non pochi monumenti tuttora conser- 
vati in patria, come sarehbero alcune antiche ta- 
vole in forma di croce , e segnatamente quella 
esistente nella chiesa di s. Pietro in Vinculis, già 
illustrata nel presente volume a pag. ifo e seg.- t 
un'altra nella chiesa di s. Marta (loc cit. pag.ifcy, 
ed altra ancora in s. Martino con varj spartimenti 
a piccole figure riferenti a fatti della Passione ec* 
E per tacere d'altre pitture già indicate nel cor- 



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273 



CLASSE IV 

Nomi 



Niccola 
Pisano 



Fra Gu~ 
glielmo 
Agnelli 



Giovanni 
Pisano 



NOTIZIE 



so dell'opera, ci ristringeremo a notare il Codice 
originale degli Statuti pisani del ti 60 esistente 
nell'Archivio Commutativo, scritto in foglio mas- 
simo membranaceo, ed ornato di bei fregi e minia- 
ture a colori ed oro , che presentano i lineamenti 
della pittura non rinascente e bambina, ma di un 
adulto magistero: monumento per tutti i rapporti 
preziosissimo — . Tornando ora al nostro Giunta, 
diremo che fu figlio di Giuntino, per l'iscrizione 
impreca nell'estremità inferiore del Crocifìsso da 
esso dipinto per la chiesa degli Àngioli nel pia- 
no d'Assisi, e che là tuttora conservasi; che fu 
per quei tempi valentissimo, come desumesi dal- 
le poche sue opere rimaste in patria ( Voi. Il, 
Sez- I , pag. aa6 e seg. t e nel presente volume , 
pag. 4); e che fu auteriore e fors anche maestro 
a Cimabue, il più antico fra gli artisti fiorentini. 
Ora dunque essendo Giunta il primo pittore ita- 
liano conosciuto, reca maraviglia che l'industrio- 
so Vasari lo abbia affatto trascurato, dando prin- 
cipio alle sue f r ite col più tardo Cimabue . — 
Quest'inclito artista finì di vivere intorno alla 
metà del secolo XIII. 

Celeberrimo scultore ed architetto, uno dei più 
grandi artefici pisani dopo la ristorazione delle 
arti per essi avvenuta neil' Italia. Dello stesso si 
è già più volte con lode parlato in questa opera, 
t» segnatamente nel primo volume a pag, ia5, e 
nel secondo a pag. 87 e seg. Morì nel 1975. 

Discepolo del menzionato Niccola. Fu l'archi- 
tetto dall'attuale faeciata di s. Michele in Borgo, 
e lo scultore delle figure che l'adornano , come 
pure dei quattro bassinlievi che decorarono uu 
giorno il pulpito di detta chiesa, e che ora tro- 
vansi in Duomo. (Voi. ll y Sez. J, pag. 59). Morì 
nel i3ia. 

Scultore ed architetto esimio, figlio e discepo- 
li del sopraindicato Niccola. Le di lui principali 
•>pere, fra cui la costruzione del patrio Campo- 
santo, sortosi da noi indicale a pag. ia5 della 
\Parte storica. Morì decrepito nel i32o. 



274 



CLASSE IV 

Nomi 



U pettino 

Andrea 
Pisano 



Giovanni 
Balducci 



Vicino 



Giglio 
Pisano 



sor i z i e 



Pittore nominato nel Breve Pisani Communi s , 
e io altri interessanti documenti in Pisa. 

Architetto e scultore rinomatissimo in marmo 
e in bronzo, in oro ed avorio . Fu discepolo di 
Giovanni. In Firenze, più che altrove, fece spic- 
care il pregio de' suoi lavori . Basti qui il ram- 
mentare, a tutto elogio di quel sommo ingegno, 
la porta in bronzo del Battistero di detta città , 
opera di tollerante e diuturna fatica , e che si 
tiene a ragione fra i più maravigliosi prodotti 
dell'età sua. Morì d'anni 75, l'anno 1 V f 5. 

Scultore ed architetto, contemporaneo d' An- 
drea. Fra l'egregie prove del suo valore è da no- 
tarsi la maguifica arca marmorea di s. Pietro 
martire nella chiesa di s. Eustorgio in Milano, 
da esso condotta nel i33q. 

Pittore e maestro d'opera musaica. Lavorò nel- 
la tribuna maggiore del patrio Duomo {Voi. II, 
Sez /, pag. 67 ) . 

Intorno a questo scultore crediamo opportuno 
di riportare ciò che ne disse il eh. prof. Seba- 
stiano Ciampi nell'altre volte citale sue Noti' 
zie ec. pag. *]/\ e seg.: «Nel l34g allogarono gli 
Operaj di s. Jacopo (di Pistoja) a Maestro Giglio 
pisano una statua di s. Jacopo , che dovea slare 
in mezzo alla tavola dell'altare . II nome di que- 
sto artefice fu ignoto al Vasari, al Baldinucci, ed 
a quanti scrissero finora intorno al risorgimento 
dell'arti. Eppure meritò nuliameno di tanti altri 
d'essere celebrato e proposto come uno dei pro- 
motori del buono stile. Gli fu tanto avversa la 
sorte che, oltre all'essere rimasto dimenticato il 
suo nome, quest' opera, degna di qualunque più 
sublime artefice di quel tempo, venne dal Vasari 
attribuita a Leonardo di ser Giovanni fiorentino, 
l i godo di trarne il nome a pubblica cognizione, 
non tanto per rendere questo tributo alla sua me- 
moria, quanto ancora perchè vedasi che in quei 
tempi gli artisti di merito erano tanti, che se di 
tutti ci fosse restala memoria , formerebbero , 



275 



CLASSE IV 

Nomi 



Tommaso 
e Nino 



N O T I Z I E 



per dir così, una legione. La statua fu ordinata 
nel ij4$? la dette compiuta nel 1 353. E siccome 
dovea essere esposta subito alla pubblica vene- 
razione, perciò gli Opera) mandarono a Pisa per 
condurla a Pisloja i cappellani dell'Opera stessa, 
i quali l'introdussero in città come cosa già snera». 

Fratelli e figli ben degni del celebrato Andrea. 
Al primo devesi la fabbrica dell'ultimo ordine su- 
pcriore del patrio campanile pendente, e più i 
lavori in scultura già designati nell' antecedente 
volume a pag. i/j-j, 1 4 3 , al secondo, le am- 

mirabili statue ebe adornano 1' aitar maggiore 
della chiesa della Spina in Pisa, di cui si è par- 
lalo nel presente volume a pag. 1 88 e segg. 



Neruccio 
di Federigo 
Turino 
Vanni, 
Jacopo 
Cwtra , 
Nello di 
Vanni, 
Nero di 
Nello, 
Bernardo 
di Nello 
Falconi 



Pittori pisani del secolo XIV , dei quali re- 
stano tuttora alcune opere in patria, e nelle 
chiese de' contorni. 



Isa) a da 
Pisa. 



Scultore accreditatissimo del secolo XV. Si 
notano del medesimo \aric opere, fra le quali l'ur- 
na sepolcrale del pontefice Eugenio IV , che ora 
trovasi nel chiostro della chiesa di s. Salvatore 
in Lauro di Roma j l'arco trionfale di Alfonso I 
re di INapoli , dinanzi al Castel-nuovo di quella 
città, dal Vasari erroneamente ad altri attribui- 
to ; e i monumenti di s. Monica in Roma, vaghi 
ed interessanti lavori, che furono nel 1760 bar- 
baramente distrutti. 



!» 



CLASSE IV 

Nomi 



Baccio 
Lumi 



Gio. Ball. 
>Ceivelliera 



Vincenzo 
Possenti 



Aurelio 
Lonxi 



NOTIZIE 



Orazio to- 
mi Gen- 



Dopo lo stato deplorabile di Pisa nel XV e? 
in parte del seguente secolo, fu questi il primo> 
a far risorgere la pittura in patria coli 9 aprirvi 
scuola, e coll'istruirvi i due suoi nipoti che qui 
sotto ricorderemo. Di alcune sue tele abbiamo 
parlato nel pi esente volume a pag 3, i38. 

Architetto e scultore in legno. Lavorò di tarsìa 
non pochi seggi del Duomo, e la bella cattedra 
arcivescovile portante espressa V adorazione dei 
Magi , con tutto ciò che V istoria richiede. 

Scultore abilissimo nell'arte fusoria. Il lampa- 
dario di bronzo sospeso nel mezzo del nostro Duo- 
mo , con putti di tondo rilievo, celebre per le 
osservazioni del Galileo (Voi. II, pag. 79) , fu» 
dal medesimo eseguilo nel 1587. 

Nacque uel x556. Apprese l'arte da Baccio suo* 
zio, e si rese pittore di graode estimazione • I 
lavori che di lui cooservansi in patria sono in 
gran numero, e di questi abbiamo già fatto di- 
scorso a suo luogo. Qui soltanto rammenteremo 
il bellissimo quadro dell'adorazione de'Magi, che 
egli fece per la chiesa di s. Frediano, non tanto 
per obbedire alle premure del grau*»duca Ferdi- 
nando I, di cui godeva l'amorevole prolezione , 
quanto per propria sua devozione , avendolo di» 
pioto gratuitamente . Morì 1' anno l6aa d' a u - 
ni 6*6. 

Nacque nel i56a, e fu educato nella scuola di 
Baccio al fianco del suo fratello Aurelio. Assun- 
se il cognome Gentileschi* per l'eredità o dona- 
zione di un zio materno . Passato a Roma, prò» 
babilmenle per perfezionarsi nell'arte , vi lasciò» 
opere insigni a fresco e ad olio, da stare a paro 
di quelle de' più sublimi maestri suoi coetanei . 
Invitato poi e condotto a Genova, in Francia , in 
Inghilterra , dappertutto soddisfece egregiamente 
all'espettativa che si aveva di lui; ottenendo per- 
fino da quest' ultima corte un'annua pensione di 
5oo lire sterline: Ivi pieno di giorni e di gloria 
visse fiuo all'anno 1646. 



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277 



CLASSE IV 

Nomi 



Orazio 
Ri mi li aldi 



Girolamo 
Riminaldi 



Domenico 
Riminaldi 



Artemisia 
Gentileschi 



Arcangela 
Paladini 



NOTIZIE 



Uno de' più celebri pittori pisani. Studiò pri- 
ma in patria sotto la direzione def prelodato Au- 
relio, poi iu Roma presso Orazio Gentileschi qui 
sopra ricordato. I lavori che di lui abbiamo ia 
patria sonosi di già rammentati nel voi. II, pag, 
65, 66, 79, e nei presente a pag. i5y, 160. Ei 
fu rapilo da morte sul fior degli anni nel io di- 
cembre i63i, sorpreso dal terribil contagio tanto 
alla Toscana memorabile e funesto , mentre era 
occupato nel suo pregiatissimo lavoro della cu- 
pola dei nostro Duomo . A pag. i 1 1 del presente 
volume si è parlato di una moderna iscrizione la- 
tina, che ne fa onorevole ricordanza. 

Pittore anch'esso di qualche inerito, chiamato 
da Roma, dopo la morte del fratello Orazio , a 
compiere il di lui lavoro nella cupola del Duomo 
di Pisa . 

Scultore ingegnoso in legno, e fratello anch'esso 
del ricordato Orazio. Pose ogni studio e fatica a 
scolpire nei gradini di noce dell'antico aitar mag- 
giore del Duomo la storia dell' incoronazione 
della Madonna: essi al presente si trovano, come 
si è avvertito a pag. 6a dell'antecedente volume, 
nella stanza del Capitolo de' Frati di s. Fran- 
cesco , ora goduta dalla venerabile Arciconfra- 
ternita della Misericordia di Pisa . 

Pittrice d'alto grido. Nacque in Pisa nel 1590 
del sopraindicato Orazio Lomi Gentileschi , dal 
quale non solo, ma dallo zio Aurelio ebbe essa 
ottimi ammaestramenti . Riuscì felicemente nei 
ritratti, nei moltipiici lavori di frutta e di fiori, 
e negli argomenti che esigono forza e nobiltà di 
pensiero. (Jiia sua tela infatti rappresentante s. 
Giovanni nel deserto in atto di dormire, fu tenuta 
da esperti conoscitori per una delle più preziose 
opere di Guido Reni . Venne a morte in Napoli 
dopo il i65a. 

Nata in Pisa nel 1599 dal pittore Filippo Pa- 
ladini, divenne eccellente non solo nella pittura 
e nei ricami, ma ancora nella poesia e nella utu- 



■ i 

i 



278 



CLASSE IV 

JS 7 omi 



Gio. Batt. 
ranni 



Ercole Bez- 
zicaluva 



Giovanni 
del Sordo 



Zaccaria 
Rondinosi 
Pietro 
Ci off eri 

Francesco 

Monte la' 
_ • • 
tici 

y 

Fratelli 
Poli 



NOTIZIE 



sica. Per tante buone prerogative meritò la pro- 
tezione e l'affetto dell' arciduchessa Maddalena 
d'Austria moglie del gran-duca Cosimo II ; la 
quale, chiamatala alla corte, in seguito la diede 
in isposa a Giovanni fìroomans nel 1616. II ri- 
tratto ch'ella fece a se stessa, fu esposto nella R. 
Galleria di Firenze fra quelli de' pittori illustri. 
Morì nell'anno rttaa nella fresca età di anni a3. 

Detto il dannino . Pittore, architetto ed inci- 
sore in rame. Per la pittura fu scolare dei Lomi, 
e dipoi degli Allori e dell' Empoli ; e per 1' ar- 
chitettura e incisione, di Giulio Parigi . Dipinse 
con applauso nelle principali città ci Italia; ed 
intagliò all'acqua forte in Parma , in quindici 
carte, la rinomata cupola del Correggio. Cesi>ò di 
vivere iu Firenze nel 1660. 

Pittore e incisore , e discepolo anch' esso di 
Giulio Parigi. Nel coro della Collegiata di s Ste- 
fano di Pescia si vede una di lui pittura di varj 
Santi ; e trovatisi io Pisa e fuori non poche 
stampe di battaglie, cacce e paesi , lavorale io 
una maniera che partecipa di quella delCallot e 
di Stefano della Bella • Godendo il, favore del 
grau-duca di Toscana, fu eletto al comando della 
fortezza vecchia di Livorno, e poi di quella di 
Siena. 

Detto Mone da Pisa. Pittore, a cui sì attribui- 
scono due quadri in patria; uno nella chiesa di 
S.Francesco {pag. 104), e l'altro, in s. Martino 
(pag. 160). 

Pittore, il quale valse piò negli ornati, che 10 
altro. 

Denominato lo Smargiasso. Pittore non inele- 
gante di prospettive , di battaglie, di vedute di 
mare, di vascelli- e d'altri marini soggetti. 

Detto volgarmente Cecco Bravo. Colorì le sue 
tele con fiati che zza di pennello e con sugose 
tinte. Terminò i suoi giorni in Innspruck , ivi 
condotto dall'arciduca Ferdinando d'Austria. 

Furono pittori di paesaggi piuttosto vaghi e 
copiosi di figure» 



/ 



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279 



■afa 



CLASSE IV 

Nomi 



Sebastiano 
Tamburini 



Ranieri 
Paci 



Santi 
Santucci 



Giuseppe 
Giacobbi 



NOTIZIE 



Giuseppe e 
Francesco 
fratelli 
Melani 



Famoso cesellatore e geltatore in argento e in 
bronzo. E a lui dovuto il bellissimo ciborio del 
Duomo, di cui sì è parlato a pag. 72 dell'ante- 
cedente sezione, eseguito nel «69/2 sul disegno 
del Foggiui fiorentino , e clie forma il piacere e 
l'ammirazione deci' intelligenti . 

Pittore di qualche nome . Si distinse in Firen- 
ze, dipingendo la cupola della chiesa di s. Am- 
brogio; in Pisa , nel quadro all' aitar maggiore 
della chiesa di s. Giuseppe ( pag 10 i ) . Fu ra- 
pito alle speranze della patria sul fior degli anni. 

EJegaute scultore in legno , ed ingegnere . In 
un magazzino in Pisa presso la porta a mare ve"- 
gonsi tuttora alcuni avanzi della poppa di una 
galera con molto gusto intagliati. Fu molto ama- 
to dal gran principe Ferdinando; il quale, in tem- 
po del suo soKgiorno in Pisa, da lui apprendeva 
1 preietti del disegno e del modellare in creta. 
Dopo l'immatura morte di detto principe si recò 
in Venezia.ove ebbe onorevoli impieghi e stipendi. 

Altro intagliatore in legno, scolare del suddet- 
to Santucci . Sono di lui opere il Cristo nella 
chiesa di s Eufrasìa , e quello nel Carmine; come 
pure due baccanti in allodi suonare il cembalo, 
nella casa Landucci in Pisa. Lavoiò anche in Pa- 
via intorno al 17 10. 

Pittori egregii, Puno in figura, l'altro in archi- 
tettura. Oltre i lavori che abbiamo di loro indi- 
cati nel corso dell'opera, e segnatamente a pag. 56 
dell'antecedente sezione , ed a pag. 6 , 5o , 54 , 
101, 137, i53, 200, 241 del presente volume, e fra 
questi le pitture della gran volta della chiesa di 
s. Matteo, meritano pur anche ricordanza ( se- 
condochc avverte il Tempesti ) le maestose mac- 
chine dipinte a lieve tempera sulla tela , che in 
alcune annue ricorrenze s' innalzano nella chiesa 
Primaziale, in quella di s. Martino ec.j macchine, 
che fatte espressamene per ossenarsi al river- 
bero de' lumi, atteso l'effetto maraviglio^» della 
[prospettiva, la nobiltà ed il gusto della situine- 



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2S0 



fi \SSF IV 

Nomi 


NOTIZIE 




tria e dell'ornalo, ed atteso il vago e pastoso ac- 
cordo delle lucide tinte , producono un colpo 
d'occhio scenico e nuovo, il più grato e sorpren- 
dente. Il pontefice Clemente XII, generoso esti- 
matore del merito di questi due fratelli, li deco- 



:rò del titolo di cavalieri aureati. Il primo nacque 
nel 1673, mancò nel 174?; il secondo nacque nel 
1675, morì nel 1742 quasi improvvisamente, dopo 
una caduta sofferta mentre dipingeva la cappella 
del palazzo arcivescovile. Di un elogio funebre 
dei medesimi si è fatto discorso a pag. i3q di 
questo stesso volume. 
Mattia Architetto. Si è di lui fatto menzione, parlando 
Tarocchi ' della chiesa di s. Apollonia e di s. Marta. 
Gio. Bau. Pittore valente a fresco e ad olio. Tra i miglio- 
Tempesti ri affreschi che di lui abbiamo in patria, note- 
remo quello che vedesi io una delle sale terrene 
dell'arcivescovato, ove si conferiscono le lauree 
dottorali ai giovani dell* Università (pag. 6 ) ; e 
l'altro nella chiesa di s. Vito ( pag. g3 ) . Nel 
Campo-santo urbano trovasi un monumento con- 
sacrato dalla patria nel 1804 alla di lui memoria. 



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INDICE ALFABETICO 



DEGLI ARTISTI ESTERI 
se' quali consertasi qualche OPERA. Ilf PISA 



KB. Col numero romano seguito dall'arabico si dinoia il 
volume e la pagina. Degli artisti pisani non si citano qui 
che coloro , i quali non furon compresi nel precedente 
Catalogo; o s y indicano le opere dei citati, che in esso 
non furono ricordate. 



jA. godìi fra Guglielmo, pisano, architetto e scultore — II, 
59 , 1 18. 

Aliot de Ligoy Ambaroy , pittore — III, 107. 
Allori Alessandro, detto il Bronzino, fiorentino, ~pitt. — UT, 
4o« «68. 

Allori Cristofaro, fior. più. — II, 47 ~ HI, alL 
Alvaro Pire* d' Evora , pittor por tughe se — IH, xì£l. 
Ambrogio d'Asti, più. — III , Xl2± 

Ammannati Bartolom., fior., arch* e scult. — II, 5a, aaj» 
Antonio Veneziano, pitt. — lì, 120, ia5. LaiL 

Balducci Giovanni, pisano — HI, 010. 
Bartoli Taddeo, senese, pitt. — III, 10^ 95^ 
Becca fumi Dom., detto Mecherino da Siena, pitt. — II, 63,65. 
Belli Giovaceli ino, scult. — IH , ìiL 
BeneHale Marco, romano, pitt. — III, i54> 
Benvenuti cav. Pietro, fior., pitt. — II, ']6 1 
Berti Pietro Francesco di Lucca, f ondi tore — II, 95 ♦ 
Bezzuoli, /for., pitt. — III , 5o_. 
Bianconi Carlo, bolognese, arch. — II, xf\\. 
Bilivert Giov. Antonio, fior. , pitt. — II, 58^66 — III, ji^ 
72 , aAo* 

Bocciardi Clemente, detto il Clementone, genovese, pitt. 

II, 64, 226 — III , 53, iuo± 1^4, i_8fL 
Bologna Giovanni, fiamingo, scult, e arch —II, 28^ 58,62, 78, 
Bona ni irò, scult. — II, 

Bongi Dom. da Pietrasanta, pitt. — III, 72. 
Borghctti Ranieri, pis., pitt. — III , 52. 
Boscoli Andrea, fior., pitt. — III, i55, 166. 



Ito 

B ufTal macco Bonam i co, fior., piti- — Hi a3tìi 
Buonarroti Michel., fior., pitt., scult, ed ardi. — II, 46. 
Buontalcnti Bernardo, ^flr., pitt., scult, td «re*.— -111* 80^ 197. 
Musoni Bartol. , pis-, pitt. — III» ' 4q» 
Buti Lodovico^or., pitt. — III, 3$. 

Cardi Lodovico, detto il Cigoli, pitt* — III, 23, 103. 
Casnlani Alessandro, senese, pitt. — HI, 104» 
Carrara Giov. Battista, scult., e/ond. — III, 234» 
Cassiani P. Stefano, certosino, pitt. — III, 
Castagno (del) Andrea, fior., pitt. — III, 207. 
Castello (da) Francesco, Jiamingo , pitt. — III, 107. 
Cavallucci Antonio, romano, pitt. — H, 48 — HI, ^00. 
Cazioli Francesco, bolognese, pitt — III, 2iì. 
Cecchi Francesco, scult, — II, 5.9» 

Cervelliera Giov- Batt. , pis., ardi e scult, in legno —II* ^8. 

Checchi Giovanni, livornese , pitt. — III, »ao. 

Ciaja (della) cav. Azzolino, sen. , organista — III, ^2. 

Ciarpi Baccio, Jior., pitt. — IH, ìM. 

Cibeì di Carrara, scult- — II, i45* 

Cignaroli Giov- Bettino, veronese, pitt. —Il, — III, 199» 
Cimahue , fior. , pitt- — III, an . 
Cinganelli Michele, Jior. , pitt. — II, 66± 2P_! 
Collignon Giuseppe, Jior., pitt. — H, 36 — III, 106, aflflu 
Conca cav. Sebastiano di Gaeta ,pitt. —II, li — III, i54, 300- 
Corrado Giacioto, napoletano, pitt. — II, 70. 
Cortona (da) Pietro, pitt. — III, a. 
Corvi Domenico, viterbese, pitt. — li, 48 — III, 199- 
Cosini Silvio da Fiesole, scult. — II, 64- 
Costanzi Placido, romano, pitt. — II, ^ — III, 200. 
Cozza Francesco, calabrese, pitt. — III, i q3. 
Curradi cav. Francesco, Jior, , pitt. — II, 70, 2a6 — III, 5, 
106, 168, 196, a35, a4i« 

Dan dì ni Cesare, fior., pitt — III, mi. 
Dandini Pietro, fior. , pitt, — III, 1 aa, aoo. 
Duccio di Boninsegoa, sen., pitt. — III, 3, aog. 

Empoli (da) Jacopo, pitt. — III, 28^ 3i, io3. 

Falconi Bernardo di Nello, pis., pitt. — II, 4li 

Fancelli da Settignano, scult. — II, 23, 78. 

Farella Gi«'*como, siciliano, pitt. — III, uno. 

Federigo d'Amsterdam, detto il Padovano, pitt. —Ili, 208- 

Ferretti Giov. Doni., fior., pitt. — II, 4^, $o —III, 199 , 226. 



285 

Foggini Giov. Batt., fior , ai eh. escult. — II, 55 • 63 . 72 . 

ììi - ni. a£L ^ 

Foggini Giulio, arch. — III, 6^. 
Forzori Alessandro, pitt. — III, fa± 

Francavilla Pielro, fiamingo, scult, e arch. — II , 2$ III, 

^ 47. 49» «99- 

Franceschi™ Baldassarre, dettoti Volterrano, pitt.— Ili, ili. 
Franchi Gaetano Maria, pitt. - III , 226. 

Gabbiani Anton Domenico, fior., pitt. — III, ne,. 
Gabbrielli , pis , ni/r. — III, 9 5. 

Gaddi Gaddo^or., pitt. e musaicista — II, 55, 6^ 7*. 

Gaddi Taddeo, fior., pitt. — III, ìnJL 

Gagliardi Giovanui, Jft?r., più. — II, fio. 

Gattucci Paolo, pii., pitt. — HI, i3q. 

Gambarelli Cosimo, senese, pitt. — IH, i6fi. 

Gamberucci Cosimo, /for., jtfff — II, GfL 

Gandolfi Gaetano bolognese, pitt. — II, 26 — HI, 190, 

Garagalli Antonio, fior , pitt. —I), 6^ 79. ' - 1 ™ 

Gentile da Fabriano, pitt. — III, 209. 

Gera, pis., pitt. — HI, 210. 

Getto Jacopo da Pisa, pitt. — III, 208. 

Gherardesca Alessandro, pis., arch. — III, 3^2$» i_i3, 20_l. 

Ghirlanda Agostino da Carrara, pitt. — II, 146. 

Ghirlandajo Domenico, fior., pitt. — II, 63 — III, i35, 

Giare, pittor francese — III, 334. 

Gidoni Giov. Battista, fior., più. — III, 164, 

Giotto, fior., pitt. — II, 136, 140, lir, 1 4?7jjzj -III, 208. 

Giovanni soprannominato dell'Opera, scult. — II, 2 8. 

Giovanni Pisano, arch. escult. — II, 58^ jo, ,5pj 166,22!, 

229 — III, ao^. 
Giunta Pisano, pfcif. — III, 2_i_l. 

Gozzoli Benozzo, /?or., pitt. — II, 162, e segg., ^ e segg. 

— III, 17'» 207, aia. 218. 
Grazzini, ,/ior., jea/f. — III, T o6. 
Grisoni, /or., pitt. — III, i35, 
Gualandi da Prato, fonditore — II, $5. 
Guerrazzi Temistocle, livornese, scult. — IH, 117. 
Guglielmo d' Innspruck, nrrh — . K, 92. 
Guidetti, livornese, pitt. — HI, 1^0. 

Guidotti cav.PaoIo, lucch.,piu.-ll, 65, 66, i So—Hi, i49,i5i. 

La-Brugia (de) francese, più. — II, £L 

Laurati Pietro, sen. t pitt. — n, a5a. 

Ingozzi Jacopo, verona, — IH, 2^ 3o, iSa* 



284 

Lino, senese, arch. e scult. — II, 54» ^3, 
T, orni Baccio, pis., pitt. — III, 3, 166. 

Lomi Aurelio, pi*., pitt. — II, Jl, 7^ 90, aafi — III , 4 * 

72, ilo, i38. 1 43, i4o» i55, 16H, 201. 
Lorenzi Antonio da Settignano, scult. — II, ?3i. 
Lorenzi Giov. Battista, fior., scult. — II, 
Lorenzi Stoldo da Settignano, scult» — II, 63 — III, 46- 
Lorenzo (Don) Monaco, fior., .pitt. — III, i3t. 
Luca di Leyden, pitt. — III, 2fl ? « 
Luti Benedetto, fior., pitt. — II, 54» 

Macchia velli Zenobio, pitt. — 111, ?. 1 ?.. 

Macchietti Girolamo, fior., pitt. — III, 166. 

Majaoo (da) Giuliano, intagliatore in legno — II, i*L 

Mancini Fraocesco di sant'angiolo in Vado, pitt. — II, £u_i 

Marietti Rutilio, senese, pitt. —II, 65 —IH, 18^ 5a, 151, ait. 

Mannozzi Giovanni da a. Giovauui, pitt. — HI, 1 27. 

Maré (de) francese, pitt. — III, 173. 

Marini Antonio, fior., pitt. — II, 56j 67, ja. 

Ma ruscelli Giov. Stefano dell* Umbria, pitt. — I), 66^6^ — 

III, -2^ 7^, io5, ia6, 1 54 • 
Masi Tommaso, pis. t scult, — II, 7_l^ i46« l5a. 
Ma tra ini piccola, pis., pitt» — III, i83 
Melani fratelli, pis.t pitt. — III, j la, 307. 
Memmi Simone, ten», pitt. — II, 1 18, ia3. 127» 
AJochi Orazio, fior., scult. — II, aiL 
Modena (da) Bai naba, pi Lt. — III, 107, r i 1 2. 
Mora Gaspero, scult. — II, aiL 

Mosca, detto il Mose hi no , da Settignano —II, 55^ 73 — HI, 190- 
Mura (de) Francesco, napol., pitt. — III, 1 38. 
Muratori Domenico, bolog., pitt. — II, 54* 

Nasini fratelli, sen. t pitt. — III, 167. 

Nelli Giuseppe, scult. — n, a3o. 

Niccola Pisano, arcA, e scult. — III, 4iL 7^> 196. 

Rigetti Matteo, fior., arch. — III, 21? *3 a * 

Nino Pi &aiio, scult. — III, 1 uo. 

Orlandi Diodato, pitt. — III, iio. 
Orlandi Giovanni Pietro, fond. — II, 94. 
Orgagna Andrea, fior., pitt. — n, 33a. i\ 1 e segg. 
Orgagna Bernardo , fior*, pitt. — H, 24 1 e segg. 

Paci Ranieri, pis., pitt. — III, 1^3. 

Pagani Gregorio, fior , scult, e pitt. — II, 2JL 



Faggi Giov. Battista, genovese, pitt. —ti, 73 Uh lu3> 

Pagliani Cosimo, arch. — III, tjj. 
P-^gni Raffaello, /715. — II, 23. 
Paladini Filippo, pi5-, pitt. — IH. 43. 

Palma Felice di Massa ducale t scult. — II, 78— III, jij 2^1 169. 
Palma Giacomo, juniore, pitt. — III, 1 58. 
Pampa Ioni Luigi, scult. — III, lia e segg. 
Passignaoo (da) Domenico, pitt. — II, 76 — III, io3, lo5, 
*5q> 196. 

Pecheux Lorenzo dì Lione, pitt* — II» ?5 — III, 147, aiid 

Peroni Alessandro, fior., arch. — III, ao. 

Perry Giacomo, frane, pitt. — III, 18, 73, 171. 

Petri Niccolò, fior,, pitt. — III, 109» 

Piastrini, pistojese. pitt. — III, 1^ 

Pietro da Orvieto, pitt. — II, i55, i58 t 161, 167 . 170. 
Poccetti Bernardino, fior., pitt. — II, 6£ — III, 4JL 
Pontormo (da) Jacopo, fior., pitt. — III, a* 
Porta (della) o di s. Marco f. Bartolommeo domenicano $ 

fior., detto il Frate, pitt. — III, ìan.. 
Porligiani Domenico, fondit. — II, 29. 

Rosa Salvatore , napoL , pitt. — III, a — Un s» Girolamo 
nel deserto, con bellissimi accessorj, di sua mano, trovasi 
presso i sigg. Casanuova in piazza della Fontina. 

Razzi Giov. Antonio di Vercelli^ detto il Sodoma , pitt. — - 

n> §4» — in, ifli. 

Regny (mad. de) fran. — III, 20ÌL 

Reui Guido bologn., pitt — III, 29. 

Ricci Stefano, fior., scult. — II, i5i — III, 167, 168. 

Robbia (della) Luca, fior., scult. — II, 17^, 173. 

Robbia (delia) Andrea, fior., scult. — Illj i5i. 

Rolli Antonio, bologn , pitt. — III, 2&u 

Romanelli Francesco, viterbese , pitt. — III, i53. 

Rondinosi Zaccaria, pis., pitt. — lì. 1*1. _ 

Rondoni Ferdinando, /uf., pitt. — III, i65, 

Rosselli Matteo, fior., pitt. — II, 6^ aa6 — III, 106, 171. 

Rossi Gius, veneziano , incisore — II, ag — III, laa, 171. 

Rubens, pitt. — III, 10,4. 

■ 

Salimbeni cav. Ventura, sen., pitt.-— II, 65^75 — III, 50^ 

5a, 53, io5, 107, m, 2Q_l. 
Salvi, pU., pitt. — III, ilL 
Santarelli Emilio, fior., scult. — III, 117. 
Sarto (del) Andrea Vaiuiucchi, fior., pitt. — II, 5o f 6i A 78 

— Ili, 112, 



t 



286 

Scaglia Girolamo, lucch., piti. — ITI, 1I9. 
Sgrassi fratelli di Bergamo, organisti — II, 60. 
Serrano Angelo, fondit. — II, 29. 

Silvani Pier Francesco, fior» , scutt. e ardi. — III, 181 . 
Soderini Mauro, bologn., pitt. — III, 1 \ . 

Sogliani Antonio, fior , pitt II, 63^ G± — HI, 167. 

Sorri Pietro, sen., pitt. — II, ^3. 

Spinello Aretino, pitt. — II, i3i, 1 33 i35 . 

Stagi Slagio da Pietrasanta, scult. — II, 4*Li 52, 5t_> 62^ 63^ 

7 1 , 73» 22JL 
Susini An 1 011 io , jlor. scult. — II, 2JL 

Tacca Pietro di Carrara, scult. — II, 28, 47 — IH, [fi. 

Tadda Francesco,yior., scult. — II, ifl?» 

Tali Audrea, fior., pitt. e musa ic. — 11,67. 

Tantcri Valerio, pitt. — III, 173. 

Tarocchi Mattia, pis. 9 ardi, e pitt. — III, ^38. 

Tempesti Gioy. Battista, pis., pitt. — II, 5pj 52 — III, 3^55^ 

101, i2Q t 147, i65. 170, 1 85, 10,9, 208. 
Teneraoi, scult. — IH, SiL 
Tesi Mauro, bologn., arch. — II, i44- 
Trevisani Francesco da Trevigi, pitt. — HI, if>4« 
Thorwaldsen cav. Alberto, danese, scult. — II, t3JL 
Tiarini Alessandro, bologn , pitt. — III» 53. 
Tino, scult. — II, i48 

Titi, o di Tito Santi, da Borgo s. Sepolcro, pitt.— Hl,io4, 162. 
Tom masi Tommaso da Pietrasanta, pitt. — HI, ^S, i35, i43, 

i65, 167, 170, 1 72, 196, '226. 
Torelli Felice, veron., pitt. — II, 57. 
Torelli Lucia , veron. , pittrice. — III, 171* 
Traini Francesco, Jior., pitt. — III, ni. 
Tribolo Niccolò, Jior., scult» - li, 5^ 1 5o. 
Tronci Filippo di Pistoja, organ. — II, 60^ 
Turrita (da) Frate Mino, musaicista. — II, 67. 

Udine da Roveredo, pitt. — III, 1 26. 

Vacca da Massa di Carrara, scult. — II, fa, 7_i r— 111,6, 194. 
Vaga (del) Periuo, fior., pitt. - II, 52 -—III, a, 
Wanlint Enrico, pts , scult* — II, i45, »4o- 
Waulint Michele, scult. — II, 1^°, l5j — IH, ìo_l 
Vanni cav. Francesco da Siena, pitt- — II, 4fi* 91 ~" 
106, 

Vanni IWLiello, sen , pitt. — IH, 102, ia3, * 
Vanni Turino da fisa, pitt, — III, iSij 208 > 



dby Google 



287 

Tannini Ottavio, fior., pitt. — II, 6£— III, 106. 1 34. 

Vasari Giorgio, aret., arch, e pitt. — III, 21^ 3^. 

Venturi, pis. t pitt. — III, £8. 

Vcracini Agostino, pitt- — UT, q4»* 

Vignali Jacopo, fior., pitt, — III, g5, 

Vinci (da) Perino, scult. — III, 1 43. 

Vite Antonio da Pistoja t pitt. — II, a2fi_i 

Zoboli di Modena, pitt. — III, 1 54» 
Zola Carlo, milanese, arch. — III, ali* 



INDICE 



DELIE XXII TAVOLE IN RAME 



CONTENUTE NELLA DESCRIZIONE 

VOLUME L 

V càuta generale della piazza del Duomo . Pag. I 

Porto-pisano etrusco e dei tempi repubblicani ; « 6 

Iconografia del Giuoco e del Ponte . . » m 

Combattente nel giuoco del Ponte . . . » 

Veduta della piazza già delta degli Anziani, ora dei 

Cavalieri, colla torre della Fame ...» li? 

Monumento dell'imperatore Enrico VII • • » lo» 

Statua di Pietro Leopoldo L in piazza s. Caterina . m ilfi 

VOLUME IL * 

Pianta della città di Pisa — IH principio. 

Duomo • . • * . a !_5 

Veduta interna del medesimo . • M 41 

Altare di s* Biagio n $1 

Battistero . . » 8i 

Campanile. • . . . • • « • " 9 a 

Veduta interna del Campo-santo: . . • » im 

Veduta dell'area interna dello stesso . . • » 

VOLUME ili. 

Piazza moderna de* Cavalieri . i • • » 13 

Veduta del Lungarno dalla parte superiore. . » 22 

— — ! dafia parte inferiore. . » 2§ 

CAiwa rfi 5. Paolo a ripa d'Amo . . . • » >74 

di i il/aria aW/a ^ìlia. • • • » ififi 

Vagiti <#i P/5« rfe<l« di s. Giuliano ...» 

Veduta della Certosa fuori di Pisa . - ' » ^± 



I 



INDICE ANALITICO 

DELL* OPERA 



VOLUME I. 



PARTE STORICA 



1 lettera dedicatoria al 
Magistrato Comunità- 
tivo di Pisa, . Pag. Ili 
.Introduzione .... vii 
Oi igine antichissima del- 
la Città .' . . . i 
Pisa ne' tempi etruschi. 3 
Stazione in Pisa delle ar- 
mate romane. . . . ivi 
Pisa ascritta aW antica 

tribù Galéria ... 4 
Pisa colonia Giulia osse- 
quiosa ivi 

Primo altare cristiano in 
Italia eretto nel luogo 
oggi detto s. Pietro in 

Grado 5 

Porto-pisano etrusco e dei 

tempi repubblicani . 6 
Tri turrita distrutta nel 

secolo VI ... . 8 
Pisa ricusa al pontefice 
Gregorio di pacificarsi 
coi Greci e Longobardi ivi 
Pietro Diacono maestro 

di Carlo Magno . . 9 
8a3. / Pisani battono in 

Affrica i Saraceni . . ivi 
Privilegi di libertà accor- 
dati loro dall'imperato- 
re Lodovico .... ivi 
874. Incursione dei Sara- 
ceni sino a s. Pietro in 
Grado , e respinti dai 
Pisani ..... 10 

p. m. 



10 



i3 



ivi 



i5 



935. Genova devastata 
dagli Aff ricani, pag. 

965. Dimora in Pisa del 
re Ottone lische le ac- 
corda il privil. di zecca 1 1 

ioo3. L'armata navale pi- 
sana vince la flotta 
combinata dei Mori d' 
Affrica e di Spagna 
presso il Tevere . . 
■ ■ ■ Li vince anche in 
Sardegna .... 

1006. Li mette in rotta 
presso Reggio in Cala- 
bria 

// re Museto sorpren- 
de e devasta di notte i 
contorni di Pisa , ma 
poi n' è scacciato . . 

1012 / Pisani muovono 
all'impresa di Sarde- 
gna contro il detto re 
con buon successo . • 

1016. Uniti ai Genovesi 
sconfiggono i Saraceni 
nel porto di Limi . . 

102 1 .Distruzione dei Mo- 
ri in Sardegna, e il lo- 
ro re Museto prigionie- 
ro dei Pisani . 

Governo di Pisa in que- 
sto tempo .... 

io3o. Presa è saccheggio 
di Cartagine. . . 

io35, — e di Bona . . 

Edifizj pubblici nel Por- 
to-pisano ... 

io4o. Vittoria contro i 
Lucchesi 

13 



16 



18 



'9 

• • 

ivi 
20 

• - 

IVI 
21 



290 

1050. La Sardegna e la 
Corsica invase di nuo- 
vo dai Mori . . p»g. 32 

1051. Discacciati ancora 
dai Pisani , che al ri" 
torno in patria sono ac- 
colti in trionfo . . . i3 

Descrizione di Pisa antica 34 

io53. istituzione della pia 
Casa di Misericordia. 36 

106 3. littoria luminosa 
dei Pisani contro i Mo- 
ri in Palermo, e fonda- 
zione del Duomo . . 37 

1070. Battóno in mare i 
Genovesi 39 

iQjg.Espugnano Rapallo % 
e rompono la flotta ge- 
novese reduce da V ada ivi 

Codice commerciale ma- 
rittimo compilato dai 
Pisani 3i 

1088 — 1089. Pacificatisi 
coi Genovesi, e colle- 
gati fra loro s'impadro- 
niscono di Tunis e di 
Elmadia 32 

Vittorie dei Pisani nel 6 
Agosto 33 

1092. Dai berlo, primo ar- 
civescovo di Pisa . . 34 

109S. Prima Crociata sta- 
bilita nel Concilio di 
Chiaramonte. . » . ivi 

1097—1 099. / Crocesigna- 
ti prendono Nicéa, An- 
tiochia, Edessa, e asse- 
diano Gerusalemme . 35 

— — — L'armata pisana s' 
impadronisce di Corfù, 
Cefalonìa , Leucade e 
Zante 36 

—Gerusalemme presa 
dai Crociati il i5 luglio 37 

Incontro sinistro dei Pi- 
sani coi Veneziani . ì v i 



Assalto di Lbodicéa. pag. 38 
Daiberlo fatto patriarca 

di Gerusalemme . 
Riflessioni suW interven- 
to dei Pisani alla con- 
quista di quella città . 

I Pisani vi- fabbricano 
un castello .... 

noi. Azióni gloriose dei 
Pisani e Genovesi,e lo- 
ro stabilimenti nei por- 
ti della Siria . . 

I I o 3 . Costru zione del 
forte della Verruca . 

1 1 j >. Trattato dipace fra 
i Pisani e Vimp.Comnc- 
no di Costantinopoli 

in4 — in5. Impresa e 
conquista delle Ba- 
leain . . • . 46 ' 

11 18. // Duomo consa- 
crato da papa Gelasio II 58 

1119. Nuove contese tra i 
Genovesi e i Pisani . 

1 1 33. Loro riconciliazio- 
ne per mezzo di s. Ber- 
nardo ..... 

1 1 33 . Innocenzo II, pon- 
tefice legittimo, rico- 
vra in Pisa .... 

Convocazione di un gran 
Concilio in questa città 6a 

1 1 3 5— 1 1 36. Amalfi pre- 
sa dai Pisani , che ne 
riportano HCodice del- 
le Pandette di Giusti- 
niano .... 63- 

1 1 39. Fanno pace con Bug 
gero re di Sicilia . . 

Stato florido di Pisa . 

1150. Lega fra i Genove- 
si e i Pisani contro i 
Veneziani . + s • • 

1 1 51. Cocco Griffi primo 
Console in Pisa, ed ot- 
timo suo governo . . ivi 



39 

. . 

IVI 

4» 

4» 
44 

45 
5? 



59 



61 



IVI 



64 

66 

• • 

IVI 



69 



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-\ 1 ^i-Fondazione del Bai" 
fisterò . . . • pag. 

Porte antiche della città 

i ì6ì. Morte di s. Ranieri 
protettore dei Pisani . 

1162. Nuova guerra coi 
Genovesi 

1 »64» Barasone investito 
re di Sardegna in pre- 
giudizio della repubbL 

11 65. Vimp. Federigo ac- 
corda ai Pisani la rinve" 
sfinirà sopra la Sardeg. 

Alleanza dei Pisani coi 
Fiorentini .... 

Giornata di Motrone. . 

H73 Cristiano, arci can- 
celliere <ielC Impero 
viene in Toscana come 
paciere, e invece v y in" 
fiamma la guerra . 

1174. Edificazione della 
Torre pendente . . . 

1*78 — 1188. Stabilimenti 
commerciali dei Pisani 
in levante ... 84 a 

Prime dissensioni fra cit • 
ladini in Pisa . . . 

Morte in questa città di 
Gre &È^Vlll, e( l ele- 
zioiuf in Duom o di Cle* 
mente III . . , . 

1189. Nuova spedizione 
nella Siria .... 

1 1 90. Cangiamento di go 
verno in Pisa . 

Jl conte Tedice di Dono- 
rat ico primo Potestà in 
patria ...... 

1 200. Costruzione dell'ar- 
senale pisano. . • ; 

\*o*.Leonardo Fibonacci 
di Pisa pubblica il li- 
bro d* abbaco colle ci- 
fre arabiche .... 



69 
7° 

72 

73 

74 

75 

79 
ivi 



80 
«2 

87 
85 



88 



«9 
90 

9i 



100 



10 1 



291 

1221. Discòrdia dèi Fio- 
rentini coi Pisani pag. 96 

\l\x.l Pisani, battuta la 
flotta genovese, cattu- 
ranomolti dignitarjec- 
clesiastici,che recavan- 
si a Roma a danno del- 
l' imper. Federigo . 

Deposizione dello stesso 
imperatore pronunziata 
nel Concilio di Lione . 

i25o.5Vuz morte in Puglia 102 

12 52 — 1256 Falli svan- 
taggiosi ai Pisani. io3— io5 

1257. Alfonso re di Ga- 
ttiglia eletto dai Pisa- 
ni imper. de' Romani . 106 

Spedale di s. Chiara fon- 
dalo dai Pisani,ond'e- 
spiare l'interdetto del- 
la santa Sede . . .107 

Alleanza dei Pisani coi . 
Veneziani, e sconfitta 
dei Genovesi nei pa- 
raggi d % Acri . . . io8 

1260.. Grande battaglia 
di Montaperti . . .109 

Descrizione del giuoco 
detto del Ponte di Pisa 1 10 

1 a66. Man fredi re di Si- 
cilia resta ucciso alla 
battaglia di Benevento* 1 1 5 

Distruzione delPorto-pi- 
sano e del nascente Li- 
vorno per le armi di 
Carlo d'Ansio . . . 116 

1 268 Pisa si presta a fa- 
vore di Corredino nel' 
l'impresa di Napoli , 
ma con esito funesto . 119 

1278. Erezione del Cam- 
po^santo urbano. . . ia3 

.^.Battaglia della Me- 
loria contro i Genovesi 
fatale ai Pisani 1 io - 1 36 



1a88. // conte Ugolino 
della Gherardesca de- 
posto dal governo di 
Pisa per opera delV ar- 
civescovo Ruggieri de~ 
gli V baldi ni . . pag. i45 

Rinchiuso e morto nella 
torre detta della Fame 
con due figli e due nipoti \^ 

1291 — 1293.// conte Gui- 
do di Monte feltro con- 
dottiero dei Pisani 1 52 - 1 55 

i3oo. / Pisani fanno tre- 
gua per u5 anni con Ge- 
nova, di dove ritornano 
in patria i superstiti 
prigionieri della Melo- 
ria . . • . 157 — i58 

Rustichello pisano , uno 
di quei prigionieri , 
scrittore del Milione di 
Marco Polo ivi pure 
carcerato • . . .ivi 

1 3 1 1 . Enrico di Lacem- 
burgo in Pisa, ove tro- 
va assistenza nella sua 
impresa contro Rober- 
to re di Napoli. 160 — 162 

1 3 1 3. Morte di Enrico a 
Buonconvento . .- . . ivi 

Uguccione della Faggio- 
la signore di Pisa, e poi 
di Lucca . . i63 — 164 

i3f5. Rotta memorabile 
da lui data ai Fioren- 
tini e collegati guelfi 
in Val di Nievole 1 ' 

1316. Scacciato dai Pi- 
sani e dai Lucchesi, è 
accolto in Verona da 
Cane della Scala . .167 

Cenno storico dellaf ami- 
glia Gherardesca . . ivi 

1 3 1 7 . Pace dei Pisani colle 
città guelfe di Toscana 169 ' 



i3i7« Discacciano dalla 
ÌMnigiana il conte V- 
guccione, che assistito 
dagli Scaligeri e dai 
Malaspina tentava di 
ricuperare Pisa e Lucca 1 69 
i3a6. Perdono affatto la 
signoria della Sardegna 173 
1327. Pisa assediata da 

Lodovico il Bavaro . 174 
i3a8. Castr uccio Inter- 
minati di Lucca, ritor- 
nando da Roma, s'im- 
padronisce momenta-rW; 
neomenie di Pisa . .176 
i3a9. Bonifazio Novello 
della Gherardesca ri- 
stabilisce r indipenden- 
za della repubblica . 177 
1 3 3 5 — 1 339. Mire sue lo- 
devoli imprese, e ristau- 
ramento del Ginnasio 
patrio . . . 179 — 1 8'ji 
Sue disposi z. tetiament. iS'S 
1 34^ IPisani padr.diLuc. 187 
Fazioni de'Bergolini e de* 

Raspanti . . . . 190 
1347. Andrea Gambacorti 
investito del governo 
dei Pisani . . . ivi 
i355. Venuta di CarlolV 

imperatore in Pisa . 19 a 
Sollevazione dei Pisani 

contro le truppe imper. 193 
La famiglia Gambacorti 
espulsu dalla signoria 
della città . . . .194 
i357— \36$. Nuova rottu- 
ra coi Fiorentini, e varj 
fatti d'arme or favorevo- 
li ed ora contrarj . 195 — 199 
1 364- Giovanni dell' A- 
gnello s' impadronisce 
dello stato . . . . 201 
i368. Cessazione del suo 



m 

^ìijflffle 



dominio, e richiamo dei 
Gambacorti, pag. yo3— a«4 

i36o. Combattimento de* 
Pisani contro le truppe 
imperiali all' antica 
porta del Leone . . 20 5 

i3 ^4. Pietro Gambacorti 

eletto capitano generale 206 

i38 2. Federazione italia- 
na da lui promossa , e 
stipul. fra i varj stati 208 

1391-1 39-1 .JacopcidiV an- 
ni d' Appiano uccide 
proditoriamente UGam- 
bacarti, ed usurpa la 
signoria di Pisa 209 — aia 

i3q8. Morte dell' Appiano, 
a cui succede il figlio 
Gherardo, che vende la 
patria a Gian Galeaz- 
zo duca di Milano. . a 1 5 

ì^oz.Pisa rimane in po- 
tere di Gabriele Ma- 
ria di lui successore . 216 

1 hoS.J Pisani ricuperano 
la cittadella, che Gabrie- 
le Maria aveva ceduta 
ai Fiorentini . 217 — a 18 

1 406. Dopo luminose azio- 
ni cadono per tradim. 
in potere de' medesimi . 222 

i^og.Concilio ecumenico in 
Pisa per lo scisma d'EurM^ 

Trista condiz. de 'Pisani 225 

1 472. Lorenzo il Magnifico 
ristabil. VUniv. pisana 226 

1494 -Arrivo di Carlo Vili 
re di Francia in Pisa ivi 

/ Pisani si sottraggono 

al dominio dei Fiorentini 227 

1 ^.Ingresso Sell'imper. 
Massimiliano in Pisa. 2 3o 

i4o9« Assediata dai Fio- 
rentini senza successo a3a 

1509. S'arrende loro per 
fame 238 



293 

i536. 1 Pisani uniscono i 
loro scarsi averi per so* 
stenere nei più famosi 
Studi d'Italia i loro gio- 
vani concittadini . pag. 239 

i543. Coadiuvati da Co- 
simo I riordinano lo Stu- 
dio in patria. . 240 — 241 

i56i.Istituz.in Pisa dell' 
ordine milit.di s. Stefano ivi 

Vantaggi resi a questa 
città da Ferdinando l. ivi 

1 738. Francesco 111 duca 
dì Lorena succede inTo- 
scana alla famiglia Me- 
dicea ,estintainGiov. Ga- 
stone ultimo granduca . l/{3 

1765. Morto Francesco è 
dich, granduca il suo se- 
condog. Pietro Leopoldo ivi 

Pisa da lui beneficata, e 
quindi da' suoi successo- 
ri Ferdinando IH e 
Leopoldo li . 244 — 245 

i833. Statua eretta al 
granduca Pietro Leo- * 
poldo nella piazza di $• 
Caterina . . . 246—247 

VOLUME IL 
parte artistica —sez. ì. 

Prefazione ai Lettori pag. hi 
Cenni topografici, stati- 
stici e meteorolog. della 
città e de'suoi contorni i 
Cenno particolare intorno 
a Pisa, divisione in ter- 
zi eri, sua popolazione ec. 6 
Terziere di s. Maria . 8 

■ di s. Francesco 10 

di s. Martino . 11 

Porte e ponti della città. 1 2 
Temperatura del suo clima i3 
Descrizione del Duomo i5 
^ Buschetto ne fu V archi- 



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294 

tetto; fu italiano e na- 
tivo di Pisa pa<». 22 -24 
Rainaldo succedutogli nel- 
la direzione dei lavori lG 
Suo compimento tra il fi- 
ne del XI e il princi- 
pio del XII secolo . 27 
Daiberto primo arcivescovo 

della cattedrale pisana ivi 
Forma architettonica e sue 

parti . . ivi, e 37 a 39 
Porte di bronzo nella fac- 
ciata , ed artefici . . 28 
Gradinata d' intorno . 39 
Porta esterna a mattina ivi 
Misure esteriori . . . [\\ 
Descriz. archilelt. interna /\b 
Monumenti d'arte , cioè 
pitture, sculture ed al- 
tri oggetti . . 47 a 8° 
Cappella f/e/Z'Incoronata, 

detta di s. Ranieri 54 
Traslazione solenne del 
suo corpo dall'altare di 
s. Guido ne/i63o — Ori- 
gine della Luminerà di 
Pisa. . £ . . 73 — 74 
presbiterio . . ... 58 
Tribuna maggiore , 5g 
Madonna di solto gli Or- 

68 



gain 



Cappella dell' Annunziala, 

detta del Sacramento. 71 
Lampadario di bronzo, e 

scop. fisica del Galileo. 79 
Cupola dipinta da Ora- 
zio Rimiualdi . .ivi 
Illuminaz. dell'Assunta . 80 
Misure interne del tempio ivi 

Gallerie 81 

Tempio di s. Giovanni i o 
il Battistero , e Dioti- 
salvi architetto ... 82 
Descrizione esterna . . 83 

interna . 

Fonte battesimale . . 86 



Pulpito di Niccola Pisano 87 

Pitture 9» 

Dimens. interne ed esterne 91 
Campanile pendente edi- 
ficato da Bonanno di 
Pisa e da Guglielmo 
d'Iunspruck . 9* 

L'ultimo ordine dello stes- 
so da Tommaso, figlio e 
discepolo d' Andrea pis. ivi 
Descriz. arch. dello stesso 
Fonditori , peso, nome ec. 

delle sette campane . 94 
Dimensioni varie dell' e- 

dtfizio . . . . , . 96 
Argomenti a prova della 
sua originaria costruz. 
come ora si vede,e con- 
Jutazione del parere di 
quelli che sostenevano 
esser opera del caso la 
sua inclinazione . . 97 
Isolamento della torre 

pendente 1 06 

( Al voto già da noi 
manifestato , Sez. I , 
pag. 106 , si sta ora 
dando esecuzione). 
Altra scoperta fisica del 

Galileo . . . .109 
Campo-santo urbano edif. 

da Giov. Pisauo HO — HI 
Dimens. esterne , e de- 
scriz. architeli- 112 — n3 
Tabernacolo sopra la por- 
ta princip. d'ingresso, 
sculto dallo stesso arch. ivi 
Elogio al Conservatore 
di questo edifizio cav. 
Carlo Lasinio . . • » '4 
Dimensioni ifiìerne . . 115 
Pitture di Simone Meni- 
mi — La Conv. di s. Ra- 
nieri— s. Ran. prende V 
abito d'Eremita— Mirac. 
di s. Ranieri 1 1 8 — 1 23 — 1 27 




4 



Diaitized bv Oooq 



122 



23 



Pitture di Anton Vene- 
ziano —Ritorno e mira- 
colo di 5. Ranieri — La 
morte di s. Ran. —Mi- 
racoli di s. Ran. mor- 
to . . pag. 120 — 125 — 128 
Monumenti di scultura 

antica e moderna (*) 
Epigrafe onoraria ai due 
insigni artisti Niccola 
e Giovanni posta dal 
Conservatore Lasinio. 
Pitture di Spinello are- 
tino — Presentazione 
di s. Efeso all' imp. Dio* 
cleziano — Combattimene 
to di s. Efeso contro i 
Pagani di Sardegna — 
Il martirio di sani 3 E- - 
feso . . 1 3 1 — ► i33— - 135 
Sarcqfago,ov'è sculta Dia- 
na scendente in cocchio 
a visitar Endimione . i35 
Pitture di Giotto sman ile } 36 
— Le sventure di Giobbe 
— Gli amici di lui ì 40 — 1 4 1 
Monumento sepolcrale d' 
A. V acca Berlinghieri 
Sarcofago sculto da Bi- 
duioo nel secolo XII 4 . 



i3' 



140 

re liona mi co. . . .1^2 
Scultura di Tommaso pi- 

sano, che servì altra 
volta d'altare . . . 1^3 

Sarcofago antico espri- 
mente la caccia di Me- 
le agro ivi 

Mausoleo di Francesco 
Algarotti 144 



,47 
148 



295 

Pitture del Ghirlanda,^/ 
Guidotti,<fe/ Rondinosi . 145 
Mausoleo dei conti della 
Gherardesca sculto da 
Tommaso suddetto 
Arca sepolcrale dell' imp» 

Enrico PII. 
Monumento onorario a 

M. Selvaggia Borghi ni 149 
Gruppo di 5 statue colla 
Carità, sculle da Gio- 
vanni Pisano . . . i5o 
Sarcofdel cons. Tebaniano ivi 
Monum. a Lor. Pignotti 1 5 1 
y aso greco di marmo par io i\i 
Pitture di Pietro da Or- 
vieto—il Mondo — La 
Creazione — La Morte 
di Abele — L'Arca di 
Noè ed il Diluvio i55 — 158 

161—167—170 
Alto rilievo di greco scar- 
pello in. tre figure, cioè 
una Madre' in atto di 
ricevere il bambino dal- 
la nutrice . . . .159 
Pitture di BenozioGozzoli 162 
L' Ubriachezza di Noè . 
La Maledizione di Cam 
La Torre di Babele . . 
VAdorazme de' Magi e 

Abramo e gli Adoratori 

di Belo . . • . « 174 
Abramo e Lot in Egitto . 175 
Abramo vittorioso. . .177 
La partenza di Agar da 

Abramo 173 

L'Incendio di Sodoma . 181 
// Sacrifizio d' Abramo . ivi 



i65 
167 
170 



(*) NB. La descrizione di questi e alternata con quella 
delle pitture, secondochè sono di sotto o di faccia alle me- 
desime. Nella troppa quantità dei marmi figurati o scritti si 
accennano alcuni de' più pregevoli, colt'oruine in cui sono 
posti rispettivamente alle pitture. 



Rebecca e 
G iacobbe 



,87 
188 
190 
192 



296 

Le Nozze di 

d* Isacco 
La Nascita di 

e d' Esaù .... 
Le Nozze di Giacobbe e 
di Bachete .... 
Incontro di Giacobbe e d' 
Esaù, e ratto di Dina 
L'Innocenza di Giuseppe 19G 
Giuseppe ricon. dai fiat. 197 
L' Infanzia e i primi pro- 
di gj di Mosè . . . 20 3 
// passaggio del mar rosso 204 
Le Tavole della Legge 207 
La Verga d'Aronne e il 

Serpente di bronzo . ai3 
La caduta di Gerico e il 

Gigante Golìa . • . i\- 
Frammento del quadro che 
rappresentava — la vi- 
sita della Regina Saba a 
Salomone — , /' intera co- 
pia del quale trovasi nel* 
^Accademia di Belle 
Arti ( pag. '^09 ) . . a 18 
Urna di siile romano coti- 
tenente le ossa di U la- 
di slao duca di Texen 
Sarcofago di P. Giulio 

Lardo Sabino 
Sepolcro di m. Ugo A 
marinati nella cappel- 
la di tutti i Santi 
Bussor. di scuola pisana 
Sarcofago con emblemi 

bacchici 179 

Monumento sepolcrale del- 
la contessa Beatrice ma- 
dre della celebre Matil- 
de, che rappresenta Ip- 
polito e Fedra . . . 
Sarcofago con allusioni 

mitologiche . . . .187 
Urna di T. Elio Lucifero 190 
Sarcofago romano con 
genii alali . • « «193 



Simile con una festa bac- 
chica di Amori . «194 
Simile rappresentante un 

matrimonio pagano . ara 
Framm.di antich. egiziane ivr 
Sai'cqf. con vittorie alate 2021 
Simile con Tritoni . . ivi 
Simile esprimente una fe- 
sta dionisiaca • • • 20 5 
Simile con porta socchiu- 
sa e quattro gemetti . 206 
Simile con altra caccia 

di Meleagro . . .212 
Sim. di N. XXXI, XXX li 1 1 5 
Simili di N. LXXri t 

LXXVll . . . 216 
Versi in lode di Benozzo 

Gozzoli 219 

Urna sepolcrale colle Mu* 

se nelle nicchie dinanzi 33 1 
Ippogrifo di bronzo . vii- 
Sepolcro del giureconsul- 
to Filippo Decio . .2 23 
Statua della Giustizia col- 



le sette Scienze, sud! a 



ìv t 



if>8 



*7 



i 7 3 



83 



225 



da Giovanni Pisano . 
Mausoleo di Giovanni 

huoncompagni , eseguito 

f/a/Z'Aminaiitiati 
Cappella di s. Girolarno y 

o Puteana, e pitture . 
Esternamente a sinistra 
pitture di alcune storie 
del Nazareno attrib. ad 
Anlooio Vite di Pist. -227-228 
La Croci fissione dipinta 

da Buffalmacco . . 23o 
// Trionfo della Morte, 

di Andrea Orgagua . 23* 
Cenotafio di Lucio Cesare i3h 
Ceno t a fio di Cajo Cesare 237 
Iscrizione ital. del secolo 
XIII riguardante una fa- 
zione militare de'Pisani 23c> 
Sim. per Q. Atrio Jucun 
diano onoralo delBisellio 240 



# 



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Il Giudizio , il Paradiso, 
t 'Inferno, di Andrea e 
Bernardo Orgagna pag. a^i 
Sarcofago col ratto di 

Prosar pina . . . 1^8 
Testa in basalto espri- 
mente il ritratto di 
^ Marco A grippa . . .249 
Gli Anacoretici P.Leurati 25o 
Sarcofago romano, ove fu 
sepolto nel medio evo il 
b. Giovanni della Pace 254 
Sarcofago esprimente altro 
matrimonio pagano . ivi 

VOLUME HI. 
PARTE AUTISTICA*— SEZ. II 



Avvertimento . . pag. 

Parie settentrionale, 'for- 
ziere di santa Maria 

Palazzo dell' Opera . . 

Residenza e Archiv. capii. 

Chiesa dei ss. Manieri e 
Leonardo .... 

Palazzo arcivescovile 

Spedale, Teatro anatomi- 
co , Gabinetto fsio • patol. 
e chiesa di s . Chiara 

Trovatelli e Refugio 

Collegio Ferdinando . 

S. Eufrasùt ... 

Istituto dei Sordo-muti . 

S. Sisto 

La pia Casa di carità . 

Piazza de' Cavalieri 

Chiesa de'Cav. di s, Stef, 

Palazzo de'Cav carovan. 

Dettagli concernenti ali* 
Ordine sopraindicato 'io — 

Luogo ov' 'esisteva la torre 
detta della Fame . . 

S* Rocco 

Collegio Puteano . . 

Residenza de' Tribunali 
civili ...... 



111 
1 

• • 

ivi 

3 

4 

5 



i 

1 1 

12 

i3 
i5 
16 
18 

'9 

20 

45 
45 

4: 
48 

• • 

IVI 



4f> 

ivi 

54 
55 



Palazzo del Consiglio del- 
l'Ordine de' Cavalieri . 
Palazzo della Canonica 
S. Frediano .... 
Oratorio per la compagnia 

della Misericordia 
SapieMza^jr^JiìhLigtec a 
Ragguaglio di due feste 
datesi per solenniz. V ar- 
rivo in Pisa dei Sovrani 
di Napoli nel 1785, una 
nella Sapienza, e V altra 
nella piazza del Duo- 
mo 60- 8 a 

Collegio Ricci .... 62 
Orto Botanico . . . ivi 
Museo di storia naturale G4 
Laboratorio della cattedra 
di Chimica, e Teatro di 
Fisica sperimentale . 6*9 
S. Nicvola .... 70 
Campanile di detta chiesa 73 
Teatro de* Ravvivati . 7 4 
Progetto per la costruz. di 
un nuovo Teatro in Pisa 7$ 

S. Giorgio 76 

// Lungarno • . . . ivi 
La Luminara ... 84 
S. Vito ...... 91 

La Madonna de'Galletti 94 
Le Stanze civiche . . 96 
// Casino de' Nobili . ivi 
V Archivio dell' opera 
del Duomo . . . . 97 

La pia Casa diMì seri cord, ivi 
// Monte di pietà . . 98 
Cenno illustrativo dell' i m 
scrizione che sta nella 
facciata della casaScor- 
zi in via del Borgo . ivi 
S. Pietro a Ischia, o sant' 

Apollonia . . • .100 
S. Giuseppe . . . .101 

S. Tommaso . . . . if»a 

Terziere e chiesa di s. 
Francesco . . . . i\i 



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298 

S. Paolo alV Orlo . pag. no 

S. Cecilia i » » 

Piazza di s. Caterina . 112 
Chiesa di detta Santa .118 
Semin. e Collegio arciv. is3 

S. Torpè i*5 

Bagno, detto ài Nerone . 127 

Sant'Anna 1 34 

Conservatorio delle Si- 
gnore della quiete. . i35 

S. Michele 136 

Scuola infantile di ca- 
rità per le femmine i 140 
S. Pietro in Vinculis . 141 
S. Andrea . . . . • i43 
Fine trag. di Pier delle 
Vigne segre t. dell' imp. 
Federigo li , e sua se- 
poltura in della chiesa 1 4 4 

'V, Marta 146 

Scuola di mutuo insegnam. 1 4 7 
f" S. Silvestro . . . . i49 
La Vittoriosa . . . . i5a 

H S. Matteo ivi 

Cenno storico sul fine trag. 

di Don Gmrzìa de' Medici i56 
Parte Meridionale, Terz. 

e chiesa di s. Martino. tS^ 
S. Andrea in Chinseca . 16* 
S. Sepolcro . . . . ivi 
S. Giovanni de' Fieri . 164 
•4 S. Bernardo . . . . i65 
S. Maria del Carmine . ivi 
S. Domenico . . . .169 

S. Antonio 171 

S. Giovanni in Spazzav. 198 
S. Paolo a ripa d'Arno. 174 
Orfanotrofio de* Maschi , e 
chiesa di s. Antonino 182 
Progetto per una casa di 

ricovero e d'industria 184 
S Benedetto . . . . i85 
S. Maria della Spina . 186 
SS, Cosimo e Damiano 192 



*S. Maria Maddalena p. 153 

S. Cristina 194 

S. Sebastiano . • . • t*)7 
Logge di Banchi e Uffi- 
zio de' fossi . . . ivi 
Palazzo del Comune . 198 
Codice prezioso esistente 

nel suo archivio . -2:3 
Palazzo Pretorio . , .201 
Accademia di Belle Arti 2oa 
Contorni di Pisa . . . a 4 3 
Campo sepol. per gli Ebrei ivi 
Simile pei Jane, cattolici 
minori di anni 7 , e pei 
neonati morti senza ball .214 
Campo-santo suburbano ivi 
Cascine regie . . . . 2» 5 
Lavori progettati per la 

porta a Lucca .217 
SS. Lazzero e Stefano 218 
Bagni di s. Giuliano . 219 
Acquedotti antichi . .227 

moderni . .228 

La Certosa . . . . a3o 
S. Croce in Fossabanda. 234 
Lavori progettali per ' la 

porta alle Piagge . . ivi 
S. Jacopo in Orticaja 237 
— Nartece antica . ivi 
S. Michele degli Scalzi ivi 
Chiesa e conv. de'Cappuc. 239 
// Sostegno . . . . . i\\ 
S. Giovanni al Gatano ivi 
S. Pietro in Grado . .242 
Catalogo cronolog degli 
uomini più illustri pisani sfa 
Classe 1. insigni in relig. ivi 

//. Letter. escienz. 254 

///. Guerr. e politici 265 

IV. Artisti . .271 

Indice degli artisti esteri, 
di cui conservasi qualche 
opera in Pisa . . .281 
Indice delle tav. in rame. 288 



FINE 



• 



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ELENCO 



DEI SIGNORI ASSOCIATI. 



Per quelli di Pisa, non si è notato il luogo del domicilio. 



A 



^LjLbati dottore Giovarmi 
Acconci canonico Alessandro 
Achiardi (d') Francesco 
Agostini conte Alamanno 
Amiani cav. Tommaso 
Alliata cav Francesco 
Ancoua (d') Prospero 
AugioliGius. curato a Calci 
Antoni aw. Giuseppe 
Antonini Ignazio 
Antony Giovan Luigi 
Appolloni dottore Gaetano 
Appolloni dottore Ranieri 
Arcangelo (Padre cappuccino) 

da Pisa 
Arrighi sacerdote Giovanni 
Augias dottore Luigi 
Augustine! li Leopoldo 
Averani Enrico 
Bagnoli cav prof canon. Pietro 
Baldasserini avv. Pietro 
Balderi cappellano Giuseppe 
Baldi prete Cesare 
Bandecchì prete Gregorio 
Bandoni Lor., pittore — Lucca 
Barboni Francesco — Cascina 
Barca Giov- Santi , cav. cap- 
pellano — per 3 copie 
Bardi ni prof. Flaminio 
Barducci dot. Leop. — Firenze 
Bargellini Gaetano 
Barsali cappellano Leonardo 
Barsanti Alessandro 
B<irtalena dott. Bern. — Calci 
Bartelloni Francesco 



Bartoletti canonico Luigi, ar- 
cidiacono ec. . 

Bartolozzi cavaliere Lorenzo, 
Maggiore — Firenze 

Barzeliotti prof. Giacomo 

Battaglini Jac — Pon tasserei, io 

Becattioi dott. Giuseppe Mar . < . 
vice cancelliere comunitativo 

Beccaro (del) Ferdinando 

Becciani Anna 

Bellàui Luigi 

Bellini Gaetano, cav. cappel. 

Bencini canon. Gaspero , bi- 
bliotecario della Biccardia 
na — Firenze 

Bendici Michele, Tenente 

Bcnveuuti Averardo 

Benvenuti Baldassarre 

Benvenuti Niccola , maestro 
di cappella della Prima- 
ziale pisana 

Berti dottore Francesco 

Bertolli Giovaccbino 

Biagini Francesco 

Bianchi Giovanni 

Bigalli Giuseppe 

Bigazzi Lorenzo, Maggiore 

Biglieri cappellano Ranieri 

Bini Lorenzo 

Bini abate Telesforo , biblio- 
tecario pubblico — Lucca 
Biscioni Gaetano — Calci 
Bizzarri Ranieri 
Boccacci Baldini Gaspero 
Boccacci Baldini dott. Gicv-. 



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500 

Bocciardi Ranieri 

Bologna cav. Auditore Giovan- 
ni , Presidente del Buon 
Governo — Firenze 

Bombicci Roberto 

Bonafalce dott. Gaet — Calci 

Bonaini prof. Francesco 

Bonamici Ranieri 

Bouci dottore Giov , Ispettore 
delle RR. Possessioni 

fìoninsegni prof. Giulio 

Borghini fratelli 

Borgioli cappellano Gaetano 

Boscaini cavaliere Domenico 

Boscaini Francesco 

Bracci Cambini Carlo, Tenente 

Bracci Gaetano 

Bracci Giovanni — Firenze 

Bracci Graziano 

Bracci Vincenzo 

Braccini Federigo 

Branchi Tommaso, segretario 
del Governo 

Brenci dottore Luigi 

Bruchi Padre Prov. Stanislao 

Busi sacerdote Stefano , Cor- 
rettore al Conservatorio 
dpgli Orfani 

Bussagli Lorenzo 

Calderani Carolina 

Cai uri Giuseppe 

Canali Amerigo 

Ca'pponì cav. marchese Gino 
— Firenze 

Caprilli Ignazio 

Caproni priore Camerino 

Cardella prof. Giov* Maria 

Cardossi fratelli 

Careggi Federigo — per i copie 

Carmignani cnv- prof- Giov. 

Carpanini avv. Giuseppe, Au- 
ditore del Governo 

Carrai Giuseppe 

Carrani dott. Gaspero 

Casali dott. Eugenio 

Casauuova ayy. Puccio 



Castellani David 
Castiuelli Ridolfo 
Celle dottore Niccolò 

Cempini dottore Antouio, Can- 
celliere criminale 

Ccrauielli Lorenzo 

Cerri abate Giovanni 

Cerri sacerdote Vittorio 

Chiari Gregorio 

Chiesi dottore Tito 

Ciampi cav. prof, canonico 
Sebastiano — Firenze 

Ciappei Filippo 

Ciarli dottore Giovanni 

Civinini prof. Filippo 

Cedetti Giovan Battista 

Collodi Antonio 

Colombini Angiolo 

Colombini cappel. Francesco 

Colombini cav. Salvadore — 
per 1 copie 

Comandoli dott. Giovanni 

Compariui Vincenzo 

Corgialegno Demetrio — pei» 
3 copie 

Corridi prof. Filippo 

Corsini ( de' Principi ) cav. 
Grau-Groce Don Neri — 
Firenze 

Corsini cappellano Niccolajo 

Corucci Carlo 

Cristofani Ferdinando 

Gabba De-Ghantuz, Monsigno- 
re Vescovo di Livorno 

Curini cav. Antonio 

Curini cav. Jacopo 

Dal Borgo cavprof.Bacciomeo 

Dani Tommaso 

Da Scorno cav. Alimberto 

Deakin Samuel 

Deb a ra Ile ivesare 

Degli Emilj con. Pietro — Ver. 

Del Bono Filippo 

Del Furia Francesco , biblio- 
tecario della Marucceiliuna 
— Firenze 



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Della Bianca sac Costantino 
Dell'Angiolo Anna 
Della Lunga fratelli 
Dell' Hoste ayv. Antonio 
Della Santa dott. Francesco 
Dell' Imperatore Francesco 
Del Rosso dottore Giuseppe 
Del Rosso Giuseppe 
De Lucca Giuseppe — Bologna 
De Santi priore Francesco 
Diiii canonico Francesco 
Dini Giuseppe, cav. cappella- 
no — per 3 copie 
ini Pietro 
Dini Raffaello 

Dioniggi (de) Giov. Ballista 
Disperati Guglielmo 
Donati Giuseppe — Calci 
Donati dottore Pietro 
Du Tremoul cav. Carlo —per 
i copie 

Fabrini avv. Giov.Evangelista 
segret. gen. della Presiden- 
za del Buon Governo Fir. 

Falciani Giuseppe 

Falciani priore Jacopo 

Falciani cappellano Luigi 

Faller Pietro 

Fancelli dottore Filippo 

Fanteria (della) Giuseppe 

Fanteria (della) canonico Lui- 
gi, vicario capitolare 

Fantoni prof. Gaetano 

Farina Carmine 

Fedeli dottore Giovacchino 

Felici cav. Carlo , segretario 
intimo di Gabinetto ec. — 
Firenze 

Ferrini dottore Giovanni 

Fezzi Rimedio 

Filippi dottore Antonio 

Filippi cappellano Filippo 

Filippi cappellano Francesco 

Fi netti Antonio 

Finetti Enrico 

Fontani Federigo 



30 i 

Fontani dottore Giuseppe 
Fontani dottore Luigi 
Foscarini dottore Marco 
Franceschi Giov. Battista 
Franceschi cav. Lelio — per 

? copie 
Franceschi cav. Lurgi 
Franciosi Giuseppe 
Frassi Francesco 
Frassi dot. Luigi — per a copie 
Fravolini Giuseppe 
Fredtani dott. Angiolo 
Frediani cappellano Lorenzo 
Fredianelli canonico Fredia- 

nello — Peseta 
Frettoni dottore Benedetto 
Frizzi Alamanno 
Frosini sacerdote Domenico 
Frosini canonico Frosino — 

per a copie , 
Frosini abate 

Fulger (de) cav. Federigo 
Caddi sacerdote Gius. — Calci 
Gagliardi Giorgio 
Gagliardi Ottaviano 
Galbani cappellano Giovanni 
Galilei cav. Alessandro, Con- 
sigliere di Stato, Governa- 
tore di Pisa ec. 
Galli conte Felice 
Galli Florido 
Gal Ugo Moisè 
Galloni Pellegrino 
Garagalli Antonio — Firenze 
Garfagnini priore Alessio 
Cattai Giovan Battista 
Cattai Giovan Domenico 
Gennari Giuseppe 
Gerbi canonico Lorenzo 
Cerbi prof Ranieri 
Ghelardi dotiore Antonio 
Gherardesca Alessandro 
Gherardesca (della) conteGui- 

do, Maggiord. Magg. di S. A. 

I.eR il Granduca — Fir. 
Gherarducci doti- Domenico 



ì!04 

Ohisi Ranieri 
Giacomelli Cammillo 
Giaco ni Giuseppe 
Gianuetti dottore Luigi 
Giannini dottore Ferdinando 
Giannini Filippo 
Gianuoni canonico Bernardo 
Gi a ri prete Jac. - S Case i ano 
Gini sacerdote Francesco 
Giorgi Albizzo 
Giorgi dottore Antonio 
Girolami priore Daniello 
Giudici canonico Giovacchino 
Giuliani prete Diodato 
Giuria Giuseppe 
Giurlani Torello 
Giusteschi Casimiro — Fir. 
Giusti Pietro 
Gori Giosuè , Ajutante 
Gori Salv. Fir, — per 4 copie 
Gori Vinc. parroco a Melato 
Gozzini cappellano Angiolo 
Granati Ant., cane. delIaR.Civ. 
Grassi ni Ferdinando 
Grassioi prof. Mariano 
Guadagnoli dottore Antonio 
Guerra Niccola — Montemagno 
.Taoer Francesco 
Inghirami cav. Frane. — Fir 
Lambruschini ab. Raf. — Fir, 
Landucci Vincenzo 
Lanfranchi Ceuli Federigo 
Lascaris Marchesa 
Lecci Giuseppe 
Leoli Gherardo 
Leoni Gaspero 
Lorenzi Lorenzo 
Lucchesi Laget sac. Gio. Batt. 
Lupetti cappellano Donato 
Lupetti cappellano Vincenzo 
Lupi Giuseppe 
Magagnici Domenico 
Magistrato Comunit. di Pisa 
Magli cappellano Gaetano 
Magrini Gin*, cav. cappellani 
Mauuori dottore Loreuzo 



Marcacri canonico Niccolò 
Marini Ant. pittore — Fir. 
Marini Francesco 
Marracci Antonio 
Marracci Giovanni 
Martelli Ferdinando 
Martellini Gius., P. guardiano 

in s. Francesco di Pisa 
Martinelli Gustavo Adolfo 
Martini Giorgio 
Martini Giuseppe 
Martini Pietro 
Masetti Ranieri 
Masi dottore Raimondo 
Massai Giovanni 
Mastiani contessa Elena 
Mattei priore Carlo 
Ma t tei Torpè 
Mattioli Leonardo 
Meazzuoli avv. Lorenzo 
Meconi dottore Raimondo 
Melani dottore Ranieri 
Menabuoni 'ioti. Nic. — 
Vtenichelli canonico Serafini» 
Menici Giuseppe 
Menichini Ottaviano 
Merli fratelli 
Merlini Giuseppe 
Miliotti Ranieri 
Minoifi avv. Angiolo 
Missirini Melchiorre — Fir. 
Montalvi RamirezCom.Ant. ivi 
Montanelli cav. Corrado 
Montanelli avv. Giuseppe 
Morandini Cammillo 
Morelli prof. Luigi 
Morelli prete Tommaso 
Moretti cappel Ferdinando 
Mnrghen Giuseppe 
Mori dottore Luigi 
Morosi cappellano Giuseppe 
Mungai cappellano Luigi 
Naldioi prete Gius. — Calci 
Nanni Margher. — per a copie 
Nasso (di) parroco Leopoldo 
Nervini Agostino — Livorno 



Nespoli prof Àng., Arcbiatro 

Niccoli Gaetano 

7s ici-oliin Giov. Batt. — Fir, 

Nieri Pielro 

Nistri Giuseppe 

Novi sacerdote Raffaello 

Nuti dottore Francesco 

Occhini dot. Fr. Cancel. com. 

Oriandini Tommaso 

Orsini Carlo 

Orti cav. Gio.Girol. — Verona 
Pacchiani canonico Gaetano 
Pacchioni dottore Mario 
Paccosi Giovanni 
Pacenotti Antonio 
Paci Giuseppe 
Paci ni Antonio 
Palagi Natale 
Paline Sebastiano 
Palamidessi Benedetto — Calci 
Palainidessi Ranieri 
Pampana Giovacchino 
Paoleschi dottore Leopoldo 
Paperini dottore Giulio 
Parenti dottore Antonio 
Parenti dottore Francesco 
Parrà cauonico Stefano 
Passeri Raf.— Calciar a cop 
Passerini Ranieri 
Passerini Vincenzo 
Patriarchi Giov. Battista 
Pecchioli Gasp., Dir. dell'Ist. 

dei Sordo-muti 
Pellegrini sacerdote Niccolajo 
Pellegrini Raffaello — Calci 
Pellegrini Ranieri 
Pclosini cappellano Giuseppe 
Pera canon. Pietro, Bibliotec. 

di S. A. R. il Duca di Lucca 
Peretti dottore Carlo 
Perdt, pittore francese 
Pesciolini cav. Ranieri 
Pescioni dottore Pietro 
Peselli Giuseppe 
Peverata Dario 
Piacentini Aol.Prop.a Ponttd. 



505 

Piazziti! Ferdinando 
l > ichi cav. Cwrlo 
Pieraccioli prof. Giovanni 
Pierazzini Filippo 
Pierotti Angiolo 
Pini Ani mio 

Pisani Bartolnm. — Bibbona 

Poggesi Gaetano 

Poli cappellano Vincenzo 

Porciani Ferdinando, Tenente 

Porri Giuseppe — Siena 

Porteus Odoardo 

Prato (di) sacerdote Luigi 

Prato (di) dottore Massimiliano 

Prini cav. Gaetano 

Pruini Domenico 

Psalidi Francesco 

Pucciardi Antonio 

Pucciardi canonico Giuseppe 

Punta (del) dottore Luigi 

Punta Paolo 

Pura (della) Vincenzo % 

Querci Piet. ,Dir.delI'I.R Posta 

Quercioli Antonio 

Raglienti Giovanni 

Raimondi Ant. - Pontasserch. 

Ranfagni Girolamo 

Ranfagni Tito 

Raù Cesano cav Francesco 

Regnali prof Giorgio 

Ribecai canon. Angiolo 

Riccetti Francesco 

Ricci Luigi cav- cappellano 

Ricci Raffaello 

Riminaldi Gaetano 

Rocchi prete Giov. — Sorga 

Rocchi sac Luigi, Rettore del 

Seminario Arcivescovile. 
Romani Gustavo 
Roononi cav. Francesco 
Rondoni Ferdinando 
Roscllini dottor Giuseppe 
Rosellini prof. Ippolito 
Rosini prof.Giov.— per a copie 
, Rosolmi Luigi 
Rosselmini Gualandi cav.Ales. 



t 



304 

Rosselmini canonico Carlo 
Rossi Giov. Batt., Monsignore 

Vescovo di Pistoja 
Rossi sacerdote Ranieri 
Rossini Luigi 
Ruschi Pietro 
Sabatini dottore Jacopo 
Sacchetti prof canon. Giac. 
Sacerdoti Moisè Isach 
Salghetti Andrea 
Salvini Ranieri 
Samuelli prof. Claudio 
Sauelti Padre 

Sanminiatelli Galloni Cosimo 

Santoro Autonio 

Sasselli cav. Francesco, Com- 
missario dei RR. Spedali 

Savi prof. Paolo 

Shragia prete Are. — Pontass. 

Sbragia prof Ranieri 

Scali Carlo 

^Scatena Andrea 

Scatena Francesco — Lucca 

Scheggi Neroesio 

Sciamanna marchese Ferdin. 

Scorsini Giuseppe 

Scorzi cav. Bruno , Operajo 
della Primazia! e pisana 

Scorzi Decano Giuseppe 

Scoti Alessandro — Riglione 

Scotto Teresa 

Scrivere Clemente 

Severini cappellano Francesco 

Signorini Gius , Archiv. gen- 
dell'I R. Segr. di Stato ~ Fir. 

Stivatici caV. capii. Ferdin. 

Silvestri sac. Giov. Andrea 

Simi dottore Vittorio 

Simili Giuseppe 

S, monelli Aot. , Gonf. di Pisa 

Sìnglau canonico Giuseppe 

Socci dott. Gaet. — Cascina 

Sodi avv. Luigi 

Soldaini priore Antonio 
4 Soldaini Lorenzo 

^peroni marchese Luigi 



Stefanopoll (de) 

Storni Giovanni 

Strozzi cav Emilio, segr. del 
Consìglio di Stato — Fir. 

Stub H arald — Livorno 

Studiati prof. Pietro 

Taddei Angiolo 

Targioni Pasquale 

Tausch Teodoro 

Tellini Bigongini Gius., Ope- 
rajo del Conserv. di s. Anna 

Tempesti dottore Carlo 

Tempesti Domenico 

Tempesti Giuseppe 

Testa (del) can. Pietro, Arci p. 

Tognetti Vinc. cav. cappel. 

Tommasi cappellano Luigi 

Tonini del Furia Vincenzo 

Touissi Cosf., curato a Calci 

Torri Alessandro 

Torri dottore Francesco 

Tortoli Ferdinando 

Tortolini dottoreRaff., Canccl. 
dell'I R. Università 

Toscanelli Giov Battista 

Trivella dottore Fraocesco 

Trissino conteLeon. — licenza 

Turicque Barone Luigi 

Uccelli, Capitano 

Uois Giovanni 

Vacca Berlinghieri So6t 

VMentini prete Agostino ■. 

Valentini Giuseppe — Fir. 

Valeriani Ranieri 

Vanni cappellano Pasquale 

Vannini dottora Antonio 

Vannucci Ran. — Pontasser. 

Venturelli Carlo 

Venturini Giov. Battista 

Vianesi sacerdote Torello 

Vincenti cav. Gran-Croce Fr. 

Viti Giuseppe 

Viviani marchese Antonio 

Zanetti Gaetano . 

Zucchi sacerdote Ercole 




INDICE DE LLE TAVOLE 



CONTENUTE NELLA PBESFNlE SEZIONE SECONDA 



DELLA PAT.TE ARTISTICA 



Piazza moderna de' Cavalieri . . pag. 
"Veduta del Lungarno dalla parte super. » 

^ — dalla parte inier. » 

Chiesa di s. Paolo a ripa d'Arno . 

di s. Maria della Spina . . 

Bagni di Pisa detti di s. Giuliano . 
\edula della Certosa fuori di Pisa . 



'9 

7 / 

174 

186 
Q19 

a3o 



ALTRE OPERE DELL* AUTORE 

Vendibili presso lo stesso in Piazza del Duomo 

/ 

K-° 823 

Ze Fabbriche principali di Pisa ed alcune 
vedute della stessa città, intagliate da Ranieri 
Crassi , con Indice e Descrizione delle Ta- 
vole — Pisa, i83o, in Joglio — Prezzo L. 40 
Toscane. 

Rappresentazione degli Edijizj più cospi- 
cui di Pisa in Xll Tavole, con Indice illu- 
strativo — Pisa, 1837, edizione terza, in 4-' 
oblungo — Prezzo L. 8 Toscane. 




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